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A cavallo del secchio

Fantasie e opere di Italo Clavino
tra i libri della Biblioteca Angelo Mai

Atrio scamozziano
28 aprile – 25 giugno 2023

In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino la Biblioteca Angelo Mai offre un percorso e un confronto con il patrimonio librario legato a una figura centrale della storia letteraria e culturale italiana del Novecento. Le opere esposte riflettono coerenze e discontinuità dell’acquisizione di romanzi e racconti, filtrati nelle case di tanti italiani sin dai tempi della scuola, e diventano l’occasione per comprendere, in controluce, le dinamiche di collezione e fruizione adottate nel secondo Novecento quando a Bergamo si avvia il Sistema polarizzato della pubblica lettura e la Biblioteca Civica affronta il delicato passaggio identitario per diverse e nuove politiche degli acquisti.

L’esposizione propone solo un saggio di una vastissima produzione, che spazia tra generi e forme, comunicando con la cultura corrente e con l’opera narrativa di più generazioni, a fianco delle quali Calvino attraversa quaranta anni di vita intellettuale, dedicando a tanti progetti editoriali un tempo non inferiore a quello concesso alla propria opera. Nella pluralità di voci si cerca – anche mediante i testi che intervallano il percorso – di far risuonare la varietà di interessi di un autore che ha ridiscusso giorno per giorno strategie e missione del mestiere di scrittore, in equilibrio scostante tra realismo e fantasia, tra cronaca e fiaba: a cavallo del secchio, dunque, come il protagonista di un racconto di Kafka con il quale Calvino chiude una celebre lezione all’insegna della leggerezza.

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IO, MEDEA

Dal 16 marzo al 4 giugno 2023, per la mostra diffusa IO, MEDEA. La leggenda bianca del Rinascimento lombardo, in Sala Tassiana è esposto il codice quattrocentesco Commentariorum liber de vita et gestis invictissimi bello principis Bartholomeo Colei, per Antonium Cornazzanum ad clarissimam Bergomensem Republicam, da sempre conservato in Biblioteca alla segnatura Cassaforte 2 4.

Il testo è la fonte più autorevole sulla vita di Bartolomeo Colleoni (Solza, 1395 – Malpaga, 1475), dal 1445 capitano generale della Repubblica di Venezia. Antonio Cornazzano (Piacenza 1430 ca. – Ferrara 1484) raccolse le informazioni direttamente da Colleoni nel castello di Malpaga, dove soggiornò tra il 1473 e il marzo 1474; e completò la composizione in prosa latina con le vicende della vita e l’illustrazione delle virtù di Colleoni, poco dopo la morte del Capitano avvenuta nel novembre del 1475 (alla quale non fu presente e che non compare nella Vita).

Il contenuto e la confezione materiale del libro, concepiti unitariamente, confermano il carattere celebrativo e commemorativo e il legame tra la Città e Bartolomeo Colleoni.

Il prezioso codice appartiene al Comune di Bergamo dal XV secolo. La scrittura umanistica rotonda calligrafica, disposta a piena pagina con ampi margini su pergamena di ottima qualità, è in argento; i titoli sono in oro a foglia; le note marginali sono in argento e i notabilia in oro in polvere.
La sontuosa legatura originale, in seta rossa con ricami a rilievo in filo d’oro e d’argento, reca al centro dei piatti lo stemma della Città di Bergamo in smalto, entro sole raggiato, con l’iscrizione «Sola nobilitas est virtus»; agli angoli le scritte «Forteza, temperanza, iusticia, prudentia», le virtù cardinali proprie del buon governo. I fermagli in argento dorato a teste di leone simboleggiano la protezione del codice; il taglio in oro ha tracce di bulinatura.

A f. 7v la miniatura a piena pagina di Bartolomeo Colleoni ritratto su un cavallo impennato e con gli attributi del comando: la berretta rossa, il bastone e la corazza. La figura e il paesaggio con rocce, colline, fiumi e una citta in lontananza (Venezia?) sono incorniciate da un arco in forme rinascimentali, con capitelli in oro alla cui sommità arde un braciere d’argento con il fuoco. Un festone attraversa l’arco: un putto alato suona la tuba in corrispondenza con la testa di Colleoni. Il volto di Colleoni è un ritratto di profilo, all’antica, in segno di nobilitazione, fortemente realistico nel descrivere rughe e segni dell’età, forse ripreso dall’affresco ora nel Luogo Pio di Città Alta datato al 1470-1475, proveniente dalla sagrestia vecchia dell’Incoronata di Martinengo.
Sul foglio 8r iniziale M (su 5 righe), in oro a foglio e tempera come il fregio con motivi vegetali o floreali stilizzati che circonda nel margine inferiore lo stemma Colleoni, con teste di leone (lo stesso apposto sulla tomba di Medea).
La decorazione alla ferrarese vicina al modello della Bibbia di Borso d’Este è attribuita a Giovan Pietro Birago, miniatore lombardo attivo per gli Sforza a Milano, che firma anche tre dei diciotto Corali del Duomo Vecchio di Brescia.

L’ingresso è libero durante gli orari di apertura della Biblioteca. Il codice può essere sfogliato in formato digitale sul portale della Biblioteca Digitale Lombarda.

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Curiosar nel Novecento

Cucina e convivialità tra pentole, utensili, menù e ricette

15 – 22 aprile 2023

Dal 15 al 22 aprile l’Atrio scamozziano della Biblioteca ospita la mostra Curiosar nel Novecento. Cucina e convivialità tra pentole, utensili, menù e ricette, proposta dalla Delegazione di Bergamo dell’Accademia Italiana della Cucina in occasione del Settantesimo anniversario della fondazione e curata da Annamaria Bisutti, Maria Elisabetta Manca e Clelia Chiarolini, in collaborazione con l’Associazione Amici della Biblioteca Angelo Mai e il Museo della Pentola Baldassare Agnelli. In esposizione stampe, litografie, affiche, menu, libri, riviste e altro.

Inaugurazione venerdì 14, ore 17.30. Ingresso libero durante gli orari di apertura della Biblioteca. Scarica la cartolina.

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Quando le montagne conquistarono gli uomini

Muoversi in sicurezza sulle Alpi
fra Ottocento e primo Novecento

MOSTRA PER I 150 ANNI DELLA SEZIONE BERGAMASCA DEL CAI
20 marzo – 11 aprile 2023

Dal 20 marzo all’11 aprile 2023 l’Atrio scamozziano della Biblioteca ospita la mostra Quando le montagne conquistarono gli uomini. Muoversi in sicurezza sulle Alpi fra Ottocento e primo Novecento, organizzata in collaborazione con il Club Alpino Italiano – Sezione di Bergamo per commemorare i 150 anni della fondazione.

