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A partire dalla fine del Settecento, la figura di Dante Alighieri inizia a consolidarsi come simbolo dell’identità nazionale. L’identificazione risorgimentale del poeta come profeta del pensiero unitario nazionale trova consacrazione nel 1865, quando il sesto centenario della nascita venne celebrato nella città di Firenze, fresca capitale del nuovo Regno d’Italia. Il culto del sommo poeta come simbolo dell’italianità raggiunge l’apoteosi nelle celebrazioni per il secentenario della morte del 1921.

Quale differenza nelle celebrazioni dantesche a distanza di un secolo! Le iniziative nella ricorrenza del settimo Centenario della morte di Dante – oggi – sono principalmente improntate allo studio della sua vita e delle sue opere: nel 1921 invece, nonostante la pubblicazione di numerose e prestigiose edizioni delle opere dell’Alighieri – tra tutte il celebre Dante del centenario, promosso dalla Società dantesca italiana – le celebrazioni per il sesto centenario della morte passarono quasi in secondo piano rispetto all’apologia, all’uso politico della sua figura rappresentata nelle vesti di fautore dell’Italia unita, creatore della lingua nazionale e soldato sceso in campo per la difesa della patria.

Erano anni di intenso fervore nazionalistico. La prima guerra mondiale era finita nel 1918 e l’Italia ne era uscita vittoriosa; Trento e Trieste erano state ricongiunte alla patria, ma il movimento irredentista non aveva esaurito la sua vena: Fiume, che i legionari di Gabriele D’Annunzio erano stati costretti ad abbandonare dopo il «Natale di sangue» del 1920, era considerata una ferita ancora aperta. La penisola era scossa da un’ondata di conflittualità sociale e politica senza precedenti. Le celebrazioni del 1921 furono, quindi, occasione per serrare le fila intorno alla patria, unita nel nome di Dante.

Non mancarono voci critiche riguardo all’uso politico e strumentale della figura dell’Alighieri: Benedetto Croce, all’epoca ministro della Pubblica istruzione nel governo Giolitti e autore di uno dei libri più significativi del tempo sulla poesia dantesca, tentò nel suo discorso inaugurale per l’anno dantesco di riportare l’attenzione sulle opere anziché sulla figura del poeta, diventata quasi oggetto di idolatria. Finì, tuttavia, per essere criticato dagli stessi dantisti, convertiti definitivamente alla retorica e all’apologia. E di retorica e apologia trasudano tutte le manifestazioni, come ben riportato nel volume commemorativo Il Secentenario della morte di Dante MCCCXXI-MCMXXI: celebrazioni e memorie monumentali per cura delle tre città Ravenna – Firenze – Roma. Nel resoconto della manifestazione, tenutasi a Ravenna il 13 settembre 1921, così si descrive la partecipazione della folla: «Giovani guerrieri, fiore d’Italia, usi a vedere in faccia la morte, espressi dalle forze occulte della stirpe, hanno portato a Dante la coscienza della gesta compiuta nel nome suo e il dolore del tradimento subìto. Nella piazza gremita di popolo un solo grido ha echeggiato: Per Fiume italiana, eja, eja, alalà!»

Alle forze armate il cerimoniale riservò il posto d’onore: sulla tomba di Dante fu deposta una corona in bronzo e argento offerta dall’esercito e le porte del tempietto furono sostituite da nuove porte bronzee, donate dal municipio di Roma e ricavate dalla fusione di un cannone catturato agli austriaci nel corso della guerra.
La commemorazione civile del 13 settembre ebbe un grande regista occulto in Gabriele d’Annunzio. Amareggiato per il tradimento dell’Italia verso Fiume, il Vate non presenziò alla cerimonia ma più di ogni altro ne ispirò il simbolismo patriottico. Dietro sua esplicita richiesta il corteo, che durante la commemorazione sfilò per le vie cittadine, fu aperto da legionari fiumani che reggevano sacchi di foglie di lauro, fatte raccogliere personalmente dal Vate sul Benaco e recapitate in aeroplano per rendere omaggio alla tomba di Dante. Una centuria di fanciulle vestite di bianco raccolse il lauro in canestri di vimini e lo sparse lungo le strade vicino al tempietto sepolcrale dove, secondo le istruzioni nella lettera di D’Annunzio, «una madre di Romagna [la madre di Francesco Baracca], una madre di uccisi o di mutilati, una delusa madre senza pianto, sparga al vento marino un pugno di queste fronde in gloria di quel sacrificio che l’implacabile Dante del Carnaro assunse nel suo Paradiso».

Nel montante fervore nazionalistico era inevitabile che anche il partito fascista, organizzato in squadre armate guidate da Italo Balbo e Dino Grandi, riempisse quella piazza, insieme alle delegazioni delle associazioni dei combattenti, degli invalidi di guerra e dei reduci. Secondo le cronache più di tremila fascisti emiliani si radunarono a Ravenna.
Ravenna fu l’epicentro delle celebrazioni non solo perché ricorreva l’anniversario della morte di Dante, avvenuta il 14 settembre 1321 nella città romagnola, ma perché, in un momento storico in cui i caduti della Grande Guerra trovavano la più degna rappresentazione nella salma del Milite Ignoto, condotta all’Altare della Patria in un lungo viaggio in treno traversando tutta l’Italia e suscitando commossa partecipazione, era scontato che le cerimonie in onore di Dante si svolgessero nel luogo ove giacevano le sue spoglie mortali. Nondimeno furono molte le città che commemorarono Dante. Il volume del Secentenario riporta anche le cerimonie di Firenze e Roma, rimarcandone il tono nazionalista e patriottico. Nella città capitolina il presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi presiedette la commemorazione ufficiale, durante la quale il ravennate Corrado Ricci, assessore alle Belle Arti, pronunciò il discorso Roma nel pensiero di Dante. A Firenze, invece, il re Vittorio Emanuele III presenziò alla cerimonia solenne in memoria di Dante in Palazzo Vecchio, nel salone dei Cinquecento, il 17 settembre: il giorno prima si era celebrato Dante soldato con l’erezione di una colonna commemorativa della battaglia di Campaldino, nella valle del Casentino, fra i castelli di Romena e di Poppi, dove il poeta era stato ospite dei conti Guidi sulla via dell’esilio.

