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L’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo, la Biblioteca Angelo Mai, la Commissione Culturale e l’Associazione Amici della Biblioteca e l’Associazione Amici della MÎA celebrano con una mostra dedicata all’evoluzione della scrittura musicale dal IX secolo ad oggi il centenario della donazione del Fondo Piatti-Lochis.
Gli oltre 2000 volumi appartenuti al violoncellista bergamasco Alfredo Piatti e alla figlia Rosa Piatti Lochis, moglie del conte Carlo Lochis, ora conservati presso la Biblioteca Musicale Gaetano Donizetti, sezione della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, costituiscono una delle più importanti raccolte italiane nel genere.
La mostra attinge in primo luogo al Fondo stesso, esponendo preziosi manoscritti dal IX al XV secolo, autografi di grandi musicisti (Mozart, Beethoven, Schumann, Donizetti, Piatti) e rare edizioni a stampa dal XV secolo ad oggi oltre al “Violoncello piccolo” utilizzato da Alfredo Piatti all’inizio dei suoi studi. Grazie alla collaborazione di importanti Musei ed Editori italiani (Alberto Tallone Editore, Alpignano, Torino; Museo della stampa e stampa d’arte Andrea Schiavi di Lodi; Museo Louis Braille – Istituto dei Ciechi di Milano) sono visibili alcuni strumenti originali legati alla produzione di stampe musicali: caratteri mobili per la musica gregoriana, attrezzi per la fabbricazione dei punzoni, punzoni per l’incisione delle lastre di metallo e una lastra incisa, punzoni per l’impressione di note a secco su carta umida.
La mostra non si rivolge solo a specialisti ed amatori, ma soprattutto ai giovani e agli studenti di musica, nello spirito con cui Rosa Piatti Lochis donò alla Pia Scuola Musicale la ricca collezione paterna.

Per informazioni e prenotazioni visite guidate: musiche@bibliotecamai.org.
È consentita la visita ad un numero massimo di 30 studenti per volta.

Premessa

Il 21 ottobre 1915, la contessa Rosa Costanza Piatti, vedova del conte Carlo Lochis e figlia del celebre violoncellista bergamasco Alfredo Piatti (1822-1901), deposita presso il notaio Francesco Finardi il proprio testamento, nel quale si legge: «[…] tutta la musica sia manoscritta che stampata e quale risulta dal Catalogo Generale e dal Catalogo supplementare sarà da mio figlio Alfredo passata quale mio legato, alla Pia Scuola Musicale Gaetano Donizetti in Bergamo, amministrata dalla Congregazione di Carità […]». Nel 1916, alcuni mesi dopo la morte di Rosa, suo figlio Alfredo, rispettoso della volontà materna, consegna nelle mani di Guido Zavadini, bibliotecario della ‘Pia Scuola Musicale’, la ricca collezione – composta da oltre 2.000 unità catalografiche – nota oggi come ‘Fondo Piatti-Lochis’. Il Fondo fu donato alla ‘Pia Scuola Musicale’ affinché fosse messo a disposizione di quanti desideravano accostarsi allo studio della musica. Per questo motivo, appare in linea con i desideri della donatrice festeggiare il centesimo anniversario del suo dono con una mostra dedicata in particolare agli studenti di musica, di ogni ordine e grado.

