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Prendendo spunto dai centenari della morte di Shakespeare e di Cervantes (1616) e dal cinquecentenario della prima edizione dell’Orlando Furioso (1516), cui è doveroso unire Torquato Tasso, ideale ponte fra la cultura del Cinquecento e del Seicento e autore privilegiato nella sua patria bergamasca, la mostra intende presentare alcuni pezzi particolarmente significativi, tratti dalle collezioni della biblioteca, lungo la potente traccia, testuale e iconografica, della follia e del ‘magico’. In una lettera scritta l’ultimo dell’anno del 1585, Tasso confessa: «sono frenetico, e quasi sempre perturbato da vari fantasmi e pieno di malinconia infinita»; in una precedente lettera decretava invece: «chi ha più bisogno de’ fantasmi, che ’l poeta? o qual fu mai buon poeta, in cui la virtù imaginatrice non fosse gagliarda?» In tal modo, l’Autore della Gerusalemme Liberata ci offre involontariamente due archetipi di ciò che i ‘fantasmi’ rappresentano. Da un lato, i turbamenti e le allucinazioni dell’animo umano che lui stesso ebbe a soffrire e, dall’altro, i voli dell’immaginazione e della fantasia, necessari all’invenzione della poesia e della letteratura. Etimologicamente, ‘fantasma’ significa del resto ‘apparizione’, voce neutra cui è possibile attribuire un’accezione negativa e maligna quanto una positiva e liberatrice: così è la follia, una condizione in cui i ‘fantasmi’ popolano la mente, ora portando con sé disagio e sofferenza, ora svelando le ipocrisie dell’animo umano e le convenzioni della società. E ‘follie e magie’ attraversano come lampi notturni i capolavori dei padri della modernità letteraria in Europa.

Ludovico Ariosto (1474-1533)
Eventi_2016_Ludovico_AriostoNel 1516, Ludovico Ariosto dà per la prima volta alle stampe l‘Orlando furioso, poi ripubblicato nel 1521 e quindi nel 1532, dopo aver accolto le nuove istanze linguistiche toscane fissate da Pietro Bembo. Nato a Reggio Emilia da una famiglia di antica tradizione estense, tra il ‘22 e il ‘25 si distingue per equilibrio e saggezza come governatore della Garfagnana, da poco riconquistata dagli Este dei quali il poeta è entrato ben presto al servizio. Assolta la sua missione, fa ritorno nell‘amata Ferrara dove, limitando allo stretto indispensabile gli incarichi di corte, i viaggi e le cerimonie ufficiali, può acquistare una casetta con annesso orticello nella quale, circondato dall‘intimità dei famigliari, si raccoglie in sé stesso e, viaggiando solo col pensiero, trasferisce nella scrittura tutta la complessità della mente umana e della società del suo tempo, dando così forma definitiva al più fantasioso e vigoroso poema epico di tutto il Rinascimento.

Torquato TassoTorquato Tasso (1544-1595)
Torquato Tasso, dopo una vita di affanni e peregrinazioni in tutte le maggiori corti d‘Italia, di insoddisfazioni personali e letterarie, muore in solitudine, quasi in ascetico isolamento, nel monastero romano di Sant‘Onofrio. A discapito della ‘follia‘ che al tempo gli viene attribuita e che gli causa la reclusione nel castello di Ferrara per ben sette anni, la sua produzione è immensa: oltre alla Gerusalemme liberata e all‘Aminta, le sue opere più note, compone dialoghi filosofici e più di mille liriche. È il maggior teorico della letteratura nel secondo Cinquecento, tanto che il suo poema e le sue riflessioni critiche servono da modello agli scrittori francesi del nuovo secolo che fonderanno il romanzo moderno. Come ha scritto Montaigne che visita  Tasso in prigione, il confine tra ‘genio e follia‘ è spesso molto labile. Soltanto la morte renderà al poeta la pace e l‘equilibrio a lungo, invano, ricercati.

Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616)
CervantesIl 23 aprile 1616 del calendario gregoriano, Miguel de Cervantes Saavedra muore in solitudine a Madrid, lasciando agli eredi poco più che i suoi libri e i suoi scritti. Autore dalla vita avventurosa e sofferta, diventa famoso solo dopo la pubblicazione, nel 1605 e nel 1615, del suo capolavoro El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha. Alla sua opera, la principale del Siglo de oro , si deve la grande influenza sulla letteratura e sulla lingua spagnola, definita come la ‚‘lingua di Cervantes‘. I protagonisti del romanzo, il cavaliere folle e idealista Don Chisciotte e il suo fedele e realista alterego, lo scudiero Sancho, sono gli ‚‘eroi‘ – complementari – che svolgono il tema di tutta l‘opera: l‘indomito desiderio di affermazione dell‘identità personale e della volontà, libere dalle convenzioni sociali. Se innocenza e follia consentono all‘hidalgo di percorrere tutti gli avventurosi luoghi comuni dei libri di cavalleria, senno ed esperienza gli concederanno alfine il più quieto dei congedi.

ShakespeareWilliam Shakespeare (1564-1616)
Il 23 aprile 1616 dell‘antico calendario giuliano, William Shakespeare, il ‘Bardo‘, muore a Stratford-upon-Avon, attorniato da amici e famigliari ai quali distribuisce il suo ricco patrimonio.  Drammaturgo prolifico e di successo, si mantiene lontano dalla vita politica della nazione dedicandosi alla scrittura di oltre 200 opere. Diventa in breve il più grande scrittore in lingua inglese e il più eminente drammaturgo della cultura occidentale; la sua lingua è passata nell’inglese quotidiano e le sue opere sono ancora oggi le più rappresentate nei teatri. The Tragedy of Hamlet, il suo miglior dramma, scritto tra il 1600 e il 1602, propone il tema del dubbio esistenziale che impegna il protagonista a una continua indagine sui principi dell‘esistenza umana e sulla validità di ogni azione personale. Con Amleto e Ofelia, Macbeth e Puck, sono tanti i personaggi shakespeariani  che ‘se ne vanno a spasso per il mondo‘ illuminandolo con scintille di follia e di magia.

Con gli occhi di Don Chisciotte, e attraverso lo specchio deformante della cultura cavalleresca, Cervantes conduce i suoi lettori alla contemplazione della verità nascosta dai falsi miti che la società, quella del suo tempo così come la nostra, hanno costruito. Non a caso Sigmund Freud sarà un grande estimatore del capolavoro cervantiano, che assumerà addirittura a paradigma della funzione della psicoanalisi: quella di sfatare ogni certezza esteriore e di sondare la vera profondità della mente. Diversamente, un secolo prima, per Ariosto, la follia di Orlando designava ancora, secondo l’accezione classica, una condizione psicologica eccezionale nella quale, come ad esempio nell’ira, viene dato libero corso alle azioni più sfrontate e distruttive: è così che infatti, solo dopo aver recuperato il suo senno volato sulla luna, il protagonista ritroverà quell’equilibrio e quella nobiltà che gli convengono e che aveva provvisoriamente perduti. Ma ferali incantesimi e fantasmi senza pace popolano tutto il secolo che separa la devastante furia di Orlando dalla veggente follia di Don Chisciotte. Nella Gerusalemme Liberata, Pietro l’Eremita, invitando il protagonista Goffredo ad affrontare le insidie della selva incantata, gli parla così: Quivi al bosco t’invia, dove cotanti / Son fantasmi ingannevoli e bugiardi. Sono, questi, i fantasmi del male che con le loro magie sovvertono la verità, negando Dio. Smagata la selva, sconfitte le mostruose apparizioni, Goffredo riuscirà quindi a conquistare Gerusalemme per riconsegnarla nelle mani della cristianità. E se infine creature dannate, emanazioni dell’ambizione più sfrenata e del conseguente senso di colpa, sono per esempio gli spettri che popolano il castello di Macbeth, pietoso e struggente è il più famoso fantasma shakespeariano, quello dell’assassinato re di Danimarca che, evanescente nelle brume dell’alba, si presenta al ‘folle’ Amleto per affidargli il riscatto morale della nazione, ponendo il giovane principe nella condizione di diventare il depositario per antonomasia del contrasto fra il bene e il male, la vita e la morte.

