Curato di Gorlago (1567-1613)
Civica Biblioteca e Archivi Storici ”Angelo Mai”
Museo ”Adriano Bernareggi”
Bergamo, Atrio della Biblioteca
11 febbraio – 3 aprile 2005
La biblioteca di un committente di Moroni: Giorgio Asperti, curato di Gorlago (1567-1613)
È in corso presso il Museo “Adriano Bernareggi” – e le altre sezioni cittadine divise tra il Palazzo Moroni e il Chiostro di San Francesco – la mostra Giovan Battista Moroni: lo sguardo sulla realtà (1560-1579). Due delle tele esposte provengono dalla chiesa parrocchiale di Gorlago, commissionate al pittore albinese dal curato Giorgio Asperti. Di questo committente possediamo l’inventario della sua ricca e scelta biblioteca, redatto nel 1613, l’anno della morte. Il documento ci consente di cogliere i tratti intellettuali di una originale e bella personalità, nonché di stabilire rapporti tra la spiritualità cattolica del secondo Cinquecento, dei cui testi l’Asperti è fervente lettore, e la pittura sacra coeva, di cui il Moroni è significativo interprete.
Nell’atrio della Biblioteca, dall’11 febbraio al 3 aprile, è esposta una selezione dei titoli che formavano la libreria del curato di Gorlago, andata nel tempo dispersa. Le opere radunate sono tutte conservate nella Biblioteca “Angelo Mai”. L’iniziativa è promossa e organizzata dalla Civica Biblioteca “Angelo Mai” e dal Museo “Adriano Bernareggi”.
Profilo biografico di Giorgio Asperti
Giorgio Asperti è stato curato di Gorlago, località a 10 chilometri a est di Bergamo, dal 1567 al 1613. Quando nel 1567 diviene curato ha all’incirca 25 anni. Nel corso della sua lunga cura d’anime ha lasciato nella chiesa parrocchiale di San Pancrazio un segno luminoso di governo esemplare e generoso. Ne rendono testimonianza il pregevole arredo liturgico, i preziosi paramenti, le belle tele che adornano ancora oggi l’interno della chiesa: tre dipinti di Giovan Battista Moroni: Adorazione dei Magi, San Gottardo in trono fra i santi Lorenzo e Caterina, Giudizio universale; e tre dipinti di Giovan Paolo Cavagna: Compianto sul Cristo morto, Deposizione di Cristo nel sepolcro, San Martino e il povero con la Trinità e santi. Oltre ad essere curato di Gorlago, Asperti ha ricoperto anche, almeno per un decennio stando ai documenti, dal 1574 al 1583, l’incarico di vicario foraneo della pieve di Telgate. Nel periodo immediatamente seguente al Concilio di Trento, l’ufficio di vicario foraneo ha una rilevanza considerevole nella vita della chiesa diocesana. Tocca ai vicari foranei, scelti tra il clero più preparato e disponibile della diocesi, essere interpreti, propugnatori e realizzatori delle istanze conciliari volte al rinnovamento delle parrocchie , alla moralizzazione della vita dei sacerdoti e del popolo. Il console del comune di Gorlago, interrogato dal vescovo Milani il 12 maggio 1594 sulla vita del curato, dice: “non si può dir se non bene della buona et esemplare vita di questo curato messer pre’ Giorgio, perché è un religioso molto essemplarissimo et tutto diligente circa la cura dell’anime nostre”.
Il Ritratto di ecclesiastico di Giovan Battista Moroni, conservato nelle Collezioni del principe di Liechtenstein di Vaduz, mostra forti analogie con le sicure effigi di Giorgio Asperti, tanto da renderlo una preziosa testimonianza in merito alle vicende di mecenatismo del curato di Gorlago.
Giorgio Asperti committente di Moroni
In tempi molto ravvicinati – che si scalano tra l’estate del 1572 e la primavera del 1577 – Giorgio Asperti ordina – in concorso con la locale Confraternita del Santissimo Sacramento – ben tre pale d’altare a Giovan Battista Moroni. Le prime due – raffiguranti l’Adorazione dei Magi e San Gottardo in trono fra i santi Lorenzo e Caterina – saranno collocate in due cappelle laterali della chiesa di San Pancrazio; la terza – rappresentante il Giudizio Universale – verrà inserita “in faccia del Choro”, cioè sull’altare maggiore.
Questo episodio di committenza artistica è del tutto eccezionale nella carriera del pittore albinese, considerato il numero e la qualità delle opere realizzate per la comunità di Gorlago. Nell’Adorazione dei Magi, Moroni, si attiene fedelmente alla “verità de l’istoria”, isolando nel confine del perimetro inferiore la figura di Santa Lucia, non prevista nella narrazione delle Scritture, perciò affacciata da intrusa nella scena, proprio perché “di grande devozione in questo popolo”. La pala dedicata a San Gottardo (Santo invocato a protezione delle campagne dai flagelli dei fulmini e della grandine) è una lucida costruzione piramidale che esalta l’impianto gerarchico della disposizione dei Santi, tutti perfettamente riconoscibili dagli attributi iconografici esibiti in primo piano: secondo un atteggiamento di revival medievale auspicato nel clima della Controriforma.
