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Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

Bibliografia sulla Shoah. Ultimi arrivi

Storia senza perdono

Walter Barberis, Storia senza perdono, Torino, Einaudi, 2019. G.1.16606

La Shoah, lo sterminio degli ebrei d’Europa da parte del nazismo, è una vicenda la cui efferatezza non ha precedenti. Ma per rendere conto di questa tragedia, quanto è importante il ruolo dei testimoni e quanto quello della storiografia? È il tema di questo intenso libro di Walter Barberis. Esso inizia con una frase di Primo Levi: «La memoria è uno strumento meraviglioso, ma fallace», che subito individua l’universo concettuale del libro. Di fronte alla scomparsa, giorno dopo giorno, dei testimoni oculari, di fronte al pericolo di una caduta nell’oblio, si rende necessario un nuovo vaglio delle testimonianze acquisite e dei loro limiti. Ma soprattutto, un ricorso deciso alla storia, disciplina chiave per la trasmissione del sapere e per una solida comprensione di ciò che è stato. Il testo rende conto dei diversi aspetti della ricezione della Shoah, da un iniziale disinteresse e incredulità nei confronti dei sopravvissuti, a una successiva “ipertrofia” della memoria – l’«era del testimone» – fino a non isolati e clamorosi casi di impostura.

Il crimine e il silenzio

Anna Bikont, Il crimine e il silenzio. Jedwabne 1941, un massacro in cerca di verità, Torino, Einaudi, 2019. G.3.13475

Il 10 luglio 1941, a Jedwabne, un paese di circa tremila abitanti nel nord est della Polonia, una folla di cattolici uccise la maggior parte dei loro vicini di casa ebrei. Il numero delle vittime varia a seconda delle stime: da trecentoquaranta a milleseicento. Qualunque sia la cifra corretta, pochissimi ebrei sopravvissero. Utilizzando asce, bastoni e coltelli, la folla assassinò in piazza circa quaranta uomini. I restanti ebrei – uomini, donne e bambini, molti dei quali neonati – furono ammassati in un fienile nella periferia della città. Poi, mentre la folla osservava con scherno le future vittime, vennero sbarrate le porte e l’edificio fu dato alle fiamme. Morirono tutti. Le case degli ebrei furono saccheggiate. La giornalista polacca Anna Bikont ha ricostruito nei dettagli questo crimine, dando al tempo stesso conto del tentativo da parte delle famiglie dei discendenti degli assassini, dei politici di destra, degli storici, dei giornalisti e dei sacerdoti cattolici di nascondere nei decenni l’accaduto, deviando la colpa sui nazisti o perfino sulle stesse vittime. Un crimine doppiamente efferato ricostruito attraverso le voci dei protagonisti. Una riflessione sulla memoria collettiva: cosa succede a una società che rifiuta di ammettere una verità che distrugge la sua buona coscienza? Come convivere con un passato cosí orribile?

Bruno Zevi intellettuale di confine

Bruno Zevi intellettuale di confine. L’esilio e la guerra fredda culturale italiana, 1938-1950, a cura di Francesco Bello, Roma, Viella, 2019. G.2.25674

Architetto, urbanista, storico e critico di architettura, membro del movimento clandestino Giustizia e Libertà, del Partito d’Azione, di Unità popolare, infine del Partito radicale, docente universitario: la ricca biografia intellettuale e professionale di Bruno Zevi (1918-2000) si snoda lungo tutto il Novecento con un’impronta netta e originale, e un preciso punto di partenza, il 1938. A seguito delle leggi razziali, infatti, Zevi si trasferisce a Londra e, dal 1940, negli Stati Uniti, dove dirige i «Quaderni Italiani» – continuazione dei «Quaderni di Giustizia e Libertà» diretti a Parigi da Carlo Rosselli – e si laurea alla Harvard University. La sua attività prende dunque le mosse all’interno della comunità degli esuli italiani e delle organizzazioni antifasciste negli Usa, in stretta relazione con la diplomazia culturale americana. Con la fine della guerra e l’avvio dello scontro bipolare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, l’Italia diviene infatti agli occhi del governo americano un alleato prezioso nella lotta al contenimento del comunismo europeo sia sul piano militare, sia nell’ambito della cultural diplomacy. Nuove domande storiografiche e recenti acquisizioni archivistiche ci consentono, attraverso le vicende di uno dei suoi protagonisti, di mettere in luce aspetti finora sconosciuti dell’emigrazione intellettuale italiana in Usa e dell’avvio della guerra fredda culturale.

La grande Vienna ebraica

Riccardo Calimani, La grande Vienna ebraica, Torino, Bollati Boringhieri, 2020. G.1.16774

In quella «gioiosa apocalisse» che fu la Vienna a cavallo tra Otto e Novecento, spiccano figure di incredibile spessore, raccolte come per un incantesimo in un luogo e un’epoca precisi. La Vienna tra i due secoli fu infatti un laboratorio intellettuale irripetibile, nel quale spiccò almeno un elemento di genio in ogni possibile campo del sapere umano, dalla scienza alla musica, dall’architettura alla poesia, dalla pittura alla filosofia. In questo turbinio di idee, la minoranza ebraica era profondamente presente. Basta citare i nomi per comprendere di quale eccezionale gruppo umano stiamo parlando: Sigmund Freud, Karl Kraus, Theodor Herzl, Otto Weininger, Stefan Zweig, Hugo von Hofmannsthal, Arthur Schnitzler, Gustav Mahler, e poi Canetti, Koestler, Buber, Wittgenstein, Roth, Husserl, Schönberg, Graf… e l’elenco potrebbe continuare a lungo. La loro storia collettiva e personale, il contesto storico e sociale e l’esuberanza intellettuale del momento, vengono raccontate da Riccardo Calimani con freschezza e entusiasmo, coinvolgendo il lettore pagina dopo pagina.

Non è facile essere ebreo

Riccardo Calimani, Non è facile essere ebreo. L’ebraismo spiegato ai non ebrei, Milano, La nave di Teseo, 2019. G.1.16624

La violenza inaudita della Shoah, le sfide poste dal dopoguerra e il conflitto in Medio Oriente costringono gli ebrei a fare i conti con un’identità in divenire, combattuti fra il rispetto letterale della tradizione e il desiderio di un rinnovamento spirituale e culturale. Perciò, oggi più che mai, occorre chiedersi: cosa significa essere ebrei? Riccardo Calimani racconta, attraverso i suoi occhi e la sua esperienza, il mondo ebraico rivolgendosi a chi ne sa poco o nulla, declinandolo in tutte le sue sfaccettature: dalla cucina kasher alle feste religiose, dal Bar Mitzvah alla storia delle persecuzioni, dal pensiero geniale di Einstein e Freud al proverbiale umorismo ebraico. Questo libro, serio e dissacrante al tempo stesso, insegna che essere ebrei significa forse essere controcorrente, inquieti, allenarsi ad opporre leggerezza e ironia a pregiudizi, diffidenza e contraddizioni.

I diari dell'Olocausto

I diari dell’Olocausto. I racconti e le memorie inedite delle giovani vittime delle persecuzioni naziste, a cura di Alexandra Zapruder, Roma, Newton Compton, 2018. G.3.13584

Questa commovente raccolta riunisce alcune incredibili storie scritte durante l’olocausto da ragazzi tra i dodici e i ventidue anni. I protagonisti erano rifugiati o abitanti dei ghetti, o ancora giovani costretti a nascondersi dalla violenza delle leggi razziali. Sono pagine di diario, appunti, scritti in presa diretta, spontanei e toccanti, il cui valore di testimonianza ha pochi eguali nella storia. Quasi tutti i loro autori, infatti, morirono prima della Liberazione. Questo libro, vincitore del National Jewish Book Award, testimonia in modo vivido le impressioni e la sofferenza di chi visse sulla propria pelle lo sterminio nazista, compone il reportage inconsapevole di bambini e ragazzi alle prese con le difficoltà giornaliere dettate dalle persecuzioni. I loro pensieri, le loro idee e i loro sentimenti avvicinano il lettore a un livello più profondo di comprensione degli orrori dell’Olocausto.

Dietrich Bonhoeffer testimone contro il nazismo

Roberto Fiorini, Dietrich Bonhoeffer. Testimone contro il nazismo, San Pietro in Cariano, Il Segno dei Gabrielli editori, 2020. G.2.25991

Negli intenti dell’autore, l’obiettivo del libro è quello di mettere il lettore in contatto direttamente con il pensiero di Dietrich Bonhoeffer (Breslavia, 4 febbraio 1906 – Flossenbürg, 9 aprile 1945) , con la sua parola, con le scelte maturate, con la sua fede, con il suo amore, con l’itinerario che lo ha portato sino al “caso limite”, cioè la sua diretta opposizione alla politica distruttiva del nazismo. Anche a questa decisione estrema è pervenuto servendo «veramente la causa di Cristo». La narrazione del testo è finalizzata a dare a lui la parola. I titoli dei capitoli sono parole sue. A parte il primo che è una brevissima biografia, tutti gli altri si aprono con ampie citazioni sue che mettono a fuoco il tema poi approfondito nei singoli capitoli. «Bonhoeffer non è alle nostre spalle, ma è ancora davanti a noi», diceva il suo amico e confidente Eberhard Bethge. Oggi in diverse parti d’Europa ritornano simboli, messaggi e organizzazioni politiche che evocano quei tempi oscuri nei quali la disumanità raggiunse dei picchi inimmaginabili. La chiarezza, la determinazione e l’intelligenza della fede con le quali il pastore e teologo luterano ha affrontato quell’ “ora della tentazione”, sono preziosi anche per il discernimento a noi necessario. Possiamo dire anche oggi: «Bonhoeffer è ancora davanti a noi». La speranza è che queste pagine siano uno strumento utile ad allargare la nostra consapevolezza e responsabilità.