Presentazione

A distanza di dieci anni dalla partecipazione della Biblioteca Angelo Mai alla mostra diffusa per i 150 anni dalla nascita del Club Alpino Italiano, si ripropone un’occasione per esporre libri e documenti legati al mondo della montagna, in concomitanza con i 150 anni della sezione bergamasca del CAI. Ecco la felice proposta di materiali che provengono sia dal patrimonio della Biblioteca Civica sia da quello della Biblioteca del CAI-Bergamo. Il titolo prescelto, Quando le montagne conquistarono gli uomini. Muoversi in sicurezza sulle Alpi fra Ottocento e primo Novecento, vuole ribaltare l’idea, comunemente accettata, dell’uomo che conquista, con le sue sole forze, vette sempre più alte e impegnative. Si vuole invece sottolineare come siano in realtà le montagne ad aver conquistato gli uomini, con il loro fascino, con le sfide che esse ci mettono davanti, con i limiti e i rischi che ci impongono di accettare. Questa prospettiva si è resa particolarmente evidente soprattutto a partire dall’Ottocento, da quando cioè la montagna è stata vissuta e affrontata non solo per necessità, ma anche per svago, per sport o come banco di prova per sfidare i propri limiti. Fin dai tempi più antichi gli uomini hanno percorso le montagne attraversando i valichi: si trattava di trasportatori, commercianti, studenti, studiosi, pellegrini, viaggiatori benestanti. Già nei secoli passati ci si preoccupava della sicurezza sia dei viaggiatori sia delle merci trasportate. E’ solo però a partire dall’Ottocento che il tema della sicurezza in montagna, e del soccorso alle persone in caso di necessità, si traduce in ‘scienza’ in conseguenza del progresso tecnologico e della medicina. In un’epoca di ormai piena espansione della produzione industriale del libro a stampa, ecco che troviamo pubblicazioni sia per gli specialisti sia, e soprattutto, per escursionisti, alpinisti e amanti della montagna in genere. Si tratta spesso di edizioni economiche, ma anche riccamente illustrate, grazie all’ampio utilizzo della litografia, della cromolitografia e della fotografia.

Oscar Bernhard medico samaritano (1861-1939).
«Famoso – incompreso – dimenticato»

Ingrato destino per un uomo che dedicò tutto sé stesso agli altri, impegnandosi innanzitutto come medico in aiuto dei malati. Figlio di un farmacista, si applicò nella ricerca medica, pervenendo alla cura della tubercolosi ossea, rivoluzionandola con il metodo dell’elioterapia che gli valse sei candidature al premio Nobel. A Samedan, sua cittadina natale, istituì il primo ospedale, ove fondò anche la Sezione dei Samaritani, divenendo poi quello che la Croce Rossa Svizzera considera il «fondatore del soccorso in montagna». Prodigandosi in generosissime azioni di filantropia e di mecenatismo, tanto che a lui si deve l’iniziativa di fondare il Museo di St. Moritz intitolato al pittore Giovanni Segantini ed al quale donò diciannove opere, fu anche collezionista esperto di monete antiche, guida alpina e presidente del Club Alpino Sezione del Bernina: un’esperienza da cui scaturì il progetto di affrontare con sistematicità professionale l’ormai più che incombente serie di problemi causati dai sempre più numerosi incidenti intervenuti in montagna.
Oscar Bernhard nel 1891 diede vita, all’interno del Club Alpino Svizzero, ad una serie di corsi dedicati alle «prime prestazioni di soccorso in caso di ferite e manifestazioni improvvise di malattie in montagna» e a questo scopo realizzò 55 tavole comprensive di 173 disegni, corredati di istruzioni chiare e precise, a cui seguì, nel maggio 1896, un manuale tascabile con un testo esplicativo tradotto anche in francese, inglese e italiano.
Le litografie qui esposte vennero regalate nel 1895 all’allora presidente del Club Alpino Italiano di Bergamo, Antonio Curò, il quale le esibì nel corso del XXVII° Congresso nazionale, dove venne affrontata (ed approvata), come primo Ordine del Giorno, la sua proposta dal titolo Sull’istruzione delle guide alpine pei casi di disgrazia in montagna. Fu un passo significativo per conciliare la passione degli uomini con i pericoli della montagna.

A cura di Marcello Eynard e Massenzio Salinas

Comune di Bergamo
Giorgio Gori, Sindaco
Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura
Elena Pasini, Dirigente Direzione Cultura, BGBS23, Sport, Eventi, Partecipazione e Commercio
Maria Elisabetta Manca, Responsabile Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici

Club Alpino Italiano – Sez. Begamo
Paolo Valoti, Presidente

Si ringraziano
Luca Guaschetti
Giuseppe Malfitano
Giuseppe Redolfi

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«Con le vostre divine lettere»

Gli epistolari di Bernardo, Torquato ed Ercole Tasso tra manoscritti e stampe

18 novembre 2022 – 28 febbraio 2023

I. I libri di lettere nel Cinquecento

Alla metà del Trecento, Francesco Petrarca, riallacciandosi alla grande tradizione latina e ciceroniana, ridefinisce la scrittura della lettera come una vera e propria opera letteraria; ma è soltanto nel corso del Cinquecento che la produzione epistolare, rimasta essenzialmente fino a quel momento un fatto privato e un mero strumento pratico di comunicazione, fa il suo ingresso in tipografia. Alcuni scrittori di fama, come Pietro Aretino, Annibal Caro e lo stesso Bernardo Tasso, decidono infatti di pubblicare i propri epistolari, che diventano così modelli di scrittura e veicoli di contenuti morali e politici, dando anche una tangibile testimonianza al lavoro di “segretario”: una figura professionale che prende appunto il nome dall’opera di Francesco Sansovino Il Segretario, pubblicata nel 1564. Così, Sansovino, fedele alle logiche di convenienza della corte rinascimentale, vera e propria fucina di “segretari”, istruiva al compito di scrivere lettere: «dobbiamo aver in mente chi scrive, a chi si scrive, ciò che noi siamo rispetto a colui al qual si scrive, e ciò che sia colui in sé medesimo cui noi scriviamo».

II. Lettere di Bernardo Tasso: edizioni cinquecentesche

I Tre libri delle lettere, alli quali nuovamente s’è aggiunto il quarto libro (Firenze, 1559) e il Secondo Volume (Venezia, 1560) di Bernardo Tasso sono le fondamentali raccolte di lettere, attentamente sorvegliate dal loro autore che in esse riassorbe e ristruttura tutte le lettere sparsamente pubblicate in precedenza, in volumi miscellanei. Tali raccolte constano infatti di testi dotati di un evidente contenuto morale e di un esemplare valore linguistico e letterario, che varranno a Tasso la fama europea di grande epistolografo e di modello di lingua in Italia e all’estero.
La vasta mole di lettere, escluse a suo tempo dalle raccolte, riguarda «piuttosto il servizio e l’attività diplomatica del Tasso o le relazioni d’amicizia e di famiglia». (G. Arbizzoni). Il meccanismo di selezione messo in pratica da Bernardo appare infatti fondato sulla possibilità di esibire contenuti filosofici ed universali, non solo scrivendo a principi e imperatori, ma anche quando i destinatari sono i suoi famigliari: nota è per esempio la dolcissima lettera alla moglie Porzia sull’amore e la fedeltà oppure quella indirizzata alla giovane Cornelia, in cui un padre raccomanda alla figlia il matrimonio e la virtù femminile.