Alfredo Piatti
Clay, Arthur Temple Felix; Alfredo Piatti (1822-1901), with His Dog; Royal Academy of Music; http://www.artuk.org/artworks/alfredo-piatti-18221901-with-his-dog-149405Alfredo Carlo Piatti nasce a Bergamo, in Borgo Canale, a pochi passi dalla casa di Donizetti, l’8 gennaio 1822. Inizia lo studio del violoncello a cinque anni, sotto la guida di un anziano zio, Gaetano Zanetti. A dieci anni si trasferisce al Conservatorio di Milano, dove rimane fino al compimento dei quindici. Terminati brillantemente gli studi, ottiene senza difficoltà un lavoro come violoncellista a Bergamo nelle orchestre del Teatro Sociale, del Teatro Riccardi e della Basilica di S. Maria Maggiore, dove ha prestato servizio già da bambino, affiancando e poi sostituendo il suo maestro. E’ probabilmente Giovanni Simone Mayr a spingerlo ad accettare i primi ingaggi stagionali fuori dalle mura della sua città: al Teatro Regio di Torino ed al Teatro Carcano di Milano. Nel 1843 inizia una tournée concertistica che gli offre l’opportunità di far apprezzare il suo talento in tutta Europa e di conoscere Liszt, Mendelssohn, Meyerbeer e Servais. Suona a Vienna, Berlino, Parigi, Varsavia, Mosca e S. Pietroburgo. Ricco di esperienza e di riconoscimenti, sceglie infine di stabilirsi definitivamente a Londra, dove gli è stato offerto il posto di primo violoncello nell’orchestra del Her Majesty’s Theatre. Dopo i primi anni di lavoro in orchestra, sceglie di dedicarsi al genere che preferisce: la musica da camera. Per più di cinquant’anni, nelle stagioni della Musical Union, della Quartett Society e nei Popular Concerts, suona il meraviglioso violoncello Stradivari che uno dei suoi ammiratori londinesi gli ha regalato e collabora con i maggiori interpreti del suo tempo: Joseph Joachim, Clara Schumann, Giovanni Bottesini, Giuseppe Martucci, Charles Hallé, Anton Rubinstein, Edvard Grieg, Hans von Bülow… Nel 1868 acquista una villa a Cadenabbia, dove trascorre abitualmente l’estate con il genero Carlo Lochis, la figlia Rosa ed i nipoti Margherita e Alfredo. Piatti muore a Mozzo, in casa di Rosa, il 18 luglio 1901. A lui Bergamo intitola, nel 1905, la Sala Piatti dove ogni anno, nel mese di novembre, si svolge il Festival Violoncellistico Internazionale Alfredo Piatti.
Fin dagli anni del Conservatorio, Alfredo Piatti affianca all’attività concertistica quella di compositore. Molto noti sono i suoi 24 Capricci per violoncello solo op. 25, banco di prova per i violoncellisti di tutto il mondo, ai quali si affiancano una settantina di pezzi strumentali (6 Sonate per violoncello e pianoforte, 2 Concerti ed un Concertino per violoncello e orchestra, e molte fantasie su arie d’opera o temi popolari); una sessantina di romanze per voce e pianoforte, spesso con violoncello obbligato (su testi italiani, inglesi, francesi e tedeschi) e una quarantina di edizioni o rielaborazioni di opere di grandi autori del passato.

Il fondo Piatti Lochis
piatti_lochis_sitoIl legato Piatti-Lochis, giunto in donazione alla ‘Pia Scuola di Musica’ di Bergamo nel 1916, costituito da oltre 2.000 pezzi, raccoglie la biblioteca personale del violoncellista Alfredo Piatti, integrata dai volumi appartenuti alla figlia, contessa Rosa Piatti-Lochis, pianista. Il fondo conserva i manoscritti autografi, le copie orchestrali da autografo, le edizioni a stampa di quasi tutte le composizioni di Alfredo Piatti. In molti casi gli spartiti, manoscritti o a stampa, riportano correzioni ed annotazioni autografe del compositore. Il fondo si caratterizza anche per la presenza di antichi manoscritti, cinquecentine e seicentine musicali; di rare edizioni settecentesche francesi, inglesi e olandesi delle opere dei più importanti autori della scuola violinistica italiana del XVIII secolo; di un’intera raccolta di composizioni e trattati dedicati al violoncello. Il legato, nel suo insieme, testimonia non solo l’attività del Piatti violoncellista e compositore, ma anche quella del collezionista, che cercava antiche edizioni nelle librerie antiquarie di tutta Europa e che spesso aveva la fortuna di ricevere in regalo autografi di musicisti quali Mozart, Haydn, Beethoven, Schumann. La ricerca di musiche antiche era finalizzata a trovare nuovo repertorio da presentare al suo pubblico.
Morton Latham, l’autore della prima biografia di Piatti, racconta che il musicista frequentava a Londra, tra le altre, la libreria antiquaria White’s in Oxford Street, presso la quale acquistò un giorno per due scellini una Sonata per violoncello di Luigi Boccherini. Nei mesi successivi realizzò un accompagnamento pianistico per la Sonata che, eseguita ai Popular Concerts di Londra, riscosse un grande successo di pubblico. Piatti tornò quindi da White’s per cercare altre sonate di Boccherini, ma scoprì che ora venivano vendute a quindici scellini l’una: il libraio gli spiegò che il valore delle Sonate di Boccherini era molto salito da quando Piatti ne aveva eseguita una in pubblico.

