Nel 1544 viene pubblicata la prima edizione della Commedia con l’esposizione di Alessandro Vellutello. Il commento dantesco di Vellutello fu poi riedito, insieme a quello di Cristoforo Landino, a cura di Francesco Sansovino, a Venezia, presso Melchiorre Sessa nel 1564 e poi ristampato nel 1578 e nel 1596.
Nato a Lucca il 13 novembre 1473 – come si ricava dall’atto di battesimo conservato all’Archivio arcivescovile di Lucca – dopo la prima formazione toscana e un passaggio milanese, prima del 1525 Vellutello si stabilisce a Venezia, dove pubblica tutte le sue opere: Le volgari opere del Petrarcha con la espositione di Alessandro Vellutello da Lucca, Venezia, G.A. Nicolini da Sabbio e fratelli, 1525; Publii Vergilii Maronis Bucolica, Georgica, Aeneis cum Servii Probique commentariis ac omnibus lectionum variationibus in antiquis codicibus repertis, in Venetiis, per Alexandrum Vellutellum accuratissime revisi, et emendati, et propriis expensis in aedibus Petri de Nicolinis de Sabbio impressi, 1534 mense Septembri.
Non è nota la data della morte.
La Comedia di Dante Aligieri con la nova espositione di Alessandro Vellutello, Venezia, Francesco Marcolini, 1544 vede la partecipazione finanziaria dell’autore, come documenta la concessione a nome del privilegio per la pubblicazione da parte del Senato veneziano nel novembre del 1543 prima della stipula del contratto editoriale con lo stampatore Francesco Marcolini.
Stampata in 4° (mm 230×156) su 442 pagine in elegante carattere corsivo, l’opera dantesca è racchiusa all’interno del commento in corpo minore. La struttura della Nova esposizione è preceduta, dopo la dedica a papa Paolo III, da una premessa del commentatore ai lettori e da una «Vita e costumi del poeta» sostanzialmente basata sulla biografia dantesca di Leonardo Bruni. Ogni cantica è preceduta da una descrizione topografica, con una ricostruzione minuziosa del viaggio dedotta dai versi della Commedia. Il commento vero e proprio è svolto canto per canto, a porzioni selezionate di testo. Il volume è illustrato da ottantasette xilografie, tre grandi a piena pagina premesse a ciascuna cantica e ottantaquattro vignette più piccole.
Nella premessa Ai lettori Vellutello spiega le finalità e le caratteristiche dell’edizione, affermando che la migliore interpretazione si ha con la spiegazione precisa del significato letterale e allegorico del testo attraverso la stretta interrelazione tra esegesi e filologia. Secondo Vellutello, infatti, senza un testo rigorosamente accertato risulta impossibile esercitare una corretta esegesi. In contrasto con la vulgata dantesca dell’ultimo Quattrocento, Vellutello propone un nuovo testo della Commedia e, soprattutto, un nuovo modo di leggere Dante ponendosi in alternativa anche alla consolidata tradizione del testo a cura di Pietro Bembo per le due edizioni di Aldo Manuzio (1502 e 1515).
Alla filologia bembiana del codex antiquissimus e dunque optimus di Bembo (basata principalmente sul Codice Vat. lat. 3199), Vellutello contrappone un nuovo allestimento del testo della Commedia fondato sulla collazione di diversi testi manoscritti e a stampa, scelti soprattutto in funzione dell’esegesi. La mise en page di Marcolini bene evidenzia questa impostazione attraverso l’utilizzo del corpo maggiore dei caratteri per il testo del poema e del corpo minore per il commento. Quest’ultimo solitamente inizia a destra dei versi per poi espandersi sino alla piena pagina.
L’imponente apparato iconografico è costituito da ottantasette incisioni in legno, comprese due ripetizioni: trentanove sono inserite nell’Inferno, 21 nel Purgatorio e 27 nel Paradiso. A parte le tre xilografie a piena pagina, che precedono ciascuna cantica, le vignette più piccole sono costruite secondo schemi ben riconoscibili: quelle della prima cantica sono caratterizzate dal cerchio, spesso inserito in una cornice quadrata e le scene rappresentate vengono viste dall’alto; nel Purgatorio lo schema base prevalente è un tronco di cono; nel Paradiso torna il cerchio che rappresenta il corpo astrale, circondato da raggi di luce e fiammelle. Queste illustrazioni incontrano il favore dei contemporanei: opera probabilmente del tedesco Johannes Brit o Breit (italianizzato Giovanni Britto), legato a Tiziano e all’Aretino, e che lavorava anche per Marcolini, vedono anch’esse il diretto impegno di Alessandro Vellutello nell’ideazione.
