Cinquecentine
Con il termine ‘cinquecentina’, affermatosi stabilmente solo a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, si indica un libro a stampa pubblicato fra il 1501 e il 1600. Rispetto al secolo precedente aumentò molto la produzione di libri a stampa (si stimano oltre 210 milioni di libri stampati nel secolo XVI nella sola Europa) e le tecniche, i caratteri e gli stili si avvicinarono molto al libro moderno, per esempio nella normalizzazione dell’uso del frontespizio. Anche l’illustrazione divenne più raffinata, con l’affermarsi della calcografia, incisione su lastra di rame, che sostituì la tradizionale xilografia su legno.
Come per i manoscritti e gli incunaboli, anche la raccolta di cinquecentine della Biblioteca si è formata in gran parte con l’arrivo delle ricche librerie di conventi e monasteri soppressi in età napoleonica. Successive acquisizioni sono avvenute mediante lasciti e donazioni di istituzioni, famiglie e privati cittadini. Negli ultimi decenni sono giunte in deposito le raccolte dell’Accademia Carrara e del Seminario vescovile di Bergamo. Alcune centinaia di cinquecentine appartengono poi alla Raccolta tassiana.
Nel Cinquecento prese avvio anche la produzione bergamasca di libri a stampa, dal 1555, soprattutto con l’editore Comino Ventura (Sabbio di Chiese, Brescia, 1550 ? – Bergamo, 1617) che, talora in società con altri, dal 1578 al 1617, produsse 257 edizioni, 198 delle quali conservate alla Mai. Le sue pubblicazioni riguardano testi classici, opere di Torquato Tasso, di autori locali, testi di teologia o di devozione, cronache, statuti, decreti e ordini cittadini.
Oggi l’insieme delle cinquecentine conta circa 12.000 volumi. In considerazione della provenienza, è più marcata la presenza di opere di carattere teologico e pastorale, ma non mancano edizioni importanti di carattere letterario, filosofico e scientifico, tali da rendere assai apprezzata questa raccolta bergamasca.
Nel 1973 è stato pubblicato un catalogo speciale, a cura di Luigi Chiodi: Le cinquecentine della Biblioteca Civica A. Mai di Bergamo; frutto dell’accorpamento degli esemplari fino ad allora sparsi nei fondi e nelle raccolte storiche della Biblioteca, il catalogo porta descrizioni brevi, arricchite tuttavia da informazioni sulla provenienza e sugli antichi possessori. Non vi figurano le cinquecentine del Seminario vescovile di Bergamo, che furono acquistate pochi anni dopo la pubblicazione e che furono descritte in un successivo catalogo dattiloscritto, comprendente anche un indice di luoghi e di stampatori/editori, approntato nel 1981 da Maria Elisabetta Manca. Attualmente è stata completata la catalogazione informatizzata di tutti gli esemplari, reperibili nel catalogo OPAC regionale.
L’attività di digitalizzazione dell’ingente patrimonio della Biblioteca Mai si è concentrata fino ad oggi in prevalenza sui ‘pezzi unici’, escludendo quindi in gran parte le opere disponibili nel mondo in più esemplari, quali le edizioni del XVI secolo. Pertanto sono poche le cinquecentine della Mai fruibili digitalmente, ma sono numerose, a livello mondiale, le edizioni reperibili tramite i maggiori portali digitali, quali, ad esempio, Europeana (progetto europeo, che ingloba l’italiano Internet Culturale) o Internet Archive (progetto nord-americano).
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