L’evoluzione della scrittura musicale: dai manoscritti alla stampa
Per quanto sappiamo, i primi tentativi di notazione musicale risalgono al 2000 a.C. A tale epoca appartiene infatti una antica tavoletta sumerica che contiene alcune istruzioni per l’esecuzione di una musica. Quasi tutti i sistemi di scrittura musicale antichi facevano uso di lettere dell’alfabeto per indicare l’altezza dei suoni, mentre altri segni (spesso linee o punti) venivano utilizzati per indicarne la durata. Solo nel IX secolo d.C. si creano i primi sistemi di notazioni che prevedono, per indicare l’altezza dei suoni, l’utilizzo di segni molto differenti dalle lettere dell’alfabeto: i neumi. Nelle grandi abbazie di tutta Europa, si sviluppano molti sistemi diversi ed autonomi di scrittura musicale. I neumi venivano scritti sopra il testo, ‘in campo aperto’, cioè la loro posizione sul foglio non era legata all’altezza assoluta del suono. I segni sostanzialmente indicavano che bisognava salire o scendere, rispetto al suono precedente, ma l’altezza assoluta del suono di partenza rimaneva indefinita.

tetragrammaUn notevole progresso verso la possibilità di fissare in senso assoluto l’altezza del suono viene con l’introduzione di una linea, prima a secco e poi rossa, che definiva l’altezza di un suono di riferimento: il Fa. A questo punto i neumi iniziano ad essere scritti sopra o sotto la linea del Fa e la definizione dell’altezza del suono diviene più precisa. Alla linea del Fa (rossa) viene poi aggiunta la linea del Do (gialla) e il sistema rimane in uso fino a quando si passa a quello più definito del tetragramma (quattro linee rosse) che la tradizione suole attribuire a Guido d’Arezzo. Nel frattempo anche i neumi avevano precisato maggiormente la loro forma, e si era venuto definendo un sistema che fosse comprensibile non più solo per i monaci di una singola abbazia, ma per tutti i monaci. I segni utilizzati avevano assunto una forma geometrica regolare ed erano utilizzati per indicare singole note o gruppi di note da eseguire su una sola sillaba.

do_faLa posizione delle note di riferimento (Do e Fa) rimaneva mobile e veniva indicata sul tetragramma con lettere stilizzate: le chiavi. La lettera C indicava il Do, mentre la lettera F indicava il Fa. Nel sistema musicale in uso, infatti, le note erano indicate con lettere dell’alfabeto progressive iniziando dal La (A).

tempiDefinita con precisione l’altezza dei suoni, si lavora per risolvere il problema della durata dei suoni ed a poco a poco si crearono nuovi segni in grado di fornire al cantore anche questo tipo di informazione.

tempi_2Con l’evoluzione della tecnica di composizione, si avverte il bisogno di segni che consentano di indicare anche lunghezze più precise e si passa all’utilizzo di note non più solo bianche, ma anche nere (e in alcuni casi rosse).

