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Tra le professionalità legate al mondo della produzione libraria a stampa, meritano un posto speciale i creatori dei caratteri tipografici: se ogni epoca è rappresentata dai propri libri, essa trova espressione anche grazie alla forma dei caratteri utilizzati per la stampa.

A partire dal diciottesimo secolo i migliori stampatori europei, sperando di conquistare la gloria, si cimentano nel tentativo di realizzare il carattere tipografico più piccolo della storia. Sarà il parigino Henri Didot (1765-1862) a riuscire nell’impresa nel 1830 con il famoso Microscopico, un carattere di 2,5 punti (meno di un millimetro) perfettamente leggibile.

In Italia il piacentino Antonio Farina, nel 1834, disegna e incide su acciaio il più piccolo carattere creato dalla mano dell’uomo fino a quel momento: l’’occhio di mosca’ corpo 2 su 3 punti. Questi caratteri, fusi nel 1850 per commissione dei milanesi Giacomo e Giovanni Gnocchi da Luca Corbetta di Monza, rimasero inutilizzati per molti anni e furono acquistati dai fratelli Salmin, Antonio e Luigi. Tipografi, editori e librai di Padova, diventeranno celebri proprio per le edizioni microscopiche realizzate con questo carattere nella loro Tipografia alla Minerva.

Alla paziente opera triennale del loro operaio tipografo Giuseppe Gech si deve la composizione di una Divina Commedia nota come Dantino, stampata in mille esemplari al ritmo di 30 pagine al mese, pubblicata per la prima volta a Milano nel 1878 su commissione del libraio Giacomo Gnocchi.

L’esemplare posseduto dalla Biblioteca Angelo Mai, conservato in cassaforte all’interno di una custodia a misura, ha tutte le caratteristiche di un libro di pregio: è chiuso da una elegante legatura in pelle con i piatti decorati in rilievo e dorso con titoli e fregi impressi in oro e taglio anch’esso in oro; ha contropiatti e sguardie in carta decorata e un segnalibro in seta azzurra.

Il volume presenta all’antiporta un ritratto di Dante che precede il bel frontespizio in rosso e in nero. Formato da 449 pagine sulle quali il testo è disposto su trenta righe con ampi margini larghi ben 10 millimetri, il libro misura 50 mm x 35 mm.

Il Dantino fu una delle meraviglie del mondo all’Exposition Universelle di Parigi del 1878 – descritto all’epoca come «un vero miracolo dell’arte tipografica» – e divenne da subito famoso e ricercato dai bibliofili. La copia della Biblioteca Mai appartiene alla seconda tiratura della prima edizione: l’editore milanese Ulrico Hoepli, che aveva acquistato dalla Tipografia Salmin di Padova i fogli del Dantino, posti in luce a cura dell’editore Gnocchi nel 1878, li pubblicò con nuovo frontespizio a suo nome nello stesso anno. Della eccezionalità della sua impresa tipografica Hoepli era ben consapevole, tanto che dopo aver prodotto l’edizione distrusse i caratteri, non prima di aver ricordato tutti i realizzatori dell’opera nel colophon:

La Divina Commedia / di Dante. – Milano : Hoepli, 1878. – 499 p., [1] c. di tav. : 1 ritr. ; 6 cm. ((Ed. di 1000 esempl. In custodia. Collocazione: Cassaforte 4.5b.