Vetrina 1 – Edizioni cinquecentesche di Bernardo Tasso

Bernardo Tasso
Le lettere […] intitolate a Monsignor D’aras
Venezia, Valgrisi, 1549
Tassiana F 3 43
*****
Lettere scritte al signor Pietro Aretino, da molti signori, comunità, donne di valore, poeti, & altri eccellentissimi spiriti
Venezia, Marcolini, 1551
Cinq 1.2208-9
*****
Bernardo Tasso
I tre libri delle Lettere […] alli quali nuovamente s’è aggiunto il quarto Libro
Venezia, Giglio, 1559
Tassiana A 6 9
*****
Bernardo Tasso
Delle lettere […], secondo volume
Venezia, Giolito de’ Ferrari, 1560
Tassiana A 6 3
*****
Approfondimenti
Notizie su Bernardo Tasso
Bernardo Tasso (Venezia 1493 – Ostiglia 1569), di famiglia bergamasca, dopo aver intrapreso a Padova prima studi giuridici e poi letterari, trascorse la maggior parte della sua vita a corte, fatto piuttosto comune per i letterati tra Quattro e Cinquecento. Al servizio del conte Guido Rangoni, di Renata d’Este e dal 1532 di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, ebbe modo di viaggiare molto. Caduto in disgrazia il Sanseverino, Bernardo andò peregrinando per diversi luoghi e corti di signori e prelati, finché nel 1569 ottenne il non gravoso, ma modesto incarico di podestà di Ostiglia, nei pressi di Mantova.
La sua fortuna letteraria si lega soprattutto al poema in 100 canti, in ottave, Amadigi, pubblicato nel 1560, rielaborazione del poema cavalleresco spagnolo Amadís de Gaula, a cui aggiunse ex novo numerosi episodi, con l’intenzione di innalzare il poema cavalleresco alla dignità di poema eroico, seguendo i precetti aristotelici. Da uno degli episodi dell’Amadigi trasse spunto per un poema autonomo, il Floridante, che rimase incompiuto, e fu rivisto, corretto e pubblicato dal figlio Torquato nel 1587. Autore di odi, egloghe, elegie, sonetti e canzoni, raccolte nel 1560 in libro di Rime.
Lettera familiare, discorsiva, di negozio
Parlando delle prime pubblicazioni delle lettere di Torquato, si avrà modo di sottolineare l’importanza delle Lettere familiari allestite da Licino, proprio per la particolarità dei testi editi.
Ma cosa sono le lettere familiari e in cosa si distinguono dalle altre? Si definisce “lettera familiare” una missiva inviata ad amici e familiari di contenuto quotidiano e relativo al vissuto di chi scrive. Diverse è la “lettera di negozio”, con cui i corrispondenti scambiano informazioni relativamente a pratiche, affari e attività di loro competenza o interesse. Un’altra tipologia è la “lettera discorsiva”, dove il testo ha solo le caratteristiche retoriche di una missiva, ma per contenuto è un piccolo trattato, una breve prosa argomentativa. Cicerone, con il suo epistolario, offre un modello letterario per distinguere le diverse tipologie, ma è tra Cinque e Seicento, quando scrivere lettere diventa un’arte, che le differenze vengono non solo formalizzate, ma anche moltiplicate. [e.o.]

III. Libri di lettere di Bernardo Tasso (secoli XVII-XIX)

Dopo la fortunata stagione tardo-cinquecentesca, nel Seicento poche sono le edizioni dell’epistolario di Bernardo Tasso, in alcuni casi allestite per fornire modelli di scrittura ai segretari dei principi. Inizia invece l’interesse per le lettere familiari, utili per approfondire la biografia del poeta, come attesta un manoscritto bergamasco, con documenti diplomatici ed epistolari che ricostruiscono le vicende dell’intera famiglia Tasso.
Con il XVIII secolo riprendono gli studi sull’epistolario di Bernardo: il veneziano Anton Federigo Seghezzi, assiduo degli Zeno e dei Gozzi, pubblica per i tipografi padovani Gaetano e Giovanni Antonio Volpi due volumi con le sue lettere, corredate dalla sua biografia. Il volume fornisce a un giovanissimo studioso bergamasco, Pierantonio Serassi, lo spunto per ricercare ulteriori documenti epistolari e dimostrare la nascita bergamasca di Bernardo, negata da Seghezzi, che lo vuole – non senza ragione – nato a Venezia.
Nell’Ottocento numerosi sono i ritrovamenti di piccoli nuclei epistolari, spesso pubblicati in eleganti plaquette come dono per nozze.

Vetrina 2 – Edizioni settecentesche di Bernardo Tasso

Ara Turriano-Taxiorum originis nobilitatis actorum Maiestati a Paulo Bonetto S.T.D. Prothonotario Apostolico debitae observantaie ergo dicata
Manoscritto seicentesco
Tassiana D. 7.10
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Bernardo Tasso
Delle lettere […] corrette, e illustrate […] dal Sig. Anton-Federigo Seghezzi
Padova, Giuseppe Comino, 1733, vol. I
Tassiana A 9 45
*****
Bernardo Tasso
Delle lettere […] Accresciute, corrette, e illustrate […]. Si premette il Parere dell’Abate Pierantonio Serassi
Padova, Giuseppe Comino, 1751, vol. III
Tassiana C 5 10
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Pierantonio Serassi
Trascrizioni delle lettere di Bernardo Tasso in preparazione dell’edizione cominiana e della Vita di Torquato Tasso
R 68 1 (6)
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Approfondimenti
Ara Turriano-Taxiorum
In Biblioteca Angelo Mai sono numerosi i documenti che si conservano relativi alla famiglia Tasso, inclusi svariati alberi genealogici, a dimostrazione di un discreto interesse da parte della famiglia stessa per la propria storia, sin dal tardo Cinquecento; nei secoli si aggiungono poi i materiali frutto dell’interesse degli studiosi, rivolto non solo ai due poeti, ma in generale al ramo della famiglia Tasso che diede origine al sistema postale.
Tra questi materiali manoscritti si segnala un codice seicentesco, «eminentemente interessante», come dichiara la scheda di possesso ottocentesca che lo accompagna, che ha per titolo Ara Turriano-Taxiorum…, dedicato alle nobili origini della famiglia Tasso. Come spesso accade in questo genere di opere, si principia da un elenco di tutti gli autori che hanno fatto cenno alla famiglia, per poi passare a notazioni specifiche su alcuni esponenti illustri: il vescovo Luigi Tasso, zio di Bernardo e suo tutore dopo la morte dei genitori; il filosofo Ercole Tasso; un abate Girolamo Tasso. Vengono poi trascritte alcune lettere di Bernardo e Torquato Tasso, indirizzate per lo più a parenti bergamaschi, e quindi di carattere familiare, come quella che si espone in mostra, indirizzata al cavaliere Domenico Tasso, «cugino di Bernardo dal lato di madre», come ricorda Pierantonio Serassi, che pubblica questa lettera per la prima volta nell’edizione cominiana del 1751 delle lettere di Bernardo e poi la ripropone tra i documenti utilizzati per compilare la sua Vita di Torquato Tasso.
Il manoscritto, tirato in bella copia, non raccoglie certo materiali di studio, ma ripropone documenti e notizie utili alla storia della famiglia Tasso; in Biblioteca giunse non tramite gli eredi dei Tasso, ma attraverso il lascito del collezionista e studioso di archeologia e di protostoria della bergamasca Paolo Vimercati Sozzi (1801-1883). Piace immaginare che nel 1835, quando da Milano Vimercati si trasferì a Bergamo, stabilendo la propria dimora nel Palazzo Tasso in via Pignolo, vi trovasse anche questo manoscritto; più probabile, invece, che la curiosità per la nobile famiglia, la quale per secoli aveva abitato la sua dimora bergamasca, spingesse lo studioso ad acquistare un manoscritto sull’origine dei Tasso. [c.c.]

