Sulle pagine di Bergomum: Bollettino della Civica Biblioteca di Bergamo del novembre 1928 Ciro Caversazzi celebrava l’apertura, avvenuta il 3 novembre, della mostra Immagini della Commedia di Amos Nattini, nel Salone della Biblioteca. L’esposizione bergamasca si inseriva in una lunga serie di mostre che, dopo l’ostensione delle prime tre tavole dantesche nel 1915 alla Permanente di Milano, avrebbe interessato molte città italiane.
L’occasione del sesto centenario della morte di Dante nel 1921 segna infatti l’avvio del ventennale impegno dell’artista genovese Amos Nattini (1892-1985) per la realizzazione di una monumentale edizione illustrata del poema dantesco. Tra il 1921 e 1941 lavora ai tre giganteschi volumi – del peso di circa 27 chili ciascuno – che contengono le Cantiche di Alighieri. Nattini cura ogni particolare: dalla produzione della carta di puro straccio proveniente da Fabriano, all’ideazione dei caratteri ispirati ai «tipi latini primitivi» per la stampa a torchio nelle Officine dell’Istituto Nazionale Dantesco, a Milano, «nel segno dell’Aquila e della Croce a istanza di Rino Valdameri».
Al primo volume, L’Inferno, uscito nel 1931, segue nel 1936 il secondo, il Purgatorio, e soltanto nel 1941, il terzo con il Paradiso. Nel colophon è dichiarata la fine del lavoro nel 1939 e la pubblicazione di soli 1000 esemplari numerati. I grandi volumi (cm 81×65) vengono rilegati in pelle di vitello sbalzata e decorata al piatto anteriore con inserti ad impressione diversi per ciascuna cantica.
Le pesanti legature sono rinforzate da bulloni metallici e chiuse da robusti fermagli. Per sostenere e favorire l’apertura dei giganteschi volumi, Nattini fa realizzare all’ebanista Eugenio Quarti su disegno di Giò Ponti ed Eugenio Buzzi, tre diversi mobili leggii che possano adattarsi ai contesti delle grandi biblioteche pubbliche e private alle quali i volumi sono destinati. Il testo poetico, scorre su due colonne incorniciate e si alterna con le splendide litografie a piena pagina. Grazie alla profonda conoscenza dell’opera del sommo poeta, e alla grande abilità tecnica nell’uso dell’acquarello (solo il canto I del Purgatorio è realizzato ad olio), Nattini realizza dunque una impresa editoriale titanica rappresentativa, nello spirito del tempo, della grandezza della poesia e della produzione italiana. Il suo progetto, specchio del contesto storico novecentesco, affonda le radici nel culto risorgimentale di Dante, quale simbolo dell’identità nazionale ed è immerso nella cultura artistica europea di inizio Novecento, tra liberty e decadentismo.
Le 100 tavole di Nattini, che restituiscono nelle loro variazioni la lunga gestazione realizzativa, testimoniano la solida formazione accademica dell’artista, evidente nella resa ‘michelangiolesca’ delle anatomie in perenne movimento, e l’immersione nei linguaggi figurativi contemporanei tra divisionismo e simbolismo. Lo straordinario effetto dinamico, quasi un film che accompagna il testo poetico, è accentuato dall’utilizzo di tagli prospettici variati e mutevoli. Secondo la definizione dell’autore si tratta di ‘imagini’, vere e proprie visioni popolate di personaggi in abiti contemporanei che restituiscono un’idea di perenne attualità della Commedia dantesca.
La Divina Commedia / [imagini di Amos Nattini]. – [S.l. : s.n.] (Milano : Officine dell’Istituto nazionale dantesco)., 1921-1941. 3v. : ill. color. ; 84 cm. ((Il nome dell’illustratore si ricava dalla pubblicazione. – Nell’occhiello figura il copyright. di A. Nattini: 1923. – Legatura in pelle sbalzata. Collocazione: Mezzanini.