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nei cabrei della Biblioteca Angelo Mai, secoli XVII-XIX

Mostra didattica a cura del Gruppo Volontari Amici della Biblioteca A. Mai
Bergamo, Atrio della Biblioteca
29 settembre – 16 ottobre 2006

La rappresentazione e la misurazione del territorio rispondono da sempre alle esigenze di conoscenza del territorio stesso mentre l’attenzione nei confronti della riproduzione cartografica del paesaggio è un fenomeno dell’età moderna, che si afferma dopo la stagione rinascimentale nel XVII secolo, parallelamente alla nascita della filosofia della natura (Galileo Galilei: “… finalmente adattare la filosofia al mondo ed alla natura …” piuttosto che sforzarsi vanamente di “… accomodar la natura e ‘l mondo alla peripatetica dottrina”).

Agrimensore al lavoro.

La rappresentazione del paesaggio diventa dunque più oggettiva, libera dalle allegorie religiose e mistiche del medioevo: su questa base vengono compilati gli “inventari” o “rotoli” o “piante” che sono comunemente conosciuti come Cabrei.

Il termine Cabreo viene utilizzato per la prima volta ad indicare l’elenco dei privilegi e delle prerogative di cui godeva la monarchia nella Castiglia medievale, fatto compilare da Alfonso XI, ed esteso successivamente ad identificare e quantificare il patrimonio immobiliare di enti, famiglie nobiliari, monasteri. La parola deriva dallo spagnolo-aragonese cabro, dal catalano capbreu(composto da cap, latino caput cioè capo principale e breu, latino brevis cioè lettera, documento, lista, registro) ed è attestata nel latino medioevale come capibrevium(registro del notaio, del giudice) dal sec. XIII. Documentata in Italia dal 1664, la parola Cabreo indicò in seguito l’insieme di tutti i documenti inerenti alle grandi proprietà fondiarie: mappe, strumenti, diritti, servizi, elenco dei beni mobili ed immobili, valore della proprietà, mappe delle singole particelle ecc.

I Cabrei si presentano come atlanti rilegati contenenti i registri dei dati amministrativi, le mappe e talvolta le carte sinottiche generali e, a seconda della consistenza delle proprietà, possono essere in più volumi. La loro realizzazione veniva affidata a tecnici conosciuti come Periti Agrimensori (geometri, capomastri, architetti) che riproducevano a colori, generalmente ad acquerello, i diversi terreni attraverso l’uso della geometria piana, l’inquadramento geografico dei possedimenti, la delimitazione dei confini, delle strade di accesso e dei corsi d’acqua. L’illustrazione in pianta, e in prospetto, degli edifici e delle differenti coltivazioni (talvolta rappresentati secondo convenzioni standardizzate), rendono tuttora con efficacia le caratteristiche del territorio raffigurato.

I cabrei vengono utilizzati prevalentemente nell’Italia Centro-Settentrionale non tanto per ragioni fiscali ma in occasione di divisioni ereditarie, revisioni di proprietà o al fine di migliorarne i sistemi di conduzione; perdono la loro funzione con l’affermarsi del Catasto, prodotto dal potere pubblico a scopo censuario e caratterizzato dalla omogeneità seriale della documentazione. Il catasto teresiano (1718-1760) viene adottato nel territorio bergamasco solo nell’Ottocento.

La raccolta dei Cabrei della Biblioteca Angelo Mai documenta le trasformazioni del paesaggio agrario bergamasco dal XVII al XIX secolo attraverso alcuni esemplari, tra i più significativi per il loro valore storico ed artistico, appartenuti a famiglie aristocratiche, enti laici e religiosi della città e dei paesi limitrofi.

L’intento della mostra è quello di sollecitare una maggiore conoscenza dell’ambiente, il senso di appartenenza ai luoghi, partendo dal passato per progettare il futuro.

 

Since the earliest times men have felt a strong need to represent and survey their land in order to get a deeper knowledge of their territory.

However, the cartographic representation of an area appeared only in the seventeenth century, at the same time as a new view of nature and gave origin to the “inventaries” or “rolls” or “maps”, generally known as “Cabrei”.

At the beginning, the term “cabreo” referred to the list of the properties and privileges of his House, drawn up by Alphonso XI of Castile (1311-1350).

Later on, it came to refer to the whole of records concerning a large landed estate.

“Cabrei” were employed in the North of Italy until the coming of land registers (for example, the cadastre of Maria Therese of Austria was introduced in the district of Bergamo only in the nineteenth century, that is a hundred years later than in Austrian Lombardy).

A “cabreo” was a sort of atlas, consisting of administrative data, allotments, arboreal cultivations, farmhouses, streets, rivers, channels and sometimes churches.

It also stated the boundaries and the names of the neighbouring landowners and the value of the properties.

They were commissioned to land surveyors by noble families and by laic and ecclesiastic institutions.

The land surveyors reproduced in colours, generally water-colours, the different grounds according to the rules of plane geometry.

The “Angelo Mai Library” owns a rich collection of “cabrei”; they have a particular historic and artistic value, since they describe the district of Bergamo as it was from the seventeenth to the nineteenth century.

The ones you can admire in the exhibition have been chosen both for their historic interest and their beauty.

They belonged to some noble families such as the Giovanellis, Camozzis, Angelinis, Vimercati-Sozzis and Berardis.

 

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