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Nel Cinquecento il poema di Dante conosce una straordinaria fortuna, documentata da ben trenta edizioni a stampa. Ad Aldo Manuzio (Sermoneta 1449 – Venezia 1515) uno dei più grandi tipografi del suo tempo e il primo editore in senso moderno, il merito della prima edizione del secolo XVI nella serie dei libelli portatiles. Tra i più innovativi contributi di Aldo alla moderna cultura tipografica – la sistemazione della punteggiatura, l’introduzione dell’elegante carattere corsivo disegnato appositamente dall’incisore Francesco Griffo da Bologna, la pubblicazione del catalogo delle proprie edizioni con notizie sugli argomenti trattati nei libri, i titoli dei capitoli e alcuni giudizi sull’opera – va certamente ricordata la produzione editoriale di testi ‘moderni’ affiancata a quella dei classici. Nel 1498, nella dedica alle opere di Poliziano, appare per la prima volta il suo motto festina lente, simboleggiato dall’unione di un’ancora (solidità) con un delfino (velocità).

Questa marca, dopo il 1502, diviene il simbolo universale della qualità editoriale rappresentata dalla perfetta fusione tra il rigore filologico e la raffinatezza della tecnica di stampa.

Nel contesto della lunga e fertile collaborazione con il grande umanista Pietro Bembo (Venezia, 1470 – Roma, 1547) è l’edizione del poema dantesco che viene pubblicato con il titolo di Terze rime. Il testo poetico, derivato dal Codice Vaticano 3199, corre senza interruzioni o commento in una elegantissima relazione tra foglio e stampa. La scelta condivisa da editore e curatore restituisce il poema nella sua purezza liberandolo per la prima volta dall’imponente commento di Cristoforo Landino e «costituisce il fondamento di tutte le altre edizioni dantesche, compresa quella della Crusca che chiude il secolo (Firenze, 1595)». All’eleganza dell’edizione concorrono, insieme al celebre carattere corsivo che corre in trenta righe per pagina e alla mise en page con ampi margini, l’abolizione delle abbreviature, l’uso dei segni di interpunzione e degli accenti e il rigoroso controllo della ortografia della lingua volgare. Privo di introduzioni o presentazioni il testo si apre con l’incipit dell’Inferno.

Al verso della prima carta è posto il sottotitolo esplicativo:  «Lo ‘nferno e ‘l Purgatorio e ‘l Paradiso di Dante Alaghieri».

L’esemplare conservato dalla Biblioteca Civica di Bergamo (Dante, Le terze rime [La divina commedia], Venezia, Aldo, 1502, 165x92x38 mm, segnatura Cinq. 1 1862) qui riprodotto è confezionato in una legatura di riuso in marocchino rosso con decorazioni a secco e in oro eseguita a Venezia nel primo quarto del Cinquecento, taglio dorato e cesellato con due coppie di filetti filigranati lungo i lati.

Nello specchio spicca un nodo cerchiato di tipo moresco entro una coppia di motivi orientaleggianti.

La seconda ‘Aldina’

Aldo Manuzio muore a Venezia il 6 febbraio del 1515 e la guida della tipografia viene assunta dal suocero Andrea Torresano. Nel 1515, nella stamperia veneziana di Manuzio, viene prodotta una seconda edizione del poema di Dante. Il testo poetico riprende quello del 1502, con poche correzioni dei refusi di stampa. L’’Aldina’ del 1515, è anche la prima illustrata ad uscire dalla bottega di Aldo: «Impresso in Vinegia alla casa d’Aldo et Andrea di Asola suo suocero nell’anno M.DXV del mese di agosto». L’opera è aperta dalla dedica alla “Valorosa Madonna Vittoria Colonna Marchesa di Pescara»; presenta, al termine del testo, una xilografia a doppia pagina con l’immagine della struttura dell’Inferno e tre diagrammi, sempre xilografici, ed uno schema morale delle anime del purgatorio.

Dell’esemplare della Biblioteca Angelo Mai, colpisce la legatura di riuso, dell’ultimo quarto del secolo XVI, eseguita in Germania. La pelle di scrofa che ricopre le assi smussate è decorata a secco da una cornice a rotella, con medaglioni provvisti di testine entro fogliami. Nello specchio, due doppie bande di candelabre e una doppia banda di catenelle verticali. Uno dei fermagli è integro. Il taglio è spruzzato di bianco e blu.

Dante col sito, et forma dell’Inferno tratta dalla istessa descrittione del poeta: Lo ‘nferno e ‘l Purgatorio e ‘l Paradiso di Dante Alaghieri, impresso in Vinegia, nelle case d’Aldo et d’Andrea di Asola suo suocero, nell’anno 1515 del mese di agosto.
La carta a1r reca il titolo: Dante; la carta a1v reca il titolo: Lo ‘nferno e ‘l purgatorio e ‘l paradiso di Dante Alaghieri. 175x108x40 mm, collocazione Cinq.1.2112.

Sfoglia in versione digitale l’edizione del 1502 sul sito della MDZ, Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.

Sul sito Gallica l’edizione del 1515, digitalizzata dalla Bibliothèque nationale de France.