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Calendario_2018

E’ arrivato in Biblioteca il Calendario artistico 2018, proposto dalle Associazioni ospiti della Mai.

I mesi riproducono dodici tavole tratte da La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, pubblicata da Giovan Battista Albrizzi nel 1745 e magnificamente illustrata da Giambattista Piazzetta.

Il calendario è disponibile per tutti coloro che finanzieranno l’attività dell’Associazione Amici con un’offerta minima di 8 euro.

 

Presentazione dell’Opera

La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso con i disegni di Giambattista Piazzetta, prescelta fra i tesori della Biblioteca per il Calendario 2018 (Raccolta Tassiana, N 6 1), è un libro straordinario che più di ogni altro caratterizza il ‘rinascimento’ dell’arte tipografica veneziana fiorito tra gli anni ’30 e ’50 del Settecento. Abbandonato già dai primi anni del nuovo secolo il pedante stile secentesco, i tipografi veneziani si orientano in questi decenni su forme più leggere ed eleganti, rinnovando le casse dei caratteri, sostituendo le tavole silografiche con i rami, accompagnando le parti testuali con un’ampia varietà di illustrazioni.

Giovan Battista Albrizzi, tra i maggiori editori attivi a Venezia nel XVIII secolo, aderisce perfettamente al nuovo gusto letterario e artistico: decine di splendide edizioni (tra le maggiori, le Opere di Jacques-Bénigne Bossuet, 1736-1757, in 10 tomi) escono dai suoi torchi con eleganti frontespizi e antiporte, caratteri nitidi e variegati, illustrazioni esuberanti, ampi margini e interlinee; egli ha per il ‘prodotto libro’ un tale culto che ci consente di avvicinarlo a buon diritto ad Aldo Manuzio, il celebre editore del secondo Quattrocento. Tra i numerosi suoi progetti editoriali, la Gerusalemme dovrà essere “il fiore delle moderne stampe italiane” e offrire a un tempo il duplice piacere di leggere e ‘vedere’ la poesia del Tasso. Albrizzi commissiona dunque i disegni, come già aveva fatto per il Bossuet, al veneziano Giambattista Piazzetta (1683-1754).

Il successo dell’iniziativa è, a dir poco, esaltante: alcuni fogli sciolti che circolano già a partire dal 1740 ispirano subito artisti quali Gianantonio e Francesco Guardi e Giambattista Tiepolo e assicurano alla nuova impresa la sottoscrizione finanziaria di una serie di Associati eccellenti: patrizi veneti, importanti politici di ogni parte d’Europa, artisti e prestigiose biblioteche.

Per realizzare quella che dovrà essere non una semplice edizione del testo tassiano ma una vera e propria opera d’arte, Albrizzi non risparmia “attenzione e fatica nella scelta dei caratteri e nella correzione del testo”, come egli stesso dichiara nella dedica dell’opera a Maria Teresa d’Austria, e arricchisce i versi tassiani (come gli ariosteschi, i meglio ‘istoriabili’) con un ricco apparato iconografico: l’antiporta è sontuosa; ogni canto è preceduto da una tavola a piena pagina; l’argomento (sintesi del canto) è racchiuso in un’ampia cornice figurata; i capolettera calcografici delle prime ottave dei canti sono di grandi dimensioni e abitate da figure; le ultime ottave sono seguite da finali illustrati (cul de lamp).

Piazzetta predilige il disegno forte, dai chiaroscuri decisi che ben si accordano con lo spirito del testo tassiano, ma ne rinnova l’iconografia superando la tradizione illustrativa che aveva caratterizzato sino ad allora le edizioni del poema. Le illustrazioni, tra fantasie architettoniche di antichità romane e figure trasognate su sfondi di paesaggi agresti e scene pastorali, trasportano le vicende di Goffredo, Clorinda, Tancredi, Armida, Rinaldo e degli altri protagonisti delle armate cristiana e moresca, in un tempo e in uno spazio nuovi, da un antico Medioevo alla contemporaneità del Settecento

Questa meravigliosa Gerusalemme veneziana presenta anche un aspetto editoriale a dir poco interessante: dai torchi dell’Albrizzi escono più tirature nello stesso anno, ciascuna delle quali con numerose varianti, sia tipografiche, quali la giustezza della pagina e la suddivisione in sillabe in fin di rigo, sia illustrative: le cornici delle tavole, i capolettera, i disegni a fine canto.. Se gli studi concordano nell’identificare con certezza due distinte edizioni, sulla base delle varianti tipografiche che, ricorrendo in modo analogo e fisso, restituiscono di fatto due gruppi omogenei, la successione cronologica delle due uscite è ancora oggetto di opinioni discordanti poiché le varianti illustrative sono quanto mai distribuite in modo difforme nelle due edizioni e sono quindi testimoni di più tirature realizzate per ciascuna di esse.

Nella Raccolta Tassiana della Biblioteca sono presenti entrambe le edizioni: quella più angusta e greve quanto alle giustezze e ai caratteri, nella quale al piede delle grandi tavole disegnate da Piazzetta si leggono versi della Gerusalemme, e quella migliore, dai caratteri disegnati più finemente e dall’incisione più perfetta, dove i versi sono sostituiti dalle dediche, ornate dagli stemmi, agli illustri Associati. Per il Calendario si è preferitata la migliore e la scelta delle illustrazioni è caduta – inevitabilmente – sulle grandi tavole, introdotte dal frontespizio dell’opera anch’esso innovativo rispetto alla consuetudine: il nome del pittore è infatti associato a quello del poeta ed entrambi al nome dell’imperatrice d’Austria

Il mese di gennaio propone l’Antiporta che celebra la gloria di Torquato Tasso, con l’allegoria di Apollo che conduce il coro delle Muse e di Pegaso che fa sgorgare la fonte dell’ispirazione poetica. Illustrano poi le effemeridi comprese tra febbraio e novembre le incisioni che accompagnano i primi dieci dei venti canti del poema, con una sequenza di suggestioni e di toni che coinvolgono l’osservatore in un piacevole spazio scenico; infine, al mese di dicembre, ci attende una gradevole sorpresa: il rame che ritrae i due artefici del capolavoro, Albrizzi e Piazzetta. Il pittore, che ci osserva nell’autoritratto in primo piano, e l’editore che gli è accanto si presentano con orgoglio al pubblico giudizio e si pongono in ideale colloquio con il poeta e la sovrana effigiati nelle prime carte.

Anche Pierantonio Serassi, al quale si deve un importante nucleo della Raccolta Tassiana della Biblioteca Civica di Bergamo, possedeva una copia di questa Gerusalemme. Lo testimonia una lettera inviata al nipote nel luglio 1786 nella quale scrive: “Ultimamente ho acquistato la Gerusalemme in gran foglio, colle figure del Piazzetta, che è l’edizione più magnifica che ci sia”.