Hannah Arendt a Gerusalemme

Francesco Fistetti, Hannah Arendt a Gerusalemme. Ripensare la questione ebraica, Genova, Il melangolo, 2020. G.1.16765

La pubblicazione, nel 1963, del libro di Hannah Arendt La banalità del male suscitò un dibattito incandescente, che turbò profondamente Arendt, anzitutto perché quel libro incrinò i suoi rapporti con gli amici e i sodali ebrei di un tempo, tra i quali Gershom Scholem. Ma quel dibattito dai toni accesissimi, che dagli ambienti accademici tracimò sui giornali e sui media del tempo, era destinato a lasciare un segno indelebile sul pensiero e sulla vita stessa di Arendt. Esso inaugurò un lungo e travagliato percorso speculativo che l’avrebbe condotta al capolavoro incompiuto La vita della mente. La ‘questione ebraica’, così come viene messa a fuoco attraverso il dibattito provocato da La banalità del male, segna così una svolta radicale nel cammino di pensiero di Arendt e lascia affiorare una concezione assolutamente peculiare dell’ebraismo, distante anni luce dalle versioni allora dominanti, compresa quella difesa dallo Stato di Israele, una concezione che negli scritti arendtiani, fino ad allora, era rimasta sottotraccia.

Voglio sappiate che ci siamo ancora

Esther Safran Foer, Voglio sappiate che ci siamo ancora. La memoria, dopo l’Olocausto, Milano, Guanda, 2020. G.2.25867

Esther Safran Foer è cresciuta in una casa in cui il passato faceva troppa paura per poterne parlare. Figlia di genitori immigrati negli Stati Uniti dopo essere sopravvissuti allo sterminio delle rispettive famiglie, per Esther l’Olocausto è sempre stato un’ombra pronta a oscurare la vita di tutti i giorni, una presenza quasi concreta, ma a cui era vietato dare un nome. Anche da adulta, pur essendo riuscita a trovare soddisfazione nel lavoro, a sposarsi e a crescere tre figli, ha sempre sentito il bisogno di colmare il vuoto delle memorie famigliari. Fino al giorno in cui sua madre si è lasciata sfuggire una rivelazione sconvolgente. Esther ha deciso allora di partire alla ricerca dei luoghi in cui aveva vissuto e si era nascosto suo padre durante la guerra, e delle tracce di una sorella di cui aveva sempre ignorato l’esistenza. A guidarla, solo una vecchia foto in bianco e nero e una mappa disegnata a mano. Quello che scoprirà durante il suo viaggio in Ucraina – lo stesso percorso che Jonathan Safran Foer ha immaginato per il protagonista del suo romanzo, “Ogni cosa è illuminata” – non solo aprirà nuove porte sul passato, ma le concederà, finalmente, la possibilità di ritrovare se stessa e le sue radici.

Il regno di Auschwitz, 1940-1945

Otto Friedrich, Il regno di Auschwitz, 1940-1945, Milano, Solferino, 2020. G.1.16738

C’è un evento chiave nella storia di Auschwitz. Il 12 maggio del 1942, un convoglio da Sosnowiec scarica 1500 ebrei che, per la prima volta, non vengono né internati, né selezionati per le squadre di lavoro, né picchiati o freddati con un colpo di pistola. Vengono inviati direttamente alle camere a gas. Così si compie il destino di Auschwitz: non più un campo di concentramento né di lavoro coatto, ma una colossale macchina progettata per l’annientamento sistematico di esseri umani. Attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e dei carnefici, Il regno di Auschwitz descrive questa tragica parabola, fino all’evacuazione del gennaio 1945. Nessuno sa quanti abbiano perso la vita dietro quel filo spinato. E nessuno lo saprà mai, visto che i nazisti bruciarono tutti i documenti abbandonando Auschwitz, rendendo incalcolabile il numero effettivo delle vittime. Il comandante del campo Rudolf Höss, processato dopo la guerra, si dichiarò responsabile dell’eliminazione di due milioni e mezzo di persone, più «un altro mezzo milione di morti per fame e malattie». Poi però aggiunse: «Non ho mai saputo il numero complessivo e non ho modo nemmeno di stimarlo». Ma, per quanto suoni terribile dirlo, il punto non è quanti ebrei siano stati uccisi. Il punto è che l’obiettivo era ucciderli tutti. È questo che definisce il genocidio. Vernichtung, annientamento. E Auschwitz ne è il simbolo, il più eloquente di tutti, perché più di tutti gli altri campi dette il suo spaventoso contributo alla Soluzione Finale. È per questo che la storia umana può solo dividersi in un prima e un dopo Auschwitz.

Angelo Gilardino, Mario Castelnuovo-Tedesco. Un fiorentino a Beverly Hills, Milano, Curci, Roma, CIDIM, Comitato nazionale italiano musica, 2018, G.2.25978

Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore di talento, fin dagli esordi riscuote grandi consensi in tutta Europa. Nel 1939, a causa delle leggi razziali, fugge negli Stati Uniti, dove diventa autore di musica da film per l’industria di Hollywood e maestro di compositori come Henry Mancini e John Williams. La musica assoluta e la sua Firenze restano però fonti d’ispirazione costanti. A cinquant’anni dalla morte, questo libro racconta la storia di un uomo, un artista, che, a dispetto del destino, mai rinunciò alla propria essenza e alla proprie origini.

Storia dell'ebraismo

Martin Goodman, Storia dell’ebraismo, Torino, Einaudi, 2019. G.2.25460

L’ebraismo ha mantenuto invariata la sua fortissima identità nonostante le innumerevoli forme e credenze che hanno costellato il suo corso millenario. Il libro di Martin Goodman offre la prima storia complessiva della sua nascita, della sua evoluzione e delle sue diverse correnti e tradizioni. Dalle origini della religione ebraica nel mondo politeistico del secondo e primo millennio al culto del tempio d’epoca cristiana, Storia dell’ebraismo racconta le vicende di rabbini, mistici e messia medievali e agli albori dell’età moderna, descrive le varietà religiose contemporanee dall’Europa alle Americhe, dall’Africa all’India e alla Cina, cosí come le istituzioni e le idee sulle quali si fonda ogni forma di ebraismo. Intrecciando i diversi fili del dibattito filosofico e dottrinario che attraversa tutta la sua storia, questo libro, autorevole e coinvolgente insieme, restituisce la cronaca di una tradizione fondamentale per l’eredità spirituale umana.

La memoria dei salvati

Fausto Maria Greco, La memoria dei salvati. Elie Wiesel e Primo Levi di fronte agli oppressori, Roma, Carocci, 2020. G.2.26222

All’inizio degli anni Sessanta, a bordo di un autobus a Tel Aviv, un ex deportato riconosce in un altro passeggero il suo vecchio kapò ad Auschwitz. Il desiderio di rivalsa del sopravvissuto, protagonista del racconto di Elie Wiesel intitolato Una vecchia conoscenza, resta però insoddisfatto. Trent’anni più tardi, in un libro di memorie lo scrittore e premio Nobel di origine romena fa riferimento all’episodio del confronto con l’ex kapò in modo nuovo: tra le due versioni della vicenda si sviluppa la riflessione di Wiesel sulla memoria della Shoah, sulla scrittura di testimonianza e di invenzione, sui sentimenti di collera e di vergogna che animano i sopravvissuti ai campi di sterminio e i loro figli. Anche Primo Levi affronta il problema della memoria del sopravvissuto e in Vanadio, penultimo testo del Sistema periodico, narra del dialogo a distanza intrattenuto con il funzionario tedesco responsabile del laboratorio di un sottocampo del lager di Auschwitz, in cui lo scrittore ed ex deportato italiano ha lavorato per alcuni mesi nel 1944. Così Elie Wiesel e Primo Levi, tra i più autorevoli interpreti del discorso sulla Shoah, narrano in chiave autobiografica il confronto tra oppressi e oppressori nel Dopoguerra, ragionando di acquiescenza e contaminazione del male, di responsabilità personale e collettiva, di bisogno di giustizia e verità.