Opere esposte

orlando-2L’episodio della furia di Orlando viene collocato esattamente a metà del poema, (alla fine del canto XXIII) dando così risalto al tema centrale di tutta l’opera. Nel suo notturno girovagare, Orlando giunge alla radura ov’è l’albero sulla cui corteccia vede incisi i nomi di Medoro e Angelica. La sua furia raggiunge qui il momento culminante. Accecato dalla gelosia per la donna amata, il paladino prende a scorticare l’albero, riducendo a brandelli e passando a distruggere tutto ciò che gli sta intorno.

Tagliò lo scritto e ’l sasso, e sin al cielo
a volo alzar fe’ le minute schegge.
Infelice quell’antro, ed ogni stelo
in cui Medoro e Angelica si legge!
[…]
ami e ceppi e tronchi e sassi e zolle
non cessò di gittar ne le bell’onde,
fin che da sommo ad imo sì turbolle
che non furo mai più chiare né monde.”

  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Birmingham, G. Baskerville, 1773, 4 vv. (vv. 2, 4) – Salone Cass. 4 H 6 25-28
  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso. Tavole incise da Pompeo Lapi, Londra [ma Livorno], Gio. Tom.o Masi, 1781, 4 vv.  (v. 2) – Sala 21 C 1 72/1-4
  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1543 – Cinq. 3 1217
  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso. Traduzido en romance castellano, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1580 – Cinq. 4 589
  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1580 – Cinq. 4 1458
  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso. Nuovamente adornato di figure di rame da Girolamo Porro, Venezia, Francesco de Franceschi , 1584 – Cinq. 4 1461
  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1549 – Cinq. 1 2152

 

bisi-tasso-4-0093«Siccome la sventura ha maggiore interesse per la posterità, e poco o nulla per i contemporanei, la cella dove Tasso fu confinato nell’ospedale di Sant’Anna avvince maggiormente l’attenzione che la residenza od il monumento di Ariosto; almeno ha avuto questo effetto su me. Vi sono due iscrizioni, una sulla porta esterna, l’altra sopra la cella stessa, suscitanti, inutilmente, la maraviglia e l’indignazione dello spettatore»
George Byron, I lamenti del Tasso […], 1817.

  • Torquato Tasso, Jerusalen libertad., Traducion en prosa del italiano por D. Joaquin Rubió, Barcelona, Juan Roca y Suňol, 1842 – Tass.  G 6 31
  • Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, Parigi, Teofilo Barrois, 1785 , 2 vv. (v. 2) – Tass. K 5 6/1-2
  • Torquato Tasso, Jerusalem delivered. Translated from the italian by Annette Doyle, illustrated by her brother James, manoscritto, 1840 – Tass.  L 2 7
  • Torquato Tasso, Gerusalemme liberata. Incisioni di Giovanni Scotto,  Raffaello Morghen [e altri], Firenze, Giovanni Marenigh, 1820, 2 vv. (v. 1) – Tass.  B 8 2-3
    Contiene la Vita di Torquato Tasso estratta dagli Elogi di Lorenzo Crasso,  un’Orazione in lode di Torquato Tasso e la Lettera scritta dal signor abate Pietro Metastasio … nella quale … si tratta dei poemi dell’Ariosto e del Tasso
  • Torquato Tasso, Gerusalemme liberata. Incisioni di Giovanni Scotto,  Raffaello Morghen [e altri], Firenze, Giovanni Marenigh, 1820, 2 vv. – Tass.  B 8 2-3
    Edizione di grande pregio tipografico arricchita da un ritratto di Torquato Tasso e da un ritratto del principe Nicola II Esterhazy, principe di Galanta, dedicatario dell’opera
  • Torquato Tasso, Jerusalem libertada, puesta en verso castellano por el marqués de la Pezuela, Madrid, Aguado, 1855, 2 vv. (v. 2) – Tass. F 7 4/1-2
  • Torquato Tasso, Le lettere. A cura di Cesare Guasti, Firenze, Le Monnier, 1853, 5 vv. (vv. 2-3) – Tass.  B 4 24-28
  • Iconografia tassiana – Tass. N 6 9
  • Torquato Tasso, Gerusalemme liberata. Con le figure di Giambattista Piazzetta, Venezia, Giambattista Albrizzi, 1745 – Tass.  B 8  4
  • Fulvia Bisi (Milano 1818-1911), Torquato Tasso nel convento dei Girolamiti di Sant’Onofrio, olio su tela, sec. XIX, cornice di legno dorato. Sala Tassiana. Dono del professor Francesco Quarenghi, 1936. Restaurato nel 1999 da Alberto Sangalli di Bergamo, a cura degli Amici della Biblioteca.
    I padri del romanticismo europeo, da Goethe a Chateaubriand, avevano reso la presunta cella del Tasso in Sant’Anna una tappa obbligatoria dell’iter italicum, elevandola, nella propria immaginazione, al simbolo dell’inquietudine intrinseca all’artista e della sua emarginazione forzata dai “cortigiani, vil razza dannata”, ed annettèndoselo così in una linea di ascendenza ideale della quale potersi identificare come i degni eredi.