Vetrina 3 – Edizioni ottocentesche di Bernardo Tasso

Bernardo Tasso
Lettere inedite […] per cura di G[iuseppe] Campori
Bologna, Romagnoli, 1869
Tassiana A 8 17
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Bernardo Tasso
Lettere inedite […], a cura di Augusto Panizza. Per Nozze Taxis-Panizza
Trento, Monauni, 1869
Tassiana D 5 30/9
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Bernardo Tasso
Lettere inedite […] per Attilio Portioli
Mantova, Segna, 1871
Tassiana C 5 6
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Bernardo Tasso
Lettere inedite […] a Marcantonio Tasca. Per nozze Solerti-Saggini
Bergamo, Cattaneo, 1889
Tassiana D 5 11/12
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Bernardo e Torquato Tasso
Lettere inedite […], a cura di Giuseppe Ravelli
Bergamo, Bolis, 1895
Tassiana C 8 4/15
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Bernardo Tasso
Lettere inedite, a cura di Giuseppe Bianchini
Verona – Padova, Fratelli Drucker, 1895
Tassiana K 5 12/8
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Approfondimenti
Venezia o Bergamo, un mistero sulla nascita di Bernardo
Nel 1733, quando Anton Federigo Seghezzi pubblicò due volumi di Lettere di m. Bernardo Tasso, corredati da una vita del medesimo, dove si indicava Venezia quale suo luogo di nascita, Pierantonio Serassi pubblicò un Parere intorno alla patria di Bernardo Tasso, e Torquato suo figliuolo (Bergamo, 1742), con l’intento di dimostrare la nascita bergamasca di Bernardo, identificandone la madre in una nobildonna della famiglia dei Cornaro.
Il problema del luogo di nascita fu a lungo dibattuto, anche attraverso il ricorso a documenti epistolari, in cui però Bernardo era spesso ambiguo, rivendicando la sua origine bergamasca, o ricordando la sua nascita veneziana, a secondo dell’interlocutore e dell’occasione.
Serassi, ricorrendo a lettere inedite trovate presso gli eredi bergamaschi della famiglia Tasso, ne sancì la nascita a Bergamo; non era solo una mera questione anagrafica: Seghezzi pareva voler ascrivere Bernardo agli scrittori veneziani, o così almeno aveva inteso – o frainteso – l’erudito bergamasco, che tassativamente lo ricollocò, insieme al figliolo, tra gli scrittori della sua città.
La questione, però, trovò nuova eco sul finire del secolo successivo, anche grazie ai molti ritrovamenti epistolari, che alcuni studiosi come Mazzoleni, Fiammazzo, Campori e Ravelli utilizzarono e lessero, a volte con qualche forzatura, per stabilire il luogo di nascita a Bergamo o a Venezia, a seconda delle preferenze.
Ravelli, nella sua edizione di Lettere inedite di Bernardo e Torquato Tasso, alluse all’esistenza di «nuove fortissime ragioni» che attestavano la nascita bergamasca di Bernardo, in contrapposizione a quanto ritenuto da Campori, sulla base delle lettere inedite che quest’ultimo aveva pubblicato. Ravelli non pubblicò mai i documenti cui alludeva, preferendo «di seguire il sistema adottato […] dal Serassi», cioè di «non dire più parola su questo argomento». Il mistero, taciuto già a suo tempo dall’abate Serassi, viene alluso anche da Angelo Solerti, celebre biografo ottocentesco di Torquato, che scrisse: «troppo mi hanno accusato di aver vilipesa la memoria di Torquato, perché sveli io anche questo mistero; pur credendo che, se fosse svelato, nessuna offesa ne potrebbe venire alla memoria di Bernardo e di Torquato. È da ritenere dunque che, sebbene Bernardo dica e ripeta di essere nato a Venezia, egli è nato invece a Bergamo».
Il “mistero” trova forse una spiegazione nella biografia di Bernardo Tasso di Edward Williamson (1951) che, dopo aver ricostruito la diatriba sulla sua patria, si spinse a sostenere che fosse figlio illegittimo di monsignor Luigi Tasso, vescovo di Recanati, che per questo motivo volle Bernardo presso di sé quando rimase orfano, all’età di 15 anni, mentre le due sorelle, Lucia e Bordilisia, vennero affidate al cugino Domenico Tasso. [c.c.]

IV. Le prime lettere a stampa di Torquato Tasso

Torquato Tasso pensò alla pubblicazione delle proprie lettere tardi, in risposta alle edizioni uscite senza la sua supervisione. Il progetto personale, tuttavia, non ebbe seguito, e così la conservazione e la diffusione del suo epistolario si devono all’opera di raccolta di suoi conoscenti, come Giovanni Battista Licino, che pubblica le Lettere poetiche (Ferrara, Vasalini, 1587) e poi le Lettere familiari (Bergamo, Comino Ventura, 1588), due volumi che consegnano per la prima volta ai torchi circa 300 lettere familiari del poeta. Un altro gruppo di missive è raccolto dall’amico Antonio Costantini, in parte su incarico del poeta stesso. Ne derivano due pubblicazioni: le Lettere… non più stampate (Bologna, Cochi, 1616), con ben 421 missive; e le Lettere familiari… non più stampate (Praga, Tobia Leopoldo, 1617) che conta 244 lettere. Queste prime edizioni, sebbene non accuratissime, sono tuttavia fondamentali, poiché conservano testi di lettere di cui oggi non abbiamo altra testimonianza.