Auschwitz Francesco Guccini

Francesco Guccini, Auschwitz, Roma, Lapis, 2019. G.3.13575

Serena Viola dipinge per Lapis il testo di quella che è indubbiamente una delle più famose canzoni di Francesco Guccini, regalandoci un albo illustrato pieno di suggestioni: colori e immagini si accostano a parole di forte valore artistico e poetico. Una canzone per la quale non occorre alcuna presentazione, che occupa ormai di diritto un posto di primissimo piano nel panorama della canzone d’autore. La storia del bambino nel vento è ormai patrimonio della memoria collettiva. Il celeberrimo brano, scritto nel 1966, è universalmente riconosciuto come storia simbolo di sei milioni di vittime dell’orrore dei campi di sterminio hitleriani. Un albo da conservare, leggere o rileggere, per riflettere e per ricordare.

Uno spettro si aggira per l'Europa

Paul Hanebrink, Uno spettro si aggira per l’Europa. Il mito del bolscevismo giudaico, Torino, Einaudi, 2019. G.2.25454

Per gran parte del XX secolo, l’Europa è stata perseguitata da una minaccia scaturita dalla propria immaginazione: il bolscevismo giudaico. Questo mito – che riteneva il comunismo un complotto ebraico volto a distruggere le nazioni d’Europa – era una fantasia paranoica, eppure i timori di una cospirazione giudaico-bolscevica si affermarono dopo la Rivoluzione russa e si diffusero in tutta Europa. E durante la Seconda guerra mondiale tali paure contribuirono a seminare la morte, l’odio e l’orrore. Il racconto di Paul Hanebrink inizia con i movimenti controrivoluzionari che turbavano l’Europa alla fine della Prima guerra mondiale. Fascisti, nazisti, cristiani conservatori e molti altri europei, terrorizzati dal comunismo, immaginavano i bolscevichi ebrei come nemici sul punto di varcare i confini per sovvertire l’ordine dall’interno con le loro idee devastanti. Negli anni che seguirono, il bolscevismo giudaico fu un’arma politica potente e facile da usare. Dopo l’Olocausto, quello spettro, lungi dal morire, semplicemente si modificò, diventando uno dei componenti della guerra fredda. Dopo un’ennesima trasformazione, persiste ancora oggi su entrambe le sponde dell’Atlantico nella politica tossica del nazionalismo di destra rivitalizzato.

Delphine Horvilleur, Riflessioni sulla questione antisemita, Einaudi, 2020. G.2.25886

In questo saggio Delphine Horvilleur esplora l’antisemitismo attraverso i testi sacri, la tradizione rabbinica e le leggende ebraiche. Analizza la particolare coscienza che gli ebrei hanno di ciò che abita la psiche antisemita nel corso del tempo. Sartre aveva mostrato nelle Riflessioni sulla questione ebraica come l’ebreo sia definito in forma inversa attraverso lo sguardo dell’antisemita. Delphine Horvilleur sceglie qui di fare il contrario: esplorare l’antisemitismo attraverso i testi sacri, la tradizione rabbinica e le leggende ebraiche. Horvilleur analizza la particolare coscienza che gli ebrei hanno di ciò che abita la psiche antisemita nel corso del tempo: l’ebreo è di volta in volta rimproverato di impedire al mondo di fare «tutto»; di confiscare qualche cosa al gruppo, alla nazione o all’individuo; di mancare di virilità e di incarnare il femminile, la manchevolezza, il «buco», la ferita, la faglia identitaria che minaccia l’integrità della comunità. L’esegesi di questa letteratura è a maggior ragione piú rilevante in quanto i motivi ricorrenti dell’antisemitismo sono oggi rivitalizzati nel discorso dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. Questo libro offre gli strumenti di resilienza per sfuggire al ripiegamento identitario: la tradizione rabbinica non si preoccupa tanto di venire a capo dell’odio verso gli ebrei (fatica sprecata…) quanto di offrire armi per premunirsi. Esso inoltre, per chi lo sappia leggere, rappresenta una via d’uscita dalla competizione vittimistica che caratterizza i nostri tempi di odio ed esclusione.

Ritorno a Birkenau

Ginette Kolinka, Ritorno a Birkenau, Milano, Ponte alle Grazie, 2020. G.2.25710

Ginette Kolinka ha diciannove anni quando, insieme al padre, al fratello minore e al nipote, viene deportata a Birkenau. Sarà l’unica della famiglia a tornare, dopo aver attraversato l’orrore del campo di sterminio. La fame, la violenza, l’odio, la brutalità, la morte sempre presente, l’assurdità e la disumanizzazione: con semplicità, schiettezza e una forza straordinaria oggi Ginette ci narra l’inenarrabile. Per mezzo secolo ha tenuto per sé i propri tremendi ricordi, poi, a partire dagli anni Duemila, sempre più forte si è fatta l’esigenza di tramandare alle giovani generazioni ciò che è stato: da allora Ginette visita le scuole e accompagna i ragazzi ad Auschwitz-Birkenau, trasmettendo la propria testimonianza.

Claude Lanzmann, Un vivo che passa. Auscwitz 1943 – Theresienstadt 1944, Cronopio, 2020

«Cerchi di andare all’interno dei campi, cerchi di vedere tutto quello che può». Essere soprattutto due occhi e vedere, cercare di vedere al di là di ciò che gli veniva mostrato: questo era il compito di Maurice Rossel, delegato della Croce Rossa Internazionale cui fu concesso di visitare il campo di Auschwitz nel 1943 e, qualche mese dopo, il ghetto di Theresienstadt. Eppure questa intervista che egli ha concesso a Claude Lanzmann nel 1979 diventata un film autonomo, parla solo della sua cecità, del suo aver visto senza vedere ed è in grado di interrogare, oggi, lo sguardo opaco che caratterizza il nostro presente.

Lezioni Primo Levi

Lezioni Primo Levi, a cura di Fabio Levi e Domenico Scarpa, Milano, Mondadori, 2019. G.3.13520

Queste parole di Primo Levi sono una sintesi della sua biografia e della sua opera. Levi è ormai riconosciuto in tutto il mondo non solo come uno fra i maggiori testimoni di Auschwitz, ma come uno scrittore di vivido talento linguistico e di multiforme energia immaginativa, e come un uomo di pensiero capace di innescare con ciascuno dei suoi lettori un dialogo limpido, appassionato, arguto. È per questo che il Centro internazionale di studi sorto a Torino nel suo nome propone, a partire dal 2009, una Lezione annuale – rivolta in primo luogo alle persone più giovani – che ne ripercorre l’opera a partire da interrogativi suggeriti dalla ricerca critica e dalle sollecitazioni del mondo attuale. Questo volume raccoglie le dieci Lezioni tenute fino a oggi, affidate di volta in volta a studiosi di letteratura e di scienza, a storici e a linguisti, a professionisti della traduzione, a esperti della tradizione ebraica: il tutto per indagare il pensiero, in continua evoluzione, di un uomo che aveva la capacità di tradurre le idee e le cose in parole, e che delle parole sapeva scorgere i significati materiali e immateriali.

Campi fascisti una vergogna italiana

Gino Marchitelli, Campi fascisti. Una vergogna italiana, Milano, Jaca Book, 2020. G.2.25839

L’Italia non ha mai fatto i conti con la vergogna delle repressioni attuate dal regime fascista durante il ventennio, ma la democrazia ha bisogno di tenere viva la memoria degli eccidi, delle torture, delle violenze fasciste di cui fu pervaso il nostro Paese dal 1920 alla fine della seconda guerra mondiale. Una storia di abusi, odio, annientamento di ogni forma di opposizione politica e sociale di centinaia di migliaia di persone che hanno perso la vita a causa delle guerre sanguinarie che il regime proclamò fino alla Liberazione partigiana del 1945. Questo libro illustra, con una serie di esempi documentati, una verità sconosciuta: il numero dei luoghi di detenzione di ogni tipo che il regime aveva costruito per internare gli oppositori, gli antifascisti, gli ebrei, i «diversi» e i prigionieri di guerra utilizzati in campi di lavoro coatto e coercitivo. Prendendo spunto dal notevole lavoro on line www.campifascisti.it, l’autore racconta alcune esperienze e porta a conoscenza di un pubblico più vasto le verità scomode su quanto il mito «Italiani brava gente» sia un enorme e abominevole falso storico. Conoscere, sapere, raccogliere testimonianze è il vero antidoto affinché non abbia mai più a ripetersi una vergogna come quella del regime fascista.

Per Primo Levi

Pier Vincenzo Mengaldo, Per Primo Levi, Torino, Einaudi, 2019. G.2.25072

Il saggio piú antico, Ciò che dobbiamo a Primo Levi, è del 1989; il piú recente, Il canto di Ulisse, è del 2018. Sono esattamente trent’anni che Pier Vincenzo Mengaldo, noto critico e storico della lingua italiana, studia i testi di Primo Levi, ne analizza la scrittura, ne individua il senso piú profondo. La «lunga fedeltà» sfocia ora, in occasione del centenario della nascita di Levi, in questo volume, che tutti quegli studi raccoglie dalle sedi diverse dove sono stati originariamente pubblicati, dando loro una veste organica. La lingua di Primo Levi è classica e chiara, ma solo apparentemente semplice: in realtà procede per contrasti, con un lessico ricco di ossimori e di termini tecnici. Mengaldo, alternando momenti piú dettagliatamente analitici ad altri di grande sintesi, la scompone e la ricompone per scoprirne i piú riposti meccanismi, sempre in relazione con la necessità espressiva di cui è di volta in volta strumento. Ovviamente Se questo è un uomo è al centro delle indagini, ma molto spazio è dato alla Tregua, forse il romanzo di Levi prediletto da Mengaldo, che ben individua le diverse strategie linguistiche dei due libri contigui. Non manca poi l’analisi linguistica dei testi piú letterari e meno testimoniali di Levi, in particolare gli splendidi racconti del Sistema periodico.