Parallelamente si sviluppano altri complessi sistemi di scrittura strumentale (soprattutto per liuto) completamente differenti da quelli utilizzati per la scrittura vocale, perché lo scopo non era fissare sulla carta l’altezza del suono, ma fornire all’interprete informazioni sulla posizione delle dita sulle corde dello strumento.

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Manoscritto Herwarth 1511B dalla Bayerische Staatsbibliothek

pentagrammaNel 1500, con teorici come Gioseffo Zarlino, si avverte il bisogno di aggiungere un rigo al tetragramma e nasce così il pentagramma attuale, al quale, in caso di necessità, si possono aggiungere le note ‘sopra il rigo’ e ‘sotto il rigo’.
Alle vecchie chiavi di Do e di Fa si aggiunge la chiave di Sol e si viene a costituire il sistema del setticlavio che consente ancora oggi ad ogni voce e ad ogni strumento musicale di utilizzare la parte del rigo che meglio corrisponde alla sua gamma di suoni:

Fino alla fine del XV secolo, la musica è scritta solo ed esclusivamente a mano. In alcuni casi, quando si rendeva necessario inserire esempi musicali all’interno di trattati teorici, lo stampatore lasciava lo spazio vuoto e l’esempio veniva inserito successivamente, a mano, in tutte le copie stampate. In alternativa si utilizzava la tecnica della xilografia.

Ottaviano Petrucci è il primo tipografo che riesce ad utilizzare il sistema dei caratteri mobili per la stampa musicale. Dopo la pubblicazione a Venezia, nel 1501, dell’antologia di musiche polifoniche Harmonice Musices Odhecaton, si dedica ad una intensa attività di stampa e nel giro di pochi anni Venezia diviene il più importante centro di produzione di edizioni musicali. La stampa musicale convive tuttavia a lungo con l’attività dei copisti, ancora attivi anche in tempi recenti per la copiatura di delle parti per le orchestre. La tecnica di Petrucci dava ottimi risultati, ma era molto complessa. Prevedeva tre fasi di lavorazione: si procedeva dapprima alla stampa del rigo musicale, quindi a quella delle note e degli altri simboli musicali, che dovevano essere perfettamente collocati sul rigo, ed infine alla stampa del testo sotto le note.

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Ottaviano Petrucci, Harmonice Musices Odhecaton, 1501

Verso la metà del 1500, Pierre Attaignant perfeziona una tecnica di stampa, sempre a caratteri mobili, ma con un’unica impressione. La tecnica risultava molto più economica anche se il risultato era molto meno elegante, ma in breve soppianta il sistema di Petrucci.

Una radicale trasformazione della tecnica si verifica quando si inizia ad utilizzare la calcografia che sostituisce la precedente tavola xilografica con una lastra di metallo (rame, stagno, zinco) che doveva essere incisa con apposite tecniche, quindi inchiostrata e utilizzata per la stampa. Uno dei vantaggi di questo sistema è quello di poter effettuare ristampe anche a distanza di molto tempo senza dover ricomporre la pagina. A questo vantaggio si aggiunge la possibilità di introdurre un gran numero di segni accessori che indicano legature, arcate, dinamiche, consentendo al compositore di fissare sulla carta un numero molto maggiore di indicazioni all’interprete. Il processo viene ulteriormente semplificato con l’introduzione della litografia che, a partire dall’Ottocento, consente di tirare un numero molto elevato di copie da una sola lastra.

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Locatelli, L’arte del Violino, op.3, Edizione Le Cene (1733)

Nel ‘900 il sistema di scrittura musicale utilizzato fino a quel momento comincia a dimostrarsi inadeguato ad un linguaggio in continua evoluzione. Oggi praticamente ogni compositore, nel momento in cui crea un nuovo modo di organizzare i suoni, si trova nella necessità di escogitare un proprio sistema di scrittura musicale che spesso mette a dura prova i più moderni software.

