Nel 1965 la stampa nazionale italiana dà ampio risalto all’inaugurazione – avvenuta il 13 novembre alla presenza del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat – del Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico – CNUCE presso l’Università di Pisa, che mette a disposizione di studiosi e ricercatori italiani «uno dei più potenti calcolatori esistenti nel mondo», l’IBM 7090 donato dalla società omonima.
Il cerimoniale di stato prevede che il Presidente della Repubblica, entrato nella sala del calcolatore, spinga «un tasto del tavolo di comando, che metta in moto il 7090», passi «dinanzi ai contenitori dei nastri magnetici, delle unità di elaborazione», quindi prema «un tasto che metterà in funzione la stampatrice stessa, nella quale apparirà qualcuna delle elaborazioni della Divina Commedia. A fianco delle stampatrici, sopra un alto leggio, sarà collocata una copia del volume prodotto dal 7090».
Certa che l’applicazione dei calcolatori si inserisse «nei più svariati settori dell’attività umana», la Direzione IBM Italia aveva deciso che il primo lavoro prodotto dal CNUCE celebrasse il VII centenario della nascita di Dante e per tale motivo, nella primavera 1965, si era rivolta a Carlo Tagliavini, docente di Glottologia all’Università di Padova, proponendo di applicare l’informatica agli studi filologici sulla Divina Commedia con nuovi calcolatori IBM 1401 e 7090.
Per costruire la mappa delle concordanze (cioè il repertorio alfabetico delle parole con l’indicazione e, in genere, anche la citazione di tutti i luoghi in cui esse ricorrono) fu scelto come testo di riferimento Le opere di Dante. Testo critico della Società dantesca Italiana a cura di Giuseppe Vitelli, Firenze 1960, che avrebbe permesso di superare l’edizione del 1888 delle Concordance of the Divina Commedia di Edward Allen Fay.
Per la elaborazione si riportò su schede perforate l’intero testo della Divina Commedia, trascrivendo ogni singolo verso su una scheda e ottenendo così un totale di 14.233 schede (numero dei versi del poema) su ognuna delle quali fu anche perforato il numero di riferimento del verso; questo lavoro impiegò «2 perforatrici per una settimana» e il sistema IBM 7090-1041 per elaborare i dati «non ha impiegato più di 9 ore!». L’elaborazione si svolse in più fasi successive, per le quali fu necessario eseguire un totale di 19 programmi.
Fu scelto di presentare il testo così come uscito dalla macchina, che per i calcolatori IBM tipo 1401 prevedeva solo lettere maiuscole; per poter impaginare l’opera, i tabulati usciti dal calcolatore furono fotografati e ridotti al 47% delle dimensioni originali (59% per il testo delle Cantiche).
Significativa e singolare la scelta di presentare le riproduzioni dei tabulati con una rilegatura di pregio in pelle con impressioni a secco sul piatto anteriore e impressioni in oro sul dorso con autore e titolo, ad ‘ornamento’ degli scaffali delle biblioteche fisiche cui l’opera era destinata.
Il volume è diviso in due parti: la prima (pp. 1-205) è data dal testo della Divina Commedia che inizia, contro ogni norma e consuetudine tipografica, in pagina pari: questa scelta ha lo scopo di presentare sempre un intero canto in due pagine a fronte.
La seconda parte è data dalle Concordanze (pp. 207-725), cui seguono Lessico alfabetico, Indice delle frequenze in ordine decrescente, Lessico latino e Lessico provenzale, Indice dei nomi propri, Rimario, Indice dei capoversi, Lessico inverso, Indice degli omografi.
Marco Pecoraro, in un articolo pubblicato in Lettere italiane nel 1966, recensisce i due grandi lavori pubblicati nel 1965 sulle Concordanze, quello italiano a cura di Tagliavini e quello della Società Dantesca americana pubblicato dalla Harvard University Press, riconoscendo all’edizione italiana «un carattere prettamente scientifico» che «gioverà senza dubbio agli specialisti che in essa troveranno un ricco materiale – privo per di più di gravi incoerenze o inesattezze – che potrà essere utilizzato, con proficui effetti, per qualsiasi ricerca di carattere linguistico e filologico».
La Biblioteca Mai conserva una copia di quei volumi prodotti dal 7090, che fortunatamente per noi oggi possono ancora essere letti perché ‘fissati sulla carta’ (segnatura: G 4 957).
Il volume proviene dalla biblioteca della Scuola superiore di giornalismo e mezzi audiovisivi, scuola biennale di specializzazione post-laurea, fondata nel 1961 su iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con il concorso del Comune di Bergamo, sotto la direzione del prof. Mario Apollonio; la scuola ha avuto sede nel Palazzo Suardi in piazza Vecchia a Bergamo sino al 1967, quando venne trasferita a Milano, dove ancora oggi è in funzione con il nome di Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Della Scuola superiore di giornalismo e mezzi audiovisivi la Biblioteca Angelo Mai conserva anche circa 50 testate di quotidiani nazionali ed esteri con consistenza dagli anni ‘60 agli anni ‘80 del Novecento, oggi depositate in un magazzino esterno e aggregate al patrimonio della Biblioteca alla chiusura della Scuola superiore di Giornalismo e mezzi audiovisivi.