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Nonostante la forte presenza dantesca nella letteratura e nella cultura italiana, dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto alle Rime di Torquato Tasso che affermava di averlo preso a modello della Gerusalemme liberata, sino al manifesto interesse di Galileo Galilei incaricato nel 1588 dalla Accademia Fiorentina di risolvere una controversia intorno alla forma dell’Inferno, nel Seicento la fortuna editoriale di Dante è scarsissima.

Durante tutto il XVII secolo vengono pubblicate soltanto tre edizioni della Divina Commedia (a fronte delle trentasei stampe cinquecentesche e delle trentadue settecentesche) di qualità editoriale modesta. Tuttavia il dato non conferma, secondo un recente studio di Marco Arnaudo, Dante barocco, la supposta scarsa circolazione del poema, sia perché nel corso del Seicento hanno grande diffusione una serie di opere propedeutiche e complementari alla comprensione della Commedia – Dante si studiava ampiamente a Padova e a Firenze – sia perché la abbondante circolazione cinquecentesca aveva in qualche modo saturato il mercato editoriale. I lettori del Seicento non solo dispongono delle edizioni integrali della Commedia ma accedono ad opere di consultazione che si possono definire ‘para-edizioni’, come rimari e compendi.

In questo ambito si colloca l’edizione albrizziana del 1696 curata da Giovanni Palazzi. Su Giovanni Palazzi (Venezia, 1640 circa -1703) non esiste a tutt’oggi uno studio specifico: uomo di Chiesa, letterato, storico e incisore fu corrispondente con molti intellettuali del suo tempo (Gregorio Leti, Antonio Magliabechi, Girolamo Albrizzi, Michele Cicogna, Apostolo Zeno); pievano di Santa Maria Mater Domini a Venezia, consigliere imperiale, docente di diritto canonico all’Università di Padova, fondatore dell’Accademia Istorica e Teologica, editore-calcografo, prolifico letterato, autore di diversi libri dei quali cura in prima persona anche il corredo iconografico anche grazie agli speciali rapporti di collaborazione con i maggiori tipografi di Venezia.

Il Compendio in prosa della Commedia, basato sulle edizioni commentate da Cristoforo Landino e Alessandro Vellutello, è una tra le edizioni più ricche di xilografie. L’opera è illustrata da ottantanove legni tratti dall’edizione della Commedia stampata da Francesco Marcolini con commento del Vellutello apparsa a Venezia nel 1544: tre immagini a piena pagina e ottantaquattro su un terzo o mezza pagina, attribuite allo stesso Marcolini, ottimo disegnatore amico di Tiziano e Sansovino. Le matrici di legno, conservate per quasi centocinquant’anni vengono acquisite da Girolamo Albrizzi, iniziatore a Venezia, negli ultimi decenni del secolo XVII, della rinomata azienda tipografico-editoriale degli Albrizzi, che decide di riutilizzarle come commento figurato all’opera di Palazzi.

Di questa rara opera, la Biblioteca Angelo Mai conserva due esemplari. Il volume con segnatura Salone O 2 15, integro e completo di ogni pagina con tutte le illustrazioni in bianco e nero, proviene dal legato dei sacerdoti ed eruditi bergamaschi Carlo e Giuseppe Bravi, giunto nel 1865 e forte di oltre 2700 opere. Oltre al timbro del legato Bravi sul frontespizio del volume è presente una nota di possesso manoscritta: «ex libris P. Ioanni Dominici Rogeri» che corrisponde a quella riscontrata sul manoscritto MA 156 della Biblioteca Mai che Francesco Lo Monaco ipotizza sia il domenicano Giovanni Domenico Roggeri (1766-1846).

Il secondo esemplare della Mai, collocato alla segnatura Cassapanca 5 G 1 22, risulta purtroppo mutilo del frontespizio, sostituito da una nota manoscritta dal bibliotecario che evidenzia i dati editoriali del volume, e delle due pagine finali. Si distingue però per una gradevole coloritura a mano delle tavole e delle vignette e per la presenza all’ultima carta di uno stemma gentilizio disegnato e colorito a mano con torre e tre stelle sormontato dalla scritta «Stemma gentilizio Girò».

Leggi la copia digitalizzata del Compendio (non colorato) conservato dalla biblioteca del British Museum. 

Compendio della Comedia di Dante Alighieri, Diuisa in tre Parti. Inferno, Purgatorio, Paradiso per la filosofia morale, adornata con bellissime Figure, e Geroglifici. Consagrata Al Nobilissimo Praeclariss. Sig. Sig. Padrone Colendiss. Reuerendiss. Alberto Abbate di S. Paolo Monastero Frà Benedettini il Grande, Consigliero secreto degli Eccelsi Principi, Arciuescouo di Saltzburgh, e Vescouo di Bamberga, Arcidiacono di S. Lorenzo nell’Eremo, e Machling, deputato al Consiglio Supremo degli Ordini della Carinthia. Venezia, Girolamo Albrizzi, 1696.