Torquato Tasso (1544-1595)
Il nome di Torquato Tasso è indissolubilmente legato alla città di Bergamo. La famiglia Tasso, originaria del borgo di Cornello, in Val Brembana, emigrò nei secoli in vari paesi europei e giocò un ruolo importante, a partire dal XV secolo, nella creazione e gestione del servizio postale, dapprima per la Repubblica di Venezia, poi per il Pontefice e quindi per gli Asburgo.
Nato a Sorrento da Porzia de’ Rossi e Bernardo Tasso, anch’egli brillante letterato, Torquato è uno dei poeti italiani più significativi e ha goduto di un’immensa fortuna non solo in campo letterario, ma anche nel campo delle arti visive e della musica, complici le sue vicende biografiche e il temperamento inquieto, che lo hanno reso caro anche alla sensibilità romantica e contemporanea.
Fin da giovane Torquato accompagnò il padre nelle sue peregrinazioni al seguito del principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, visitando corti molto raffinate, come quella dei Della Rovere a Urbino, dove ebbe inizio la sua produzione poetica. Lo stile di vita, raminga fra corti splendide e ricche di opportunità culturali, ma anche fonte di inevitabili delusioni, di amarezze e solitudine, segnò profondamente non solo la poesia del Tasso, ma il suo carattere e la sua acuta sensibilità, minandone infine irrimediabilmente l’equilibrio.
Il capolavoro di Torquato, la Gerusalemme liberata, venne concepito e iniziato a Venezia nel 1559, dove Bernardo stava curando l’edizione della sua opera principale, l’Amadigi, un imponente poema ispirato a un romanzo spagnolo del primo Cinquecento sulla figura del cavaliere errante. Da Venezia, Torquato passò a Padova e per un certo periodo a Bologna, dove compì studi di diritto, filosofia ed eloquenza, mentre pubblicava il Rinaldo (1562) e diversi componimenti poetici. Nel 1565 entrò al servizio del cardinale Luigi d’Este e si trasferì a Ferrara, dove Alfonso II d’Este lo nominò lettore di Geometria e Sfera. La produzione letteraria si arricchiva intanto di canzoni, sonetti, madrigali d’amore, e della favola pastorale Aminta, messa in scena nel 1573. Due anni dopo era terminato anche il ‘poema di Goffredo’, la Gerusalemme liberata, la sua più grande fatica, ispirata alla storia della prima Crociata (1096-1099).
L’intenso lavoro intellettuale, compiuto in un clima di forte competizione, aveva però consumato le energie psichiche del poeta, che cominciò a manifestare manie di persecuzione e forme di ossessione sulla propria ortodossia religiosa, a nulla giovandogli l’assoluzione dell’Inquisizione, da lui stesso consultata in proposito. Sprofondando nella follia, Torquato compì gesti aggressivi e venne arrestato; dopo la liberazione riprese a viaggiare per l’Italia, in un tormentoso peregrinare, finché nel 1579, ritornato a Ferrara, non venne internato nell’ospedale di Sant’Anna, dove restò per sette anni. Dopo questa dolorosa prigionia, testimoniata da molte lettere e liriche, l’ultima fase della vita del poeta fu connotata da ulteriori spostamenti fra le città italiane, dalla riscrittura del poema maggiore, la Gerusalemme conquistata, e dalla protezione papale. Sarà infatti a Roma, nel monastero di Sant’Onofrio sul Gianicolo, che Torquato morirà nel 1595.
Tasso ha avuto una grande influenza sulla letteratura italiana ed europea: ben noto è il dibattito che si scatenò alla fine del Cinquecento sul primato di Ariosto o di Tasso, discussione che divise il mondo letterario per decenni tra fautori dell’uno o dell’altro scrittore. Successivamente l’eco del poema tassiano si diffuse in tutta Europa, grazie anche alle moltissime traduzioni in varie lingue e persino in molti dialetti. A Tasso si sono ispirati Shakespeare, Milton, Cervantes, Lope De Vega, Calderón de la Barca, Goethe, solo per citare i più conosciuti; mentre in Italia le novità del Tasso saranno colte da Metastasio, Alfieri, fino a Foscolo e Leopardi. Innumerevoli sono poi le raffigurazioni in pittura (specie nel XVII secolo, per esempio di Guercino e di Nicolas Poussin) dei momenti cruciali della Gerusalemme liberata, ai cui personaggi, in particolare alla maga Armida, anche grandi musicisti hanno dedicato le loro opere (tra gli altri, Jean Baptiste Lully, Claudio Monteverdi, Tomaso Albinoni, Antonio Vivaldi, Luigi Cherubini, Franz Joseph Haydn, Gioachino Rossini). Lo stesso poeta fu assunto come protagonista di creazioni musicali che ne ripercorrono la sofferta vicenda biografica: sulla vita di Tasso scrisse un’opera lirica Gaetano Donizetti (1833) e un poema sinfonico Franz Liszt (Tasso. Lamento e trionfo, 1849).
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