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Giorno della Memoria 2024

Il Giorno della Memoria è proclamato dalla Repubblica Italiana per ricordare le vittime della violenza nazifascista e coloro che ad essa si sono opposti rischiando la propria vita. Cade il 27 gennaio, data della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau nel 1945.

L’Amministrazione comunale di Bergamo si impegna ogni anno nell’organizzazione delle cerimonie di commemorazione e di un programma culturale costruito insieme a musei, biblioteche, reti sociali e associazioni culturali.

La Biblioteca Civica partecipa alle iniziative con la proposta MAI+ che prevede, sabato 27 gennaio, dalle ore 16.30, nel Salone Furietti, letture a cura del personale della Biblioteca e, in collaborazione con il Conservatorio Gaetano Donizetti, interventi musicali eseguiti dal due pianistico Marcello Invitti e Irene Maggioni.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. E’ consigliata la prenotazione scrivendo a info@bibliotecamai.org o telefonando al numero 035-399430.

A corredo dell’iniziativa, dal 22 gennaio al 3 febbraio, esposizione delle novità librarie sul tema della Shoah e aggiornamento della bibliografia disponibile sulla pagina dedicata del sito web della Biblioteca.

Scarica la locandina dell’evento e il pieghevole con tutte le iniziative del Comune di Bergamo.

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B3 Bernardo Buontalenti Bergamo

Sala tassiana

1 – 15 dicembre 2023
December 1st – 15th 2023

inaugurazione venerdì 1 dicembre, ore 12

Acquistato dalla Direzione Generale Archivi dell’allora Ministero per i Beni e le Attività Cultura nel 2018, il Libro di Meccanica ed Ornato è una straordinaria testimonianza della poliedrica cultura scenografica e architettonica del suo tempo.

Il manoscritto si presenta come un portfolio di grandi dimensioni, con 80 carte – scritte quasi tutte su recto e verso – e coperta in cartone legato da legacci in pelle. Il dorso è ricoperto da un foglio di pergamena di riuso con iscrizioni databili al XIV-XV secolo. La presenza dell’ultimo foglio di guardia recante filigrana di ambito bergamasco (censito da Briquet al n. 9722) fa ragionevolmente ipotizzare l’assemblaggio avvenuto a Bergamo, motivo che ha portato a sceglierla per ospitare questa speciale mostra nella Biblioteca Angelo Mai.

I disegni del manoscritto sono stati realizzati da più di un autore (probabilmente tre), appartenenti alla cerchia fiorentina di Bernardo Buontalenti (noto anche come Bernardo Timante, o Bernardo delle Girandole, Firenze, 1531-1608), pittore, miniatore, scenografo ed inventore di macchine, architetto civile e  militare. Anche le tecniche impiegate sono diverse: penna con inchiostro bruno; disegno a mano libera o geometrico con squadre e righe; matita bruna o rossa; acquerello (principalmente rosa, azzurro, verde, giallo chiaro); disegni monocromi.

È possibile individuare tre principali ambiti tematici di realizzazione grafica: geometria, meccanica, ingegneria militare; architettura civile; scenotecnica. Infatti, il manoscritto raccoglie disegni di ponti e meccanismi girevoli per chiuse e in generale l’irreggimentazione delle acque, edifici militari, cannoni e proietti, studi di carattere balistico; studi di urbanistica, planimetrie di città ideali, disegni di facciate ed elementi decorativi dell’architettura, studi di misurazioni; studi per allestimenti teatrali con meccanismi per muovere mostri e macchinari, studi di proporzione e di strumenti musicali (liuti), abbozzi di figure, costumi e cimieri da parata che chiudono la parte dedicata alla scenotecnica.

Diversi schizzi sono accompagnati da annotazioni, calcoli e appunti.

Cerchia di Bernardo Buontalenti (Firenze, 1523-1608), attr.
Libro di disegni di architettura intitolato “Libro di Meccanica ed Ornato”, detto anche Taccuino Secco Suardo.
Manoscritto cartaceo di 80 fogli, mm 410 x 250 x 40, realizzato fra il 1580 e il 1608 circa, proveniente dalla biblioteca privata della famiglia Secco Suardo nel Castello di Lurano (BG).
Firenze, 1580-1608 circa

(Un ringraziamento speciale a Beatrice Bentivoglio Ravasio per la preziosa consulenza).

English

The Book of Mechanics and Ornamentation is an extraordinary testimony to the multifaceted  scenographic and architectural culture of its time, which was purchased by the General Directorate of Archives, part of the Ministry of Cultural Heritage and Activities (current Ministry of Culture) in 2018. Such conscious and courageous choice prevented its sale abroad.

The manuscript appears to be a large portfolio, made of 80 cards – almost all written on recto and verso – and bound by cardboard tied with leather straps. The spine lining consists of a reused parchment sheet with inscriptions dating back to the 14th-15th century, quite common practice in bookbinding craft. The last flyleaf bears a watermark from the Bergamo area (listed by Briquet at no. 9722), reasonably allowing us to assume that the binding took place in Bergamo, the reason why it has been chosen to hold this special exhibition in Angelo Mai Public Library.

The drawings in the manuscript were made by more than one author (probably three), belonging to the Florentine workshop of Bernardo Buontalenti (also known as Bernardo Timante, or Bernardo delle Girandole, Florence, 1531-1608), painter, miniaturist, set designer and inventor of machines, civil and military architect. The techniques are different too: brown ink pen; freehand or geometric drawing filled with squares and lines; brown or red pencil; watercolour (with the main use of pink, light blue, green, light yellow); monochrome drawings.

It is possible to identify three main thematic areas in the manuscript graphic creations: geometry, mechanics, military engineering; civil architecture; stagecraft. In fact, the manuscript collects drawings of bridges and revolving mechanisms for locks and water regimentation systems, military buildings, cannons and projectiles, ballistic studies; urban planning projects, plans of ideal cities, architectural drawings of exteriors and decorative elements, measurement studies; projects of mechanisms for moving monsters and machinery to be employed in theatrical productions, studies of proportions and musical instruments (i.e. lutes), sketches of human figures, costumes and parade crests which close the section dedicated to stagecraft.

Several sketches are accompanied by annotations, calculations and notes.

Book of architectural drawings entitled “Book of Mechanics and Ornament”, also known as Secco Suardo Notebook, attributed to the Workshop of Bernardo Buontalenti (Florence, 1523-1608).
Manuscript on paper, 80 sheets, 410 x 250 x 40 mm, made between 1580 and 1608 circa, coming from the private library of the Secco Suardo family, Castle of Lurano (BG).
Florence, circa 1580-1608

(special thanks to Beatrice Bentivoglio Ravasio for her invaluable advice)

La mostra sarà accompagnata da un Convegno di presentazione dei primi risultati delle ricerche ad oggi condotte sul manoscritto: il 13 dicembre dalle ore 10.30 alle ore 13.00, con interventi di Annalisa Rossi, Beatrice Bentivoglio Ravasio (Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli), Silvia Castelli (Biblioteca Marucelliana di Firenze) e Annamaria Testaverde (Università degli Studi di Bergamo).

organizzazione e produzione / organization and production
Ministero della Cultura, Direzione Generale Archivi

Soprintendenza Archivistica e bibliografica della Lombardia
Annalisa Rossi, Soprintendente

Comune di Bergamo
Giorgio Gori, Sindaco
Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura
Elena Pasini, Dirigente Direzione Cultura BGBS23, sport, eventi, partecipazione e commercio
Cristiana Iommi, Responsabile Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

ideazione / concept
Annalisa Rossi

coordinamento scientifico / scientific organization
Vincenza Petrilli, Soprintendenza Archivistica e bibliografica della Lombardia

coordinamento organizzativo / general organization
Elisabetta Rossi Berarducci Vives, Soprintendenza Archivistica e bibliografica della Lombardia
Francesca Giupponi
, Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

intervengono / conference speakers
Annalisa Rossi
Beatrice Bentivoglio Ravasio, Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
Silvia Castelli, Biblioteca Marucelliana
Annamaria Testaverde, Università degli Studi di Bergamo

testi e didascalie mostra / exhibition texts and captions
Annalisa Rossi
Vincenza Petrilli

traduzioni in inglese / english translations
Vincenza Petrilli

segreteria amministrativa / administrative office
Elisabetta Rossi Berarducci Vives
Giuseppe Redolfi
, Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

acquisizioni digitali / digital imaging
MIDA Digit srl – Bergamo

montaggio video / film editing
Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

graphic design / graphic design
&1 lab – Bergamo

atti del convegno / conference proceedings
Libri Aparte editore – Bergamo

allestimento, trasporti e accrochage / exhibition display, transport and accrochage
Arteria Safe Tech – Milano

