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Per la riapertura del Palazzo della Biblioteca Angelo Mai, restaurato nei suoi ambienti più rappresentativi, si offre alla cittadinanza un’esposizione di manoscritti, libri antichi, disegni, fotografie e documenti archivistici che testimoniano la storia dell’edificio.

I restauri, durati quasi quattro anni, hanno consentito il recupero del Salone Furietti, della Sala Tassiana, della Sala del Cancelliere e dell’imponente facciata in marmo bianco che illumina Piazza Vecchia.

Per restituire alla cittadinanza l’edificio e la biblioteca nella loro piena bellezza e funzionalità,  si sono adoperati l’Amministrazione comunale, la Commissione culturale, l’Associazione Amici della Biblioteca, il personale. Fondazioni, Club e singoli donatori hanno sostenuto con grande senso civico il principale istituto di conservazione della memoria storica della città.

La mostra è visitabile liberamente dal 16 gennaio al 15 marzo 2016, durante gli orari di apertura della Biblioteca.

La Fabbrica di Palazzo Nuovo

L’edificio che ospita la Biblioteca chiude il lato nord della Piazza Vecchia con grande rilevanza monumentale. La vocazione ‘pubblica’ del sito, testimoniata sin dal quindicesimo secolo dalla presenza della Loggia Nuova antistante l’antica chiesa di S. Michele all’Arco, si rafforza nel secolo successivo con la decisione deliberata nel 1592 dalla Repubblica di Venezia di fabbricare un nuovo palazzo per il Comune. L’edificio, che in posizione contrapposta al Palazzo della Ragione chiude a nord-est Piazza Vecchia, è opera dell’architetto Vincenzo Scamozzi, (Vicenza, 1548 o 1552 – Venezia, 1616) che mantiene per il loggiato d’ingresso l’impostazione dell’’architetto genovese Andrea Ceresola detto il Vannone (attivo dal 1575 al 1619) al quale era stato commissionato già nel 1592. Nel 1702 vengono posate le statue sul fastigio a coronamento della balaustra arabescata. Nel 1887 è deliberata la costruzione di una specola, all’estremità sud orientale del tetto, per le osservazioni meteorologiche.

Il complesso architettonico rimane incompleto nella facciata che è realizzata in marmo bianco di Zandobbio solo negli anni Venti del Novecento dall’architetto Ernesto Pirovano (Milano, 1866-1934) seguendo il progetto originario di Scamozzi. Nel 1958 vengono collocate sei statue allegoriche sulle trabeazioni del secondo, quinto e ottavo finestrone della facciata, opere di Tobia Vescovi, che raffigurano, da sinistra a destra, L’Artigianato, L’Industria, Il Fiume Brembo, Il Fiume Serio, L’Agricoltura, Il Lavoro.

Degli interni previsti dal progetto seicentesco, vengono realizzati di fatto solo gli ambienti a ridosso della loggia organizzati specularmente attorno all’atrio centrale, al piano terreno e al grande salone soprastante.

Il Palazzo è sede della Municipalità dal 1648 al 1873; da quell’anno e sino al 1927 ospita il Regio Istituto Tecnico per il quale viene costruita la specola soprastante il lato est del tetto . Nel 1887 ospita il Museo di storia naturale. Nel 1928 diviene la sede definitiva della Biblioteca Civica qui trasferita dall’antistante palazzo della Ragione.

La Biblioteca Civica Angelo Mai

La Biblioteca Civica di Bergamo, fondata grazie al lascito librario del cardinale Giuseppe Alessandro Furietti (1684-1764) finalizzato all’apertura di una biblioteca pubblica e da sempre amministrata dal Comune di Bergamo che ne è il proprietario, ha la sua prima collocazione in un locale di questo palazzo, al tempo sede del Comune. Trasferita nel 1797 presso la canonica del Duomo, dal 1843 trova sede nel Palazzo della Ragione fino a quando, nel 1928, ritorna nella sede originaria, occupando l’intero edificio.

