Questo piccolo codice appartiene al tipo del libro d’ore, un insieme di preghiere destinato alla devozione personale, in genere riccamente miniato, in uso soprattutto nella Francia del tardo Medioevo. Anche il nostro esemplare presenta una decorazione miniata molto preziosa, che gli studi, per confronti sia con altri manoscritti che con manufatti di oreficeria e scultura, hanno collocato nella zona di Avignone alla fine del Trecento, in particolare nell’atelier di Jean de Toulouse, che produce anche il Messale dell’antipapa Clemente VII (1392-93). Si tratta di un codice di lusso destinato, come si vede dalla ripetuta presenza di una figura maschile inginocchiata, a una committenza laica privata, di cui purtroppo resta ignota l’identità, come ignote sono le modalità con cui l’Offiziolo è giunto alla Biblioteca.
Il testo contiene l’Officio del Pianto di Maria e della Passione di Cristo, illustrati con otto riquadri istoriati: la Deposizione dalla Croce, la Pietà, la Compera del sudario, la Cucitura del sudario in cui è adagiato il corpo di Cristo, il Trasporto del corpo di Cristo, la Sepoltura, l’Addolorata, Cristo con la croce, che riversa il sangue dal costato in un calice. I fogli del codice sono decorati anche da sei iniziali figurate e da otto fregi a piena pagina. L’iconografia e il testo sono rari: rimandano al clima devozionale di forte partecipazione alla sofferenza di Maria e di Cristo, coltivato dalle numerose confraternite fiorite in ambito avignonese, alla diffusione delle Meditationes Vitae Christi, alla prassi del teatro sacro (i Misteri), ai riti del venerdì santo con l’avvolgimento delle sculture nel sudario, nonché alla spiritualità di ascendenza agostiniana che venera Maria come immagine della Chiesa fedele nella disperazione. Le illustrazioni denotano poi un’attenzione particolare al telo che avvolse il corpo di Gesù e la datazione, raggiunta su base stilistica, coincide peraltro con gli anni immediatamente successivi alla disputa sull’autenticità della Sindone di Lirey, oggi conservata a Torino, tema sul quale l’antipapa Clemente VII, riconosciuto come pontefice legittimo in Francia, emanò anche una bolla (1390) che, pur non ammettendo l’autenticità della reliquia, ne permetteva l’ostensione.
Sulle pagine dell’Offiziolo, molto ben conservato, si dipanano, con abbondante profusione d’oro, tipici fregi di foggia francese a foglia di vite, con raffinate terminazioni in volute che si trasformano in figure ibride antropomorfe o teriomorfe di gusto ancora molto medievale; i riquadri istoriati tradiscono invece una sensibilità intima e drammatica di forte impatto emotivo, atta a suscitare anche la riflessione su temi squisitamente teologici, come l’Eucaristia. Le emozioni sono descritte con accenti di delicato realismo, pur essendo le scene collocate in ambienti essenziali e quasi sempre su fondi in oro o con astratte decorazioni a ramages. Accompagnano le storie, quasi a corale commento, eleganti figure di angeli che pregano, leggono, piangono. Curato nei minimi dettagli, con continue decorazioni riempilinea, il codice ha un aspetto complessivo di raggiante luminosità.
Sfoglia l’Offiziolo di Jean de Toulouse sul sito della BDL.
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