performance preview / performance preview
AR

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Nello specchio di Armida

Il canto XVI della Gerusalemme Liberata
e la sua fortuna iconografica

11 ottobre – 4 novembre 2023
Atrio scamozziano

Maliziosa, infida, calcolatrice, ma anche disperatamente fragile di fronte alla forza travolgente dei sentimenti autentici; irresistibile femme fatale e vittima indifesa dei suoi stessi inganni; appassionata e vendicativa, orgogliosa e implorante, narcisista e battagliera: Armida, bellissima principessa saracena pronta a trasformarsi, per amore del suo nemico, in devota “ancilla” cristiana, è una delle figure più ambigue e sfuggenti che il tormentato genio di Torquato Tasso abbia regalato alla storia della letteratura.
È soprattutto nel canto XVI della Gerusalemme liberata che la maga pagana monopolizza il palcoscenico da assoluta primadonna, sfoderando una straordinaria gamma di sfumature psicologiche e registri espressivi: se inizialmente la vediamo trionfare sul campione cristiano Rinaldo, ridotto a suo adorante cicisbeo in un paradisiaco giardino delle delizie, quando l’eroe fugge dalle Isole Fortunate per tornare ai suoi doveri di crociato mostra tutta la vulnerabilità e la furia dell’amante abbandonata, riunendo in sé le più potenti suggestioni di illustri protagoniste del mito antico, dell’epica classica e del romanzo cavalleresco, da Arianna a Didone, da Alcina ad Olimpia.
Sulla base in primis delle edizioni illustrate della Liberata che la Biblioteca Civica Angelo Mai custodisce nella sua ricchissima Raccolta Tassiana, la mostra intende accompagnarci in questo caleidoscopico labirinto di specchi in cui si rifrangono i mille volti di Armida: pronta a catturare anche noi lettori, a distanza di secoli, con l’incantesimo del suo immortale fascino.

Armida e le altre

L’Orlando furioso come modello intertestuale e iconografico della Liberata

La rappresentazione di Armida nella Gerusalemme liberata non può prescindere dal confronto con l’ingombrante modello dell’Orlando furioso, da cui pure Tasso, nei suoi interventi metapoetici, ha spesso (e invano) tentato di smarcarsi.
Sul piano letterario, infatti, l’idillio amoroso tra Rinaldo e Armida ricalca palesemente l’episodio ariostesco di Ruggiero e Alcina: anche nel Furioso il mitico progenitore della dinastia estense si abbandonava a molli ozi in un edenico locus amoenus, adescato da una maga seducente e ingannatrice. Dietro la disperazione di Armida alla partenza di Rinaldo si intravvede poi, accanto all’ombra onnipresente della Didone virgiliana, la memoria dell’Olimpia di Ariosto, abbandonata nottetempo su un’isola deserta dall’ingrato sposo Bireno.
D’altro canto, l’esempio del Furioso è ben vivo non solo nella mente del poeta, ma anche nelle botteghe dei tipografi: il poema ariostesco rappresenta infatti, nel Cinquecento, un laboratorio che permette di sperimentare tecniche di mise en page e di interazione testo-immagine sempre più raffinate. Punto di riferimento per i primi illustratori della Liberata, a partire da Bernardo Castello e Antonio Tempesta, sono soprattutto le sontuose xilografie a tutta pagina delle edizioni Valgrisi (1556) e De Franceschi (1584), che coniugano selezione del dettaglio e visione d’insieme: una singola scena-madre del canto viene riprodotta su scala maggiore in primo piano, mentre i piani successivi ospitano, via via ridotti in prospettiva, “fotogrammi” dagli altri filoni narrativi che si avvicendano nel complesso entrelacement ariostesco. Ut poësis pictura: lungi dall’assolvere una mera funzione ornamentale, l’incisione pluriepisodica diventa così pendant visivo del testo e supporto mnemonico ad una lettura “orientata”.

Opere esposte

  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso di m. Lodovico Ariosto, tutto ricorretto et di nuoue figure adornato. Alquale di nuouo sono aggiunte le Annotationi, gli Auuertimenti, et le Dichiarationi di Girolamo Ruscelli, la vita dell’autore, descritta dal Signor Giouambattista Pigna…, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1556 (Cinq 4.1048)
  • Ludovico Ariosto, Orlando furioso di m. Lodovico Ariosto. Nuouamente adornato di figure di Rame da Girolamo Porro Padouano et di altre cose che saranno notate nella seguente facciata, Venezia, Francesco de Franceschi, 1584 (Cinq 4.1461-1462)

Lo spettacolo del canto

Bernardo Castello e le prime edizioni illustrate

Spettano al pittore genovese Bernardo Castello le prime illustrazioni a stampa della Gerusalemme liberata: i suoi disegni, tradotti a bulino da Agostino Carracci, Giacomo Franco e Camillo Cungio, impreziosiscono infatti le edizioni del poema stampate tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, che sono raccolte in questa vetrina.
Attraverso il confronto dei rispettivi apparati, s’avverte un’evoluzione nel modo in cui l’artista ha organizzato le immagini. Già nell’edizione di Girolamo Bartoli del 1590, pur influenzata dalla tradizione tipografica ariostesca, Castello mostra di adeguarsi al desiderio di unità d’azione di Tasso, prediligendo episodi specifici, che sono valorizzati in primo piano, come nel caso del fortunatissimo abbraccio di Armida e Rinaldo, spiati da Carlo e Ubaldo ai margini dello spazio scenico.
Nella successiva edizione del 1613 proprio questi ultimi divengono protagonisti, raffigurati mentre con il loro scudo fanno specchio al compagno, affinché si veda riflesso e rinsavisca: il piccolo formato del volume impone al pittore di stringere le inquadrature sui personaggi, agendo criticamente sul testo e selezionando “fotogrammi” isolati.
La spazialità teatrale monoscenica è esplicitata nell’edizione in folio del 1617, dedicata a Carlo Emanuele di Savoia: qui per illustrare il canto XVI è scelto il momento della ripartenza dell’eroe, che sale sulla barca della Fortuna insieme ai compagni, abbandonando Armida e il suo palazzo incantato.

Opere esposte

  • Torquato Tasso, La Giervsalemme liberata di Torqvato Tasso. Con le Figure di Bernardo Castello; E le Annotationi di Scipio Gentili, e di Giulio Gvastavini, Genova, Girolamo Bartoli, 1590 (Tass. A.10.7)
  • Torquato Tasso, La Giervsalemme di Torqvato Tasso. Con gli Argomenti del Sig. Gio: Vincenzo Imperiale figurata Da Bernardo Castello, Genova, Giuseppe Pavoni, 1604 (Tass. A.4.10)
  • Torquato Tasso, La Gervsalemme liberata di Torqvato Tasso. Con le annotationi di Scipion Gentili, e di Givlio Guastauini, Et li argomenti di Oratio Ariosti, Genova, Giuseppe Pavoni, 1617 (Tass. C.7.4)

Specchi barocchi

La parabola di Rinaldo e i riflessi della coscienza

Il canto XVI della Gerusalemme liberata ruota attorno a due scene di rispecchiamento parallele e opposte al tempo stesso. Dapprima Rinaldo, languidamente rapito in un vertiginoso gioco di sguardi, dà prova della sua ben poco eroica sottomissione alla vanitosa Armida reggendole uno specchio a mo’ di lacchè (“ella del vetro a sé fa specchio, ed egli / gli occhi di lei sereni a sé fa spegli”, XVI, 20, 7-8); poco dopo, però, sdegnato dall’immagine di sé ormai oziosa ed effeminata che vede riflessa nello scudo, decide di interrompere il suo esilio dorato per ritornare al campo di battaglia. La simmetria contrastiva tra questi due momenti-chiave del canto è una manifestazione emblematica del celebre “bifrontismo spirituale” tassiano: se un “cristallo… lucido e netto” (XVI, 20, 2) funge dapprima da simbolo eclatante dell’umiliazione di Rinaldo, il “lucido scudo” (XVI, 30, 1) che risveglia il suo orgoglio guerriero diventa strumento di agnizione e riscatto morale.
La sensibilità del Seicento, che elegge lo specchio a tòpos attorno a cui si coagulano arguti “concetti” e temi squisitamente barocchi (il doppio, l’illusorietà, la vanitas), non poteva non essere attratta da queste due scene in tutti i sensi speculari, che risultano infatti, singolarmente o in coppia, tra le più rappresentate nelle edizioni coeve.
Non manca però qualche variante: nella stampa Tozzi del 1628, ad esempio, è la stessa Armida a reggere lo specchio in cui si rimira compiaciuta. A realizzare la tavola è forse quello stesso Francesco Valesio che tre anni prima, per i tipi di Giacomo Sarzina, aveva rinunciato tout court a raffigurare l’“estranio arnese” (XVI, 20, 1), focalizzandosi in primo piano, con gusto ancora manierista, sull’intricato abbraccio tra i due amanti.