Dal 1954 la Biblioteca è intitolata al cardinale e filologo bergamasco Angelo Mai, celebre per aver studiato e inventariato migliaia di pergamene della Biblioteca Ambrosiana di Milano e della Biblioteca Vaticana, riscoprendo diversi testi antichi fra i quali alcune parti del De re publica di Cicerone. Nell’occasione, è il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, a pronunciare il solenne discorso di intitolazione.

Nata nel secolo dei lumi, la Biblioteca si è costantemente arricchita anche grazie ad una tradizione mai interrotta  di mecenatismo civico che testimonia l’impegno prodigo dei bergamaschi per la crescita culturale della collettività. Oggi è una delle più ricche e frequentate biblioteche italiane di conservazione per la ricerca storica, letteraria, musicale e artistica. Il patrimonio, che viene accresciuto tramite acquisti, doni, deposito legale, conta attualmente più di 700.000 volumi editi dall’anno 1600 ad oggi; 2.140 incunaboli; 12.000 cinquecentine; 11.000 giornali e riviste; 9.380 manoscritti dal secolo XI, molti dei quali ornati di preziose miniature; 22.000 pergamene; 171 carteggi di personaggi storici e famiglie; 800 autografi; 1.106 stampe e disegni; 1.920 mappe cartografiche; 125.000 fotografie; 16.440 musiche; 70 archivi privati, familiari e di enti religiosi e assistenziali e l’Archivio storico del Comune di Bergamo dal XV al XX secolo. Affreschi, stucchi, dipinti, statue, arredi storici e i Globi di Vincenzo Maria Coronelli arricchiscono gli interni monumentali.

Atrio scamozziano

Progettato dall’architetto Vincenzo Scamozzi, il nobile atrio d’ingresso (metri 15×10) è coronato da opere scultoree diverse e da lapidi commemorative e ha assunto, nel tempo, la funzione di spazio espositivo. In questo atrio già possiamo cogliere una delle peculiarità della Biblioteca Civica, quella di aver mantenuto il fascino e la caratteristica del luogo di cultura in senso classico: accanto ai libri, si espongono ritratti e busti di personaggi “la cui rappresentata effigie serviva ad eccitare allo studio delle scienze e delle lettere” (Giovanni Maironi da Ponte, Bergamo 1748-1833). Nell’atrio troviamo, infatti, medaglioni, busti, monumenti funebri e lapidi legati a personaggi o eventi storici significativi per il territorio bergamasco o per la storia della biblioteca. Di tutti i personaggi e gli eventi qui ricordati la Biblioteca conserva numerose fonti originali. I 20 medaglioni in gesso sulle pareti furono realizzati nella bottega dello scultore e marmorario bergamasco Antonio Galletti intorno al 1859; originariamente collocati presso la sede dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti in Bergamo Alta, vennero trasportati in questo atrio nel 1935. Tra gli effigiati, il giurista Guglielmo Longo, il letterato Bernardo Tasso, l’intagliatore Damiano Zambelli, gli umanisti Basilio e Girolamo Zanchi,  i pittori Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni, gli eruditi Donato Calvi, Alessandro Furietti e Pierantonio Serassi, il bibliotecario e letterato Girolamo Tiraboschi, l’architetto Giacomo Quarenghi, il filologo Angelo Mai. Degni di nota, inoltre, la lapide in ricordo dell’esploratore Giacomo Costantino Beltrami, i busti della poetessa Paolina Secco Suardo Grismondi, dell’erudito e lessicografo Ambrogio Calepio detto Calepino, del condottiero Bartolomeo Colleoni e dello storico bergamasco Bortolo Belotti. Risaltano, infine, i due grandi monumenti funebri seicenteschi  ai nobili fratelli bergamaschi Agosti e ai nobili fratelli bergamaschi Corsino.