0006_0«Se Cervantes fa cadere su un pazzo la scelta del suo personaggio centrale allo scopo di garantirsi in tal modo la più gran libertà possibile rispetto alla terribile materia della sua esperienza … non tarderà ad accorgersi che neanche la follia è veramente libertà; che il suo protagonista, metà savio e metà folle, si trova in un curioso impasse: la follia non lo libera dalla saggezza e la saggezza non lo libera dalla follia»
Vittorio Bodini, Introduzione a Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, Torino, Einaudi, 2006, p. XVIII.

  • Miguel de Cervantes Saavedra, Don Chisciotte della Mancia. Illustrato con 120 quadri grandi e 250 disegni di Gustavo Doré, Milano, Tipografia editrice lombarda, 1881, 2 vv. (v. 1) – Sala 34 L 9 10/1-2
  • Miguel de Cervantes Saavedra, Vida, y hechos del ingenioso cavallero Don Quixote de la Mancha, Madrid, Juan de San Martin, 1741, 2 vv.  (v. 2) – Salone I 3 57/1-2
  • Miguel de Cervantes Saavedra, El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha, Paris, Libreria de Garnier Hermanos, 1864 – Galleria Cass. 1 E 3 23
  • Miguel de Cervantes Saavedra, L’ingegnoso idalgo Don Chisciotte della Mancia, Napoli, Luigi Chiurazzi, 1860, 2 vv. (v. 1) – Sala 3 G 5 2/1-2
  • Miguel de Cervantes Saavedra, L’ingegnoso idalgo Don Chisciotte della Mancia. Con 36 tavole fuori testo di G.B. Galizzi, Milano, Sonzogno, 1913-1915, 2 vv. (v. 1) – Sala 21 C 6 96/1-2

Giovanni Battista Galizzi (Bergamo, 1882 – 1963) fu allievo di Cesare Tallone e di Ponziano Loverini  in Accademia Carrara. Ottimo incisore, nel 1913 fu fra i fondatori della Società degli Acquafortisti Bergamaschi e nel 1916 partecipò all’ Esposizione dell’Incisione Italiana a Londra. Noto ed apprezzato illustratore di importanti opere letterarie, illustrò, per editori diversi, La Bibbia e I Vangeli, la Divina Commedia, l’Orlando Furioso, il Don Chisciotte, Le avventure di Pinocchio, The Life and Death of Sir John Falstaff.

  • Miguel de Cervantes Saavedra, L’ingegnoso cittadino Don Chisciotte della Mancia, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1818-1819, 8 vv. (vv. 5, 1, 6) – Sala 34 C 5 35/1-8

s5«Se il pensiero è quel discorso interiore che procede secondo ragione e se la parola promette la restituzione del senso, allora la follia è impensabile e indicibile: come farebbe la ragione a pensare il proprio fuori se non uscendo da se stessa, uscendo di senno? Ha ragione Polonio (Amleto, II, II, 93-94) a dire che è un’impresa da pazzi. Ma appunto pazzi, o ritenuti tali, sono i poeti: e se non possono, propriamente, pensare e dire la follia, possono però evocarla nella finzione delle immagini»
Lucia Claudia Fiorella, Follia e allucinazione, in Letteratura europea, Torino, UTET, 2014, 5 vv., v. 3: Grandi temi, pp. 247-263 (247).