Opere esposte

  • Torquato Tasso, Il Goffredo overo Gervsalemme liberata del Sig Torqvato Tasso, Roma, Giovanni Angelo Ruffinelli, 1607 (Tass. A.1.26)
  • Torquato Tasso, Delle Rime del Sig. Torquato Tasso. Parte qvinta. All’Illustriss. Signore il Sig. Gio. Battista Manso dedicate, Venezia, Evangelista Deuchino e Giovanni Battista Pulciani, 1608 (Tass. A.3.34)
  • Torquato Tasso, La Gervsalemme liberata di Torqvato Tasso Con la Vita di lui e con gli Argomenti dell’opera del Cav. Gvido Casoni. All’Ill.mo Sig.r Gio: Soranzo dell’Ill.mo et Ecc.mo S.r Lorenzo, Venezia, Giacomo Sarzina, 1625 (Tass. A.10.5)
  • Torquato Tasso, La Gervsalemme liberata di Torqvato Tasso Con la Vita di lui, Con gli Argomenti á ciascun Canto di Bartolomeo Barbato con le Annotationi di Scipio Gentile, e di Giulio Guastauino, & con le Notitie historiche di Lorenzo Pignoria, Padova, Pietro Paolo Tozzi, 1628 (Tass. B.7.9)
  • Torquato Tasso, Goffredo, overo Giervsalemme liberata, poema heroico del Sig. Torqvato Tasso. Nel quale sono state aggiunte molte stanze leuate, con le varie lettioni, & postiui gli Argomenti, & Allegorie à ciascun Canto d’incerto Auttore…, Venezia, Giacomo Vincenti, 1611 (Tass. A.9.28)
  • Torquato Tasso, Il Goffredo, overo Giervsalemme Liberata, poema heroico Del Signor Torqvato Tasso. Con l’Allegoria uniuersale dell’istesso, et gli Argomenti del Sig. Horatio Ariosti. Aggiuntoui i Cinque Canti del Signor Camillo Camilli, & il tutto Adornato di bellissime Figure, Venezia, Giovanni Battista Combi, 1626 (Tass. A.4.11)
  • Torquato Tasso, La Giervsalemme liberata poema eroico di Torqvato Tasso, Corretto, et adornato di vaghe figure in rame. Consagrato all’Eccellenza di Giovanni Cornaro, Venezia, Giovanni Quartaroli, 1678 (Tass. A.2.21)

I viaggi di Armida

Traduzioni europee e travestimenti dialettali della Liberata

In un’epoca in cui gli autori italiani dettano legge nelle corti di tutta Europa, la Gerusalemme liberata entra ben presto nel canone dei “classici moderni” più letti e amati anche all’estero. Testimonianza inequivocabile del prestigio internazionale di cui può fregiarsi sono le traduzioni, che si fanno apprezzare non solo per la qualità letteraria della resa, ma anche per le cure editoriali prestate al poema, spesso corredato da ricchi apparati paratestuali e iconografici.
È il caso della lussuosa versione tedesca del 1626: l’illustrazione multiscenica che apre il canto XVI ne offre una sintesi visiva completa e filologicamente impeccabile, rispettando anche nei più minuti dettagli la descrizione tassiana di Armida e del suo palazzo incantato. Ma anche le traduzioni si adeguano al mutare dei tempi: nei magnifici disegni a penna intercalati da James Doyle alla trasposizione in prosa realizzata dalla sorella Annette (1840), Armida – in linea con il gusto orientalista di età vittoriana – sembra assumere le fattezze di una sensuale odalisca, lontana dal canone rinascimentale della donna-angelo a cui aderiva (senza troppi scrupoli di realismo…) la descriptio puellae tassiana.
La fortuna della Liberata non è però soltanto un fenomeno d’élite: già nel Seicento proliferano infatti i suoi travestimenti dialettali, spesso d’intonazione parodica, che attestano la straordinaria diffusione dell’opera (e quindi la popolarità di personaggi come Armida) a livelli di ricezione molto eterogenei. Il frontespizio del Goffredo del Tasso cantà alla barcariola (1693), d’altronde, alimenta la leggenda (poi ripresa da Goethe) secondo cui i gondolieri veneziani sarebbero stati soliti intonare a memoria le ottave più celebri del capolavoro tassiano!

Opere esposte

  • Torquato Tasso, Gottfried von Bulljon, Oder Das erlösete Jerusalem. Erst von dem hochberühmbten Poeten, Torquato Tasso in Welscher Sprache beschrieben: Und nun in Deutsche Heroische Poesie Gesetzweise/ als vormals nie mehr gesehen/ überbracht, Frankfurt am Main, Daniel und David Aubri, Clemens Schleichen, 1626 (Tass. L.2.8)
  • Torquato Tasso, El Goffredo del Tasso cantà alla Barcariola dal Dottor Tomaso Mondini, e dedicà al Lustrissimo, e Celentissimo Sior Francesco Dvodo, Venezia, Domenico Lovisa, 1693 (Tass. D.6.19)
  • Torquato Tasso, Jerusalem Delivered. A Poem, in twenty Cantos: translated from the Italian of Tasso by Annette Doyle. Illustrated by her brother James, [manoscritto] 1840 (Tass. L.2.7)
  • Torquato Tasso, Jerusalen libertada. Poema en 20 cantos por Torcuato Tasso, traducido Por D. J. Caamaño y D. A. Ribot, adornado con 21 láminas. Tomo segundo, Valencia, Imprenta de Cabrerizo, 1841 (Tass. H.5.19/2)

Armida e Rinaldo aristocratici

I capolavori del Settecento italiano e francese

In questa vetrina è esposto, insieme ad altre edizioni del XVIII secolo italiane e francesi, il più celebre libro illustrato del Settecento, ovvero la Gerusalemme liberata stampata a Venezia nel 1745 da Giambattista Albrizzi e dedicata a Maria Teresa d’Austria, con incisioni tratte da disegni di Giambattista Piazzetta. L’argomento amoroso del canto XVI, lontano dai campi di battaglia, risponde perfettamente al gusto settecentesco Rococò. I due amanti, all’interno di un paesaggio pittoresco punteggiato da architetture in rovina e pascolo per gli animali, si abbandonano al divertimento e ignorano la realtà che li circonda.
Essi sono il ritratto dell’autocompiacimento della classe aristocratica del Settecento, libera da preoccupazioni e disposta soltanto a intrattenimenti frivoli e passeggeri, come si vede nell’illustrazione di Hubert-François Gravelot per l’edizione di Augustin Delalain del 1771, capolavoro delle incisioni francesi dell’epoca, o ancora in quella di Pompeo Lapi per la stampa londinese di Giovanni Tommaso Masi del 1778.
L’identificazione con la società contemporanea si compie nell’acquaforte da Charles-Nicolas Cochin per i superbi volumi di François-Ambroise Didot l’aîné del 1784-1786: all’ombra di una statua d’Amore, in uno scenografico giardino con boschetti e siepi curate, Armida e Rinaldo vestono anacronisticamente gli abiti del XVIII secolo.
A fine canto, l’edizione francese presenta l’abbandono di Armida, che – evoluzione dell’analogo disegno di Antonio Tempesta per l’edizione Mainardi del 1735 – con la sua tensione drammatica apre già al Romanticismo.

Opere esposte

  • Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso Con la Vita del medesimo, Allegoria del Poema, Argomenti incisi ne’ Rami del Tempesta, ed Indice di tutti i Nomi proprj, e Materie principali contenute nell’Opera; e con le Annotazioni di Scipione Gentili, e di Giulio Guastavini. A Sua Eccellenza il Signor D. Orazio Albani Principe di Soriano, &c., Urbino, Girolamo Mainardi, 1735 (Tass. B.8.27)
  • Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso con le figure di Giambattista Piazzetta alla Sacra Real Maestà di Maria Teresa d’Austria Regina d’Ungheria, e di Boemia, ec., Venezia, Giambattista Albrizzi, 1745 (Tass. B.8.4)
  • Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Tomo Secondo, Parigi, Agostino Delalain, Pietro Durand, Giovanni Claudio Molini, 1771 (Tass. D.4.9/2)
  • Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Tomo II, Londra, Giovanni Tommaso Masi, 1778 (Tass. A.7.40)
  • Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata, di Torquato Tasso; stampata d’ordine di Monsieur. Tomo Secondo, Parigi, François-Ambroise Didot l’aîné, 1786 (Tass. L.5.4/2)

I volti della modernità

Le illustrazioni ottocentesche del poema tassiano

L’Ottocento è un secolo d’oro per l’illustrazione libraria: basti pensare al fortunatissimo corpus di xilografie dantesche realizzate da Gustave Doré, o all’edizione definitiva dei Promessi sposi, la Quarantana, esito di una stretta collaborazione tra Manzoni e il disegnatore Francesco Gonin. Forte del suo ormai consolidato status di classico, anche la Gerusalemme liberata continua a collezionare edizioni di pregio: se in alcuni casi si perpetuano moduli rappresentativi un po’ attardati, ancora debitori dell’aggraziato decorativismo Rococò, altri artisti soffiano sulle ottave del Tasso il vento nuovo della modernità.
Si collocano ad esempio al crocevia tra Neoclassicismo e Romanticismo le tavole ad acquerello firmate da Filippo Pistrucci (Milano, Tosi, 1820), fervido militante mazziniano e artista poliedrico, dedito alla poesia e all’improvvisazione teatrale oltre che all’arte del bulino. Il suo stile “a puro contorno” esaspera i contrasti chiaroscurali tra primo piano e sfondo, ma ammicca anche, nelle scelte iconografiche, al gusto preromantico per la dimensione onirica ed esoterica: invasata dall’ira e dal desiderio di vendetta, emula delle Erinni del mito, Armida viene ritratta nel momento in cui convoca al suo cospetto, in un palazzo ormai in procinto di disintegrarsi nel nulla, schiere allucinate di demoni infernali.
Un’atmosfera inconfondibilmente fin de siècle aleggia invece sull’edizione Perino del 1890, che associa suggestioni orientaleggianti ad un elegante linearismo d’impronta Liberty (particolarmente evidente nel profilo della vela spiegata al vento dalla Fortuna, guida di Carlo e Ubaldo nella loro missione provvidenziale alla ricerca del compagno perduto).