Vetrina 4 – Edizioni cinque-seicentesche di Torquato Tasso

Torquato Tasso
Rime
Venezia, Aldo Manuzio, 1581
Tassiana 6 29
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Torquato Tasso
Discorsi […] dell’arte poetica […] Et insieme il primo libro delle lettere scritte a diversi suoi amici
Ferrara, Vasalini, 1587
Tassiana B 5 8
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Torquato Tasso
Delle lettere familiari […], nuovamente raccolte e date in luce
Bergamo, Comino Ventura, 1588
Tassiana B 7 15
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Torquato Tasso
Lettere del signor Torquato Tasso non più stampate
Bologna, Cochi, 1616
Tassiana B 5 18
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Torquato Tasso
Lettere familiari […] non più stampate con un dialogo dell’imprese
Praga, Leopoldi, 1617
Tassiana B 5 45
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Torquato Tasso
Lettera a Giulio Guastavini
Bergamo, 14 agosto 1587
Codice Falconieri – Cassaforte 6 15
*****
Approfondimenti
Cenni intorno alla vita di Torquato Tasso
Torquato Tasso (Sorrento 1544 – Roma 1595), tra i maggiori poeti italiani del Cinquecento, è noto in Italia e in Europa soprattutto per aver composto la Gerusalemme Liberata, un poema ambientato durante la prima Crociata, l’unica che si conclude con la vittoria dei Cristiani.
Figlio di Bernardo e di Porzia de’ Rossi, a 10 anni raggiunse il padre a Roma; fu quindi a Bergamo, presso la famiglia paterna e, di nuovo al seguito del genitore, a Pesaro, Urbino e a Venezia. A Padova (e per due anni a Bologna) studiò diritto e poi filosofia ed eloquenza; intanto componeva il Rinaldo (1562), un poema in ottave in 12 canti. Nel 1565 si stabilì a Ferrara al seguito del cardinale Luigi d’Este, entrando subito nelle grazie della famiglia.
La fortuna del suo dramma pastorale, Aminta (1573), gli fruttò l’incarico, solo nominale, di lettore di geometria e, più tardi, l’ufficio di storiografo ducale.
Il difficile rapporto con la corte e l’accanimento compositivo per il suo poema maggiore, sottoposto alla revisione di amici e censori religiosi, che ne dovevano attestare l’ortodossia, furono probabilmente tra le cause di un episodio clamoroso: nel 1579, a Ferrara, durante la festa per le terze nozze di Alfonso con Margherita Gonzaga, poiché nessuno badava a lui, diede in clamorose escandescenze contro il duca e la corte e fu messo alla catena, come pazzo, e rinchiuso nell’ospedale di S. Anna, trattato più come prigioniero che come infermo; vi rimase sette anni, continuando a dedicarsi all’elaborazione delle sue opere.
Nacque sin da subito la leggenda che la pazzia di Tasso non fosse reale, ma fosse un’espediente di Alfonso d’Este per punire il poeta, colpevole di essersi innamorato della sorella del duca stesso, Eleonora: leggenda che diventò tema letterario molto frequentato per tutto l’Ottocento.
‘Liberato’ grazie all’intervento di Vincenzo Gonzaga, cognato di Alfonso, nel 1586 fu a Mantova, a Roma e a Napoli, ospite del monastero di Monte Oliveto, alle cui origini dedicò l’omonimo e incompiuto poema in ottave.
Gli ultimi anni di Tasso sono caratterizzati dalla riscrittura del poema maggiore, pubblicato in una versione molto diversa dall’originale, la Gerusalemme conquistata (1593), e dalla composizione di opere di argomento religioso, Le lagrime di Maria Vergine, Le lagrime di Gesù Cristo e le Sette giornate del mondo creato.
Le prime due lettere a stampa di Torquato
Abbiamo visto che le prime importanti edizioni che raccolgono le lettere di Torquato risalgono agli anni Ottanta del Cinquecento. Prima di allora qualche breve lettera del poeta si trova a stampa in apertura di altre sue opere, nella funzione di “dedicatoria”, ossia della lettera con cui un autore dedica un proprio scritto a un signore, solitamente di rango superiore e suo mecenate. Eppure le due prime lettere di Tasso ad andare a stampa non sono di questo tipo: nel 1581, a Venezia, Aldo Manuzio il Giovane stampa una raccolta di rime e prose del poeta (Rime del sig. Torquato Tasso. Parte prima) che conclude con due lettere, una “lettera discorsiva”, indirizzata a Ercole de’ Contrari, in cui Tasso mette a confronto Italia e Francia; e una “lettera familiare”, scritta al duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, con cui il poeta chiede protezione e sostegno al destinatario. [e.o.]
Gli interventi editoriali sui testi delle lettere
Nonostante gli stretti rapporti che legano rispettivamente Licino e Costantini a Torquato, entrambi non ebbero molte remore nel pubblicare i testi delle lettere del poeta con qualche modifica, eliminando nomi scomodi e brani poco lusinghieri, oppure sostituendo alcune parole: spesso a uscirne esaltata è la figura del curatore stesso della stampa, che si propone così al pubblico di lettori come un amico intimo del famoso poeta. Come accade in molte edizioni epistolografiche del Cinquecento, inoltre, in alcuni casi le missive tassiane sono prive della sottoscrizione (luogo e data di invio della missiva), al fine di dare al testo maggiore letterarietà e slegarlo dall’occasione concreta di scrittura. Un esempio di questi interventi editoriali è offerto dalla lettera in cui Torquato si lamenta della poca generosità della famiglia Grillo (a Giulio Guastavini, Bergamo, 14 agosto 1587): le parole piccate del poeta che si possono leggere nella lettera riprodotta dal Codice Falconieri vengono infatti cassate dal Licino nella sua stampa. [e.o.]

V. Torquato Tasso attraverso le lettere (secoli XVIII-XIX)

Nel Settecento alcune lettere inedite di Torquato, ritrovate da Ludovico Antonio Muratori, vengono pubblicate nell’edizione delle sue opere (Venezia, Monti, 1735-42), accanto alla silloge delle già note lettere ‘familiari’.
Approfondite ricerche di missive inedite vengono condotte da Pierantonio Serassi; molti di questi documenti epistolari, raccolti dallo studioso in oltre quarant’anni, vengono utilizzati per la stesura dell’importante Vita di Torquato Tasso.
Un manoscritto di lettere allestito da Serassi viene utilizzato da Giovanni Rosini, romanziere e docente a Pisa di Eloquenza, per pubblicare nel 1827 una raccolta di Lettere inedite (il manoscritto si trova ora nella Nazionale di Firenze, Pal. 223).
A metà Ottocento si colloca la fondamentale edizione dell’epistolario tassiano, oggi ancora in uso, curata da Cesare Guasti, in cinque volumi, composta da più di mille e cinquecento missive (Firenze, Le Monnier, 1852-1855).
Come per il padre, anche per Torquato, edizioni di esigui manipoli di lettere inedite, o presunte tali, divengono nel XIX secolo nuptialia.

Vetrina 5 – Edizioni settecentesche di Torquato Tasso

Torquato Tasso
Opere […] colle controversie sopra la «Gerusalemme liberata»
Firenze, Tartini e Franchi, vol. V, 1724, Lettere familiari
Tassiana D 7 9
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Torquato Tasso
Delle opere […] con le controversie sopra la «Gerusalemme liberata»
Venezia, Monti, vol. IX, 1738
Tassiana C 8 13
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Pierantonio Serassi
La vita di Torquato Tasso […]. Seconda edizione corretta ed accresciuta
Bergamo, Locatelli, 1790
Tassiana C 7 11
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Approfondimenti
Pierantonio Serassi, studioso dei Tasso
Il bergamasco Pierantonio Serassi (1721-1791) è ancora oggi considerato tra i più importanti studiosi di Torquato e di Bernardo Tasso.
Formatosi a Milano, Serassi a lungo insegnò a Bergamo e ivi condusse ricerche sulle biografie dei letterati bergamaschi, avvalendosi principalmente di materiali d’archivio e di documenti epistolari.
Interessato alla vita e alle opere di Bernardo e Torquato Tasso, come dimostrano il Parere sulla patria e l’edizione delle Rime (1749) e delle Lettere (1751) di Bernardo, nella rinnovata Accademia degli Eccitati di Bergamo, della quale il Serassi venne eletto segretario perpetuo, recitò prolusioni di argomento tassiano.
Nel 1754 si trasferì a Roma, dove era stato nominato rettore del Collegio della Nobile Nazione bergamasca, detto Ceresoli dal nome del suo fondatore; come testimonia il ricco epistolario, la città gli era assai congeniale, perché gli forniva la possibilità di progredire negli studi. Lasciato l’insegnamento per divenire segretario del cardinale Alessandro Furietti, anche lui bergamasco, Serassi si avvalse delle aderenze del cardinale e degli altri ecclesiastici per i quali lavorò in seguito, per avere un accesso privilegiato alle biblioteche pubbliche e private di Roma, dove ebbe modo di trovare documenti e manoscritti inediti, anche e soprattutto relativi ai Tasso.
Nel 1785 portò a termine il lavoro forse più noto e impegnativo della sua carriera: la Vita di Torquato Tasso (Roma, 1785; poi Bergamo, 1790). La biografia, riscritta alla luce di nuovi documenti, in particolare di lettere, doveva sostituire quella romanzata di Giovan Battista Manso. L’opera ricevette molti consensi: anche Goethe la lesse durante il soggiorno a Roma (1788), essendone a tal punto colpito da riscrivere gran parte della sua tragedia dedicata al poeta della Liberata.
Inviando al governo di Bergamo un esemplare della Vita di Torquato Tasso, Serassi manifestò l’intenzione di donare alla città la propria raccolta libraria, in particolare la collezione di opere rare e pregiate tassiane. In realtà dopo la morte improvvisa, tenuta nascosta per diverse ore, a quanto risulta per saccheggiare la sua casa e la sua libreria, quel che rimase passò agli eredi, che nel 1869 vendettero alla biblioteca di Bergamo parte del carteggio e della preziosa Raccolta tassiana; il materiale venne poi implementato da Giuseppe Ravelli, vicebibliotecario dal 1893 al 1897. [c.c.]