Sala San Giovanni XXIII

La Sala San Giovanni XXIII è ideata e realizzata dal direttore della biblioteca Monsignor Luigi Chiodi durante il periodo di pontificato di papa Angelo Giuseppe Roncalli (Sotto il Monte-Bergamo, 1881–Roma, 1963), in omaggio all’illustre concittadino e per sottolineare la sua attività di storico e di studioso. Di lui si ricordano, in particolare, le  pubblicazioni La Misericordia Maggiore di Bergamo e le altre istituzioni di beneficenza amministrate dalla congregazione di carità (1912) e Gli atti della visita apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo-1575  (1936). Inaugurata il 17 settembre 1962, la sala conserva documenti, lettere, fotografie, manoscritti, pubblicazioni e cimeli sulla figura di Roncalli, sugli anni del suo pontificato e sul Concilio Vaticano II. Di particolare rilievo la raccolta fotografica illustrante l’attività del pontefice, realizzata dallo “Stabilimento Fotografico Felici” di Roma su incarico del Comune di Bergamo.

Nella sala possiamo ammirare opere d’arte tra le quali la scultura in bronzo Papa Giovanni XXIII in preghiera, realizzata nel 1963 da Piero Brolis; il grande ritratto dal vero dello statunitense Alexander Benjamin Clayton del 1961; il tondo in bronzo di Stefano Locatelli, già autore della grande statua di papa Giovanni XXIII posta all’ingresso del Seminario Vescovile di Bergamo; il dipinto Le chiese dell’attività pastorale di papa Giovanni XXIII di Simone Morelli, allievo di Achille Funi all’Accademia Carrara. Al centro del soffitto spicca il dipinto ad olio su tela ovale di Bartolomeo Bianchini, attivo a Bergamo tra il 1670 e il 1675 e maestro di Fra’ Galgario, raffigurante l’Apoteosi di Torquato Tasso e Bartolomeo Colleoni. Il dipinto proviene dall’ex palazzo nobiliare della famiglia Rota, sito in via Rocca e demolito al tempo della formazione del Parco della Rimembranza (1927). Nel 2008, in occasione del cinquantesimo di elezione al soglio pontificio di Angelo Roncalli, la sala ha visto un rinnovamento degli arredi e un riordino filologico della raccolta.

Sala dei ritratti e Sala Dora Coggiola

Queste due salette costituiscono il punto di riferimento principale per gli utenti che hanno necessità di accedere al servizio prestito, consultare cataloghi cartacei e digitali, visionare le novità bibliografiche.

Nella prima saletta si trovano alcuni ritratti in olio su tela che riguardano importanti protagonisti della storia culturale di Bergamo. Si possono ammirare il grande ritratto dello storico e bibliotecario Angelo Mazzi (1841-1925), realizzato nel 1911 da Ponziano Loverini con dedica “All’Esimio Cultore delle Patrie Storie”; il ritratto di Alessandro Furietti, eseguito nel 1759 e donato dal Cardinale all’antica Accademia degli Eccitati di Bergamo; il ritratto del 1823 di Agostino Salvioni, recentemente riattribuito ad un giovane Giovanni Carnovali detto il Piccio; il ritratto dello storico Mario Lupo (1720-1789), effigiato con la croce pettorale dei canonici della Cattedrale di Bergamo dal gandinese Francesco della Madonna.

La sala intitolata alla bibliotecaria Dora Coggiola (1918-1986) offre altri dipinti che ritraggono personaggi illustri: Bertrando Spaventa, filosofo napoletano; Filippo Lussana, medico e scienziato bergamasco; Antonio Tiraboschi (1838–1883), bibliotecario e ricercatore. Sulla parete di fronte al catalogo storico si ammira l’olio su tela che raffigura lo scienziato e umanista Lorenzo Mascheroni attorniato dagli allievi.