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Stockhausen, Sounds in Space

Materiali esposti

  • Frammenti in pergamena, risalenti al X secolo, riportanti un’antifona per la liturgia del Mattutino, in notazione neumatica adiastematica della famiglia beneventana orientale. Essi sono stati utilizzati nella legatura di una Cinquecentina come elementi di rinforzo (Frammento 6).
  • Frammento di antifonario in pergamena con notazione neumatica lineare: la linea rossa indica la nota FA, la linea gialla la nota DO. Esso, redatto nell’Italia settentrionale alla fine del XII secolo, venne poi utilizzato per la coperta di un volume, come si vede dai margini segnati per la ripiegatura sui piatti. La miniatura rappresenta la Pentecoste, in accordo con le antifone del primo e secondo notturno qui riportate (Frammento 1).
  • Coperta in pergamena, con frammento di antifonario in notazione neumatica su tetragramma, a protezione di un esemplare della rara edizione di TORQUATO TASSO, Scielta di rime spirituali, Bergamo, Comin Ventura, 1605 (Tassiana 10.34.1).
  • Graduale dominicale et Sanctorum in notazione neumatica su tetragramma, manoscritto in pergamena di area lombarda, sec. XI fine – sec. XII inizio (MA 150).
  • Miscellanea di testi di teoria e pratica musicale con esempi in notazione mensurale nera cosiddetta dell’Ars Nova italiana, codice cartaceo datato, Bergamo 1487 (MAB 21).
  • Antiphonarium de tempore quintum ab Adventu ad octavam Epiphanie, codice membranaceo di cc. 310, sec. XV seconda metà (Antifonario V). Notazione neumatica quadrata su tetragramma rosso.
  • NICOLÒ BURZIO, Musices opuscolum, Bologna, Benedetto Faelli e Ugo Ruggeri, 1487 (Inc. 2.257). Primo incunabolo con esempi musicali in xilografia applicata alla notazione mensurale bianca.
  • Motetti de la corona, libro I-IV.  Volume legato con JOSQUIN DESPRÈS, Liber primus missarum, ANTOINE DE FEVIN, Missae e JEAN MOUTON, Missarum liber primus, Fossombrone, Ottaviano Petrucci, 1514-1519 (Cinq 4.984-987). Stampa musicale a caratteri mobili con la tecnica della triplice impressione. Esemplare proveniente dalla biblioteca di Giovanni Simone Mayr.
  • GIOVANNI BATTISTA FOLIA, Antifonario manoscritto per organo, codice datato 27 ottobre 1550 (Archivio MIA 1143).
  • PIERLUIGI DA PALESTRINA, Joannis Petri Aloysi Praenestini Missarum liber secundus. Romae, apud Haeredes Valerii & Aloysii Doricorum fratrum Brixiensium, 1567 (Piatti-Lochis J1.8965).
  • GIROLAMO FRESCOBALDI, Il primo libro di capricci fatti sopra diversi soggetti, et arie in partitura, Roma, Luca Antonio Soldi, 1624 (Piatti-Lochis G1.8654).
  • GIROLAMO FRESCOBALDI, Toccate d’intavolatura di cimbalo et organo partite di diverse arie e corrente, balletti, ciaccone, passachagli, Libro primo., Roma, Nicolò Borbone, 1637 (Piatti-Lochis G1.8655a).
  • LODOVICO RONCALLI, Capricci armonici sopra la chitarra spagnola, Bergamo, 1692 (Sala 32 E 1.5). Composizioni presentate nella classica intavolatura per chitarra realizzata con tecnica xilografica. Sul frontespizio si legge «Sebastian Casetti intagl.». Rarissimo caso di antica edizione musicale bergamasca.
  • PIETRO ANTONIO LOCATELLI, 12 concerti grossi a quattro e a cinque, Opera Prima, Amsterdam, Jeanne Roger, 1721 (Piatti-Lochis H3.8835).
