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La formazione di un talento
nella Bergamo di primo Ottocento

Bergamo – Biblioteca Civica Angelo Mai
Atrio scamozziano e Saletta dei ritratti

Piazza Vecchia, Città Alta

14 novembre 2018 – 31 gennaio 2019
(prorogata fino al 20 febbraio 2019)

Inaugurazione mercoledì 14 novembre, ore 18.00

Mercoledì 14 novembre, alle ore 18, viene inaugurata la mostra Donizetti, «giovine di belle speranze». La formazione di un talento nella Bergamo di primo Ottocento, allestita nell’Atrio scamozziano e nell’attigua Saletta dei ritratti, liberamente visitabile durante gli orari di apertura della Biblioteca.
L’inagurazione avviene con un Concerto, offerto alla città dall’Associazione Amici della Biblioteca e tenuto dal Quartetto Donizetti, che esegue tre quartetti giovanili del celebre musicista.
Agli anni della formazione di Donizetti è dedicata la mostra, che nasce dall’idea di ricostruire frammenti del contesto culturale in cui si è sviluppato il grande talento del compositore bergamasco.

Ingresso libero. Scarica il pieghevole illustrativo.

Scarica il catalogo della mostra in pdf.

Presentazione della mostra

A due secoli esatti dal debutto di Gaetano Donizetti compositore d’opera, la Biblioteca Mai ricorda l’evento con una mostra, che induce a più d’una riflessione.
I pezzi esposti, anzitutto, provengono dalle ricchissime raccolte della Biblioteca stessa, e ci rammentano di quale portata e preziosità sia il patrimonio che conserva, con rigore pari alla disponibilità a renderlo fruibile e godibile, e alla capacità d’imbastire con esso sempre nuove storie.

Parecchi di quei pezzi – musicali e non – sono di mano di Donizetti stesso, e testimoniano quanto di suo resti ancor oggi nella sua città natale. Nell’esibirli, l’intento non è stato però semplicemente quello di un omaggio celebrativo: piuttosto, di porli in dialogo con altri, meno consueti, e di suggerire prospettive inedite.

L’idea alla base della mostra è infatti quella di provare a ricostituire frammenti del contesto in cui il giovane Donizetti si andò formando. Le istituzioni, tanto per cominciare: le Lezioni Caritatevoli di Musica, la cappella di S. Maria Maggiore, i teatri cittadini (il Riccardi e il Sociale), certo, ma anche l’Accademia Carrara e l’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti. Il Donizetti maturo, poi, fu lettore curioso, spettatore non solo d’opera, estensore di lettere argute e soprattutto corrette grammaticalmente (non si può dire altrettanto di quelle di Rossini e Bellini, per esempio), o addirittura autore di versi e di qualche libretto, e perfino sapido caricaturista. Tutto ciò fu possibile grazie a doti innate, ma anche a una formazione che non si limitò al solo artigianato musicale. Negli anni di scuola Giovanni Simone Mayr previde per i suoi allievi lezioni di Cultura Generale. Coi più dotati, più tardi intrattenne un colloquio continuo e informale, diluito nella quotidianità di una frequentazione personale che rivela uno spirito naturalmente portato all’ammaestramento, e una vocazione alla guida paterna. In città non mancavano poi le occasioni di ulteriori arricchimenti per lo spirito. Concorrevano a crearle i libri disponibili nella pubblica biblioteca, diretta da Agostino Salvioni, ma anche l’universo visivo esibito alla pinacoteca Carrara, e quello via via prodotto dai maestri e allievi dell’Accademia annessa, guidata da Giuseppe Diotti. Senza ovviamente trascurare la musica e i musicisti di professione attivi stabilmente nelle chiese, e occasionalmente nei teatri cittadini durante le stagioni di carnevale e di fiera, nonché i musicisti per diletto che si radunavano più o meno stabilmente nelle case private: altrettante ghiotte occasioni di conoscenze anche personali, e di ascolti onnivori da assimilare.

Al visitatore vengono proposti i documenti che attestano i primi passi del Donizetti “giovine di belle speranze”, come lo definiva la Gazzetta di Bologna del 5 giugno 1818, pochi mesi prima del debutto teatrale di quell’esordiente, con Enrico di Borgogna. Ad essi si affiancano libri e giornali stampati o presenti a Bergamo, e una scelta di immagini opera di artisti a lui coevi e i suoi amici attivi in città. Tutte cose che è possibile si siano stratificate dentro di lui, e nei suoi occhi.
Accanto a ciò (il Certo, ma anche il Probabile) la mostra riserva la sua ultima sezione all’altro titolo che il festival “Donizetti Opera” riporta in scena, Il castello di Kenilworth, nell’allestimento che fu proposto al Teatro Donizetti nel 1989. L’abbondanza di documentazione è anche qui ottimo segno di ricchezza e di efficiente gestione del patrimonio: recente, ma non meno importante e fecondo. (Paolo Fabbri).