Opere esposte

  • Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Edizione formata sopra quella di Mantova, Osanna, 1584. Tomo II., Milano, Paolo Antonio Tosi, 1820 (Tass. B.6.10)
  • Torquato Tasso, Gerusalemme liberata di Torquato Tasso pubblicata e ornata di stampe litografiche da Antonio Zezon, Napoli, Antonio Zezon, 1841 (Tass. D.7.16/2)
  • Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata con prefazione e note di G. Stiavelli. Illustrata da 51 Disegni di A. Pigna, Roma, Edoardo Perino, 1890 (Tass. B.8.26)

Antichi, ma non troppo

Tempere e fumetti per la Gerusalemme liberata

Anche nel Novecento continua la fortuna iconografica della Gerusalemme liberata. Sono qui presentati tre casi, che dimostrano la fantasiosa varietà di proposte che caratterizza la seconda metà del secolo.
Al 1967 risale la Paperopoli liberata, parodia disneyana del poema tassiano, scritta da Guido Martina, disegnata da Giovan Battista Carpi e pubblicata sui numeri 598 e 599 di “Topolino” del 14 e 21 maggio dello stesso anno: il canto XVI è evocato allorché Paperino, novello Rinaldo, incontra “in un giardino delle fate” la Magda Almida, affascinante fanciulla (in realtà un Bassotto travestito) che lo soggioga insieme ai nipoti.
Il volume di Rita Ladogana e András Csillaghy riproduce la serie di quarantatré tavole a tempera su carta eseguite nel 1970 da Bernardino Palazzi per illustrare il poema tassiano, forse in vista di un’edizione mai realizzata. Il pittore nuorese, a partire dalle trasposizioni figurative della tradizione classica, affronta con la modernità del suo vocabolario stilistico i contenuti del canto XVI, presentando gli episodi dell’amore di Armida e Rinaldo e di Armida sul carro volante.
A fumetti è pure la caricatura umoristica e irriverente della Gerusalemme liberata ideata da Marcello Toninelli, in arte Marcello: Rinaldo, fatto schiavo d’amore, viene ritrovato da Carlo e Ubaldo mentre stende il bucato e cuoce il sugo agli ordini di Armida!

Opere esposte

  • Guido Martina, Giovan Battista Carpi, Paperopoli liberata in “Topolino”, 598-599, 14 e 21 maggio 1967 (Tass.1.135)
  • Marcello, Rinaldo. La Gerusalemme liberata a fumetti, Rimini, Cartoon Club Editore, 2010 (Collezione privata)
  • Torquato Tasso, Gerusalemme liberata. Illustrazioni: Bernardino Palazzi. Testi: Rita Ladogana, András Csillaghy, Udine, Forum, 2014 (Tass.3.162)

La mostra continua?

Armida e Rinaldo a Bergamo

Dopo la pubblicazione tardocinquecentesca e grazie al moltiplicarsi delle edizioni illustrate, ricche di spunti figurativi per gli artisti, la Gerusalemme liberata diviene con i suoi episodi un contenuto privilegiato per la decorazione monumentale di molti ambienti, specialmente privati. Anche a Bergamo, notoriamente legata a Tasso, il visitatore potrà trovare alcuni esempi, scalati dal Seicento al Novecento, che qui si suggeriscono con l’intento di estendere idealmente la mostra fuori dalle stanze della Biblioteca civica e proporre percorsi di scoperta della città in chiave letteraria.
In palazzo Moroni in via Porta dipinta Gian Giacomo Barbelli firma, nel 1652, gli affreschi della sala cosiddetta della Gerusalemme liberata, nel cui fregio si riconosce – tra gli altri – l’episodio di Armida e Rinaldo tratto dal canto XVI. Sulla facciata neoclassica di palazzo Medolago Albani in porta San Giacomo, cinque bassorilievi marmorei di Giovanni Maria Benzoni rappresentano episodi del poema tassiano e l’incoronazione del suo autore (1848). Nella sala consiliare della filiale della Banca Popolare di Bergamo, in piazza Vittorio Veneto, si ammirano decorazioni di Achille Funi (1952), allora direttore dell’Accademia Carrara, raffiguranti tre scene del poema: l’assedio di Gerusalemme, la morte di Clorinda e il giardino di Armida.
Il Centro studi tassiani, attraverso l’impegno di alcuni suoi Soci, è attivo nella raccolta di altre immagini tassiane, che vanno dalle raffigurazioni del poeta alle illustrazioni delle sue opere e dei rispettivi personaggi: tutte presto confluiranno in un database online, implementabile e consultabile liberamente.

Mostra a cura di
Lorenzo Mascheretti
Alice Spinelli

Comune di Bergamo
Giorgio Gori, Sindaco
Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura
Elena Pasini, Dirigente Direzione Cultura BGBS23, sport, eventi, partecipazione e commercio
Francesca Giupponi, Responsabile Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

Centro di Studi tassiani
Cristina Cappelletti, Presidente

Si ringraziano
Cristina Cappelletti
Francesca Giupponi

Progetto grafico
#cartadesign – Dario Carta

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Convegno B3 Bernardo Buontalenti Bergamo

Mercoledì 13 dicembre 2023, dalle 10.30 alle 13.00 il Salone Furietti della Biblioteca ospita il Convegno B3 Bernardo Buontalenti Bergamo, nell’ambito della mostra omonima inaugurata il 1° dicembre, nata dalla collaborazione tra la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia (Ministero della Cultura – Direzione Generale Archivi) e il Comune di Bergamo – Direzione Cultura BGBS23, sport, eventi, partecipazione e commercio e Biblioteca Civica Angelo Mai.

Il convegno sarà un momento di condivisione delle prime riflessioni critiche sulla realizzazione materiale del manoscritto – noto anche come Taccuino di “Meccanica ed ornato” – sugli aspetti storico-artistici degli innumerevoli progetti, disegni, schizzi e calcoli e infine sul suo apporto alla storia della scenotecnica e dello spettacolo teatrale.

Introduce Cristiana Iommi, Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici. Seguono le relazioni: Il Taccuino di “Meccanica ed Ornato”. Studio codicologico, di Annalisa Rossi, Soprintendenza Archivistica e bibliografica della Lombardia; Il “Libro di Meccanica ed Ornato” di Bernardo Buontalenti e compagni. Spigolature, di Beatrice Bentivoglio Ravasio, Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli; Il Codice Secco Suardo: alcune ipotesi per una nuova metodologia critica nella Storia dello Spettacolo. Un caso di studio per la macchineria buontalentiana, di Silvia Castelli, Biblioteca Marucelliana, Firenze e Anna Maria Testaverde, Università degli Studi di Bergamo.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per prenotazioni scrivere a info@bibliotecamai.org o telefonare al n. 035-399430.

Scarica la locandina.

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Il Concerto di Natale 2023 offerto dall’Associazione Amici della Biblioteca Angelo Mai

Mercoledì 13 dicembre 2023, nel Salone Furietti, l’Associazione Amici della Biblioteca offre alla cittadinanza un concerto augurale per le prossime festività: il Duo Mazzoleni, composto da Marco Mazzoleni (violino) e Sebastiano Mazzoleni (pianoforte) eseguirà un programma di arrangiamenti musicali delle colonne sonore di celebri film del Novecento.

Il concerto sarà preceduto, alle ore 17.30, dalla presentazione del Calendario artistico 2024, predisposto dall’Associazione con la finalità di promuovere e valorizzare il patrimonio della Biblioteca.
Per accompagnare lo scorrere del prossimo anno sono state selezionate alcune immagini tratte dall’edizione Bemporad del 1911 de Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, illustrata da Attilio Mussino.

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Si suggerisce la prenotazione.
Per informazioni: info@bibliotecamai.org. Telefono: 035399430-431

Scarica la locandina-invito.