Vetrina 6 – Edizioni ottocentesche di Torquato Tasso

Torquato Tasso
Lettere familiari, con annotazioni istoriche e critiche di Cristiano Giuseppe Jagemann
Lipsia, Schumann, 1803
Tassiana H 5 26
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Torquato Tasso
Lettere inedite […] poste insieme dall’abate Pier’Antonio Serassi, […] illustrate dal professore Gio. Rosini
Pisa, Capurro, 1827
Gambirasio 1463
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[Torquato Tasso]
Le più belle lettere che s’abbia l’Italia
Bologna, Marsigli e Rocchi, 1846
Tassiana B 3 32
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Torquato Tasso
Le lettere […] disposte per ordine di tempo ed illustrate da Cesare Guasti
Firenze, Le Monnier, 5 volumi, 1854-1855
Tassiana L 4 39
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Torquato Tasso
Lettere scelte […] proposte alla gioventù da Cesare Guasti
Firenze, Barbera, 1860
Tassiana F 3 7
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Torquato Tasso
Lettere scelte e commentate dal professore Achille Mazzoleni
Bergamo, Corti e Ronzoni, 1895
Tassiana B 4 17
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Lettere di Torquato Tasso
Plaquette per nozze
Lettere e versi di Torquato Tasso che si pubblicano la prima volta per le nozze di Carlo Kramer e Teresa Berra
Milano, Bernardoni, 1821
Tassiana D 4 10/8/.3
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Dodici lettere di Torquato Tasso, delle quali una per la prima volta pubblicata […], a cura di Filippo Lanzoni e Angelo Ubaldini, Per le nozze Zambrini-Della Volpe
Faenza, Marabini, 1868
Tassiana C 8 29/7
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Lettere inedite di Giambattista Guarino e di Torquato Tasso tratte dagli autografi Per nozze Bernini-Zilli
Mantova, Eredi Segna, 1878
Tassiana C 8 29/16
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Cinque lettere inedite di Torquato Tasso ad Aldo Manuzio, a cura di Angelo Solerti, Pubblicate per nozze Renier Campostrini
Innsbruck, [s.n.], 1887
Tassiana H 6 1/12/.1
*****
Approfondimenti
L’edizione Guasti delle lettere di Torquato Tasso
«Offro agli studiosi della nostra letteratura […] quella parte degli scritti del Tasso in cui […] meglio che negli altri si rivelò quell’anima mesta. È ora la prima volta che le Lettere di Torquato vengono disposte per ragion di tempo e divise per epoche come portavano le varie e dolorose vicende della sua vita». Con queste parole, in pieno clima romantico nel 1852, Felice Le Monnier, il celebre editore fiorentino, presentava per la prima volta al pubblico una edizione complessiva delle lettere di Torquato Tasso, organizzata secondo l’ordine cronologico e riscontrata rigorosamente sui testimoni manoscritti e a stampa. Il dato abbastanza stupefacente è che ancora oggi, a distanza di ormai 170 anni, quella uscita in cinque volumi per Le Monnier, curata da Cesare Guasti, costituisce l’unica edizione completa dell’epistolario tassiano.
Un’edizione che, senza poter essere definita “critica” secondo gli attuali criteri delle scienze filologiche, consta tuttavia di un’impresa editoriale imprescindibile non solo per la semplice lettura delle lettere, documenti fondamentali per la ricostruzione della biografia del poeta e della tormentata redazione delle sue opere, ma anche per lo studio dell’epistolario come opera a sé stante. Notevoli sono stati, nel corso del Novecento, i risultati che hanno raggiunto le ricerche filologiche anche sull’epistolario, sia alla ricerca di lettere ancora sconosciute, sia per la ricostruzione genealogica dei testi, siano essi singoli testi o gruppi omogenei di lettere: in particolare si devono ricordare gli studi di Gianvito Resta del 1957 e quelli di poco successivi di Luigi Poma. Negli ultimi anni, Emilio Russo e la sua équipe di ricerca molto hanno aggiunto; l’auspicio per il futuro è che si possa presto disporre di una nuova edizione critica e complessiva delle lettere tassiane, che vada a sostituire la pur benemerita, ma inevitabilmente invecchiata fatica ottocentesca del Guasti. [m.c.]

VI. Ercole Tasso

Figlio del “magister” delle Poste Pontificie Giangiacomo, Ercole Tasso (Bergamo 1540 circa – Bergamo 1613) fu “filosofo”, specializzato nei discorsi atti a “confortare” i morenti e i condannati a morte, ma si distinse anche come poeta e, nell’ambito dell’epistolografia, nel “sotto-genere” delle lettere dedicatorie. Nel corso del Cinquecento, la dedica, sovente sotto forma di lettera, ebbe infatti la fondamentale importanza di tutelare e promuovere le opere grazie al prestigio del dedicatario sia sul piano letterario che su quello politico, condizionando significativamente la fortuna dell’autore.
Ercole Tasso svolse inoltre una brillante carriera nelle istituzioni bergamasche: dal 1577 fino al 1586 ricoprì l’incarico di “nunzio” e “oratore di Bergamo in Venezia”. A tale periodo risalgono le lettere inviate a Bergamo dalla capitale veneta che, pur documentando trattative politico-diplomatiche, contengono anche alcune notazioni estranee al registro della corrispondenza formale, come quando definisce un suo collega, il «cavalier Girolamo», un «asino» e «il più insolente» di tutti i bergamaschi!