Giorgio e Pancrazio Asperti – entrambi citati in qualità di committenti nel contratto di allogazione del Giudizio universale – non vedranno ultimato il grandioso telero di Moroni. Il pittore – che si rifà nell’iconografia al modello michelangiolesco della Cappella Sistina – morirà improvvisamente alla fine del 1579, lasciando drammaticamente interrotto il Giudizio all’altezza dell’“inferno”.
La biblioteca del curato di Gorlago
Nel corso della sua vita il curato Giorgio Asperti si è formato una buona biblioteca, di cui ci è conservato l’inventario, stilato il 24 luglio 1613 subito dopo la morte. La sua biblioteca rispecchia la sua vita. Per l’epoca, è di buona consistenza: 130 titoli. Nei contenuti è, in primo luogo, una biblioteca d’uso, professionale. La si consulta nel compimento severo e disciplinato degli incarichi di curato e di vicario foraneo. Vi sono i libri che ci aspettiamo di trovare nella biblioteca di un ecclesiastico di età post-tridentina, generosamente impegnato nella cura d’anime.
Avendo, in qualità di vicario foraneo, responsabilità di controllo e di stimolo dei confratelli della pieve, Asperti tiene molti libri sulla predicazione e sui sacramenti, che all’occorrenza gli sono utili per dare un consiglio, sciogliere un dubbio, indicare un esempio. Notevole è la presenza di testi di materia “confessionale”, dai casi di coscienza alle forme canoniche del sacramento: sono 12 titoli, a dimostrazione dell’importanza che la Chiesa post-tridentina assegna a questo particolare aspetto della cura pastorale. Asperti tiene libri rigorosamente ortodossi, ma si prende qualche libertà con le Lettere di Paolo in italiano e con i decreti del Concilio provinciale di Colonia del 1541, finiti all’Indice nel 1596. Molti sono gli autori spagnoli di trattati morali, di omiletica, di spiritualità: è un segno dei tempi, nei libri come nella moda del vestire. E’ assente dalla biblioteca la storiografia ecclesiastica, ma le opere complete di s. Agostino e di s. Girolamo sono un fiore all’occhiello. Asperti possiede diversi libri della tradizione scolastica, autori latini tra i quali Cicerone (il più rappresentato), Cesare, Virgilio, Orazio, Ovidio, varie grammatiche latine, il dizionario del Calepino, un poco di retorica: libri che fanno pensare a un suo impegno come maestro; o che forse costituiscono una dotazione che si porta dietro dai banchi di scuola e che legge come arricchimento della propria cultura retorica, letteraria e filosofica. Nella biblioteca i libri “profani” sono 44, quelli “religiosi” 86. Non ci sono poeti e scrittori italiani, mancano anche gli autori laici della cultura più aggiornata. Ma con l’Indice imperante, l’aggiornamento della cultura in Italia si farà attendere per almeno due secoli. Don Giorgio ama i testi biblici, in particolare i Salmi, i Vangeli, le Lettere di Paolo. Tra i libri “religiosi” quelli di materia biblica sono ben 14. E’ il sopravvivere in età tardocinquecentesca di un’antica passione, quella per la lettura delle Sacre Scritture, che era stata quasi esclusiva nei primi decenni del Cinquecento. Da sottolineare tra i commentatori biblici che l’Asperti possiede la presenza di autori che prediligono un’esegesi di carattere storico e letterale: Niccolò da Lyra, Gulielmus Parisiensis, Cornelio Iansen, Francesco Titelman. La comprensione “letterale” dei fatti evangelici precede, aiuta e favorisce la lettura dei testi spirituali e ascetici, presenti anch’essi in buon numero nella biblioteca; tra i nomi degli autori, annotiamo quelli di Giovanni Gerson, Mattia Bellintani da Salò, dello spagnolo Luis de Granata. La lettura spirituale predispone alla meditazione. Nella meditazione il lettore lascia posto all’orante, che contempla i misteri della salvezza rivivendone in sé stesso umani e divini affetti. Nella contemplazione dei misteri i dipinti del Moroni, e poi del Cavagna, sono efficaci “in commovendis animis inspectorum cordibus”, nel commuovere gli animi di chi guarda, come scrive a proposito dei dipinti sacri Giovanni Stefano Duranti, uno degli autori presenti nella biblioteca del curato; la pittura infatti “efficaciter obtutibus meis proponit historiam”, propone al nostro sguardo la storia con grande efficacia; l’efficacia sta nel sentire, vedendo, gli “affetti” della storia, come contemplando le immagini del Salvatore “in eius amore recalescas”, ti ravvivi nel suo amore.