Completamente innovative rispetto alla precedente tradizione iconografica, le illustrazioni non sono una raffigurazione più o meno artistica di scene ispirate al testo, ma rappresentano visivamente, come a continuazione del commento e con costante attenzione alla topografia, il viaggio dantesco, che narrano senza soluzione di continuità. Gli stessi legni vennero utilizzati nelle successive stampe del 1564, 1578 e 1596 delle quali furono editori i Sessa. Dalle tre xilografie a piena pagina derivano inoltre le copie ridotte, attribuite a Pierre Eskrich del Dante lionese del 1551 in 16°, ristampato nel 1552 e nel 1571.
L’esemplare dell’edizione del 1544 di proprietà della Biblioteca Angelo Mai, conservato alla segnatura Cinq. 4. 1420, riporta una nota manoscritta di possesso di Marco Moroni.
Ha una legatura del secolo XVIII, eseguita a Bergamo e uguale ad un altro esemplare coevo bergamasco di questa Biblioteca, in cuoio marrone marmorizzato su cartone, decorato in oro. La cornice a rotella raffigura rami fioriti avvolti attorno ad un’asta. Il dorso a cinque nervi rilevati e senza capitelli decorato da un fiorone centrale entro due bande a torciglione in testa e al piede, riporta nel secondo compartimento, entro un tassello in cuoio rosso, la scritta “VELLUTELLO/COMEDIA/DI DANTE”. Il taglio è rosso, mentre le carte interne sono del genere “caillouté” e bianche.
La comedia di Dante Aligieri [!] con la noua espositione di Alessandro Vellutello. – (Impressa in Vinegia : per Francesco Marcolini ad instantia di Alessandro Vellutello, del mese di gugno [!] 1544). – [442] carte : ill. ; 4º. Corsivo; romano; illustrazioni xilografiche intervallate al testo. – Variante B: a carta V7r integrata una terzina (Dianzi uenimmo inanzi a uoi un poco …).
Delle successive edizioni la Biblioteca Mai conserva un bell’esemplare della copia del 1596 (Cinq. 6. 1095). Dante con l’espositioni di Christoforo Landino et d’Alessandro Vellutello. Sopra la sua Comedia dell’Inferno, del Purgatorio, & del Paradiso, con tauole, argomenti, & allegorie; & riformato, riueduto & ridotto alla sua uera lettura, per Francesco Sansouino fiorentino. – In Venetia : appresso Gio. Battista, & Gio. Bernardo Sessa, fratelli, 1596 (In Venetia : appresso Domenico Nicolini : ad istanza di Gio. Battista, & Gio. Bernardo Sessa, fratelli, 1596) 396 c. : ill. ; fol. ((Marca dei Sessa (U29) a carta 3C8v. – In front. ritratto di Dante in cornice.
Questa edizione della Divina Commedia è scherzosamente denominata “del nasone”, poiché nel frontespizio compare un ritratto del profilo di Dante incoronato d’alloro con un naso molto pronunciato, che riprende la fisionomia del ritratto dantesco di Agnolo Bronzino. Le novantacinque xilografie sono tratte dall’edizione Marcolini del 1544. Al curatore, Francesco Sansovino (1521-1586) si deve il recupero del commento di Alessandro Vellutello, che – a parte una ristampa a Lione nel 1551 – non era stato più pubblicato in Italia. La cinquecentina riporta in carattere corsivo il testo della Commedia e in carattere rotondo, disposto su due colonne, i commenti di Cristoforo Landino e di Alessandro Vellutello ponendo a confronto la lettura quattrocentesca e quella ‘moderna’ del poema dantesco. L’edizione, tratta dalle precedenti di Sessa del 1564 e 1578 sorte nel clima degli anni immediatamente seguenti al Concilio di Trento, venne inserita nell’Index Librorum Expurgandorum, pubblicato a Madrid nel 1614, in ragione di alcuni passi del commento del Landino.
Numerose le riproduzioni digitali dell’edizione 1544 presenti in rete: quella proposta dalla Biblioteca Centrale di Montpellier Méditerranée Métropole in PDF; due esemplari della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (qui il primo, qui il secondo); l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.
Sempre da Monaco, la riproduzione dell’edizione 1596.