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Giovannino de Grassi e bottega, Taccuino di disegni, fine XIV sec. – inizio XV sec. Mm 260 x 186 (max.) – (Cassaf. 1.21).

Il Taccuino rappresenta forse il più prezioso codice conservato presso la Biblioteca Mai. Si tratta di un manufatto molto particolare: la raccolta di disegni di una bottega di artisti tardomedievale. Nel Medioevo e in parte anche nel Rinascimento era consuetudine che si conservassero presso la bottega disegni di modelli, spesso opera del maestro principale, da riutilizzare nelle opere di pittura, scultura, miniatura, ma anche nella realizzazione di gioielli, tessuti, decorazioni parietali. I primi otto fogli del Taccuino sono stati riconosciuti da tempo come di mano di Giovannino de Grassi (il cui nome compare a f. 4v, in scrittura gotica), poliedrico artista lombardo, documentato presso la Fabbrica del Duomo di Milano dal 1389 fino alla morte, avvenuta nel 1398. Della bottega facevano parte anche il fratello Paulino e il figlio Salomone, anch’egli scomparso probabilmente nel 1400.

Giovannino è artista di grande importanza sia come architetto che come miniatore, pittore, orafo e scultore. Per il Duomo di Milano, cantiere avviato sotto la signoria di Gian Galeazzo Visconti, che raccolse diversi artisti europei, francesi e boemi, il de Grassi realizzò molte opere, in gran parte perdute. Sopravvive una scultura con la Samaritana al pozzo, sopra il lavabo della sacrestia meridionale, ma soprattutto a Giovannino si deve il disegno dei capitelli dei pilastri maggiori, con corona di sculture ambientate in nicchie a trafori gotici (si veda il secondo pilastro a sinistra, all’ingresso del coro), nonché il disegno per i trafori dei due finestroni laterali del deambulatorio. A Giovannino spettò anche il progetto della sezione trasversale del Duomo e la realizzazione di un modellino in legno, che venne completato dopo la morte dell’artista e che la Fabbrica del Duomo conservò gelosamente e fece rispettare nelle successive fasi di costruzione dell’edificio.

Come miniatore, il capolavoro di Giovannino è il Libro d’ore di Gian Galeazzo Visconti (Biblioteca Nazionale di Firenze), che con il Taccuino di Bergamo presenta moltissime affinità e riprese di modelli. Il Taccuino posseduto dalla Mai, già appartenuto al conte Leonino Secco Suardo, che lo donò alla Biblioteca all’inizio del XIX secolo, contiene: splendidi disegni di animali, che in parte sembrano già realizzati dal vero, con una coscienza naturalistica molto spiccata; disegni di dame che cantano e suonano una piccola arpa; seguono disegni di bottega, esemplati sui modelli del maestro, fra i quali si distinguono un fascicolo dedicato prevalentemente agli uccelli e una serie di lettere dell’alfabeto figurate, che richiamano un’abitudine, nota anche da incisioni, molto diffusa nel Nord Europa e in Boemia.

Sfoglia il Taccuino in verisone digitale sul sito della Biblioteca Digitale Lombarda.