  • William Shakespeare, Teatro, Firenze, Ricci, 1873, 3 vv. (v. 1) – Salone Cass. 4 L 4 1-3
  • William Shakespeare, Il teatro, preceduto dalle note su Shakespeare di Boris Pasternàk. Illustrazioni di Henry Fuseli, Torino, Einaudi, 1960, 3 vv. – G 2 1142/1-3

Johann Heinrich Füssli (Zurigo 1741 – Londra 1825), fu pittore e scrittore d’arte. In Italia tra il 1769 e il 1778, si dedicò soprattutto allo studio delle opere di Raffaello e Michelangelo e dell’arte antica, formando così il suo stile classico; nel 1799 divenne professore di pittura alla Royal Academy. Il nome di Füssli si ricorda spesso insieme a quello di William Blake, suo amico, allievo e rappresentante come lui di un’arte intesa come oggettivazione di visioni, di incubi, di emozioni profonde. Precursore del Romanticismo, illustrò con tonalità fredde e sottile simbolismo opere di Shakespeare, Dante e Milton.

  • William Shakespeare, La tempesta. Illustrazioni di Edmondo Dulac, Bergamo, Istituto Italiano D’arti Grafiche, 1913 – Salone R 6 32

Edmond Dulac (Tolosa, 1882 -1953) disegnatore e illustratore francese naturalizzato inglese, è stato fra i più importanti artisti del cosiddetto Periodo d’oro dell’illustrazione (fine del XIX ed il primo quarto del XX secolo), lavorando per moltissimi libri e lasciando un’impronta molto influente nel campo della grafica editoriale. Illustrata l’intera opera delle Sorelle Brontë, iniziò una collaborazione con una galleria d’arte per illustrare opere celebri quali Stories from the Arabian Nights (1907), La Tempesta di Shakespeare (1908), The Rubaiyat di Omar Khayyam (1909), Stories from Hans Christian Andersen (1911). Durante la Prima guerra mondiale pubblicò il suo Edmund Dulac’s Picture Book for the French Red Cross (1915) che divenne una preziosa rarità bibliografica. La sua carriera proseguì in molti altri ambiti (fu autore di ritratti, costumi teatrali, ex libris,  medaglie, francobolli e banconote) ma continuò a produrre libri per il resto della sua vita.

  • William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate. Illustrazioni di Arturo Rackham, Bergamo, Istituto Italiano D’arti Grafiche, 1909 – G 3 10739

Arthur Rackhman (Londra, 1867 – Limpsfield, 1939) pittore e illustratore del periodo vittoriano, mostrò fin da piccolo una predilezione per il disegno e per l’acquerello. Frequentò la City of London School, dove vinse diversi premi per il disegno,  trascorrendo il tempo libero al British Museum e al Museo di storia naturale per riprodurre gli esemplari esposti. Dopo un viaggio in Australia  dal quale tornò carico di studi, schizzi e bozzetti, gli fu concesso di studiare alla Lambeth School of Art. Attivo come illustratore fino alla sua morte, ottenne straordinaria popolarità illustrando non solo libri di fiabe e opere per bambini, tra i quali le fiabe dei fratelli Grimm (1900), Rip van Winkle (1905), Peter Pan nei giardini di Kensington (1906) e Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (1907), ma anche opere per adulti come Sogno di una notte di mezza estate (1908), Undine (1909), Il Rhinegold e la valchiria (1911) e i racconti di Edgar Allan Poe.

 

Curatori della mostra: Massimo Castellozzi, Centro di Studi Tassiani
Maria Giuseppina Ceresoli e Lorenza Maffioletti, Biblioteca Civica Angelo Mai

Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai, Atrio scamozziano
29 agosto – 30 settembre
in occasione della Giornata Tassiana 2016