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Alla generale crescita del mercato editoriale italiano del Settecento, coopera anche la produzione dantesca. La fortuna di Dante nel diciottesimo secolo, è documentata dalla ripresa delle pubblicazioni, una quarantina sono le edizioni, e dal vivace dibattito erudito e critico tra recensori alimentato dalla copiosa produzione e circolazione delle riviste letterarie. Grande è l’interesse attorno alle edizioni della Commedia dantesca sulle pagine delle gazzette letterarie, tempestive annunciatrici delle novità di stampa e sedi delle dotte diatribe valutative tra giornalisti ed editori.
In ambito veneto si raffinano le strategie editoriali e si producono edizioni dei classici della letteratura alla luce della ricerca documentaria sostenuta dal fervore degli studi municipali.
E’ in questo clima che, nel 1752, si realizza la prima edizione bergamasca della Divina Commedia ad opera di due eruditi abati: Jacopo Migliorini (abate Calisto) e Pierantonio Serassi rispettivamente editore e curatore del volume.

Jacopo Migliorini detto Calisto (Carona, 1703-Bergamo 1781) compie i primi studi che completa a Bergamo, tra Carona e Zogno; diviene abate a Milano sotto la guida di Girolamo Tagliazucchi specializzandosi nelle lingue antiche. Tornato a Bergamo, partecipa alla rifondazione dell’Accademia degli Eccitati. Nel 1741 apre in Borgo San Leonardo in Città una tipografia utilizzando, per non esporsi come ecclesiastico, il nome accademico di Pietro Lancellotti. Sin dal 1745 collabora all’impresa Pier Antonio Serassi, allora poco più che ventenne suo ex allievo nel Seminario bergamasco. Della intensa collaborazione di Serassi in almeno una o due edizioni l’anno, rende conto un fitto carteggio iniziato nel 1755 e che durerà per vent’anni.

Pierantonio Serassi (Bergamo, 1721- Roma, 1791) abate, letterato e studioso del Tasso, segretario del cardinale Giuseppe Alesandro Furietti. Appartenente alla nota famiglia di organari, dopo gli studi al seminario di Bergamo, si trasferisce a Milano, al collegio di Brera, venendo in contatto con Pietro e Alessandro Verri, Giuseppe Parini, Gian Carlo Passeroni, Carl’Antonio Tanzi e Domenico Balestrieri. Nel 1741 veste l’abito clericale e torna a Bergamo venendo da subito coinvolto nell’impresa editoriale in veste di consulente da subito indirizzando la sua ricerca verso lo studio biografico dei letterati condotto attraverso l’indagine delle fonti e dei documenti, in particolare quelli epistolari. Come numerosi eruditi del XVIII secolo, Serassi ha interessi di studio ampi documentati dalle sue pubblicazioni, dal ricco epistolario e dalla preziosa Raccolta tassiana acquistata nel 1869 presso gli eredi, insieme a molte altre sue carte, dalla Biblioteca Civica Angelo Mai. Come segretario di Furietti, l’abate Serassi si adopera per il compimento della volontà testamentaria del Cardinale per la fondazione a Bergamo una biblioteca pubblica. A Pierantonio Serassi si deve la più nota e documentata Vita di Torquato Tasso (I-II, Roma 1785; poi Bergamo 1790).

La collaborazione tra Serassi e Lancellotti si concretizza in quattordici edizioni letterarie, molte di poesia, tra le quali figurano le Rime di Pietro Bembo (1745) che ripubblica nel 1753, quelle di Petrarca (1746), di Poliziano (1747), di Bernardo Tasso (1749) e molte altre, tutte caratterizzate dalla presenza di una documentata vita dell’autore.

Nel 1752 Lancellotti pubblica con Serassi il testo della Commedia dantesca. L’edizione richiama modelli cinquecenteschi nel formato, nei caratteri e nella mise en page. La scelta cade sulla ripresa del ‘libro da mano’, il testo poetico è contenuto in un solo volume in 12° (mm 140×80) di 640 pagine. Il frontespizio riporta una xilografia di un puttino alato, una delle tre marche tipografiche note di Pietro Lancellotti,

le pagine sono ornate da capilettera xilografici, il testo è disposto su una colonna.

Il testo della Commedia, che riprende il commento di Lodovico Dolce apparso per la prima volta nella edizione giolitina del 1555, riporta una scelta di commenti antichi e moderni (da Giovanni Boccaccio a Gian Vincenzo Gravina). Serassi nella dedica al giovane Girolamo Sottocasa dichiara di aver rivisto e accresciuto le edizioni della Crusca (1595) e le note di Dolce grazie alla consultazione di un Codice “antichissimo” appartenente a monsignor Albani, arcidiacono della Cattedrale di Bergamo.

Precisa inoltre di aver corredato il testo poetico con L’Indice delle voci oscure e quello delle Materie concentrando la massima cura nel Rimario “che ci è costato una ostinatissima fatica, l’abbiamo creduto utilissimo non meno per uso di chi compone, che quasi per una nuova maniera d’indice”.

La Vita di Dante Alighieri, alle pagine VII-XVII, secondo il costume del periodo, si chiude con il profilo psicologico e morale del poeta. La Vita avrà anche una propria vicenda editoriale con diverse ristampe sino a metà Ottocento, mentre dell’edizione completa della Commedia serassiana si conta solo una ripresa milanese in tre volumi (Agnelli, 1816) purgata della prefazione.

Dell’edizione Lancellotti del 1752 la Biblioteca Angelo Mai conserva due esemplari in ottimo stato di conservazione e differenti solo nelle legature: originale in cartone ripiegato quella di Salone Cassapanca 3 F 1 25,

con legatura di restauro quella conservata alla segnatura Salone Loggia L 2 60.

Quest’ultima contiene alla carta bianca in fine testo alcuni appunti manoscritti sul testo dantesco e alla carta di guardia una nota a inchiostro con l’indicazione del prezzo di vendita Lire 4.10 di Milano.

 

La Divina Commedia di Dante. Con gli argomenti, allegorie, e dichiarazioni di Lodovico Dolce aggiuntovi la Vita del Poeta, il Rimario, e due indici utilissimi. Bergamo, Pietro Lancellotti, 1752
Collocazioni: Salone Cassapanca 3 F 1 25; Salone Loggia L 2 60.

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