Esposizione di lettere e documenti dell’archivio recentemente
depositato dagli eredi nella Biblioteca Mai
Atrio della Biblioteca 11 gennaio-6 febbraio 2001
La Mostra è visitabile negli orari di apertura della Biblioteca
Nel notiziario di Novembre abbiamo annunciato l´arrivo nella Biblioteca Mai dell’archivio di Gian Luca Zanetti, avvocato ed editore in Milano nei primi decenni del Novecento. L’iniziativa culturale del mese di Gennaio 2001 è dedicata alla presentazione al pubblico delle carte di questo interessante archivio, che attende ora di essere studiato e consultato da quanti si interessano alle vicende politiche e culturali dell´Italia nel periodo tra la fine della prima guerra mondiale e l´avvento del fascismo. A partire da giovedì 11 Gennaio e sino a martedì 6 Febbraio sono esposte nell´atrio della Biblioteca documenti e lettere che riguardano la redazione della Rivista d´Italia e del quotidiano La sera, testate di cui Zanetti fu direttore. Tra le lettere esposte, quelle di personaggi famosi: Piero Gobetti, Giuseppe Prezzolini, Ivanoe Bonomi, Bortolo Belotti, Ada Negri, Gabriele D’Annunzio.
Nota biografica
Nato nel 1872 a Bagolino (Brescia) da Stefano, notaio, e Domenica Pelizzari, benestante, Zanetti compie gli studi superiori a Brescia. Si laurea a pieni voti in Giurisprudenza all´Università di Pavia, perfezionandosi poi a Berlino. Pur conseguendo la Libera Docenza in Diritto Commerciale, sceglie la professione, iniziando presso lo studio del Senatore Luigi Rossi, uno dei più importanti commercialisti di Milano: entra così in contatto con il mondo forense milanese. Nel 1903 si sposa con Valeria Betti (1880-1922), dalla quale avrà sette figli, ma che morirà a soli 42 anni. Aperto il proprio studio a Milano in corso Venezia al n° 12, in breve tempo il giovane avvocato Zanetti diviene uno dei più importanti commercialisti italiani.
La sua cultura politica si colloca nell´ambito della tradizione laica risorgimentale, in particolare del liberalismo democratico di Giuseppe Zanardelli, molto amico di suo padre e prodigo di consigli anche verso di lui. Zanetti, insieme al conterraneo Luigi Buffoli, dedica una parte importante della sua attività allo sviluppo del movimento cooperativistico, da lui inteso come fattore di emancipazione anche culturale delle classi lavoratrici. Da mazziniano, è assertore della diffusione del sapere come elemento essenziale alla democratizzazione della nazione. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si schiera con l´interventismo democratico per l´emancipazione dei territori italiani ancora sotto l´Austria, tema al quale è particolarmente sensibile anche per il fatto che, a Bagolino, alcune terre di proprietà della famiglia sono attraversate dal confine italo-austriaco. Durante la guerra, in qualità di Sindaco di Bagolino, Zanetti si prodiga per assistere i patrioti trentini che, attraversato il confine e rifugiatisi in territorio italiano, divengono disertori per non arruolarsi nell´esercito austriaco. Lo stesso padre di Zanetti, Stefano, adibirà la propria casa di Ponte Caffaro ad ospedale militare.
Nel corso del 1917, quando si intensifica lo sforzo militare italiano, soprattutto dopo Caporetto, Zanetti si prodiga per costituire una solida società per azioni che possa acquisire il quotidiano milanese «La Sera», di orientamento crispino, il cui primo numero era uscito il 20-21 ottobre 1892. Così, in particolare con l´aiuto dell´avvocato Edgardo Longoni e di finanziatori legati al mondo dell´industria milanese, rileva e dirige la testata che, dal 1918, sostiene lo sforzo bellico. Dopo la guerra, attraverso «La Sera» Zanetti dà luogo ad una linea giornalistica che ha i suoi punti di riferimento nel liberalismo di Ivanoe Bonomi e Giovanni Giolitti ed è particolarmente attenta ai fermenti modernizzanti presenti nel mondo cattolico. Di qui il rapporto con figure come Filippo Meda e lo stesso Bortolo Belotti. I collaboratori della «Sera» sono di prim´ordine: sulle sue colonne scriveranno le migliori firme della politica e della cultura italiana, facendo de «La Sera» una delle più importanti ed interessanti esperienze giornalistiche dell´Italia liberale. Tra il 1917 e il 1926, oltre che sul piano professionale l´attività di Zanetti è intensa anche sul piano pubblicistico. Oltre a rilevare e dirigere «La Sera», grazie ad un´oculata gestione finanziaria basata sulla pubblicità di numerose aziende, Zanetti fonda la casa editrice UNITAS, con la quale intende promuovere libri di buona qualità per lo sviluppo civile del paese. Pubblica anche il mensile «Rivista d´Italia», con cui intende riannodarsi alla tradizione del «Politecnico» di Carlo Cattaneo e che, in breve tempo, diviene una delle più importanti riviste culturali italiane. Poi, mostrando di avere ben colto l´evoluzione della modernità e le connesse novità nell´ambito della società industriale novecentesca, in rapida successione acquisisce all´editrice UNITAS le riviste «L´Industria. Rivista Tecnico-Scientifica ed Economica», «Pensiero Medico», «Revue de l´Elégance», «Sport». Nella tipografia de «La Sera» viene anche stampato per qualche tempo il quotidiano fascista «Il Popolo d´Italia», di proprietà di Mussolini.
Il sorgere e l´affermarsi del fascismo vengono seguiti con molta attenzione da Zanetti, che inizialmente mostra di stimare l´uomo Mussolini, anche se diffida molto di chi lo circonda. L´indebolimento della classe dirigente liberale e il crescente consenso del fascismo generano però effetti vistosi anche nel mondo giornalistico, tanto che, agli inizi del 1924, il principale socio di Zanetti, l´ormai filofascista avvocato Longoni, riesce ad acquisire la maggioranza delle quote sociali del giornale estromettendo Zanetti, al quale rimangono la casa editrice UNITAS e le riviste. Così, nel n° del 14 febbraio 1924 Zanetti si congeda dal pubblico de «La Sera» con parole molto chiare:
“Contrari ad ogni violenza non giustificata da un preciso stato di necessità, in molti fatti del fascismo, marcia su Roma compresa, non vedemmo dei fatti fausti per la Patria, la quale si era data ed aveva mantenute leggi tali da far conseguire per le vie del diritto qualsiasi più alta conquista, qualsiasi elevato rivolgimento. Meno fummo persuasi poi”.
Di lì a poche settimane ci sarà il rapimento e l´uccisione di Giacomo Matteotti per mano fascista. Nello stesso periodo iniziano i segni premonitori della malattia che, il 4 dicembre del 1926, porterà Zanetti alla morte.
Testo a cura del Prof. Giorgio Mangini