La memoria rende liberi

Enrico Mentana – Liliana Segre, La memoria rende liberi, Milano, Rizzoli, 2019. G.2.25617

«Un conto è guardare e un conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere». Liliana ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Discriminata come ‘alunna di razza ebraica’, viene espulsa da scuola e a poco a poco il suo mondo si sgretola: diventa ‘invisibile’ agli occhi delle sue amiche, è costretta a nascondersi e a fuggire fino al drammatico arresto sul confine svizzero che aprirà a lei e al suo papà i cancelli di Auschwitz. Dal lager ritornerà sola, ragazzina orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra, in un Paese che non ha nessuna voglia di ricordare il recente passato né di ascoltarla. Dopo trent’anni di silenzio, una drammatica depressione la costringe a fare i conti con la sua storia e la sua identità ebraica a lungo rimossa. «Scegliere di raccontare è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea». Enrico Mentana raccoglie le memorie di una testimone d’eccezione in un libro crudo e commovente, ripercorrendo la sua infanzia, il rapporto con l’adorato papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera e la gioia ritrovata grazie all’amore del marito Alfredo e ai tre figli. Un racconto emozionante su uno dei periodi più tragici del secolo scorso che invita a non chiudere gli occhi davanti agli orrori di ieri e di oggi, perché «la chiave per comprendere le ragioni del male è l’indifferenza: quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore».

Cultura cattolica, ebraismo e Israele in Italia

Enrico Palumbo, Cultura cattolica, ebraismo e Israele in Italia. Gli anni del Concilio e post-Concilio, Brescia, Morcelliana, 2020. RG23.B2.268

Il Novecento – e tutto ciò che ha comportato, dalla Shoah alla costruzione dello Stato di Israele, fino al conflitto mediorientale – ha palesato i motivi religiosi, culturali, sociali ed economici sottesi al travagliato rapporto tra mondo cattolico ed ebraico. Motivi che si sono articolati nella loro complessità nei primi decenni del secolo e che, attraverso l’analisi delle riviste cattoliche italiane, sono qui sviluppati in particolare negli anni di Giovanni XXIII e Paolo VI. Si evidenzia come la ricezione delle idee del Concilio Vaticano ii sia stata accompagnata dall’attenuarsi degli stereotipi sugli ebrei, intrecciandosi però in molti casi con l’interpretazione politica del conflitto mediorientale.

vita o teatro

Charlotte Salomon, Vita? O teatro?, Roma, Castelvecchi, 2019. ART.4.16

La giovane artista Charlotte Salomon decise di dipingere la storia della sua vita durante una difficile crisi esistenziale. Nel 1939, all’età di ventuno anni, fuggì da Berlino e trovò rifugio presso i nonni materni nel sud della Francia. In nemmeno due anni, tra 1940 e 1942, produsse un’incredibile serie di tempere, Leben? oder Theater? (Vita? o Teatro?), costruite con un disegno possente e colori di forte espressività. I personaggi dell’opera sono suoi familiari, amici e personaggi del suo ambiente, ai quali vengono dati nomi immaginari, tanto che la stessa autrice vi compare nelle vesti di Charlotte Kann. Charlotte Salomon interpretò quindi la sua storia biografica fondendo realtà e finzione. Questo suo grande lavoro era stato concluso da pochi mesi quando, nell’ottobre del 1943, all’età di ventisei anni, Charlotte Salomon venne uccisa ad Auschwitz.

ceneri di Babij Jar

Antonella Salomoni, Le ceneri di Babij Jar. L’eccidio degli ebrei di Kiev, Bologna, Il mulino, 2019. G.2.25477

Nella profonda e larga gola situata in prossimità di Kiev, nota come Babij Jar, fra il 29 e il 30 settembre 1941 le truppe tedesche sterminarono, a colpi d’arma da fuoco, 33.771 ebrei. Si tratta del più grave eccidio commesso durante il secondo conflitto mondiale. Durante e dopo la guerra il territorio fu modificato, ridisegnato o riconvertito con l’obiettivo di rimuovere i segni fisici del genocidio. Di fronte alla volontà di cancellazione del luogo, oggi pressoché definitiva, un ruolo centrale nel processo di trasmissione dei fatti storici, già a partire dalla fine degli anni quaranta, lo ebbero le arti. Prosa e poesia, musica, architettura e pittura hanno dato forma a una sorta di testo collettivo – sapientemente analizzato nel libro – grazie al quale l’evento ha potuto conservarsi nonostante le censure, le repressioni, le profanazioni di un regime che non intendeva accettare l’idea che nella guerra contro i popoli sovietici ci fosse stata una ‘guerra speciale’ contro gli ebrei.

I senza memoria

Géraldine Schwarz, I senza memoria. Storia di una famiglia europea, Torino, Einaudi, 2019. G.2.25445

Nel 1938, Karl Schwarz, il nonno tedesco dell’autrice, rileva, nell’ambito del processo di arianizzazione voluto dai nazionalsocialisti, la piccola azienda di prodotti petroliferi di Julius Löbmann, pagandola assai meno di quanto in realtà valesse. E quando dopo la guerra questi, unico sopravvissuto della sua famiglia sterminata in un campo di concentramento, chiede di essere risarcito, Schwarz per anni si rifiuta di far fronte alle rivendicazioni del padrone di un tempo. Alla fine pagherà, ma in famiglia l’episodio verrà il più possibile nascosto e infine rimosso. Da questa situazione individuale prende avvio la ricognizione di Géraldine Schwarz, che allarga subito la visuale mettendo in evidenza come la «mancanza di memoria» della sua famiglia trovi un pendant nelle strategie politiche della Germania nel dopoguerra: Adenauer, il primo cancelliere tedesco, se da un lato vincola il paese alle democrazie occidentali, dall’altro in molti ambiti della vita pubblica tollera la presenza di importanti personaggi del regime hitleriano. Bisognerà attendere sino agli inizi degli anni Sessanta, prima che nell’opinione pubblica tedesca si avvii quella riflessione sulle proprie colpe che ha portato alla Germania contemporanea. Ma la disamina dell’autrice si sposta ben presto anche su altri paesi come l’Italia, dove per anni ha potuto tranquillamente essere rappresentato in Parlamento il Movimento sociale italiano, un partito che non nascondeva le sue radici fasciste; o l’Austria sempre ben attenta a negare l’entusiasmo con cui Hitler e le sue truppe vennero accolti il giorno dell’ Anschluss o infine l’altro paese di origine di Géraldine Schwarz, la Francia, dove dietro il mito della resistenza si sono nascoste le precise responsabilità di molti cittadini: fra questi, forse, anche il nonno materno dell’autrice, di cui non si sa molto oltre al fatto che fu gendarme in una zona dove il governo di Vichy dava la caccia agli ebrei. E sono proprio i paesi in cui la rielaborazione critica di quegli anni è stata carente, in cui hanno avuto la meglio i «senza memoria», questa la tesi centrale e attualissima del libro, ad apparire oggi particolarmente esposti al populismo e al sovranismo, a tollerare e fomentare il razzismo, e a propugnare una concezione antidemocratica della vita politica.

Auschwitz storia e memorie

Frediano Sessi, Auschwitz. Storia e memorie, Venezia, Marsilio, 2020. G.2.26135

La storia di Auschwitz non può essere affrontata senza una visione di insieme di tutto quanto il campo rappresenta e racchiude in sé. Oggi tenta di fornirla Frediano Sessi, in una poderosa opera che è il risultato di mezzo secolo di ricerche e lavoro sul campo, a contatto e in relazione con storici e ricercatori di tutto il mondo. Dalle radici storiche alla geografia della città, dalle origini dell’idea stessa di lager all’attuazione concreta dei progetti, dalla ricostruzione minuziosa della vita quotidiana alla topografia completa (gli alloggi e il lavoro) e questioni ancora poco affrontate, come la differenza di «genere» circa il trattamento e il destino differente dei deportati se uomini o donne. Il volume presenta e raccoglie tutte le nuove acquisizioni: mappe, fotografie inedite, metodi di sterminio e resistenza, analisi inedita dei processi e degli atti, con il commento delle sentenze più controverse. Vengono ripercorsi la nascita dei musei e i cambiamenti, fino agli ultimi anni e le nuove esperienze di visita al campo, per educare e formare le giovani generazioni al corretto trasferimento della memoria. Corredano la pubblicazione apparati e cronologie dettagliate e complete.

Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea

Franca Tagliacozzo – Bice Migliau, Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea, Città di Castello, Odoya, 2020. G.2.26216

La presenza degli ebrei in Europa si dipana in questo volume dall’apertura dei ghetti fino agli avvenimenti più recenti; la storia dell’antisemitismo, le origini del sionismo, gli ebrei durante il Risorgimento e all’epoca della Prima Guerra Mondiale e durante la Rivoluzione russa, le vicende degli ebrei nel periodo nazifascista, la nascita dello stato di Israele e il sorgere del problema mediorientale, la vita delle comunità ebraiche… Un racconto capace di fornire tutti gli strumenti idonei per la conoscenza e la valutazione degli eventi. In Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea, le sfide dell’emancipazione, le fratture e le ricomposizioni del Novecento si snodano in un percorso di lettura tra ricostruzione storica, testi e documenti, qui riproposti in una nuova edizione aggiornata e ampliata con contributi fino alle tematiche più attuali. Un utile strumento per comprendere e porsi delle domande al di fuori di ogni stereotipo sulle vicende di una minoranza tutt’altro che statica, che si colloca nel contesto storico generale come una componente vivace e attiva della società. Il volume, corredato da un ricco apparato di documenti, letture e testimonianze e da un’ampia bibliografia, presenta inoltre i contributi di Raffaella Di Castro sul significato della memoria nella terza generazione dalla Shoah, e di Piero Di Nepi sull’identità Odoya ebraica nel rapporto tra la diaspora e Israele.

La sinistra italiana e gli ebrei

Alessandra Tarquini, La sinistra italiana e gli ebrei. Socialismo, sionismo e antisemitismo dal 1892 al 1992, Bologna, Il mulino, 2019. G.2.25732

Questo libro ricostruisce i rapporti fra la sinistra italiana e gli ebrei, dal 1892, quando nacque il Partito socialista, alla crisi della cosiddetta prima Repubblica. I protagonisti sono le donne e gli uomini che, in nome del socialismo di matrice marxista, aderirono ad alcune delle più importanti organizzazioni di massa del Novecento. E gli interrogativi a cui l’autrice cerca di rispondere sono i seguenti: chi sono stati e chi sono gli ebrei per i socialisti? Sono oppressi, e quindi insieme a tutti gli sfruttati del mondo partecipano alla lotta per l’avvento di una nuova civiltà, oppure ostacolano la realizzazione del socialismo? Accanto alla storia dei partiti, nella trattazione hanno ampio spazio gli intellettuali che vissero a stretto contatto con la politica. Da questo punto di vista, la rappresentazione dell’antisemitismo, del sionismo e del conflitto arabo-israeliano, negli scritti degli storici, dei filosofi e dei sociologi, ma anche nel cinema, nei romanzi e nella produzione della cultura di massa, aiuta ad approfondire la ragione delle scelte politiche. Nell’arco di un secolo, a delinearsi è una storia di relativa sottovalutazione della questione ebraica.

Un andare pensando

Giuseppe Varchetta, Un andare pensando. Primo Levi e la zona grigia, Milano-Udine, Mimesis, 2019. G.2.25576

La ricerca presentata si fonda sull’ipotesi che Primo Levi fin dalle prime pagine di Se questo è un uomo abbia sempre avvertito la dicotomia “vittime-carnefici” come una semplificazione eccessiva per una comprensione autentica dell’infamia del Lager. Il costrutto della “zona grigia” è presente, secondo l’autore, in tutto il processo testimoniale e creativo di Levi. Attraverso una riflessione connessa consapevolmente alla epistemologia della complessità ed emotivamente a una elaborazione del suo Io, la “zona grigia” si è definita sempre più, fino alla categorizzazione ne I sommersi e i salvati e al pervenire a una visione a “tre” della fenomenologia concentrazionaria: i carnefici, le vittime e coloro che tra le vittime (i “salvati”) sono stati toccati da questa esperienza. L’autore, in relazione a una lunga carriera professionale, propone “ascoltando” Levi che le esperienze del Lager possano avere, anche se ovviamente con esiti meno terribili, una mimesi in uno “stabilimento industriale”, indicando una estensione del costrutto della “zona grigia” nell’esperienza organizzativa contemporanea.

Vite sospese

Vite sospese. 1938. Università ed ebrei a Pisa, a cura di Michele Emdin, Barbara Henry, Ilaria Pavan, Pisa, Pisa University Press, 2019. G.3.13597

Il 5 settembre 1938 venivano emanate le leggi “per la difesa della razza”, le leggi della vergogna: lo Stato italiano, per mano di chi lo reggeva discriminava, chi aveva origine familiare e credo israelita, con il suggello falso di un attributo razziale inesistente. La Nazione italiana in larga parte accoglieva indifferente il dispositivo che spezzava il legame tra i suoi cittadini ebrei e la società civile. Le Università e le Scuole “sospendevano” i loro Docenti, non consentivano agli studenti e alle studentesse l’iscrizione, li allontanavano quando stranieri. A Pisa l’Università allontanava venti tra i suoi Docenti e oltre duecento Studenti ebrei stranieri. Nell’ambito delle celebrazioni indette dall’Università di Pisa, dalla Scuola Normale Superiore, dalla Scuola Superiore Sant’Anna e dall’IMT e intitolate a “San Rossore 1938” gli allievi delle Scuole il 15 ottobre 2018 hanno ricordato quelle “vite sospese” con i loro Docenti nel corso di una Giornata di confronto e di testimonianza, cui è seguita una installazione artistica presso la Scuola Sant’Anna: quattro stanze, frammenti del poema di vite sospese e spezzate nel 1938 per volontà di un dittatore, per firma di un re d’Italia, per l’acquiescenza dei più in Europa. Questo libro ripercorre quelle storie e ne riafferma al lettore la memoria.

Voci dalla Shoah

Voci dalla Shoah. Testimonianze per non dimenticare, a cura di Claudio Facchinelli, Udine, Gaspari, 2020. G.2.25828

«Auschwitz e Hiroshima indicheranno per sempre, nella storia multimillennaria del nostro piccolo pianeta, una svolta decisiva, di cui gli storici futuri misureranno tutte le conseguenze oggi incalcolabili. Due nomi, quelli ora fatti, del 1945, che possono essere assunti a simbolo della nostra epoca. Il primo, rivelatosi al mondo con estrema difficoltà, tra molti travestimenti, ipocrisia, indifferenza, viltà, di individui, governi, popoli, istituzioni profane e sacre, e apparsi in tutta la loro tragica luce solo col crollo della potenza nazista in Europa; il secondo, percepito nel bagliore infernale di un attimo, nei cieli del Giappone. Ma visti nel profondo dei tempi, essi sono accomunati dalla ferocia o dalla follia autodistruttiva dell’umanità. Eppure dobbiamo constatare che, nonostante tutto questo, gli uomini continuano a ridere, piangere, trastullarsi, uccidersi, come prima, come sempre» (dalla Prefazione di Alessandro Galante Garrone).

Ultima fermata Auschwitz

Eddy de Wind, Ultima fermata Auschwitz. Come sono sopravvissuto all’orrore 1943-1945, Milano, Rizzoli, 2020. G.2.25817

Sul finire del 1944 i tedeschi stanno abbandonando Auschwitz, mentre l’Armata Rossa si avvicina. Portano con sé gran parte dei prigionieri rimasti, forzandoli in estenuanti marce verso i lager della Germania. Per sfuggire a quel destino, Eddy de Wind si nasconde in una delle baracche, sotto un cumulo di vestiti; Friedel, sua moglie, non ha il coraggio di imitarlo. Di lì a qualche giorno Eddy trova un taccuino abbandonato e comincia a scrivere la sua storia. Lui e Friedel si sono conosciuti nel campo di transito di Westerbork, nei Paesi Bassi. Giovani e in salute, i due erano stati messi al lavoro: Eddy come medico, Friedel come infermiera. Si erano frequentati, innamorati e sposati sempre all’interno del campo, ma quella parentesi di relativa pace non era destinata a durare. Caricati sui convogli della morte, erano stati anche loro trasferiti ad Auschwitz. Sopravvissuti alla prima selezione, si erano ritrovati di nuovo a lavorare nelle infermerie del campo, ma questa volta divisi. Eppure, persino lì sono riusciti a mantenere una qualche forma di comunicazione, scambiandosi di nascosto brevi lettere d’amore, stringendosi in abbracci fugaci quanto illegali e resistendo fino all’ultimo. Quella di Eddy e Friedel è una vicenda autentica, una ricostruzione fedele scritta «a caldo» da dietro al filo spinato del lager. Una storia in cui il racconto delle atrocità quotidiane – il timore nei confronti delle SS, gli abusi, le umiliazioni, l’abbrutimento, l’agonia propria e altrui – è venato da una flebile ma tenace speranza: quella di un amore che non smette di lottare anche in un simile scenario di sofferenza e morte.

Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila

Carlo Zanda, Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila, Vicenza, Neri Pozza, 2019. G.1.16709

C’è un avvenimento nella vita di Primo Levi, quando per pubblicare un libro a cui teneva molto, il terzo, dovette rinunciare al suo nome in copertina e procurarsene un altro di facciata, che non è mai riuscito a conquistare l’interesse dei biografi e che forse, invece, merita un po’ più di considerazione, perché costituisce un crocevia esistenziale nella sua avventura umana. Non sappiamo in base a quali strategie personali Levi ritenne più giusto sostenere in pubblico di essere lui il responsabile dello «sbaglio», così lui stesso lo definiva, fatto con le Storie naturali decidendo di firmarle con un nome fasullo. Lo fece però contro ogni evidenza, in contrasto con la logica dei suoi interessi, dal momento che desiderava firmarlo, e smentendo l’evidenza di documenti scritti e le nitide testimonianze degli amici. Servendosi di documenti e dichiarazioni, Carlo Zanda ricostruisce il tortuoso percorso che ha portato uno dei più influenti scrittori italiani del Novecento a scegliere la strada dell’anonimato per la pubblicazione di un’opera in cui credeva molto e che desiderava firmare con il proprio nome. Un mistero che ad oggi non è mai stato risolto.

Bibliografia

La bibliografia offre un’ampia selezione, non esaustiva, di opere presenti in Biblioteca Mai che affrontano, con diversi approcci e modalità, il tema della Shoah e della storia ebraica, e propone letture quali opportunità di riflessione su altre analoghe forme di violenza e sterminio razziale.

La maggior parte delle segnalazioni proviene dalle bibliografie offerte a corredo delle iniziative organizzate dalla Biblioteca in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria, dal 2013 al 2020. Altre opere sono state aggiunte in questa questa occasione. Le ultime acquisizioni sono illustrate nella prima parte della bibliografia. Le opere di e su Primo Levi sono riportate a parte nella sezione finale.

La lista è suddivisa per anno di edizione, a partire dal più recente. Le pubblicazini edite nello stesso anno sono ordinate per autore/titolo. Al termine della descrizione è riportata la segnatura della copia (o delle copie) posseduta.

Alcune tre le opere segnalate sono disponibili anche in formato digitale su Media Library On Line. Si è scelto di non dotarle di collegamento diretto in quanto il catalogo MLOL è in costante aggiornamento.

