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Giornali rivoluzionari bergamaschi

I primi giornali bergamaschi videro la luce nel clima rivoluzionario seguito all’ingresso delle truppe napoleoniche in Città nel Natale del 1796. Tre mesi dopo, il 13 marzo 1797, venne proclamata la Repubblica Bergamasca e il 23 maggio uscì Il patriota bergamasco. Bisettimanale, pubblicato dalla stamperia Rossi, è composto su quattro pagine, scritte su due colonne; usciva il martedì e il venerdì e riportava anche la data del nuovo calendario francese. Il costo per l’‘associazione’ era di «sette lire anticipate per semestre». Secondo lo storico Bortolo Belotti, responsabile della pubblicazione fu l’ex abate Giuseppe Alborghetti, insegnante di Logica nelle scuole della Misericordia Maggiore.
In prima pagina compare la rubrica Al popolo, scritta sotto forma di proclama alla cittadinanza. Molto risalto viene dato alle notizie francesi e agli editti di Napoleone che, secondo il redattore, «S’occupa giorno e notte per farci felici». Gli articoli di cronaca cittadina sono caratterizzati da una forte polemica antinobiliare e anticlericale; la cronaca nazionale Varietà patrie raccoglie i dispacci provenienti dalle città italiane. Il giornale terminò le pubblicazioni il 10 novembre 1797.

Dal 4 luglio dello stesso anno prese avvio un altro bisettimanale, il Giornale degli uomini liberi, per i tipi di Gianbattista Locatelli, stampatore ufficiale della Repubblica Bergamasca. Compilato da Giuseppe Muletti, repubblicano guardingo ma anche aspro combattente, avverso agli interessi dei nobili e degli ecclesiastici, entrò in competizione e polemica con Il patriota, accusato di opportunismo e superficialità, e si propose come pragmatico veicolo del credo rivoluzionario, apertamente critico anche nei confronti della Municipalità aderente alla Rivoluzione. Molto simile al concorrente per contenuti e grafica, anche il Giornale usciva il martedì e il venerdì, sospendendo le pubblicazioni il 3 aprile del 1798. La breve ripresa, dal 3 luglio al 24 ottobre 1800, vide sull’ultimo numero una sorprendente ritrattazione di Muletti, che scrive: «unicamente spinto dalla dura necessità di procacciarsi il vitto, e vestito, si è indotto all’odioso espediente di vendere la delazione e la calunnia».

Tre giorni dopo la prima chiusura del Giornale, il 6 aprile 1798, la tipografia Rossi iniziò la vendita (3 lire milanesi a trimestre) del Foglio periodico del Dipartimento del Serio, che vedrà la luce per 24 numeri. I compilatori (anonimi) dichiarano nella presentazione di prendere spunto dal periodico predecessore, ma di volerne evitare i difetti, riscontrabili in un eccesso polemico fine a sé stesso, che scadeva a volte nel pettegolezzo. Nella sezione Notizie patrie si fa portavoce delle discussioni politiche in seno al Circolo costituzionale, composto da illustri cittadini ‘illuminati’. Nell’ultimo numero del 30 giugno 1798, lamentando l’assenza di libertà di stampa nella Repubblica Cisalpina (nella quale fin dall’anno prima era confluita la Bergamasca), i compilatori del Foglio annunciarono ai lettori che «tralasceranno di scriverlo fino a’ tempi migliori, e al totale sviluppo della libertà, dell’eguaglianza, della forza Costituzionale».

Sfoglia i giornali in versione digitale sul sito della BDL:
Il patriota bergamasco
Giornale degli uomini liberi
Foglio periodico del Dipartimento del Serio

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