Il concerto è realizzato come atto conclusivo dell’iniziativa #maididomenica 2023, e viene tenuto nel giorno di Santa Lucia anziché il 10 dicembre, come inizialmente programmato

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L’eredità che dà frutto

Giovedì 23 novembre, alle ore 18.00, il Salone Furietti ospita l’incontro L’eredità che dà frutto. Scritture, diritto e contabilità nell’archivio di Bartolomeo Avvocati, mercante bergamasco del Quattrocento, secondo appuntamento del ciclo Scrivere la fiducia. Gli archivi d’impresa bergamaschi nel Medioevo: storia, diritto, contabilità, organizzato dalla Fondazione MÎA e dal Sestam – Seminario di studi tardoantichi e medievali dell’Università di Bergamo. Intervengono il curatore del ciclo, Paolo Buffo (Università degli Studi di Bergamo) e Fabrizio Pagnoni (Università degli Studi di Milano). Modera Vittorio Rodeschini (Fondazione MÎA).

Durante l’incontro saranno approfonditi con l’esempio di un caso concreto i temi trattati nel primo appuntamento, avvenuto il 26 ottobre scorso presso il Monastero di Astino. Saranno analizzati i documenti notarili e i registri contabili appartenuti a Bartolomeo Avvocati, imprenditore bergamasco che nel Quattrocento mise a punto una rete di traffici tra Lombardia, Veneto e Trentino e lasciò le proprie carte in eredità alla MÎA.

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Scarica la locandina.

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Insolita visione

La bibliochiesa di San Michele all’Arco

 

In occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, l’Associazione Amici della Biblioteca Angelo Mai propone l’iniziativa Insolita visione. La bibliochiesa di San Michele all’Arco, serie di visite guidate gratuite alla ex Chiesa affiancata al lato nord-ovest di Palazzo Nuovo, patrimonio cittadino poco conosciuto, non accessibile al pubblico, che accoglie la maggior parte delle riviste conservate dalla Biblioteca Civica.

Le visite sono settimanali, il sabato mattina dalle 10.30 alle 12.30 a giugno e da settembre a novembre; il venerdì pomeriggio dalle 15 alle 17 nei mesi di luglio e agosto; hanno una durata di circa 30/35 minuti (tre visite ogni giorno per un massimo di 36 persone) e prevedono l’ingresso alla ex Chiesa, dove verrà raccontata la storia dell’edificio, saranno illustrati gli affreschi della cupola realizzati a metà Settecento da Carlo Innocenzo Carloni e, con l’aiuto di un video realizzato appositamente, sarà valorizzata l’insolita visione della spettacolare struttura metallica che occupa l’intero ambiente e di alcune tra le migliaia di riviste ospitate.

Saranno inoltre esposti in visione tre manoscritti dei secoli XIV e XV e due incunaboli, recentemente restaurati grazie al contributo dei Lions Club bergamaschi, preziosa testimonianza del mecenatismo civico della nostra città.

La prenotazione è consigliata: scrivere a info@bibliotecamai.org oppure telefonare al numero 035-399430, indicando nome, cognome, numero di persone, giorno e orario prescelto. Saranno accettati visitatori aggiuntivi, anche privi di prenotazione, fino al raggiungimento del numero massimo di presenze consentite. Questo il calendario:

  • sabato 17 giugno, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 24 giugno, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • venerdì 30 giugno, partenze ore 15.00, 15.40, 16.20
  • venerdì 7 luglio, partenze ore 15.00, 15.40, 16.20
  • venerdì 14 luglio, partenze ore 15.00, 15.40, 16.20
  • venerdì 21 luglio, partenze ore 15.00, 15.40, 16.20
  • venerdì 28 luglio, partenze ore 15.00, 15.40, 16.20
  • venerdì 4 agosto, partenze ore 15.00, 15.40, 16.20
  • venerdì 25 agosto, partenze ore 15.00, 15.40, 16.20
  • sabato 2 settembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 9 settembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 16 settembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 23 settembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 30 settembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 7 ottobre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 14 ottobre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 21 ottobre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 28 ottobre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 4 novembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 11 novembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 18 novembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50
  • sabato 25 novembre, partenze ore 10.30, 11.10, 11.50

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#maididomenica 2023

Viaggio tra i Tesori della Biblioteca Angelo Mai

Visite guidate gratuite

Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura non poteva mancare la riproposta di #maididomenica, le visite guidate gratuite alla Biblioteca Civica Angelo Mai offerte al pubblico le ultime domeniche di ogni mese.

Dal 29 gennaio al 10 dicembre, sostenute dall’Associazione Amici della Biblioteca e in dialogo ideale con analoga iniziativa organizzata dalla Biblioteca Queriniana di Brescia, le visite sono suddivise in due parti: nella prima i Bibliotecari, coadiuvati da Volontari e Soci dell’Associazione Amici, illustrano la storia di Palazzo Nuovo, delle sue ornamentazioni e delle sue opere d’arte, e riassumono le vicende della formazione e dello sviluppo della Biblioteca Civica; nella seconda sono offerti in visione diretta, di volta in volta diversi, esemplari rari e di pregio dell’immenso patrimonio librario e documentario conservato dalla Biblioteca.

Due le visite mattutine, della durata di circa un’ora, con partenze alle 10 e alle 11.30. E’ consigliata la prenotazione scrivendo a info@bibliotecamai.org, indicando nome, cognome, recapito telefonico, numero di partecipanti, data e orario prescelto; oppure telefonando allo 035-399430. Sono accettati visitatori aggiuntivi anche non prenotati fino al raggiungimento del numero massimo delle presenze consentite.

Si inizia domenica 29 gennaio con il Viaggio tra i Tesori della Biblioteca Angelo Mai, alla scoperta di alcuni pezzi tra i più preziosi e significativi, dai quali sono state tratte le immagini per il Calendario artistico 2023 curato dall’Associazione Amici. A conclusione della visita, sarà possibile approfittare della presenza dei curatori per una guida alla mostra allestita nell’Atrio scamozziano, dal titolo «Con le vostre divine lettere». Gli epistolari di Bernardo, Torquato ed Ercole Tasso tra manoscritti e stampe.

Scarica il programma con tutte le date.

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Giornata Tassiana 2023

Giovedì 12 ottobre 2023, dalle ore 16.30, si svolge in Biblioteca la tradizionale Giornata tassiana, organizzata dal Centro Studi Tassiani.

L’appuntamento offre quest’anno l’occasione per un incontro con il Professor Giovanni Ferroni, studioso di lirica ed epistolografia della prima metà del Cinquecento. Ha pubblicato contributi su Francesco Maria Molza, Benedetto Varchi, Vittoria Colonna, Pietro Bembo, Marco Antonio Flaminio. Particolare attenzione ha dedicato ai libri poetici di Bernardo Tasso. La sua prolusione, dal titolo Il facile e il difficile dell’«Aminta» sarà però dedicata a uno dei testi di Torquato Tasso ancora oggi tra i più amati.

La Giornata proseguirà con la presentazione della mostra bibliografica  Nello specchio di Armida. Il canto XVI della «Gerusalemme liberata» e la sua fortuna iconografica. I curatori, i Professori Alice Spinelli e Lorenzo Mascheretti, attingendo dal ricco patrimonio della Raccolta Tassiana conservata in Biblioteca, propongono una selezione di raffigurazioni dell’episodio tra tradizione e innovazione..

Sarà possibile seguire la Giornata anche in modalità telematica collegandosi all’indirizzo: meet.google.com/zrb-hbvb-qfo

Scarica il programma completo della Giornata tassiana 2023 , che contiene le informazioni per partecipare al Bando Premio Tasso 2024, con scadenza 31 gennaio del prossimo anno.

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Che tipi a Bergamo e Brescia!

I più antichi libri a stampa testimoni di una rivoluzione

Atrio scamozziano
30 giugno – 7 ottobre 2023

Ingresso libero durante gli orari di apertura della Biblioteca

Inaugurazione venerdì 30 giugno ore 18.00

Visite guidate giovedì 31 agosto, 7, 14, 21, 28 settembre, 5 ottobre, ore 16.30-17.30

In questo anno 2023 di Bergamo-Brescia Capitale italiana della cultura, le principali biblioteche di conservazione delle due città, la Biblioteca Angelo Mai e la Biblioteca Queriniana, nate entrambe nel Settecento, propongono al visitatore un duplice itinerario nel mondo dei libri del secondo Quattrocento, alle origini della stampa a caratteri mobili, indubbiamente uno dei periodi più vivaci per la storia del libro e delle biblioteche.
La Biblioteca Angelo Mai, ricca di un patrimonio di 1700 incunaboli – così sono chiamati i libri pubblicati nel XV secolo – intende qui valorizzare questa cospicua eredità, acquisita grazie alle antiche soppressioni di conventi e monasteri locali, ma anche a trasferimenti istituzionali, donazioni, acquisti oculati.
Si vuole mettere in luce la ricca circolazione di libri a stampa avvenuta a quell’epoca nel territorio bergamasco, che vede fra i principali protagonisti l’erudito Giacomo Filippo Foresti, un frate agostiniano che pubblicò importanti monografie e fu attivissimo nella compravendita di libri dando così slancio alla biblioteca del Convento di S. Agostino, all’epoca una delle più ricche in città.
Attraverso questo percorso il visitatore è invitato a esplorare le tecniche di produzione del libro antico: l’utilizzo dei caratteri mobili e del torchio, la stampa e la fascicolazione dei fogli, la realizzazione della decorazione e il confezionamento della legatura, fino a comprendere cosa significhi leggere, scrivere, fare cultura con la nuova rivoluzionaria arte tipografica che lo stesso Foresti non esitò a definire «non humana ma più presto divina et da Dio mandata».