  • Claude Lanzmann, Un vivo che passa. Auschwitz 1943-Theresienstadt 1944, Napoli, Cronopio, 2020. G.1.16722
  • Attraverso queste mie parole. Leggere il Giorno della Memoria, a cura di Gabriella Cremaschi, prefazione di Liliana Segre, Brescia, Scholé, 2019. G.1.16298
  • Alain Besançon, Novecento il secolo del male. Nazismo, comunismo, Shoah, Torino, Lindau, 2019. G.2.25534
  • Diari dell’olocausto. I racconti e le memorie inedite delle giovani vittime delle persecuzioni naziste, a cura di Alexandra Zapruder, Roma, Newton Compton, 2019. G.3.13584
  • Giuseppe Laras, Il comandamento della memoria, Milano-Udine, Mimesis, 2019. G.1.16344
  • Bruno Maida, La Shoah dei bambini. La persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia, 1938-1945, Torino, Einaudi, 2019. G.2.25458 (ed. 2013: G.2.21295)
  • Enrico Mentana – Liliana Segre, La memoria rende liberi, nuova ed. con testi inediti, Milano, Rizzoli, 2019. G.2.22599
  • Cynthia Ozick, Di chi è Anne Frank?, Milano, La Nave di Teseo, 2019. G.1.16330
  • Emanuel Ringelblum, Diario dal ghetto di Varsavia, Roma, Castelvecchi, 2019. G.2.25496
  • Joshua Sinclair, Edith Stein. Una rosa d’inverno, Brescia, Scholé, 2019. G.1.16629
  • Andrea e Tatiana Bucci, Noi, bambine ad Auschwitz, Milano, Mondadori, 2018. G.2.24963
  • Renzo Fracalossi, E scese la notte. Due testi teatrali sulla Shoah, Milano, Àncora, 2018. G.1.16654
  • Sergio Luzzatto, I bambini di Moshe. Gli orfani della Shoah e la nascita di Israele, Torino, Einaudi, 2018. G.3.13115
  • Daniela Padoan, Come una rana d’inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz: Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi, Milano, Bompiani, 2018. G.1.15962
  • Steven Beller, L’antisemitismo, Bologna, Il mulino, 2017. G.2.23812
  • Riccardo Calimani – Giacomo Kahn, Gli ebrei tra storia e memoria, Bologna, EDB, 2017. G.1.15876
  • Catherine Chalier, Leggere la Torà, Firenze, Giuntina, 2017. G.1.15766
  • Alon Confino, Un mondo senza ebrei. L’immaginario nazista dalla persecuzione al genocidio, Milano, Mondadori, 2017. G.2.23879
  • Sibilla Destefani, L’anticiviltà. Il naufragio dell’Occidente nelle narrazioni della Shoah, Milano-Udine, Mimesis, 2017. G.2.24048
  • Dizionario dell’ebraismo, Bologna, EDB, 2017. G.1.15767
  • Ebraismo al “femminile”. Percorsi diversi di intellettuali ebree del Novecento, a cura di Orietta Ombrosi, Firenze, Giuntina, 2017. G.3.12788
  • Ari Folman – David Polonsky, Anne Frank. Diario, Torino, Einaudi, 2017. G.3.12782
  • Saul Friedländer, Gli anni dello sterminio. La Germania nazista e gli ebrei: 1939-1945, Milano, Garzanti, 2017. G.2.23877
  • Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, Torino, Einaudi, 2017. G.2.23850/1-3 (ed. 1995 G.2.13333/1-2)
  • Arturo Marzano, Storia dei sionismi. Lo Stato degli ebrei da Herzl a oggi, Roma, Carocci, 2017. G.2.24196
  • Steven Nadler, Gli ebrei di Rembrandt, Torino, Einaudi, 2017. G.3.12800
  • Liliana Picciotto Fargion, Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla shoah, 1943-1945. Una ricerca del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Torino, Einaudi, 2017. G.3.12784
  • Israel J. Singer, Ebrei di campagna, Bagno a Ripoli, Passigli, 2017. G.1.15690
  • Matteo Stefanori, Ordinaria amministrazione. Gli ebrei e la Repubblica sociale italiana, Bari-Roma, Laterza, 2017. G.2.24194
  • Dan Stone, La liberazione dei campi. La fine della Shoah e le sue eredità, Torino, Einaudi, 2017. G.2.23891
  • Donatella Calabi, Venezia e il ghetto. Cinquecento anni del recinto degli Ebrei, Torino, Bollati, 2016. G.1.15607
  • Ferdinando Scianna: il ghetto di Venezia 500 anni dopo. The Venice ghetto 500 years after, Venezia, Tre Oci, Marsilio, 2016. G.3.12429
  • Anna Foa, Portico d’Ottavia 13. Una casa del ghetto nel lungo inverno del ’43, Roma-Bari, Laterza, 2016. G.2.23569
  • Ferdinand Gregorovius, Il ghetto e gli ebrei di Roma, 1853, Napoli, Intra Moenia, 2016. G.1.15531
  • Francesco Jori, 1516. Il primo ghetto. Storia e storie degli ebrei veneziani, Pordenone, Biblioteca dell’immagine, 2016. G.1.15532
  • Goffredo Parise, Veneto barbaro di muschi e nebbie, Argelato, Minerva, 2016. G.2.23707
  • Venezia, gli ebrei e l’Europa (1516-2016), a cura di Donatella Calabi, Venezia, Marsilio, 2016. G.4.5794
  • Michel Abitbol, Storia degli ebrei dalle origini ai nostri giorni, Torino, Einaudi, 2015. G.2.22875
  • Riccardo Calimani, Storia degli Ebrei italiani, Milano, Mondadori, 2013-2015, 3 vv.. G.3.11273/1-3
  • Mario Camerini, “Judei de Urbe”. Storia illustrata degli ebrei di Roma, Firenze, Giuntina, 2015. G.4.5613
  • Anne Frank, Tutti gli scritti. Diari, Racconti dell’alloggio segreto, altri racconti, lettere, fotografie e documenti, Torino, Einaudi, 2015. G.2.22615
  • Il pensiero ebraico nel Novecento, a cura di Adriano Fabris, Roma, Carocci, 2015. G.2.22601
  • Gli abitanti del ghetto di Roma. La Descriptio Hebreorum del 1733, a cura di Angela Groppi, Roma, Viella, 2014. G.2.23106
  • Georges Bensoussan, L’eredità di Auschwitz. Come ricordare?, Torino, Einaudi, 2014. G.2.22172
  • Josef Bor, Il Requiem di Terezin, Bagno a Ripoli, Passigli, 2014. G.2.21941
  • Anna Bravo, Raccontare per la storia, Torino, Einaudi, 2014. G.1.14728
  • Dopo i testimoni. Memorie, storiografie e narrazioni della deportazione razziale, a cura di Marta Baiardi e Alberto Cavaglion, Roma, Viella, 2014. G.2.22059
  • Anna Foa, Andare per ghetti e giudecche, Bologna, Il Mulino, 2014. G.2.23150
  • Etty Hillesum, Il bene quotididiano. Breviario degli scritti, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2014. G.1.14529
  • Claude Lanzmann, Shoah, Milano, Bompiani, 2014. G.1.14224
  • Alina Margolis-Edelman, Una giovinezza nel ghetto di Varsavia, Firenze, Giuntina, 2014. G.1.15549
  • Daniele Menozzi, Giudaica perfidia. Uno stereotipo antisemita fra liturgia e storia, Bologna, Il mulino, 2014. G.2.22065
  • Chil Rajchman, Treblinka 1942-1943. Io sono l’ultimo ebreo, Milano, Bompiani, 2014. G.1.14541
  • Simon Schama, La storia degli ebrei. In cerca delle parole. Dalle origini al 1492, Milano, Mondadori, 2014. G.3.11699
  • Shoah, modernità e male politico, a cura di Renata Badii e Dimitri D’Andrea, Milano, Udine, Mimesis, 2014. G.2.21895
  • Kenneth Stow, Il ghetto di Roma nel Cinquecento. Storia di un’acculturazione, Roma, Viella, 2014. G.2.23573
  • Arianna Szörényi, Una bambina ad Auschwitz, Milano, Mursia, 2014. G.2.21955
  • Helga Weiss, Il diario di Helga. La testimonianza di una ragazza nei campi di Terezin e Auschwitz, Torino, Einaudi, 2014. G.2.22729
  • Louis Wirth, Il ghetto. Il funzionamento sociale della segregazione, Milano, Res Geatae, 2014. G.2.23582
  • Israel Zangwill, Racconti del ghetto, Parma, Guanda, 2014. G.2.23576
  • Hannah Arendt – Joachim Fest, Eichmann o La banalità del male. Intervista, lettere, documenti, Firenze, Giuntina, 2013. G.1.14177
  • Christian Bernadac, Ravensbrück. Il lager delle donne, Milano, PGreco, 2013. G.2.21683
  • Domenico Brancale, Incerti umani, Bagno a Ripoli, Passigli, 2013. G.1.14146
  • Ebrei, minoranze, Risorgimento: storia, cultura, letteratura, a cura di Marina Beer e Anna Foa, Roma, Viella, 2013. G.2.21441
  • Aly Gotz, Perché i tedeschi? Perché gli ebrei? Uguaglianza, invidia e odio razziale, 1800-1933, Torino, Einaudi, 2013. G.2.21385
  • Il Memoriale italiano ad Auschwitz. Giornata della memoria 2014. Documentazione, conservazione e progetto di integrazione 2008-2012, a cura di Giuseppe Arcidiacono e Sandro Scarrocchia, Bergamo, Sestante, 2013. G.2.22066
  • Enrico Mottinelli, La neve nell’armadio. Auschwitz e la vergogna del mondo, con una conversazione con Edith Bruck, Firenze, Giuntina, 2013. G.1.14123
  • Opporsi al negazionismo. Un dibattito necessario tra filosofi, giuristi e storici, a cura di Francesca R. Recchia Luciani, Luciano Patruno, Genova, Il melangolo, 2013. G.1.14425
  • Amos Oz – Fania Oz-Salzberger, Gli Ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica, Milano, Feltrinelli, 2013. G.2.21620
  • ReMark. RemembranceMarks, pubblicazione a cura di Elisabetta Ruffini, Vilminore di Scalve, Il filo d’Arianna, 2013, testi anche in inglese e francese. G.1.14146
  • La Resistenza silenziosa. Leggi razziste e deportazione nella memoria degli ebrei di Roma, a cura di Marco Impagliazzo, Milano, Guerini e associati, 2013. G.2.21716
  • Giulia Spizzichino – Roberto Riccardi, La farfalla impazzita. Dalle Fosse Ardeatine al processo Priebke, Firenze, Giuntina, 2013. G.2.21500
  • Noemi Szac-Wajnkranc – Leon Weliczer, I diari del ghetto di Varsavia. Le storie dei coraggiosi che non si piegarono, Milano, Res Gestae, 2013. G.2.21281
  • Ariel Toaff, Storie fiorentine. Alba e tramonto dell’ebreo del ghetto, Bologna, Il Mulino, 2013. G.2.23570
  • Angelo Ventura, Il fascismo e gli ebrei. Il razzismo antisemita nell’ideologia e nella politica del regime, Roma, Donzelli, 2013. G.1.14485
  • Benjamin Murmelstein, Terezin. Il ghetto-modello di Eichmann, Brescia, Editrice La Scuola, 2013. G.1.15541
  • Maristella Botticini – Zvi Eckstein, I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492, Milano, EGEA – Università Bocconi, 2012. G.2.21199
  • Lucile Eichengreen, Le donne e l’olocausto. Ricordi dall’inferno dei lager, Venezia, Marsilio, 2012. G.2.20641
  • Umberto Fortis, La vita quotidiana nel ghetto. Storia e società nella rappresentazione letteraria (sec. XIII-XX), Livorno, Salomone Belforte & C., 2012. G.2. 23584
  • Carlo Greppi, L’ultimo treno. Racconti del viaggio verso i lager, Roma, Donzelli, 2012. G.1.14002
  • Elena Mazzini, L’antiebraismo cattolico dopo la shoah. Tradizioni e culture nell’Italia del secondo dopoguerra (1945-1974), Roma, Viella, 2012. G.2.20865
  • Marco Paolini, Ausmerzen, vite indegne di essere vissute, con uno scritto di Mario Paolini, Torino, Einaudi, 2012. G.1.14079
  • Mirjam Pressler, I Frank. La storia della famiglia di Anne Frank, Torino, Einaudi, 2012. G.2.21197
  • Paola Ricci Sindoni, Viaggi intorno al Nome. Percorsi e figure dell’ebraismo contemporaneo, Firenze, Le lettere, 2012. G.2.21103
  • Voci dai lager. Diari e lettere di deportati politici italiani, a cura di Mario Avagliano e Marco Palmieri, Torino, Einaudi, 2012. G.2.20697
  • Sabino Acquaviva, La ragazza del ghetto, Venezia, Marsilio, 2011. G.2.23578
  • Ad honorem. Conferimento delle onoreficenze al committente e agli autori del Memoriale degli italiani caduti nei campi di sterminio Auschwitz Blocco 21, Vilminore di Scalve, Il filo di Arianna, 2011. OP.2.15293
  • Jean Améry, Intellettuale a Auschwitz, Torino, Bollati Boringhieri, 2011. G.2.20304 (ed. 1987 G.2.12734)
  • Mario Avagliano – Marco Palmiri, Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945, Torino, Einaudi, 2011. G.2.20144
  • Stefania Consenti, Il futuro della memoria. Conversazioni con Nedo Fiano, Liliana Segre e Piero Terracina testimoni della Shoah, Milano, Paoline, 2011. G.2. 20575
  • Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945, a cura di Mario Avagliano e Marco Palmieri, Torino, Einaudi, 2011. G.2.20144
  • Thomas Geve, Qui non ci sono bambini. Un’infanzia ad Auschwitz, Torino, Einaudi – Jerusalem, Yad Vashem, 2011. G.2.20104
  • Giovanni Guareschi, Il grande diario. Giovannino cronista del lager, Milano, Rizzoli, 2011. G.1.13636
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  • Salomone G. Radzik, Portobuffolè, Firenze, Giuntina, 1984. G.1.2498
  • Walter Laqueur, Il terribile segreto. La congiura del silenzio sulla soluzione finale, Firenze, Giuntina, 1983. G.1.13744
  • Il lungo inverno dei lager. Dai campi nazisti trent’anni dopo, a cura di Paride Piacenti, Roma, A.N.E.I., 1983. G.2.7223
  • Massimo Martini, Il trauma della deportazione. Ricerca psicologica sui sopravvissuti italiani ai campi di concentramento nazisti, con un saggio di Primo Levi, Milano, Mondadori, 1983. G.1.367
  • André Neher, L’esilio della parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz, Casale Monferrato, Marietti, 1983. CUMIN.2.1071
  • Edwin Yamauchi, Il mondo dei primi cristiani. Il fermento culturale, politico e religioso in cui nacque il cristianesimo, Torino, Claudiana, 1983. G.3.427
  • ANED, Bibliografia della deportazione, Milano, ANED – A. Mondadori, 1982. Sala.4.N.4.65
  • Ernest E. Vardiman, Nomadi. I creatori della civiltà nel Medio Oriente, Milano, Rusconi, 1981. G.2.1624
  • I bambini di Terezin. Poesie e disegni dal lager, 1942-1944, a cura di Mario De Micheli, Feltrinelli, 1979. Contiene la poesia Terezin di Hanus Hachenburg. Galleria Cass. 3.I.1.14
  • Agostino Salvi, Dalla steppa ghiacciata ai lager nazisti. Diarii di guerra (1942-45) e di prigionia (1943-45), S.l., s.n., 1979. Galleria Cass. 3.R.3.31
  • Lidia Beccarla Rolfi – Anna Maria Buzzone, Le donne di Ravensbruck. Testimonianze di deportate politiche italiane, Torino, Einaudi, 1978. Coll. 74.158
  • Avriel Ehud, Aprite le porte. La drammatica storia dell’immigrazione clandestina in Israele, Milano, A. Mondadori, 1976. G.2.11906
  • Antonio Reviglio, La lunga strada del ritorno. L’odissea dei soldati italiani nella Germania nazista, Milano, Mursia, 1975. Sala 3.V.6.56
  • Luigi Carnevali, Il ghetto di Mantova. Dei medici ebrei in Mantova, Mantova, Alberto Sartori Editore, 1973. OP.2.15776
  • Piero Caleffi, Si fa presto a dire fame, Milano, Mursia, 1972. Sala 19.Z.7.81
  • Francesco Speranza, Prigionia, Bergamo, Secomandi, 1972. OP.2.9810
  • Gina Formaggini, Apocalisse sull’Europa, Milano, Izzo, 1969. Salone Cass. 3.F.2.5
  • Pinchas E. Lapide, Roma e gli ebrei. L’azione del Vaticano a favore delle vittime del nazismo, Milano, A. Mondadori, 1967. RG23 B2.162
  • James William Parkes, Gli ebrei e la diaspora, Milano, A. Mondadori, 1966. G.1.7424
  • Luigi Preti, I miti dell’impero e della razza nell’Italia degli anni ’30, Roma, Opere nuove, 1965. G.2.7868
  • Roberto Angeli, Vangelo nei lager. Un prete nella resistenza, Firenze, La nuovo Italia, 1964. Sala 40.F.10.10
  • James William Parkes, A history of the Jewish people, Harmondsworth, Penguin Books, 1964. Sala 40.V.9.40
  • Norman Bentwik, Gli ebrei nel nostro tempo. Lo sviluppo della vita ebraica nel mondo moderno, Firenze, Sansoni, 1963. G.1.9655
  • Léon Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, Einaudi, 1955. Coll. 1.48
  • Anna Errera, Vita del popolo ebraico, Milano, Garzanti, 1947. G.3.4561