Vetrina 7 – Lettere e lettere dedicatorio di Ercole Tasso

Ercole Tasso
Lettera
Venezia 13 novembre 1577 – autografo
Archivio storico comunale. Sezione antico regime, 1.2.6.1-18
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Ercole Tasso
Lettera
Venezia, 1 dicembre 1578 – autografo
Archivio storico comunale. Sezione antico regime, 1.2.6.1-18
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Il primo libro di lettere dedicatorie di diversi
Bergamo, Comin Ventura, 1601
Salone loggia P 8 70-73
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Approfondimenti
Ercole Tasso letterato e filosofo
Ercole Tasso nacque a Bergamo intorno al 1540, quartogenito di Gian Giacomo e di Pace de’ Grumelli.
Nel 1580 venne istituita a Bergamo una commissione di censura composta da tre ‘deputati’, della quale Tasso fece parte insieme a Gian Gerolamo Grumelli, il Cavaliere in rosa di Giovan Battista Moroni, e a Giorgio Passo. A tale cerchia va aggiunto il nome di Isotta Brembati, moglie di Grumelli e anch’essa soggetto moroniano, per la cui morte venne allestita una raccolta di Rime funerali di diversi illustri ingegni… (1587), tra i quali Ercole e Torquato Tasso, Angelo Grillo e altri autori di ambito lombardo e veneto.
Ne1585 Ercole sposò Lelia Agosti, dalla quale nacquero, fra altri, un Torquato e due gemelle, morte di peste nel 1630. A eccezione dei periodi trascorsi a Venezia, Tasso abitò stabilmente a Bergamo: in città, nella casa di famiglia, e in una vicina casa di campagna, dove fece apporre l’iscrizione Villula Herculi Tassi philosophi.
Nel 1592 l’editore bergamasco Comin Ventura gli dedicò il volume in piccolissimo formato della Nuova scielta di rime di Torquato Tasso, definendolo, sia pure a scopo celebrativo, un «tal filosofo, poeta e letterato […] che pochi sono al mondo che l’agguaglino»; nel 1601 gli dedicò invece il Primo libro di lettere dedicatorie, che ne attesta due dello stesso Ercole, insieme ad altre di Bernardo, Torquato e di vari autori di area bergamasca e bresciana: protagonista di una élite, ancorché provinciale, tra le più avanzate nell’Italia tra Cinque e Seicento, Ercole Tasso, mediante il ruolo rivestito nell’affermazione della stampa a Bergamo, contribuì in modo incisivo a orientare l’indirizzo culturale e politico di quella società.
Nel 1593 uscì la «piacevole contesa fra i due moderni Tassi» sul tema Dell’ammogliarsi, in cui la Declamazione di Ercole, scritta probabilmente entro la data delle sue nozze, ma di argomento contrario, va così a inserirsi nel topico filone misogino e viene giustapposta alla Difesa di Torquato. Sempre del 1593 sono poi le Poesie, suddivise in tre libri e completate da un’orazione finale: una raccolta articolata che completa il corpus di alcuni sonetti già dedicati all’amore giovanile per la bella Virginia Bianchi con commenti e prose in funzione esegetica. Del 1612 è infine il trattato Della realtà e perfezione delle imprese nel quale è illustrata con esempi la ‘quiddità’ dell’impresa, che è «simbolo […] di figura e […] parole» (p. 84). L’opera, edita a Bergamo, suscitò la polemica del gesuita Orazio Montalto (1612), cui Tasso fece in tempo a reagire pubblicando le sue Risposte (1613).
Morì a Bergamo il 6 agosto 1613. [m.c.]

VII. Manoscritti di lettere tassiane nella Biblioteca Angelo Mai di Bergamo

Oltre a molti volumi a stampa, la Raccolta tassiana della Biblioteca Angelo Mai custodisce diversi manoscritti, alcuni dei quali conservano lettere sia di Bernardo che di Torquato, in copia e in originale. Cinque sono le missive autografe di Bernardo Tasso presenti in Biblioteca: una indirizzata a Sperone Speroni e datata 3 ottobre 1559 (ms. Cassaforte 6 6 22); altre quattro scritte a Marcantonio Tasca e raccolte nel prezioso Codice Falconieri. Di Torquato Tasso si possiedono gli autografi di due missive a Claudio Albani, entrambe di agosto ma di due anni successivi, 1587 e 1588 (Tassiana L 5 5). Di grande interesse risultano anche i manoscritti di copie di lettere dei Tasso, primo tra tutti il Codice Falconieri, un manoscritto miscellaneo donato alla Biblioteca nel 1938 e che da solo conserva circa 157 testi di missive tassiane.

Vetrina grande – Autografi e manoscritti

Bernardo Tasso
Lettera a Marcantonio Tasca
Roma, 14 settembre 1556 – autografo
Codice Falconieri – Cassaforte 6 15
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Bernardo Tasso
Lettera a Sperone Speroni
Venezia, 3 ottobre 1559 – autografo
Cassaforte 6 6 22
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Torquato Tasso
Lettera a Claudio Albani
Bergamo, 19 agosto 1587 – autografo
Tassiana L 5 5
*****
Torquato Tasso
Lettera a Claudio Albani
Napoli, 31 agosto 1588 – autografo
Tassiana L 5 5
*****
Bernardo Tasso
Amadigi
Ferrara, Giolito 1560
(ritratto di Bernardo Tasso)
Tassiana B 7 14
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[Ballany – G. Castagnola]
Ritratto di Torquato Tasso
Tassiana N 6 9
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Approfondimenti
I materiali di Marcantonio Foppa, un erudito appassionato dei Tasso
L’importanza del Codice Falconieri è legata anche alla sua origine e al suo allestimento: il manoscritto, infatti, appartiene ai materiali di Marcantonio Foppa, erudito del Seicento che dedicò parte dei propri studi proprio alla raccolta degli scritti di Torquato Tasso, con l’obiettivo di pubblicare l’opera omnia del poeta e soprattutto quanti più inediti possibili. Per fare ciò si fece aiutare da diversi collaboratori, che scavarono in diversi archivi copiando e inviando a Foppa tutto ciò che trovavano a nome di Torquato. Il Codice Falconieri, manoscritto miscellaneo, assembla insieme diversi di questi materiali e conserva circa 157 testi di lettere tassiane in copia, con importanti annotazioni dei copisti stessi relative agli originali da cui attinsero e che oggi, in alcuni casi, sono andati perduti. [e.o.]
Studi sulle lettere tassiane in Mai: da Luigi Locatelli ad ARCHILET
Il Codice Falconieri giunge nella nostra Biblioteca nel 1938, donato dallo zurighese Augusto Leopoldo Tobler, e viene subito inserito nella Raccolta tassiana, il ricco fondo bibliografico della Biblioteca interamente dedicato ai Tasso. Il primo a descriverne il contenuto e sottolineare l’importanza del Codice Falconieri è l’avvocato Luigi Locatelli, grande cultore della storia e della cultura bergamasca e tra le principali figure che arricchirono il patrimonio della Raccolta tassiana. Con tre contributi nella rivista «Bergomum» (prodromo dell’attuale rivista «Studi Tassiani»), lo studioso racconta la storia del codice fino al suo arrivo in Biblioteca e mette in risalto i materiali tassiani inediti presenti nel manoscritto: tra questi si contano quattro lettere di Torquato fino ad allora sconosciute, testimoni della preziosità del Codice anche nella ricostruzione dell’epistolario tassiano. Il progetto ARCHILET dell’Università degli Studi di Bergamo consente di visualizzare online le diverse carte del Codice con lettere di Torquato, offrendo una loro breve presentazione e sintesi. [e.o.]
Il progetto ARCHILET
Molte delle lettere manoscritte e a stampa presenti in mostra sono state schedate grazie al Progetto ARCHILET, portale digitale dedicato alle corrispondenze letterarie italiane di età moderna (secoli XVI-XVII).
Il progetto consente di consultare liberamente online le lettere scritte da intellettuali e letterati italiani, valorizzandone anche i rapporti con le altre culture e letterature europee.
L’archivio digitale si propone come strumento di studio: di ogni missiva si forniscono i principali metadati e un sunto, utile alla consultazione agile del contenuto. Il rimando al testo integrale viene offerto tramite rimando alla risorsa disponibile in open source o alla riproduzione fotografica digitale (come nel caso del Codice Falconieri). L’archivio, in costante aggiornamento, include corrispondenze letterarie edite (in edizioni antiche o moderne) e inedite.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra tre atenei, sotto la direzione di Clizia Carminati (Università di Bergamo), Paolo Procaccioli (Università della Tuscia) ed Emilio Russo (Sapienza Università di Roma).
Per navigare in ARCHILET: http://www.archilet.it/Ricerca.aspx

Bernardo Tasso, Lettera a Marcantonio Tasca, Roma, 5 settembre 1556
Codice Falconieri – Cassaforte 6 15