Oltre al volume del Secentenario, numerosi sono gli opuscoli e le monografie che celebrano l’anniversario. Nelle nostre collezioni si distingue per formato e contenuto il Numero speciale de L’Illustrazione italiana intitolato Dante 1321-1921, il quale, pur rifacendosi al Dante padre della lingua e della patria nella prefazione degli editori Treves per assecondare il gusto dei lettori, presenta pregevoli contenuti sulla vita e le opere dell’Alighieri redatti da alcuni tra i maggiori dantisti dell’epoca, come Isidoro del Lungo, Vittorio Rossi, Ernesto G. Parodi, Corrado Ricci.

Tra le pubblicazioni che restituiscono il clima imperante e colmo di amor patrio colpisce una voce dissacrante, quella di Venturino Camaiti, arguto scrittore fiorentino, già autore di una Divina Commedia satirica, del quale la Biblioteca Angelo Mai conserva la raccolta di sonetti l’ cCentennario dantesco a Firenze (Giunta alla Divina Commedia): novissimi sonetti fiorentineschi umoristici e satirici. Tra i versi un Dante seccato dal grande clamore del centenario dimostra noia e sarcasmo per le celebrazioni, augurandosi che finiscano presto. Camaiti denuncia come, grattata la superficie, poco dell’Alighieri resti nelle commemorazioni, perché il popolo pare semplicemente spinto alla ricerca di un pretesto per fare festa, mentre le stesse autorità tengono il poeta in ben poca considerazione.

Nel catalogo della Biblioteca sono presenti due pubblicazioni celebrative bergamasche che spiccano anche per la cura editoriale e tipografica. Gli Istituti pareggiati del Collegio Convitto di Celana nel Sesto centenario di Dante Alighieri rappresenta un opuscolo divulgativo pubblicato quale omaggio a Dante a opera dei professori e degli alunni del Collegio Celana di Caprino Bergamasco. I contenuti spaziano dalle analisi sulla teologia e la filosofia del poeta alle memorie dantesche di un professore soldato al fronte, dai temi degli studenti alle loro poesie e illustrazioni, in un misto di didattica e retorica tipico dell’epoca. Particolare importanza viene data ai lavori delle allieve e delle insegnanti della Scuola di educazione tecnica.

Nel secondo testo, ovvero la Commemorazione dantesca – XIV settembre MCMXXI del Seminario Vescovile di Bergamo, viene riportato integralmente il discorso celebrativo del canonico Castelli, a cui fanno seguito due poesie recitate dagli alunni. Anche grazie alla lettera enciclica di papa Benedetto XV, emanata nel 1921 sul tema del secentenario dantesco, i cattolici si riappropriarono della figura di Dante, visto unilateralmente nelle precedenti celebrazioni del 1865 quale «ghibellin fuggiasco» di foscoliana memoria. Il pontefice ne rimarcò, di contro, la religiosità e, rivolgendosi ai docenti e agli alunni di tutti gli istituti cattolici d’insegnamento letterario, non esitò a definire Dante «il cantore più eloquente del pensiero cristiano». Come sottolineò il professor Castelli, «forse perché mai come in questo momento così tragico che ha visto il crollo di tutte le umane ideologie, è stata così alta l’aspirazione alla fede. […] Oggi in questa solennità guardiamo il divin poema dal punto di vista religioso-morale, dichiarando i due motivi più alti per onorare l’Alighieri: l’essere la sua una poesia altissima di fede; l’essere una poesia sovranamente educatrice».

Un secolo è passato e nel tempo Dante è stato spogliato di ogni pesante retorica patriottica. Le celebrazioni del 2021, a partire da quanto esposto sul sito del Ministero della cultura, sono state improntate allo studio della figura dell’Alighieri e delle sue opere in un’ottica scientifica e divulgativa: molte sono state le iniziative durante questo lungo anno e altrettante le pubblicazioni. La prossima settimana, nell’ultima tappa del nostro viaggio nelle edizioni dantesche, vi illustreremo le novità 2021 entrate a far parte del patrimonio della nostra biblioteca.

Il Secentenario della morte di Dante MCCCXXI-MCMXXI: celebrazioni e memorie monumentali per cura delle tre città Ravenna-Firenze-Roma – Roma, Bestetti e Tuminelli [1924]. Collocazione: Salone Cass. 5 D 2 27

I’ cCentennario dantesco a Firenze (Giunta a Divina Commedia): novissimi sonetti fiorentineschi umoristici e satirici / di Venturino Camaiti – Firenze, Tipografia Ramella, 1922. Collocazione: EXCAV 1 8629

Nel VI centenario della morte di Dante: 1321-1921 – Milano, Fratelli Treves, 1921. Collocazione: Alm 5. 29

Commemorazione dantesca XIV Settembre 1921 – Bergamo, Secomandi-Seminario Vescovile di Bergamo, 1921. Collocazione: EXCAV 4 138

Gli Istituti pareggiati del Collegio Convitto di Celana nel Sesto centenario di Dante Alighieri – Brivio, Fratelli Pozzoni, 1921. Collocazione: Salone O 5 31