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Nel 1860 a Bologna fu fondata la “Commissione per i Testi in Lingua” dall’allora governatore delle Province dell’Emilia, Luigi Carlo Farini, e dal Ministro della Pubblica Istruzione, Antonio Montanari. L’associazione culturale nasce con lo scopo di ricercare i caratteri di una lingua italiana unitaria attraverso codici ed edizioni rare del Trecento e Quattrocento: l’intento viene tuttora perseguito – unitamente alla promozione di studi letterari e linguistici di grande valenza filologica – con la pubblicazione di due collane storiche, la «Scelta di curiosità letterarie inedite o rare» e la «Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della lingua».

Proprio in quest’ultima collana, tra il 1866 e il 1874, viene pubblicata l’unica edizione a stampa ad oggi esistente del raro Commento alla Divina Commedia d’Anonimo Fiorentino, a cura di Pietro Fanfani, storico, patriota e filologo impegnato nella difesa dell’integrità e della purezza della lingua italiana, necessario collante per l’unità nazionale.

Collocabile tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, questo commento in volgare è giunto a noi trasmesso da almeno quattro manoscritti (due dei quali contengono il solo Inferno, un terzo l’Inferno e il Purgatorio e l’ultimo parte del Purgatorio e il Paradiso). I più completi sono il Codice Riccardiano 1013 e il Riccardiano 1016, custoditi presso l’omonima biblioteca di Firenze: Fanfani si è basato soprattutto sul secondo, che contiene Inferno e Purgatorio; il manoscritto 1013 riporta invece un parziale commento al Purgatorio e il commento completo del Paradiso, versioni “toscanizzate” di un altro famoso commento, quello di Iacopo della Lana bolognese.
L’attribuzione del testo è stata molto controversa: Pietro Fanfani ha atteso alla pubblicazione del Commento convinto che fosse integralmente dell’Anonimo, confessando poi nella prefazione all’ultima Cantica di aver constatato durante gli studi il debito dell’Anonimo verso Della Lana per il Paradiso e parzialmente anche per il Purgatorio. Costretto quindi a rinunciare alla pubblicazione dell’appendice filologica annunciata nel primo volume, Fanfani afferma: “Questa edizione doveva avere anche uno spoglio filologico; ma la stessa ragione dell’essere [il Commento] per quasi due terzi conforme al commento detto Laneo, mi ha sconsigliato dal farlo, trovandosi, ed abbondantissimo, nella edizione del Della Lana fatta dallo Scarabelli. Si contenti dunque il lettore di avere per l’Inferno, e per quasi mezzo il Purgatorio, un bel commento originale dell’Anonimo fiorentino; e per il rimanente il commento Laneo più corretto, e con qualche variazione. E viva felice.”

L’attribuzione è stata oltremodo complicata dalla mancanza di notizie su questo autore: l’appellativo “fiorentino” è stato attribuito da Fanfani e deriva dall’uso e dal senso di parole toscane nel testo; ma soprattutto dalle numerose notizie di toponomastica, folklore e onomastica fiorentina che costituiscono il tratto più caratteristico del Commento. Carattere originale e prevalente in tutta l’opera è l’interesse per la storia, anzi, per la cronaca cittadina documentata sia dal ricorso a testi romanzati e popolari, sia dalle testimonianze tratte dalla citatissima Nuova Cronica di Giovanni Villani, che compare in 42 luoghi dell’Inferno e in 22 del Purgatorio.

Di grande importanza per gli studiosi sono le (poche) chiose in cui l’Anonimo cita la Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi di Dino Compagni che rappresentano l’unica testimonianza, nelle prime decadi del Quattrocento, della circolazione manoscritta dell’opera, scoperta solo nel 1324 dopo la morte dell’autore e, come noto, lungamente celata nell’archivio familiare in ragione dei duri giudizi su personaggi e potenti contemporanei.