Gli incunaboli della Biblioteca Civica Angelo Mai

Il cardinale Giuseppe Alessandro Furietti, nel 1760, lascia alla città di Bergamo la propria libreria che si aggiunge al nucleo di libri presente nella sede municipale di Palazzo Nuovo. La Biblioteca apre al pubblico attorno al 1770.
Il 22 maggio 1797 la municipalità di Bergamo incamera la biblioteca del Capitolo della Cattedrale e forma un’unica biblioteca cittadina, che si arricchisce ulteriormente con le soppressioni degli enti ecclesiastici in età napoleonica.
Nel 1800 al bibliotecario Agostino Salvioni viene affidato il compito di risolvere il disordine in cui la biblioteca si trova, e prende forma la collezione di incunaboli, presenti in biblioteca, già allora, in circa milleduecento esemplari.
In questi anni partecipa attivamente alla vita della biblioteca Leonino Secco Suardo che con l’aiuto del cugino Bartolomeo compila il Catalogo generale della Pubblica Biblioteca Comunale della Regia Città di Bergamo, completato nel 1856.
Sono opera di Luigi Chiodi, direttore dal 1957 al 1978, il riordino e la catalogazione del patrimonio, la pubblicazione nel 1966 dell’Indice degli incunabuli della Biblioteca Civica di Bergamo.
Allo “storico catalogo” a schede si aggiungono a partire dal 1977 le acquisizioni nella base dati SBN (Catalogo collettivo delle Biblioteche italiane).
L’accesso al documento, che in passato avveniva attraverso la consultazione di cataloghi cartacei, oggi si realizza anche tramite strumenti informatici che ne consentono il raggiungimento in modo sempre più preciso e puntuale.

Le origini della stampa a caratteri mobili

La stampa a caratteri mobili è stata inventata nella cittadina tedesca di Magonza da Johannes Gutenberg nei primi anni ’50 del Quattrocento. Gutenberg era alla ricerca di un metodo che gli consentisse di riprodurre meccanicamente un elevato numero di copie di uno stesso testo mantenendosi fedele all’aspetto del libro manoscritto. Dopo varie esperienze completò la stampa, entro l’autunno del 1454, di una monumentale bibbia detta Bibbia delle 42 linee, in ca. 180 esemplari, parte dei quali su pergamena. Nel giro di una quindicina di anni, l’arte tipografica si diffuse in molte città europee: in Italia troviamo le primissime testimonianze già a partire dal 1463. La tecnica consiste nel creare dei punzoni in acciaio temperato con, all’estremità, i singoli caratteri sporgenti e perfettamente a livello fra loro. Essi vengono poi impressi con forza in matrici di rame in modo da lasciarvi dei solchi, riempiti a loro volta da una lega metallica fusa che, a solidificazione avvenuta, dà origine ai singoli caratteri mobili. In fase di stampa, questi vengono allineati in parole e frasi in un’apposita forma destinata a contenere il testo – in una o più colonne – di ogni lato del foglio da stampare. Dopo l’inchiostrazione con appositi mazzi, la forma e il foglio teso in un telaio di legno sono portati al torchio e fatti scorrere fino a posizionarsi sotto la platina che, con un colpo di leva, comprime il foglio sulla forma lasciando l’impronta dei caratteri sulla carta (più raramente sulla pergamena). A fine giornata, si riuscivano a produrre ca. 300-350 fogli per ogni torchio. Dalla fine del XV secolo il sapere universale, sia umanistico sia scientifico, assunse la veste del libro a stampa. Per testimoniare appieno la produzione culturale nelle lingue originali, furono prodotte anche serie di caratteri diversi dall’alfabeto latino come l’ebraico e il greco.

  • Aristotele, Ethica ad Nicomachum, in latino, Strasburgo, Johann Mentelin, prima del 10 IV 1469 – segnatura: INC 4 329
  • Giovanni Crastone, Lexicòn katà stoichéion, in greco e latino, Modena, Dionigi Bertocchi, [1499-1500] – segnatura: INC 4 215

  • Johann Engel, Astrolabium planum, in latino, Augusta, Erhard Ratdolt, 1488 – segnatura: INC 3 98

L’allestimento del libro: bifogli, fascicoli, legature

Agli albori della stampa il torchio manuale consentiva di imprimere testo e immagini su di un solo foglio per volta, tante volte quante le copie da realizzare. I primi prodotti tipografici furono semplici fogli volanti di questo tipo, da affiggere, distribuire o conservare come documenti personali: cedole di indulgenza e bandi ufficiali, prove di stampa e cataloghi librari, lunari e immagini sacre, stampati talvolta sulla sola metà di un foglio.
Il foglio piegato a metà, o bifoglio, era l’unità elementare su cui si articolava la struttura del libro: più bifogli sovrapposti e ripiegati formavano il fascicolo. Dato che testi lunghi occupavano più bifogli, per garantire la corretta successione del testo ogni bifoglio era contrassegnato da una lettera – indicante la posizione del fascicolo nel volume – e da un numero progressivo – che indicava quella del bifoglio nel fascicolo. Per i volumi di piccolo formato, ottenuti piegando ulteriormente il bifoglio di partenza, la rifilatura oltre a eliminare le irregolarità della carta lungo i bordi (le barbe) recideva anche i margini esterni in corrispondenza delle piegature, rendendo le carte sfogliabili (intonsi, non tagliati, sono propriamente gli esemplari che non conobbero mai questa fase di lavorazione).
Di norma i libri erano venduti in forma di fascicoli sovrapposti in successione ordinata: erano gli acquirenti ad affidare la legatura ad atelier specializzati. In genere, il legatore univa i fascicoli tramite cuciture realizzate su supporti in cuoio, pelle o fibra vegetale, chiamati nervi, a loro volta ancorati ai piatti (i quadranti in legno o carta che aderendo alle carte esterne del volume gli davano corpo e protezione); all’esterno poteva poi essere applicata la coperta, un rivestimento in pelle, carta, pergamena o persino in tessuto, spesso decorata.
Grazie alla natura artigianale dell’operazione, all’interno di una stessa legatura si potevano riunire più edizioni oppure far convivere parti a stampa e manoscritte.

  • Tommaso da Vaprio, Littera indulgentiarum Hospitalis sanctorum Nicolai et Bernardi, Milano?, s.n.t., non post 13 III 1478 – segnatura: INC 1 205
  • Paolo Olmi, Regula S. Augustini, in latino e in italiano,  Roma, Francesco Cinquini, 1479 – segnatura: INC 5 8/3

Illustrazione e musica nel libro a stampa nel secondo Quattrocento

La nascita della stampa a caratteri mobili fu ben presto seguita da quella del libro a stampa illustrato: il primo esempio è una raccolta di favole stampata in Germania nel 1461.
Per i libri di maggior pregio si continuò talvolta ad applicare la tecnica della miniatura, nata per la decorazione del codice manoscritto. Si trattava però di un procedimento piuttosto raffinato e costoso, quindi difficile da riproporre su centinaia di copie. Se si volevano ottenere immagini a colori con un metodo più semplice, si poteva ricorrere all’acquerello. Ciò comportava comunque la necessità di un intervento manuale su ogni esemplare. Un’altra tecnica decorativa ereditata dal manoscritto era quella delle iniziali filigranate, che prevedeva l’utilizzo di inchiostri di due o tre colori diversi: solitamente il nero, il blu e il rosso. Tipica anche l’alternanza di iniziali in blu e in rosso o l’utilizzo dell’inchiostro rosso per interi titoli, le rubriche.
Una tecnica largamente utilizzata per la decorazione del libro a stampa dei primi decenni fu la xilografia, che consiste nell’utilizzo di un blocco di legno nel quale si scavano i contorni dell’immagine con scalpelli e lime in modo da far emergere il disegno in rilievo. A questo punto si cosparge la tavoletta di inchiostro in modo da lasciare l’impronta del disegno desiderato sul foglio, con possibilità di ripetere agevolmente l’operazione. La xilografia fu anche spesso utilizzata per gli esempi in notazione musicale nei metodi e trattati teorici sull’argomento. Molte furono infatti le difficoltà tecniche che si presentarono ai primi stampatori di musica. Per ciò che attiene alla notazione quadrata su tetragramma, tipica della musica monodica, troviamo già soluzioni diversificate che vanno dalla scrittura a mano alla stampa del rigo con l’aggiunta manuale delle sole note, fino alla sperimentazione di caratteri mobili musicali veri e propri, eventualmente in duplice impressione, con la stampa in momenti separati del rigo e delle note.