  • JEAN-MARIE LECLAIR, Premier Livre de Sonates à Violon Seul avec la Basse Continue, Op. 1, Paris, François Boivin, 1723 (Piatti-Lochis H3.8820).
  • CARLO LENZI, Benedictus dominus, cantico per la Settimana santa nella basilica di s. Maria Maggiore. Partitura manoscritta datata 13 febbraio 1771 e parti vocali e strumentali (Mayr 277.2).
  • WOLFGANG AMADEUS MOZART, Quintetto per archi in la minore KV Anh. 79, abbozzo autografo del 1787 (Piatti-Lochis 9685). In alto a destra si nota la firma autografa del compositore.
  • PIETRO ANTONIO LOCATELLI, L’Arte del Violino, 12 concerti, Cioè, Violino Solo con 24 Capricci ad Libitum, Opera Terza [parte violino solo], Paris, Bureau du Journal de Musique, 1790 (Piatti-Lochis H3.8833).
  • NICCOLÒ JOMMELLI, Messe Solemnelle en Re Majeur – Partition, Paris, Pierre-Jean Porro, circa 1809 (Piatti-Lochis H2.8789).
  • [Canti nazionali russi raccolti da Ivan Prace], Pietroburgo, Tipografia Medizinskij, 1815 (edizione in cirillico).
  • LUDWIG VAN BEETHOVEN, abbozzo di pensieri musicali. Manoscritto autografo (Piatti-Lochis 9686).
  • GAETANO DONIZETTI, Largo per violoncello e pianoforte. Manoscritto autografo (Museo Donizettiano, MUSMU.MS.46).
  • ALFREDO PIATTI, “Primo pezzo composto da Alfredo Piatti nel 1837 all’uscir dal Conservatorio all’età di 15 anni”. Manoscritto autografo (Piatti-Lochis I4.9098).
  • ALFREDO PIATTI, Introduzione, Thema e Variazioni per Violoncello sopra un Motivo della Lucia di Lammermoor. Parti manoscritte (Piatti-Lochis I2.8994).
  • ALFREDO PIATTI, Dodici Capricci per Violoncello Solo. Manoscritto autografo, 1865 (Piatti-Lochis I3.9041b).
  • ALFREDO PIATTI, Dodici Capricci per il Violoncello Opera 25. Manoscritto autografo (bella copia per l’editore?) (Piatti-Lochis I4.9092).
  • ALFREDO PIATTI, Dodici Capricci per il Violoncello, Op. 25, Berlin, N. Simrock, 1874 (Piatti-Lochis I3.9041a).
  • ALFREDO PIATTI, The homeward watch, Song. Manoscritto autografo con relativa edizione a stampa, London, Chappel & Co., 1874 circa (Piatti-Lochis I4.9073a-b).
  • ROBERT SCHUMANN, Concerto per violoncello e orchestra, abbozzi autografi, ante 1856 (Piatti-Lochis 9688). Dedica di Clara Schumann ad Alfredo Piatti datata Francoforte ottobre 1881.
  • GUALTIERO SARTI, La journée de Bébé, G. Ricordi & C., 1887ca  (Bonandrini ed. 457). Coperta e pagine interne a colori.
    Musica e musicisti. Rivista illustrata bimestrale, Milano, Ricordi. (Sala 30.24). Poi mensile, fu pubblicata dal 1902 al 1905, con alternanza fra musica notata e fotografie.
  • Ars et labor. Rivista mensile illustrata, Milano, Ricordi. (Sala 30.651/2). Pubblicata dal 1906 al 1912 è ricca di fotografie in bianco e nero.
  • EDOARDO BERLENDIS, Il vetturale e l’autista, duetto comico con prosa e danza, parole di Arcangelo de Gani, Bergamo, Carrara, ristampa 1938. La composizione fa parte della collana dal titolo Macchiette, duetti comici e scene buffe (Carrara 10) e ELENA INDELLICATI, 7 note per 7 canzoni: sette facili melodie per imparare le sette note musicali: per voce e strumentario ORFF, Bergamo, Carrara, 1996 (Carrara 4253). Esempi di pubblicazioni della casa editrice musicale bergamasca, attiva dal 1914 soprattutto sul fronte della musica sacra, ma con aperture alla musica popolare e alla didattica della musica come attestano queste due edizioni.