Alle cronache fiorentine riportate nel Commento ha sicuramente attinto Giovacchino Forzano, librettista del Gianni Schicchi di Giacomo Puccini: l’opera prende spunto dal breve episodio del XXX canto dell’Inferno – ispirato ad un fatto realmente accaduto ad un membro della famiglia Cavalcanti – dove il protagonista viene condannato come “falsatore di persone”. Da segnalare come nel libretto vengano citati particolari presenti solo nel testo dell’Anonimo (la beneficenza di Buoso per guadagnarsi un posto in paradiso, l’occultamento del cadavere, il timore di essere scoperto che frena la ribellione di Simone, ‘la cappellina’, ‘l’opera di Santa Reparata’, ‘la migliore mula di Toscana’, ecc.) che il Forzano sfrutta ampiamente ed efficacemente nell’opera.

Nonostante la maggior parte degli studiosi concordi nel designare il Commento un “centone” – cioè un testo composto da un collage di frasi di autori od opere diversi, unite a formare un’opera originale – non si può non riconoscere all’Anonimo originalità nell’organizzare le fonti esegetiche pregresse, consultate e riportate in modo più ampio rispetto ad autori precedenti: oltre a Iacopo Alighieri, al Lana, all’Ottimo (Andrea Lancia), l’Anonimo conosce infatti Pietro Alighieri, Guido da Pisa, le Esposizioni sopra la Comedia del Boccaccio, il Commento di Benvenuto da Imola. Rispetto a questi precedenti commentatori, le sue note presentano un maggior numero di citazioni classiche, con versi di Lucano, Orazio, Ovidio, Valerio Massimo, Tito Livio e soprattutto Virgilio, considerato dall’Anonimo l’ispiratore della Commedia dal punto di vista sia letterario sia allegorico; particolare attenzione nelle chiose viene dedicata anche alla mitologia, che offre spunto a frequenti e amplissime divagazioni. Queste citazioni classiche si ritrovano soprattutto dal manoscritto, nel quale compaiono anche le note in lingua latina non riportate nella edizione a stampa da Fanfani che, condizionato dalla difficoltà delle citazioni dense di abbreviazioni, sceglie il volgarizzamento dell’Anonimo.
L’Anonimo autore dimostra non comune conoscenza delle fonti romanze, con particolare riguardo per testi letterari oggi da noi conosciutissimi: il Decameron di Boccaccio, varie opere di Petrarca (Epistole, De Vita solitaria, la canzone Italia mia, citazioni dai Rerum vulgarium fragmenta), sonetti di Guinizelli e Cavalcanti e soprattutto il Tresor di Brunetto Latini. L’Anonimo padroneggia perfettamente l’intera opera di Dante (i rinvii ad altre parti della Commedia ne sono una prova) e soprattutto le sue opere minori: nel canto XXIII del Purgatorio compare la più antica testimonianza indiretta della tenzone poetica tra Dante con Forese Donati, i cui sonetti sono contenuti nelle Rime.

Nonostante questi caratteri distintivi, l’Anonimo fiorentino non ha finora avuto grande influenza nella tradizione di commento dantesca, soverchiato dalle figure di Boccaccio, di Benvenuto da Imola, di Francesco da Buti, suoi più illustri predecessori. Questo Commento è quindi a tutt’oggi l’unica edizione a stampa pubblicata: i tre volumi si compongono del solo commento in volgare, a cui il curatore fa precedere il testo dei canti, corredati da note in calce per una maggiore completezza e comprensione.

 

Commento alla Divina Commedia d’anonimo fiorentino del secolo 14., ora per la prima volta stampato / a cura di Pietro Fanfani. – Bologna : Gaetano Romagnoli, 1866-1874. – 3 volumi ; 24 cm.
COLLOCAZIONE: Salone Cass. III L 2 10-12

Tomo I
Tomo II
Tomo III

Riccardiana 1013
Jacopo della Lana, Commento alla Commedia
Riccardiana 1016
Anonimo fiorentino, Commento all’Inferno e al Purgatorio