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Dante con l’espositione di m. Bernardino Daniello da Lucca, pubblicato a Venezia nel 1568, contiene l’ultimo commento integrale e continuo alla Commedia del Cinquecento, a conclusione di una tradizione esegetica ininterrotta lungo i due secoli precedenti.

Daniello (nato ai primi del sec. XVI, morto a Padova nel 1565), letterato, traduttore di Virgilio e commentatore di Dante e Petrarca, redige un ampio commento alla Commedia, pubblicato postumo a Venezia, a tre anni dalla sua morte, dallo stampatore di origini bergamasche Pietro da Fino, che dedica il libro al suo congiunto, Giovanni da Fino da Bergamo. Questa unica edizione del commento di Daniello, non premiata dalla fortuna dei lettori, non ha avuto ristampe; è tuttavia interessante per comprendere quanto fosse rimasto, e come, delle interpretazioni precedenti, all’alba di un nuovo periodo – il Seicento – in cui gli interessi danteschi avrebbero subito una drastica flessione negli studi.

Dopo la dedica e la biografia dantesca, il volume si apre con un’«Introduzzione universale nella Comedia di Dante, e della misura, sito, forma e distinzione dell’Inferno». Il commento a ogni canto è preceduto da una breve nota introduttiva che sintetizza il contenuto con frequenti rimandi ad altri passi e ad altre opere di Dante (Rime, De vulgari eloquentia, Convivio) e numerose citazioni da altri autori, in particolare da Petrarca.

La versione della Commedia cui si affiancano le chiose di Daniello, secondo i recentissimi studi condotti da Calogero Giorgio Priolo per l’Edizione nazionale dei Commenti Danteschi, «è diversa da quella (o quelle) che lesse per compilarle». Lo studioso ha esaminato più di trenta fra incunaboli e cinquecentine, al fine di risalire alle fonti di Daniello e di ricostruirne le modalità di impiego, per verificare «le discrepanze rilevate fra la forma del poema fissata dall’editore e quella desumibile dalle chiose».

L’opera di Daniello, fortemente svalutata dalla critica otto-novecentesca, è importante non solo a livello contenutistico ma per la sua particolare storia e per l’eleganza editoriale. Il volume presenta la marca tipografica al frontespizio e in formato più grande all’ultima pagina. Le tre cantiche sono precedute da tre xilografie a tutta pagina che raffigurano lo spaccato dei tre regni oltremondani e da capilettera figurati xilografici. La mise en page è particolarmente bilanciata tra il testo poetico, in carattere corsivo italiano, e il commento che lo circonda in carattere romano ed in corpo minore.

La Biblioteca Angelo Mai possiede due esemplari dell’opera. Uno di essi, proveniente dalla Biblioteca Storica Ponti, come testimoniato dall’ex-libris di Antonia Suardi Ponti posto all’interno del piatto anteriore, ha una splendida legatura che è stata identificata da Federico Macchi come eseguita a Venezia dal “Leermauresken-Meister” nel terzo quarto del secolo XVI. In marocchino rosso, con piccole spellature marginali, è decorata a secco ed in oro e presenta filetti concentrici a secco e una cornice dorata a due coppie di filetti. Lo specchio, provvisto di cerchielli vuoti, ha volute fogliate, foglie trilobate e rosette vuote, sprazzi a sfondo di seminato di cerchielli pieni ed ha, al centro, un cartiglio. Sono evidenti le tracce di quattro bindelle in tessuto rosso e giallo sul piatto anteriore, inversamente su quello posteriore. Il taglio del volume è dorato e cesellato con motivi a nodi di genere moresco. Si tratta di caratteristiche che Ilse Schunke ha identificato in un legatore veneziano del Cinquecento, battezzato “Leermauresken-Meister” – poi denominato “Arabesque Outline Tool Binder” da Anthony Hobson – i cui prodotti sono riconoscibili per l’uso di specifici ferri di gusto orientaleggiante.

A questo Maestro sono attribuite un gruppo di legature di Commissioni dogali e di alcuni manoscritti, oltre che legature su volumi a stampa di argomento religioso editi a Venezia, eseguite verso il 1560 e caratterizzate da una limitata variabilità dell’impianto ornamentale, dall’alternanza dei piatti ornati in oro, mentre il dorso è decorato a secco con motivi di tipo moresco cesellati sul taglio.

Dante con l’espositione di m. Bernardino Daniello da Lucca, sopra la sua Comedia dell’Inferno, del Purgatorio, & del Paradiso; nuouamente stampato & posto in luce. – In Venetia : appresso Pietro da Fino, 1568 ([Venezia : Pietro da Fino]). – [12], 727, [1] p. : ill. ; 4º. ((Riferimenti: EDIT16 CNCE1172. – Corsivo, romano; segnatura: ⁶ A-4Y⁴; ill. calcografiche con la raffigurazione di Inferno, Purgatorio e Paradiso a c. 6v, 2F3v, 3P1v; iniziali xilografiche. Segnatura: CINQ.4.175.

Sfoglia la riproduzione digitale dell’esemplare conservato alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.