  • Partecipazione di nozze di Rosa Piatti e Carlo Lochis, 31 marzo 1875 (20 R 14.10).
  • Fotoritratto di Carlo Lochis (Piatti Arnal 1706.83).
  • Fotografia di Alfredo Piatti con la figlia Rosa Lochis (Piatti Arnal 1705.11).
  • Album fotografico della famiglia Piatti Arnal (Piatti Arnal 1706).
  • Tre foto-ritratti di Alfredo Piatti (Piatti Arnal 1705.10,12-13).
  • FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY, biglietto autografo – riproduzione fotografica (Piatti Arnal 1719).
  • Serie completa dei caratteri gregoriani originali appartenenti all’atelier parigino settecentesco di Alberto Tallone Editore – l’unico, in Europa, ad utilizzare i tipi mobili gregoriani d’epoca (Collezione Alberto Tallone Editore).
  • Sequentiæ, Alpignano (TO), Alberto Tallone, 1991. Edizione composta a mano con i caratteri musicali per il Canto Gregoriano, fusi a Parigi da Deberny nel 1898 sotto l’egida dei Reverendi Padri di Solesmes. Si tratta del primo volume uscito dai torchi talloniani con le note gregoriane a rigo unito, sistema Blondeau, fuse a Parigi alla fine dell’Ottocento. In dotazione presso l’atelier della casa editrice (Collezione Alberto Tallone Editore).
  • Victimæ Paschali Laudes, Alpignano (TO), Alberto Tallone, 1994. Composizione bicroma in caratteri da antifonario (Collezione Alberto Tallone Editore).
  • Caviglia per l’incisione dei punzoni completa del punzone gregoriano originale, in dotazione presso l’atelier parigino settecentesco di Alberto Tallone Editore (Collezione Alberto Tallone Editore.
  • Cassetta datata 1845 fornita di punzoni per la trascrizione della musica. Dimensioni: l. 40 cm x p. 25 cm x h. 5 cm (Museo Louis Braille – Istituto dei Ciechi di Milano, inv. 1360/1974).
  • Esempio di trascrizione dei segni musicali in caratteri visivi in rilievo (Museo Louis Braille – Istituto dei Ciechi di Milano).
  • Lastra in zinco incorniciata con incisa la prima pagina dello spartito dell’Aida di Giuseppe Verdi (Museo della Stampa e Stampa d’Arte a Lodi Andrea Schiavi).
  • Porta-punzoni in legno contenente 49 punzoni con lettere dell’alfabeto e un porta- punzoni in legno contenente 29 punzoni con caratteri musicali (Museo della Stampa e Stampa d’Arte a Lodi Andrea Schiavi).
  • “Violoncello piccolo” utilizzato da Alfredo Piatti all’inizio dei suoi studi. Strumento raro e di bella fattura, sicuramente di scuola bresciana (sec. XVI-XVII, Gasparo da Salò?), dapprima nato come viola da gamba e trasformato in violoncello nella prima metà dell’Ottocento. (Fondazione Congregazione della Misericordia Maggiore – MÎA, inv. 11).

Curatori della mostra
Annalisa Barzanò (Commissione Culturale della Biblioteca Angelo Mai)
Fabrizio Capitanio (responsabile della Biblioteca Musicale Gaetano. Donizetti)
Marcello Eynard (responsabile della Sezione Musiche della Biblioteca Angelo Mai)

Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai, Atrio scamozziano
5 – 30 novembre 2016
Lunedì – venerdì: 8.45 – 17.30 ; sabato: 8.45 – 13.00 ; domenica: 14.30 – 16.30