Il catalogo storico dei libri a stampa con schede cartacee raccolte in cassetti di legno, fu iniziato negli anni Sessanta dell’Ottocento parallelamente a quello dei manoscritti. Rivoluzionario rispetto ai precedenti cataloghi a libro avviati da Agostino Salvioni, ha offerto la possibilità fino al 1976 di aggiungere nuove schede, mantenendo rigorosamente il criterio alfabetico e la corretta classificazione per materie. Il catalogo storico fu continuato, dal 1977, da un nuovo catalogo cartaceo poi recuperato completamente nella base dati del Servizio Bibliotecario Nazionale.

Salone Furietti

Il Salone principale della biblioteca, interessato in questi ultimi quattro anni da importanti lavori di ristrutturazione, è dedicato all’iniziatore della Biblioteca Civica, il cardinale Giuseppe Alessandro Furietti, che lasciò la sua cospicua libreria ad uso della cittadinanza con testamento rogato a Roma nel 1760.

Il Salone misura metri 22 in lunghezza, 10,5 metri in larghezza e 15 metri in altezza. La volta, a carena di nave rovesciata è tutta in legno, ornata dal fregio e dalla cornice in stucco eseguiti negli anni 1668-69 dal ticinese Giovanni Angelo Sala. Al centro del fregio campeggia, in ogni lato, lo stemma bipartito oro-vermiglio del Comune di Bergamo che qui riuniva il Maggior Consiglio, l’odierno Consiglio Comunale. Lungo le pareti sono stati allineati i monumentali scaffali ottocenteschi, detti delle “colonne” perché ornati con 22 mezze colonne massicce di noce, aventi capitelli ionici, che provengono dalla precedente sede della Biblioteca nel Palazzo Vecchio o della Ragione. Alla parete sud-ovest, verso Piazza Vecchia, troviamo i busti di Angelo Mai (Pietro Tenerani, 1845) e dell’umanista e scienziato Lorenzo Mascheroni, mentre negli intercolonne vediamo i ritratti dell’erudito agostiniano Donato Calvi e di Alessandro Furietti, donato dal cardinale nel 1760 e tradizionalmente attribuito al pittore romano Marco Benefial. Sulla destra ammiriamo un pianoforte a coda Pleyel del 1875 ca. di proprietà della Misericordia Maggiore di Bergamo. Alla parete nord-est vediamo i busti del bibliotecario e letterato Agostino Salvioni a firma di Giovanni Maria Benzoni e quello dell’erudito Alessandro Barca (Giosuè Meli, 1882); nei due dipinti sono ritratti Angelo Mai (Giovanni Moriggia, 1824 ca.) e Pier Antonio Serassi opera del pittore bassanese Giovanni Martino de’ Boni.

I lavori appena terminati hanno prevalentemente riguardato il restauro completo della volta, il consolidamento e la pulizia dei fregi e degli stucchi, il cambio degli infissi, il ripristino del pavimento originale in cotto, il nuovo impianto di illuminazione e videosorveglianza, i nuovi tendaggi e, naturalmente, la pulizia degli arredi e di tutti i libri.

Oggi il maestoso Salone Furietti è destinato alla consultazione di opere antiche e moderne, manoscritte e a stampa, librarie e documentarie. Gli utenti hanno qui a disposizione, per le loro ricerche repertori cartacei tradizionali e postazioni multimediali che si inseriscono in maniera funzionale fra gli arredi storici.

Sala Tassiana

Questa sala deve l’intitolazione, dal 1927, alla presenza della più importante collezione bibliografica al mondo di opere relative a  Bernardo e Torquato Tasso. Gli arredi della sala, come quello del Salone Furietti, provengono dalla precedente sede della biblioteca in Palazzo della Ragione.

Anche in questo ambiente campeggia, tra le due finestre, lo stemma bipartito oro-vermiglio del Comune di Bergamo, che qui radunava i 12 membri del Minor Consiglio sotto il motto “Lex prima consilii libere loquendi et patienter audiendi” : la prima norma del Consiglio è di parlare liberamente e di ascoltare pazientemente.

