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Le testimonianze a stampa della Commedia conservate nella Biblioteca Angelo Mai consentono un viaggio attraverso la «varia fortuna» dell’opera dantesca (come dettato dal titolo del celebre saggio di Carlo Dionisotti). Uno sguardo all’insieme del catalogo storico, mostra alla lettera A ben due cassettini intestati ad “ALIGHIERI” che conservano le schedine compilate dai pazienti bibliotecari a partire dal 1896 e registrano le opere a stampa di e su Dante acquisite dalla Biblioteca sino all’anno 1977.

La scorsa dei cataloghi ci restituisce per la Commedia cinque edizioni quattrocentesche, tredici del secolo XVI, un solo testimone seicentesco, quattordici pubblicazioni nel Settecento e centinaia di edizioni a partire dal diciannovesimo secolo.

Le edizioni stampate nei secoli XVI e XVII sono inoltre registrate rispettivamente nei fondamentali repertori di Luigi Chiodi: Indice degli incunaboli della Biblioteca Civica di Bergamo, Bergamo, Tip. Secomandi, 1966 e Le cinquecentine della Biblioteca civica “A. Mai” di Bergamo, Bergamo, Biblioteca civica, 1974. Oggi tutte le edizioni del Cinquecento e una grande parte di quelle dei secoli successivi sono accessibili attraverso il catalogo in linea SBN nel quale è in corso di versamento anche il catalogo delle edizioni quattrocentesche. Per queste ultime, la Biblioteca partecipa anche al grande progetto internazionale MEI (Material Evidence in Incunabula): un database progettato specificamente per registrare e ricercare i dati materiali (note di possesso, decorazione, legatura, postille, timbri, prezzi) dei libri stampati nel XV secolo, collegato al Incunabula Short Title Catalogue (ISTC) della British Library e coordinato dal CERL (Consortium of European Research Libraries).

Editorialmente Dante nasce dopo Petrarca e Boccaccio le cui opere, rispettivamente il Decameron e il Canzoniere, erano state date alle stampe nel 1470.

Le prime tre edizioni a stampa della Commedia vedono la luce nello stesso anno, il 1472: entro la fine del XV secolo ne saranno realizzate quindici. La prima edizione esce l’11 aprile del 1472, a Foligno: di essa, secondo ISTC, si conservano oggi solo quaranta esemplari. Nel colophon (oltre alla data e al luogo) sono indicati i nomi degli stampatori: Johannes Numeister, tedesco di Magonza ed Evangelista Mei, abitante della città. Quest’ultimo è stato identificato da alcuni con il mecenate Emiliano Orfini, da altri con il tipografo Evangelista Angelini. A distanza di qualche mese dall’impresa folignate, escono l’edizione veneziana dello stampatore Federico de’ Conti (sette gli esemplari superstiti) e quella mantovana, della quale sono ad oggi note quindici copie, per i torchi di Georg e Paul Butzbach.

Le edizioni quattrocentesche sono caratterizzate da una ricorrente mise en page che prevede il testo poetico al centro, circondato a gabbia dal commento.

La più antica tra le edizioni della Commedia conservate in Biblioteca Mai è quella uscita a Brescia il 31 maggio del 1487 dai torchi di Bonino de Bonini, tipografo di origini dalmate, con il commento di Cristoforo Landino. L’edizione bresciana, in folio, è ornata da sessantotto xilografie a piena pagina, di non eccelsa fattura ma di grande impatto, inscritte in cornici decorative che affiancano il testo (pur con alcuni equivoci) fino al I canto del Paradiso. Alle 68 xilografie corrispondono in realtà sessanta matrici, tutte della stessa dimensione pari a 206 x 121 millimetri. Lo studioso Giancarlo Petrella, che ha analizzato la decorazione di questa edizione, ha individuato come «in 8 canti si riscontrano palesi ed eclatanti casi di riuso». Interessante e curiosa la scelta, presente solo nelle prime xilografie, di prevedere che il lettore potesse inserire il nome dei personaggi raffigurati dall’incisione in appositi cartigli lasciati vuoti.

Secondo gli studiosi, l’edizione bresciana del 1487 può essere considerata come il primo riuscito tentativo a stampa di illustrare l’intero poema dantesco dopo l’esperimento dell’edizione fiorentina del 1481 in cui solo i primi 19 canti dell’Inferno sono accompagnati da altrettanti rami incisi da Baccio Baldini su disegni attribuiti a Sandro Botticelli. La Biblioteca Angelo Mai conserva questa edizione in tre esemplari (collocati alle segnature Inc. 1. 204, Inc. 4. 25, Inc. 1. 187). Il volume con segnatura Inc. 4. 25 è stato donato alla Biblioteca nel 1868 dalla nobile signora Giuseppina Camozzi nata Mancini, moglie di Giacomo Camozzi.

L’esemplare qui riprodotto, conservato alla segnatura Inc. 1. 204, è caratterizzato da una legatura ad assi di legno, probabilmente in origine coperte da marocchino rosso, sui quali sono ben evidenti le tracce dei fermagli con dorso in pelle.

Sul foglio di guardia è ben visibile l’ex libris di Antonia Suardi Ponti dal cui fondo l’opera proviene. Nel margine superiore dello stesso foglio, in inchiostro bruno, si legge una nota di possesso manoscritta nel secolo XVI: «Sum ftris Augustinii Tertij Berg.» Della stessa mano sono le note a margine poste in tutta l’opera. Il volume appartenne dunque a Agostino Terzi, teologo e predicatore bergamasco dell’ordine dei francescani. Nato a Bergamo il 6 aprile 1507, dopo essere entrato ad 11 anni nel Convento di San Francesco, celebra la sua prima messa il 5 giugno 1525 e il 28 febbraio 1535 consegue il dottorato in Teologia.

Per la visione di tutte le tavole si rimanda allo studio di Giancarlo Petrella, Dante Alighieri, Commedia, Brescia, Bonino Bonini, 1487. Repertorio iconografico delle silografico il cui il pdf è liberamente accessibile, scaricabile, stampabile sul sito del Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca (CRELEB) dell’Univesrità Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia.

Sfoglia l’esemplare dell’incunabolo digitalizzato dall’Accademia della Crusca.