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E’ il 3 marzo del 1491 quando il bergamasco Bernardino Benali – celebre editore del Supplementum Chronicarum dell’agostiniano Jacopo Filippo Foresti – e Matteo Capcasa, prolifico tipografo nativo di Parma, completano a Venezia il lavoro di composizione e stampa della Commedia preceduta dall’Apologia e dalla Vita di Dante e seguita dal Credo, dai Dieci Comandamenti, dai Sette Salmi penitenziali, dal Pater Noster e dall’Ave Maria.

L’edizione in carattere romano di corpo maggiore per il testo poetico e in corpo minore per il Commento, è in folio e conta 302 carte. L’ornamentazione comprende, oltre alle eleganti iniziali decorate, novantasette xilografie di piccolo formato e, all’inizio di ogni Cantica, grandi illustrazioni a piena pagina inquadrate da bordure con figure e animali che Giancarlo Petrella descrive come «una cornice architettonica a motivi classici, qui probabilmente impiegata per la prima volta [nella quale] sono raffigurati giovani nudi con vasi in mano seduti in cima a una colonna che sorreggono, quasi come degli Atlanti, il peso del timpano superiore nel quale è inserito Dio Padre con un libro aperto; alla base delle colonne figurano alcune sirene con le code attorcigliate e, nel montante inferiore, due putti reggono il medaglione centrale destinato a contenere l’eventuale insegna miniata dell’acquirente».

Le novità che Benali e Capcasa introducono nella tradizione a stampa della Commedia sono rilevanti sia per la componente testuale sia per l’apparato illustrativo: per la prima volta il Commento landiniano al testo poetico viene pubblicato con le revisioni del frate francescano, vissuto tra i secoli XV-XVI, Pietro da Figino; per la prima volta sono poste a conclusione della terza Cantica il Credo, il Pater Noster e l’Ave Maria; per la prima volta in una edizione a stampa l’apparato illustrativo è completo comprendendo anche il Paradiso (come noto, le xilografie dell’edizione bresciana del 1487 corredano solo le prime due Cantiche).

La mise en page dell’edizione veneziana Benali-Capcasa (o Codecà) rispecchia la cura speciale dedicata alla pubblicazione: il rapporto tra parola e immagine risulta equilibrato alla vista e funzionale alla lettura. Testo poetico, commento e illustrazioni sono disposti in armoniosa composizione che consente al lettore di avere un ‘anticipo visivo’ e una sintesi a richiamo di ogni canto. La complessa analisi della tradizione visuale della Commedia nelle edizioni a stampa del Quattrocento, la ricostruzione della vicenda ideativa e compositiva e la lettura iconografica delle illustrazioni dell’edizione Benali-Capcasa si deve a Giancarlo Petrella (in particolare nel saggio Da Firenze a Venezia: il primo decennio della Commedia illustrata a stampa (1481-1491), in Dante visualizzato. Carte ridenti 3, 2 p. 227-253) che ha ampiamente utilizzato anche l’esemplare conservato dalla Biblioteca Angelo Mai.

Il volume della Civica di Bergamo, collocato alla segnatura INC.4.167, presenta tracce di note manoscritte, quasi certamente di possesso, purtroppo illeggibili perché cancellate, sul margine inferiore della prima carta e su quello superiore del verso dell’ultima. Nel corpo del testo sono sparse note marginali manoscritte mentre due cifre vergate a mano in numeri arabi che si leggono all’inizio e alla fine del volume rimandano ad antiche collocazioni sugli scaffali dei precedenti possessori: a lapis rosso sulla prima guardia, «50»; in inchiostro bruno sull’ultima carta «292».

La legatura è tardo settecentesca: le originali assi lignee sono state rivestite da una carta marmorizzata policroma in giallo, rosso e nero mentre angoli e dorso sono in cuoio. Il dorso presenta la scritta «DANTE ALIGHIERI» impressa in oro su etichetta rossa soprastante, decorata con elementi vegetali entro una sottile cornice, anch’essi impressi in oro. Sono ancora visibili i segni di due antichi fermagli sul piatto anteriore.

Una riproduzione a stampa delle illustrazioni dell’esemplare della Biblioteca Angelo Mai, sarà presto disponibile grazie alla Strenna natalizia dell’Associazione Archivio Bergamasco.

Comento di Christophoro Landino fiorentino sopra la comedia di Danthe Alighieri poeta fiorentino. – (Impressi in uenesia : per Bernardino benali & Matthio da parma, 1491 adi iii marzo). – [10], CCLXXXXI, [1] carte : illustrazioni xilografiche; 2°. ((Riferimenti: ISTC id00032000; IGI 363; BMC V 373; Essling 531; Sander 2313; GW 7969; H 5949; De Marinis, Il Castello di Monselice, p. 130; Rhodes, Catalogo del fondo librario antico della Fondazione Giorgio Cini, D4; Ageno, Librorum saec. 15…, a cura di Gasparrini Leporace, Firenze, Olschki…1954, n.15. – A cura di Pietro da Figino, come indicato nel colophon a carta L7v. – Segnatura: π¹⁰ a-z⁸ &⁸ [con]⁸ [rum]⁸ A⁸ B⁶ C-I⁸ K⁶ L⁸; romano; illustrazioni xilografiche a piena pagina alle carte a1v, s1v, s2v e C1r; nel testo altre 97 vignette xilografiche all’inizio di ciascun canto; iniziali xilografiche.

Sfoglia la copia digitale dell’esemplare conservato dalla Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II di Roma