Bernardo Tasso, Lettera a Marcantonio Tasca, Padova, 16 gennaio 1562
Codice Falconieri – Cassaforte 6 15

Bernardo Tasso, Lettera a Marcantonio Tasca, senza luogo, senza data
Codice Falconieri – Cassaforte 6 15

Con il patrocinio di
Archivio delle corrispondenze letterarie italiane di età moderna (secoli XVI-XVII)

Mostra a cura di
Cristina Cappelletti
Massimo Castellozzi
Elisabetta Olivadese

Un progetto di
Comune di Bergamo
Giorgio Gori, Sindaco
Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura
Massimo Chizzolini, Dirigente Musei e Biblioteche
Maria Elisabetta Manca, Responsabile Biblioteca Civica Angelo Mai

Centro Studi Tassiani
Luca Bani, Presidente

Progetto grafico
#cartadesign – Dario Carta

Si ringraziano
Marcello Eynard, Giuseppe Malfitano

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Vedere Venezia

Palazzo del Podestà – Museo del Cinquecento

Il Museo delle Storie di Bergamo e la Biblioteca Civica Angelo Mai, in collaborazione con Venezia 421 2021 e BergamoScienza, organizzano la mostra Vedere Venezia. Ritratto di una città tra Medioevo e Rinascimento, allestita presso il Palazzo del Podestà – Museo del Cinquecento, Piazza Vecchia, Bergamo, dall’8 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023.

Un viaggio tra manoscritti, libri antichi e preziose carte geografiche per scoprire l’evoluzione del ritratto di Venezia nel Rinascimento: da un’immagine stilizzata e bidimensionale della città lagunare ad una visione prospettica, “divina” e tridimensionale. Anche voi siete curiosi di “Vedere Venezia”? Non vi resta che visitare la mostra.

Inaugurazione venerdì 7 ottobre alle ore 17 presso il Palazzo del Podestà, Piazza Vecchia, Bergamo. Saluti istituzionali di Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura Comune di Bergamo, Marco Ghisalberti, Consigliere delegato Fondazione Bergamo della Storia. Intervengono Roberta Frigeni, Direttore Museo delle storie di Bergamo, Maria Elisabetta Manca, Direttore Biblioteca Angelo Mai e Archivi storici comunali, Emilio Moreschi, Presidente Associazione Culturale “Roberto Almagià”.

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L’arte della persuasione

La pubblicità nelle riviste tra Otto e Novecento
nelle raccolte della Biblioteca Angelo Mai

8 luglio – 30 ottobre 2022

Visite guidate tutti i giovedì alle 16.30

Dall’insegna di barbiere nelle vie della Pompei romana alla finestra pop-up che si impone al navigatore del web, la pubblicità permea la nostra vita. La sua lunga storia transita attraverso appuntamenti importanti che ne hanno determinato lo sviluppo e la fisionomia: l’invenzione della stampa a caratteri mobili e il conseguente incremento di circolazione di libri e di periodici, che dalla seconda metà del Seicento si rivelano veicoli ottimali per le informazioni commerciali; la rivoluzione industriale, che con l’incremento della produzione di oggetti d’uso e di consumo in concorrenza tra loro favorisce un benessere economico esteso a fasce di popolazione sempre più ampie e genera nuovi mercati e potenziali acquirenti; l’evoluzione tecnologica avviata alla fine del XVIII secolo, che concretizza, grazie a una resa sempre più raffinata delle immagini a stampa, strumenti di comunicazione immediata in una società pervasa da rapide attività. Questa mostra non ambisce a illustrare la storia della pubblicità ma intende offrire un breve viaggio nella creatività e nell’inventiva, tra marchi sconosciuti e prodotti noti, senza l’assillo di dover resistere alla persuasione dell’acquisto o cedere al fascino del consumo. Le immagini selezionate sono tratte dal ricco patrimonio di periodici editi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento conservati presso la Biblioteca Civica Angelo Mai, in gran parte eredità e memoria della lunga e laboriosa storia dell’Istituto Italiano di Arti Grafiche.

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Il sogno di una cosa

Pier Paolo Pasolini attraverso i libri
della Biblioteca Civica Angelo Mai

Atrio scamozziano
5 marzo – 4 giugno 2022
Prorogata fino al 30 giugno 2022

Nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) la Biblioteca Civica Angelo Mai propone un percorso espositivo attraverso una selezione di esemplari del proprio patrimonio legati alla vicenda umana, critica e artistica di uno dei più celebri intellettuali del secondo Novecento.

Il ricordo di una voce centrale del panorama culturale italiano dialoga con le opere che nel corso dei decenni sono entrate a far parte della raccolta della Biblioteca. A partire da singoli tasselli librari questa mostra ricostruisce le soluzioni letterarie attraversate dall’autore in veste di poeta, narratore, critico, drammaturgo e cineasta, accomunate da un’indiscussa fedeltà al potere della parola. Nell’atrio scamozziano, a cominciare dalle testimonianze biografiche, l’allestimento si snoda tra le sperimentazioni artistiche di Pasolini, fino a un assaggio della vasta fortuna critica sorta attorno all’autore.

Proseguendo nella Saletta dei ritratti è possibile avvicinarsi al presente, tra le conquiste della filologia e alcune novità promosse in occasione di questo centenario, per constatare la continuità di dialogo con uno scrittore che a quasi cinquanta anni dalla morte non ha esaurito la propria forza attrattiva e, per così dire, la propria missione.

La mostra è liberamente visitabile durante gli orari di apertura della Biblioteca. Sono organizzate visite guidate settimanali o concordate sulla base delle richieste (vedi l’informativa).

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L’invenzione della ‘razza’ e la Shoah

Dall’errore alla menzogna

Atrio scamozziano
29 gennaio – 28 febbraio 2022

Prendendo spunto dalla celebrazione del Giorno della Memoria 2022, la Biblioteca Mai propone una breve esposizione di opere legate al concetto di ‘razza’ e alla sua evoluzione storica, dall’originario errore che ha indotto la scienza alla suddivisione dell’homo sapiens in sottoscpecie, fino alla menzogna propagandistica tragicamente sviluppatasi nel Novecento e ancora non del tutto estinta. Accompagna l’esposizione una rassegna di alcune opere sul tema della Shoah acquisite dalla Biblioteca negli ultimi due anni.

La mostra è visitabile durante gli orari di apertura della Biblioteca. Prossimamente disponibili sul sito il catalogo e la bibliografica delle opere esposte.

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L’Assiette au beurre. L’immagine satirica della Belle Époque

Sabato 25 settembre 2021 ha preso il via una nuova, importante esposizione nell’Atrio scamozziano della Biblioteca, dal titolo L’Assiette au beurre. L’immagine satirica della Belle Époque

Promossa dalla Biblioteca Civica Angelo Mai e dal Fondo Paolo Moretti per la satira politica, con la collaborazione dell’Associazione Amici della Biblioteca Civica Angelo Mai, la mostra, curata da Paolo Moretti, è visitabile fino al 10 gennaio 2022 durante gli orari di apertura della Biblioteca e sarà oggetto di ripetute visite guidate, organizzate in diversi momenti e occasioni, a partire fin da domenica 26 settembre, giorno di ripartenza dell’iniziativa #maididomenica.

Per approfondimenti sui contenuti della mostra, segui sul canale YouTube della Biblioteca le conversazione di Paolo Moretti con la direttrice della Biblioteca, Maria Elisabetta Manca, con Carlo Salvioni e con Massimo Castellozzi, parte prima e seconda.

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