Opere di Primo Levi

  • L’altrui mestiere, Torino, Einaudi, 1985. G.1.1583
  • La chiave a stella, Torino, Einaudi, 1978. Galleria Cass. 3 M 5 33
  • con Leonardo De Benedetti. Così fu Auschwitz. Testimonianze 1945-1986, a cura di Fabio Levi e Domenico Scarpa, Torino, Einaudi, 2015. G.2.22650
  • Io che vi parlo. Conversazione con Giovanni Tesio, Torino, Einaudi, 2016. G.2.23221
  • Opere complete, Torino, Einaudi, 2016. G.2.23890/ 1-2 (ed. 1987 G.1.10265/1-2)
  • Ranocchi sulla luna e altri animali, a cura di Ernesto Ferrero, Torino, Einaudi, 2014. G.2.22420
  • La ricerca delle radici. Antologia personale, Torino, Einaudi, 1981. SALA 3 S 9 65
  • Romanzi e poesie, Torino, Einaudi, 1988. G.1.10265/2, 652351
  • Se non ora, quando?, Torino, Einaudi, 1982. SALA 24 N 2 15
  • Se questo e un uomo, Einaudi, 2012. G.2.20750 (ed. 2005 G.2.18022; ed. 1963 G.1.14200; ed. 1961 G.2.111)
  • Se questo è un uomo. La tregua. Il sistema periodico. I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1987. G.1.10265
  • I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 2002. G.1.11066
  • con Damiano Malabaila, Storie naturali, Torino, Einaudi, 1966. SALA 19.X.4.57
  • La tregua, Torino, Einaudi, 2005. G.1.12275 (ed. 1997 G.1.10387)
  • Tutti i racconti, Torino, Einaudi, 2005. G.1.11888
  • L’ultimo Natale di guerra, Torino, Einaudi, 2002. G.1.10986
  • Il veleno di Auschwitz. Il volto e la voce: testimonianze in TV 1963-1986, Venezia, Marsilio, 2016. G.2.23401
  • Vizio di forma,Torino, Einaudi, 1971. SALA 2 picc. 18.23

Opere su Primo Levi

  • Album Primo Levi, a cura di Roberta Mori e Domenico Scarpa, Torino, Einaudi, 2017. G.4.5893
  • Marco Belpoliti, La prova. Un viaggio nell’Est Europa sulle tracce di Primo Levi, Milano, Guanda, 2017. G.1.15659
  • Martina Mengoni, Primo Levi e i tedeschi, Torino, Einaudi, 2017. G.1.15727
  • Mario Porro, Primo Levi, Bologna, Il mulino, 2017. P.2.108/11
  • Mario Barenghi, Perché crediamo a Primo Levi?, Torino, Einaudi, 2013. G.1.14165
  • Daniele Orlandi, Le chimiche di Primo Levi, Roma, Odradek, 2013. G.2.21804
  • Frediano Sessi, Il lungo viaggio di Primo Levi. La scelta della Resistenza, il tradimento, l’arresto. Una storia taciuta, Venezia, Marsilio, 2013. G.2.21293
  • Stefano Bartezzaghi, Una telefonata con Primo Levi, Torino, Einaudi, 2012. G.1.13833
  • Intervista a Primo Levi, ex deportato, a cura di Anna Bravo e Federico Cereja, Torino, Einaudi, 2011. G.1.13530
  • Françoise Carasso, Primo Levi. La scelta della chiarezza,Torino, Einaudi, 2009. G.1.12643
  • Ferdinando Camon, Conversazione con Primo Levi, Parma, Guanda, 2006. G.1.11865
  • Elisabetta Ruffini, Un lapsus di Primo Levi. Il testimone e la ragazzina, Bergamo, Assessorato alla cultura, ISREC 2006. OP.2.14414; OP.2.14423
  • Le stanze di Primo Levi. Acquarelli di Fiorenza Roncalli, Bergamo, Assessorato alla cultura, ISREC, 2000, pubblicato in occasione della mostra: Bergamo, 14 aprile-7 maggio 2000. OP.1.5097
  • Marco Belpoliti, Primo Levi, Milano, Mondadori, 1998. G.1.11273
  • Primo Levi. Conversazioni e interviste, 1963-1987, a cura di Marco Belpoliti, Torino, Einaudi, 1997. G.1.9499
  • Primo Levi. Un’antologia della critica, a cura di Ernesto Ferrero, Torino, Einaudi, 1997. G.1.9552
  • Primo Levi. Il presente del passato. Giornate internazionali di studio, a cura di Alberto Cavaglion , Milano, Angeli, 1991. G.2.10222

Musiche per il Giorno della Memoria

Attingendo al repertorio delle musiche eseguite presso la Biblioteca Angelo Mai in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria fra il 2013 e il 2020, si offrono le versioni liberamente reperibili sul web.
Il lettore/ascoltatore potrà scegliere tra Canzoni della tradizione ebraica, musiche da film, musica colta e popolare, e potrà ascoltare le musiche scelte da Primo Levi per una trasmissione radiofonica del 1982.

Per poter accedere ai contenuti multimediali disponibili su MLOL (Media Library On Line) è necessario essere preventivamente registrati al servizio. La registrazione è gratuita e consente l’ascolto, la lettura e la visione di contenuti digitali che integrano il patrimonio fisico delle biblioteche del territorio.

Segui le semplici istruzioni per l’iscrizione.

Canzoni della tradizione ebraica

  • Hava Nagila (MLOL)
  • Gam Gam (YouTube)
  • Dona Dona (YouTube)
  • Sh’ma israel (YouTube)
  • Avinu malkeinu (YouTube)
  • Hans Krása, Brundibár, opera per bambini su libretto di Adolf Hoffmeister. Krása e Hoffmeister scrissero l’opera nel 1938 per un concorso organizzato dal governo, successivamente annullato a causa degli sviluppi politici del tempo. Nell’inverno del 1942 all’orfanotrofio ebraico di Praga si svolse, clandestinamente, la prima dell’opera. Tra l’aprile e il luglio del 1943 quasi tutti i membri del coro originale e il personale dell’orfanotrofio vennero deportati nel campo di concentramento di Theresienstadt, ove il 23 settembre 1943 ebbe luogo la première ufficiale (MLOL). Qui il libretto.

Musiche da film

Ennio Morricone (1928-2020), Canone inverso (2000) (YouTube)
Nicola Piovani (1946), Musiche tratte dalla colonna sonora del film La vita è bella (1997) (MLOL)
John Williams (1932), Tema tratto dal film Schindler’s list (1993) (MLOL)

Musiche scelte da Primo Levi

I seguenti dodici brani sono stati utilizzati da Primo Levi quale commento sonoro all’interno della trasmissione radiofonica Il paginone (il teatrino della memoria), andata in onda su Radio Rai Uno durante le giornate del 10, 17 e 24 novembre e 1 dicembre 1982. I brani musicali sono stati utilizzati come ‘detonatori della memoria’, punti di accesso verso determinati momenti della vita di Levi.

Altre musiche

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