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L’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi è stata ufficialmente istituita nel 2001 e la sua realizzazione affidata alla Salerno Editrice e a un comitato scientifico presieduto da Enrico Malato, coordinatore presso il Centro Pio Rajna e per conto del medesimo editore romano del grande progetto inerente la Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante, ormai giunta alla pubblicazione dell’Inferno, con il primo dei tomi previsti per la Commedia dantesca. Il Censimento, edito in tre volumi per quattro tomi complessivi tra il 2011 e il 2014, e la presentazione a stampa dei commenti danteschi mirano a dare conto del cosiddetto secolare commento e di tutta l’ingente mole delle testimonianze antiche e moderne, tra chiose e appunti di natura storico-linguistica, talvolta corredati da illustrazioni che trasformano i versi danteschi in figure e in spazi scaturiti dall’incontro tra il sistema culturale dei commentatori e l’opera monumentale dell’Alighieri.


Il piano si divide tra le esposizioni critiche, veri e propri commenti letterari, e le rappresentazioni per immagini del dettato dantesco. Il progetto relativo a questa seconda sezione prevede la riproduzione in facsimile dei più importanti commenti figurati al poema, mentre la sezione letteraria si estende dalla massima prossimità a Dante, con i contributi esegetici dei figli Jacopo e Pietro Alighieri, alla critica erudita d’inizio Novecento, assestata entro il commento alla Commedia che venne approntato da Isidoro Del Lungo nei tre volumi editi da Le Monnier nel 1926. Dunque, l’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi va intesa come la riproposizione minuziosa dell’insieme di tanti interventi interpretativi che ogni epoca, ogni realtà culturale e geografica, ha ritenuto necessari per affrontare il poema dantesco in tutta la sua complessità e meraviglia. Naturalmente una costruzione tanto vasta e polifonica deve improntarsi al criterio dell’esaustività, specialmente per quanto attiene i primi tre secoli di esegesi, ma anche dimostrarsi selettiva nella produzione a stampa della piena età moderna, operando scelte in direzione di quei testi che fino ai giorni nostri abbiano conservato utilità e forza attrattiva per gli studi di critica dantesca.

 

Nel novero dei 75 volumi, in un numero ben più consistente di tomi, globalmente previsti tra i commenti letterari alla Commedia, un rilievo particolare spetta al testo compilato dal bolognese Iacomo della Lana in anni precoci, tra il 1324 e il 1328, in uno sforzo interpretativo che rappresenta il primo lavoro di completa disamina in volgare condotto sulle tre cantiche dantesche. La prossimità alla vita e all’operato di Dante e la fortuna che arrise al commento per come viene certificata dagli oltre cento esemplari manoscritti, tra integrali e parziali, che ancora oggi se ne conservano fanno dello scritto lanèo, il terzo cronologicamente inteso nella disposizione dell’Edizione Nazionale, un caso di particolare complessità filologica, comportante scelte drastiche da parte degli editori. Un aspetto di radicale incertezza è quello che investe la ricostruzione delle sembianze linguistiche originarie di un’opera redatta da un uomo certamente bolognese, ma cólto e incline al confronto costante con il volgare toscano degli stessi canti danteschi. Quale, pertanto, la prima natura del commento di Iacomo della Lana? A ulteriore riprova d’incertezza l’annotazione di Alberico da Rosciate che, lavorando alla traduzione del testo di volgare in latino verso la metà del Trecento, indica il componimento scritto in sermone vulgari tusco.


Il nome dell’illustre giurista bergamasco e il riferimento al suo celebre commento latino alla Commedia, non certo considerabile quale mera trasposizione in lingua latina dei contenuti lanèi, conducono a una nuova intrapresa, vale a dire la diretta pubblicazione dell’opera esegetica di Alberico da Rosciate, sempre nell’ambito dell’Edizione Nazionale qui esposta. Il commento ebbe due versioni, databili tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del XIV secolo. Se nella prima il giureconsulto orobico si limitò a una sostanziale traduzione del testo di Iacomo della Lana, pur mitigata dal ricorso al commento latino di Graziolo de’ Bambaglioli e a quello in volgare del cosiddetto Anonimo Fiorentino e dalla piena originalità dei prologhi alle cantiche, durante la seconda elaborazione il chiosatore migliorò grammatica e terminologia, inserì nuovi particolari e corresse storture proprie della fonte bolognese. Il testo critico è attualmente in lavorazione e trova uno dei propri rappresentanti manoscritti più significativi nel Codice Grumelli della Biblioteca Civica di Bergamo, documento in cui è tràdita la seconda e, per così dire, definitiva redazione del commento albericiano.

Diciotto sono i volumi ad oggi pubblicati dell’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi, un patrimonio al quale la Biblioteca Mai presta particolare attenzione, offrendo già alla consultazione di studiosi e appassionati i tanti e poderosi tomi che custodiscono un corpus letterario sterminato, grazie al quale l’Alighieri ci conduce a conoscere tempi e luoghi di un’Italia che da settecento anni fa i conti con il sommo poeta, cumulando interpretazioni e approfondimenti che spaziano, giusto per citare qualche ulteriore nome, dalle Expositiones et glose di Guido da Pisa al successivo Ottimo commento di area fiorentina, dall’esegesi di Cristoforo Landino agli studi critici di Niccolò Tommaseo, dalle Chiose Palatine del secondo quarto del Trecento alle esposizioni cinquecentesche di Alessandro Vellutello e di Lodovico Castelvetro, lungo una traiettoria che arriva ai nostri tempi, asseverando la centralità nazionale di Dante.


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