  • Quinta e sesta allegrezza da Le sette allegrezze di Maria, Ascensione di Cristo e Pentecoste, Italia, fine secolo XV – segnatura: INC 3 339

  • Missale Romanum, Venezia, Giorgio Arrivabene, 1499 – segnatura: INC 1 186

  • Nicolò Burzio, Opuscolum musices, Bologna, Benedetto Faelli, 1487 – segnatura: INC 2 257

Vestire i libri: la legatura a Bergamo tra Quattro e Settecento

In epoca pre-industriale le legature dei libri erano realizzate con un complesso procedimento artigianale, effettuato da mani esperte con svariate tecniche e materiali. Differenti i risultati, costante la funzione: tenere unito il blocco dei fascicoli e proteggere i fogli durante la lettura e quando il volume era riposto – poggiato di piatto – in casse, armadi o scaffali.
Come in molte altre località sono noti centri di realizzazione di legature artistiche, ciascuna caratterizzata da una particolare tecnica o decorazione, anche a Bergamo furono attivi, nel corso dei secoli, atelier specializzati. Nel XV secolo erano diffuse essenziali legature su piatti lignei parzialmente rivestiti di cuoio o pelle allumata, provviste di fermagli di chiusura, comunemente dette monastiche.
Ma poiché spesso le legature tradiscono una fattura anche di molto successiva a quella della stampa dei libri, fra gli incunaboli diverse sono cinquecentesche o hanno comunque subito modifiche nel corso del tempo per iniziativa dei vari proprietari. Nel XVI secolo il rivestimento tende a ricoprire interamente i piatti e ricorrono alcuni elementi decorativi peculiari, soprattutto il ferro di cavallo e una placchetta con un profilo virile. I libri più preziosi erano dotati di elementi metallici (borchie, umboni, cantonali) che proteggevano la coperta dallo sfregamento con altri volumi o con le superfici di appoggio.
Nel Settecento si fa preponderante l’uso dell’oro nella decorazione, che si concentra sui dorsi, a testimonianza dell’ormai consueta collocazione dei libri a scaffale in posizione verticale. A Bergamo un ampio nucleo di incunaboli è ben identificabile dalla presenza di una coperta in carta rossa o marmorizzata a più colori con il dorso decorato a fioroni in oro realizzati con tre o quattro ferri diversi, circostanza questa che tradisce una probabile unica committenza. Fioroni molto simili ricorrono anche nella legatura settecentesca dell’esemplare del Supplementum chronicarum che a suo tempo Giacomo Filippo Foresti vendette al canonico Carlo Boselli, esposto al centro della bacheca grande.

  • Battista Spagnoli detto Mantovano, De patientia, Brescia, Bernardino Misinta, 30 V 1497 – segnatura: INC 5 82
  • Graziano, Decretum, Venezia, [Andrea Torresano], 26 VI 1498 – segnatura: INC 2 2
  • Bonino Mombrizio, Sanctuarium sive Vitae Sanctorum, [Milano, Tipografo del Mombrizio, ca. 1477] – segnatura: INC 1 203

  • Marziano Capella, De nuptiis Philologiae et Mercurii, Modena, Dionigi Bertocchi, 15 V 1500 – segnatura: INC 1 161
  • Orazio, Opera, Venezia, Filippo di Pietro, 18 IX 1479 – segnatura: INC 4 177

Libri interattivi, di scuola e proibiti

I libri quattrocenteschi oggi più spesso conservati – in latino, di tema impegnato e destinati a un pubblico di uomini nobili altamente istruiti, capaci tanto di comprendere i contenuti quanto di apprezzare la decorazione o un’importante legatura – non esauriscono le più variegate manifestazioni della circolazione e dell’uso del libro tra Medioevo e Rinascimento.
Con questa cultura d’élite, in cui si colloca anche il Supplementum chronicarum del Foresti attorno cui si dipana la mostra, convissero tipologie librarie di più largo consumo, veri best-seller della loro epoca che oggi sopravvivono in pochissimi esemplari, come libri liturgici, testi devozionali o romanzi cavallereschi. Ne sono un esempio i libri animati, provvisti di parti mobili con cui il lettore interagisce a fini ludici o pratici: i flap, alette che nascondono una parte del testo o del disegno sottostante, le volvelle, dischi mobili sovrapposti che ruotano attorno a un perno, o ancora strumenti portatili con parti metalliche per misurazioni astronomiche.
Anche i testi di scuola di rado superano le ingiurie dei secoli (e degli studenti!): annotazioni, appunti, il nome di una ragazza, ghirigori e schizzi abbozzati nella noia tradiscono l’insofferenza con cui erano seguite le lezioni dei maestri. I libri passavano poi di mano in mano, all’interno di una stessa famiglia o circolando sul mercato, prima di essere gettati via. Fiorenti botteghe dove si potevano acquistare libri nuovi e usati (come quella di Lorenzo Zambelli in Porta Dipinta dal 1498 al 1527) sono note a Bergamo quando ancora non vi era una stabile tipografia.
Infine, a ridurre i testimoni superstiti, va ricordato che nel Cinquecento la scure della censura ecclesiastica si abbatté sui testi ritenuti non ortodossi. Quelli iscritti nell’Index librorum prohibitorum non potevano essere nè letti nè posseduti: molti andarono distrutti, alcuni vennero conservati illegalmente, altri furono epurati parzialmente, come il Masuccio Salernitano qui esposto, che sopravvisse mutilo e marchiato dalla lapidaria nota manoscritta «proibito».

  • Johannes Müller von Königsberg (Regiomontanus), Kalendarium, Venezia, Erhard Ratdolt , 15 X 1485 – segnatura: INC 5 23

  • Gaspar Veronensis, Grammatica Latina, Brescia, Stazio Gallo, 1475 – segnatura: INC 2 312

  • Masuccio Salernitano, Il Novellino, Venezia, Giovanni e Gregorio de Gregori, 1492 – segnatura: INC 4 184

La sintesi delle fonti nelle opere di Giacomo Filippo Foresti

Negli ultimi decenni del Quattrocento l’agostiniano bergamasco Giacomo Filippo Foresti scrive e affida alla stampa tre opere apparentemente diverse per genere, impostazione e finalità, ma accomunate da un analogo metodo di composizione, tipicamente medievale, che prevede un’accurata lettura delle fonti, una selezione dei contenuti e un loro ampliamento, da cui deriva una summa dello scibile su un dato argomento, per la comune utilità.
Il 7 gennaio 1483, a Bergamo, il frate incarica il tipografo Bernardino Benaglio di stampare una sintesi della storia universale denominata Supplementum chronicarum, in 650 copie (lui stesso ne avrebbe acquistate circa 200, da rivendere in Lombardia). L’opera vide la luce a Venezia il 23 agosto 1483 e riscontrò un successo notevole, tanto che godette di varie edizioni successive, tra cui una illustrata con vignette xilografiche (Venezia 1486) e una ampliata dall’autore con gli eventi degli ultimi decenni (Venezia 1503). Il tedesco Hartmann Schedel vi si ispirò per il suo celebre Liber chronicarum (Norimberga 1493), considerato uno dei libri più belli di sempre.
Il De claris mulieribus (Ferrara 1497) è una raccolta di biografie femminili composta presso la corte estense e dedicata a Beatrice d’Aragona, in cui il Foresti propone una rassegna di 192 profili di donne esemplari del mito, dell’agiografia, della storia e della sua epoca, di cui evidenzia sia le virtù tradizionali, come fede, carità e coraggio, sia, con sensibilità tutta umanistica, la doctrina.
L’ultima opera, probabilmente composta negli ultimi anni del XV secolo a Bergamo, nel convento di S. Agostino, è una guida per l’esame di coscienza intitolata Confessionale, che ebbe varie ristampe fra Quattro e Cinquecento, in latino e in volgare.