Un particolare fascino è dato alla sala dalla volta ricca di stucchi, modellati a fogliame, girali, arpie, compiuti nel 1615 da Lorenzo Porta coadiuvato dai figli Girolamo e Giovanni Battista – stuccatori decoratori già attivi in Santa Maria Maggiore – e di affreschi allegorici, eseguiti sempre nel 1615, da Pietro Baschenis raffiguranti La Benignità e La Provvidenza, La Tolleranza e l’Eloquenza, Il Silenzio, La Sincerità. Le tre grandi tempere su intonaco Al mattino, Al tramonto, Alla notte sono attribuite al pittore Giuseppe Roncelli (1663ca.-1729). All’inizio dell’Ottocento le tempere vennero ammodernate da Paolo Vincenzo Bonomini (1757-1839) al quale appartengono anche i festoni e le allegorie fluviali, monocrome a tempera, nei soprapporta, riferite ai fiumi bergamaschi Brembo e Serio.

Nella sala sono esposti il busto in marmo di Torquato Tasso opera di Vincenzo Vela (1820-1891) del 1864 e quello realizzato nel 1858 da Giovanni Maria Benzoni. Si può ammirare inoltre il piccolo dipinto della pittrice ottocentesca Fulvia Bisi che rappresenta Torquato Tasso nel convento romano di Sant’Onofrio. Nella sala, alla quale i lavori di restauro hanno restituito una funzione museale, si conservano i globi secenteschi, celeste e terracqueo, di Vincenzo Maria Coronelli, acquistati a Venezia dal padre agostiniano Angelo Finardi (1630-1700) per la biblioteca del convento bergamasco di Sant’Agostino e donati alla Biblioteca Civica nel 1834 da Andrea Vertova.

Sala del Cancelliere comunale

Questa sala, originariamente adibita a studio del Cancelliere comunale, fa parte di una serie di ambienti destinati, fino agli anni Sessanta del Novecento, alla conservazione e alla consultazione dei periodici, assegnati in seguito al custode e ristrutturati in questi ultimi anni per renderli funzionali ai servizi della biblioteca.

La volta, affrescata probabilmente secondo il progetto iconografico del cancelliere Gabriele Salvagni, il primo ad abitare la sala e noto ai concittadini come uomo integerrimo, è opera del 1615 di Pietro Baschenis, la cui firma insieme alla data e alla dedica al Salvagni, è leggibile nello strombo della finestra a nord.

La decorazione presenta quattro quadri con soggetti dai propositi moralistici centrati sui temi dell’onestà nell’assolvimento dei propri compiti, del valore dell’ausilio divino, della fuga dai piaceri mondani e dall’ozio. Al centro dei tre quadri laterali è dato largo spazio al paesaggio con l’uso dei verdi in chiaroscuro; i piani intermedi sono caratterizzati da specchi d’acqua madreperlacei e isolotti azzurri e rosati; sovrasta le scene un cielo che varia nei toni dai gialli pallidi ai rosa violacei. Sul soffitto, è posta in risalto la figura dell’Onestà. Negli angoli sono distribuite alcune grottesche che rimandano alle qualità richieste a un buon cancelliere al servizio della comunità: da una piccola cornice pendono due nastri con oggetti simbolici che rimandano alla fedeltà, alla sincerità, alla devozione, alla discrezione, alla giustizia, all’accortezza e alla sapienza. Altri emblemi sono disposti fra i due nastri che alludono al  potere pubblico, alla preghiera, alla segretezza e alla sapienza. Nel 2013, con il sostegno dell’Associazione Amici della Biblioteca e della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, è stato effettuato un intervento di restauro che ha consentito di salvare questi affreschi.

Nella sala adiacente è predisposto un laboratorio, dove il personale della Biblioteca e alcuni ragazzi disabili (sotto la guida di un restauratore e con il coordinamento degli educatori del Centro Diurno Disabili del Comune di Bergamo) potranno eseguire operazioni ordinarie e continuative di manutenzione per libri e carte, attraverso la spolveratura, la pulitura e altre piccole azioni conservative.