Antonio Cornazzano, Vita di Bartolomeo Colleoni, 1476-77. Mm 270 x 185 – (Cassaf. 2.4)
Il codice, molto prezioso e realizzato in pergamena di ottima qualità, appartenne sin dall’inizio al Comune di Bergamo: sulla legatura, coeva, in seta rossa con ricami in filo d’oro e d’argento, si trova infatti lo stemma della Città di Bergamo, entro sole raggiato, con l’iscrizione «Sola nobilitas est vertus» (solo la nobiltà è virtù) e agli angoli le scritte «Forteza, temperanza, iusticia, prudentia», le quattro virtù cardinali proprie del buon governo.
Il testo rappresenta la fonte più autorevole sulla vita di Bartolomeo Colleoni (Solza, 1395 – Malpaga, 1475), il celebre condottiero bergamasco, dal 1445 capitano generale della Repubblica di Venezia. Il poeta piacentino Antonio Cornazzano poté infatti raccogliere direttamente dalla voce del Colleoni, ormai anziano e a riposo nel suo castello di Malpaga, tutte le informazioni necessarie per stendere poi la biografia, forse su committenza della famiglia Martinengo-Colleoni, negli anni subito seguenti la morte del condottiero e sicuramente prima del 1484, quando il Cornazzano morì a Ferrara.
Il codice qui descritto, versione lussuosa e ufficiale della vita di colui che la Città considerava un eroe dal forte carisma identitario, sembra essere stato realizzato immediatamente dopo la stesura definitiva del testo e sappiamo che nel 1559 venne anche prestato allo storico Pietro Spino, che stava scrivendo una nuova biografia del Colleoni.
Sul f. 7v spicca il ritratto di Bartolomeo, in una bella miniatura a piena pagina. Il condottiero è raffigurato su un cavallo impennato e reca gli attributi del suo rango di comando: la berretta rossa, il bastone e la corazza. Come a voler sottolineare l’importanza del personaggio, la sua figura si staglia su una montagna rocciosa in secondo piano, mentre sullo sfondo in lontananza vediamo un paesaggio collinare con fiumi e una città (Venezia?). La scena è incorniciata da un arco in forme classiche rinascimentali, con colonne azzurre, capitelli in oro, centina rosa e timpano verde sormontato da due delfini azzurri. Alla sommità un braciere d’argento con il fuoco. Un festone di foglie e frutta attraversa l’arco: su di esso sta in equilibrio un putto alato che suona la tuba, proprio in corrispondenza con la testa del Colleoni. Il festone prosegue in basso lungo le colonne e viene annodato a queste da altri due putti alati.
Il volto di Bartolomeo è un ritratto di profilo, all’antica, in segno di nobilitazione, ma comunque di forte impronta realistica nel descrivere le rughe e i segni di un’età ormai matura. Forse ripreso dall’affresco ora nel Luogo Pio di Città Alta (1470-1475, proveniente dalla sagrestia vecchia dell’Incoronata di Martinengo), l’intenso ritratto miniato è di poco successivo.
Si attribuisce la decorazione, che presenta inoltre, negli splendidi fregi delle altre pagine, influssi dell’arte padovana e ferrarese, a Giovan Pietro Birago, miniatore lombardo attivo per gli Sforza a Milano, che firma anche tre dei diciotto Corali del Duomo Vecchio di Brescia, realizzati negli stessi anni del nostro codice.
Sfoglia il codice con la Vita del condottiero sul sito della BDL.
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