  • Giacomo Filippo Foresti, Supplementum chronicarum, Venezia, Bernardino Benaglio, 23 VIII 1483 – segnatura: INC 4 128
  • Giacomo Filippo Foresti, Supplementum chronicarum, Venezia, Bernardino Benaglio, 23 VIII 1483 – segnatura: INC 4 316

  • Giacomo Filippo Foresti, Supplementum chronicarum, Venezia, Bernardino Benaglio, 15 XII 1486 – segnatura: INC 1 88
  • Hartmann Schedel, Liber chronicarum, Norimberga, Anton Koberger per Sebald Schreyer e Sebastian Kammermeister, 12 VII 1493 – segnatura: INC 1 21

  • Giacomo Filippo Foresti, Supplementum supplementi cronicarum, Venezia, Albertino da Lessona, 4 V 1503 – segnatura: CINQ 5 563

  • Giacomo Filippo Foresti, De claris mulieribus, Ferrara, Lorenzo Rossi, 29 IV 1497 – segnatura: INC 4 131
  • Giacomo Filippo Foresti, Confessionale, in latino, Venezia, Bernardino Benaglio, [ca. 1497] – segnatura: INC 2 284/1
  • Giacomo Filippo Foresti, Confessionale, in latino, Venezia, Pietro Quarenghi, [ca. 1510] – segnatura: INC 5 105/1

Jacopo da Balsemo: un miniatore per la città

La data di nascita di Jacopo da Balsemo (o Balsamo) si colloca intorno al 1425. La forma Balsemo potrebbe essere un toponimo indicante l’origine dalla località Balsamo, presso Cinisello, oppure un cognome che non ha alcuna attinenza con il luogo di provenienza.
Il primo riferimento a Jacopo è del 1451, nel Libro degli Estimi, in cui lo si dichiara abitante a Bergamo nella vicinia di S. Andrea e nel 1453 è documentato quale «magistrum miniatorem». Le sue prestazioni artistiche per il Consorzio della MÎA sono molto soddisfacenti e nella sua produzione, oltre ai Libri liturgici per il Coro di S. Maria Maggiore in Bergamo (custoditi presso la Biblioteca Civica Angelo Mai), spicca la decorazione, tra il 1483 e il 1486, di quattro esemplari a stampa del Supplementum chronicarum di Giacomo Filippo Foresti, frate del convento di S. Agostino.
La sua formazione artistica avviene nelle officine milanesi, molto probabilmente nella bottega del maestro delle Vitae Imperatorum, il più famoso miniatore del periodo tardo visconteo.
Caratteristica della sua arte è l’attaccamento alla tradizione: contorna i margini delle pagine con arcaiche foglie d’acanto, contenendo le scene entro un’unica lettera capitale grande che funge da cornice.
Balsemo risulta inserito anche nel circuito di stampatori e librai della città, probabilmente nella sua bottega ci si occupa anche di scrittura e vendita di libri. Tra gli esemplari miniati dal Balsemo del Supplementum chronicarum rimane alla Biblioteca Civica di Bergamo l’incunabolo appartenuto al canonico Carlo Boselli e da lui affidato al Balsemo per la miniatura (INC 4 128), qui esposto nella bacheca grande.

  • Statuta Bergomi, Bergamo, 1453, manoscritto membranaceo – segnatura: Sala I D 9 8
  • Statuta Bergomi, Brescia, Angelo e Jacopo Britannico, [18 XII] 1491 – segnatura: INC 3 36
  • Statuta Bergomi, Brescia, Angelo e Jacopo Britannico, [18 XII] 1491 – segnatura: INC 4 238

  • Marco Fabio Quintiliano, Institutiones oratoriae, Milano, Antonio Zarotto, [9 VI] 1476 – segnatura: INC 4 30
  • Antonino Fiorentino, Summa theologica, parte II, Venezia, Giovanni da Colonia e Johann Manthen, 1477 – segnatura: INC 3 226
  • Bonifacio VIII, papa, Liber sextus Decretalium, Venezia, Nicolas Jenson, [23 XI] 1479 – segnatura: INC 1 15

Bernardino Benaglio: un’eccellenza bergamasca nella tipografia veneziana

Disponibilità economica, intraprendenza e spirito imprenditoriale sono gli ingredienti che portano il giovane bergamasco Bernardino Benaglio a cercare fortuna a Venezia con l’arte tipografica, dove avvia una propria tipografia attorno al 1480 (la prima edizione datata è il Supplementum chronicarum del Foresti, del 23 agosto 1483).
La sua produzione è vastissima ed estesa su un lungo arco temporale, che lo vede licenziare l’ultima edizione nel 1543 e traghettare così, almeno idealmente, la tipografia bergamasca sino a un passo dalle prime edizioni stampate in città da Michele Gallo (1555) e dalle più stabili tipografie di Vincenzo da Sabbio (1577) e Comino Ventura (1578).
Aperto alle innovazioni, Benaglio stampa prodotti di ogni genere: dai classici alle opere devozionali, dai libri liturgici con brani musicali alle xilografie artistiche, da voluminose opere giuridiche e filosofiche a splendide edizioni illustrate.
Inizialmente impiega come contrassegno una marca tipografica che riporta la sua iniziale «B», dal 1494 adotta in modo più sistematico una marca che raffigura san Girolamo, protettore degli studiosi e dei librai.
Tra il 1493 e il 1494 realizza anche quella che può essere considerata la prima collana editoriale della storia: una decina di diversi opuscoli in volgare di contenuto devozionale presentano sulla prima e sull’ultima carta due identiche xilografie che raffigurano in modo simbolico il mistero della Trinità di Dio – Padre, Figlio, Spirito Santo – e della Verginità perpetua di Maria, mentre una terza illustrazione richiama il contenuto specifico di ogni edizione.
Un bell’esempio della sua capacità di interpretare le esigenze di un mercato non solo locale è la società con l’editore Francesco Cartolari, libraio di Perugia che si riforniva a Venezia di libri da vendere nella sua città, centro universitario vorace, ma privo di un’officina tipografica.

  • Eusebio di Cesarea, De evangelica praeparatione, in latino, Venezia, Bernardino benaglio, 31 V 1497 – segnatura: INC 3 143/1

  • Giardino de oratione fructuoso, [Venezia, Bernardino Benaglio], 1494 – segnatura: INC 2 163
  • Lorenzo Giustiniani, Dottrina della vita monastica, [Venezia, Bernardino Benaglio], 20 X 1494 – segnatura: INC 5 27

L’antica biblioteca del Convento di S. Agostino

Con l’arrivo della Congregazione osservante di Lombardia in città (1443), il convento di S. Agostino di Bergamo incontra una stagione di rinascita artistico-architettonica e culturale di cui Giacomo Filippo Foresti è il promotore più attivo e originale. Come lui, compongono opere che finiranno sotto i torchi di città italiane ed europee anche i confratelli Ambrogio da Calepio, autore del celebre Dictionarium, e Paolo Olmi, che già nel 1479 si servì dell’ars imprimendi per garantire circolazione alla sua Apologia religionis fratrum Heremitarum.
Grande impulso deriva dalla fondazione nel convento di uno studium (1460), in cui insieme a logica, filosofia e teologia diventano discipline di studio le arti liberali: i frati possono ora ambire a divenire docti, ma non doctores, alimentando l’attitudine pastorale più che quella speculativa.
Le nuove materie necessitano di testi specifici (fra cui le summae, sintesi e via d’accesso agli argomenti più complessi di ogni disciplina) e così gli Agostiniani allestiscono la loro libreria: quando, tra il 1766 e il 1767, frate Tommaso Verani su incarico della Congregazione di Lombardia lavorerà al riordino dell’antica biblioteca di Bergamo, vi troverà 215 edizioni del XV secolo, numero di poco inferiore alle circa 250 edizioni censite nei conventi di Crema e Milano.
A S. Agostino la tradizione aristotelica convive con quella umanistica: accanto alle auctoritates dottrinali dell’Ordine (Egidio Romano, Alberto da Padova, Giordano di Sassonia e Paolo Veneto) sono ben rappresentati trivio e quadrivio, ma amplificati dalla nuova visione pedagogica umanistica che riabilita la poesia e il teatro, valorizza il ruolo della storia, dell’etica e della politica. Ne sono espressione i libri acquisiti dal Foresti, dei quali lo stesso Foresti risulta lettore, come la Biblioteca storica di Diodoro Siculo e il De orthographia di Tortelli, che connettono il convento alla nuova ratio studiorum dell’Umanesimo, con il ritrovamento di manoscritti perduti, le traduzioni dal greco e la condivisione di un ideale che vede nella conoscenza della storia un elemento di valore che rende l’uomo libero.

  • Alessandro Sermoneta, Super consequentiis Strodi commentum, Padova, N.T.S.P., 20 VIII 1477 – segnatura: INC 2 338
  • Paolo Veneto, Logica, Milano, Domenico da Vespolate e Jacopo da Marliano, 20 X 1478 – segnatura: INC 2 342
  • Giovanni Tortelli, Orthographia, Vicenza, Stephan Koblinger, 13 I 1479 – segnatura: INC 3 23

Mostra a cura di
Maria Giuseppina Ceresoli
Marcello Eynard
Roberta Frigeni
Eleonora Gamba

Comune di Bergamo
Giorgio Gori, Sindaco
Nadia Ghisalberti, Assessora alla Cultura
Elena Pasini, Dirigente Direzione cultura BGBS23,
sport, eventi, partecipazione e commercio
Francesca Giupponi, Responsabile
Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

Organizzazione e allestimento
Maria Giuseppina Ceresoli
Marcello Eynard
Eleonora Gamba

Progetto grafico
#cartadesign — Dario Carta

Si ringrazia
Maria Elisabetta Manca