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Biblioteca aperta, anche in zona arancione

La Biblioteca resta regolarmente aperta anche in zona arancione, come indicato dai Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2021 che, all’articolo 3, comma 4, lettera m), prevede la sospensione «dei servizi al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura […] ad eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione […]».

La Mai offre infatti su prenotazione i servizi di prestito e di consultazione in sede, oltre a garantire la consulenza da remoto e la realizzazione delle riproduzioni su richiesta.
Vedi tutte le informazioni e le modalità operative alla pagina dedicata.

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La Divina Commedia dell’IBM Italia, 1965

Nel 1965 la stampa nazionale italiana dà ampio risalto all’inaugurazione – avvenuta il 13 novembre alla presenza del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat – del Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico – CNUCE presso l’Università di Pisa, che mette a disposizione di studiosi e ricercatori italiani «uno dei più potenti calcolatori esistenti nel mondo», l’IBM 7090 donato dalla società omonima.

Il cerimoniale di stato prevede che il Presidente della Repubblica, entrato nella sala del calcolatore, spinga «un tasto del tavolo di comando, che metta in moto il 7090», passi «dinanzi ai contenitori dei nastri magnetici, delle unità di elaborazione», quindi prema «un tasto che metterà in funzione la stampatrice stessa, nella quale apparirà qualcuna delle elaborazioni della Divina Commedia. A fianco delle stampatrici, sopra un alto leggio, sarà collocata una copia del volume prodotto dal 7090».

Certa che l’applicazione dei calcolatori si inserisse «nei più svariati settori dell’attività umana», la Direzione IBM Italia aveva deciso che il primo lavoro prodotto dal CNUCE celebrasse il VII centenario della nascita di Dante e per tale motivo, nella primavera 1965, si era rivolta a Carlo Tagliavini, docente di Glottologia all’Università di Padova, proponendo di applicare l’informatica agli studi filologici sulla Divina Commedia con nuovi calcolatori IBM 1401 e 7090.

Per costruire la mappa delle concordanze (cioè il repertorio alfabetico delle parole con l’indicazione e, in genere, anche la citazione di tutti i luoghi in cui esse ricorrono) fu scelto come testo di riferimento Le opere di Dante. Testo critico della Società dantesca Italiana a cura di Giuseppe Vitelli, Firenze 1960, che avrebbe permesso di superare l’edizione del 1888 delle Concordance of the Divina Commedia di Edward Allen Fay.

Per la elaborazione si riportò su schede perforate l’intero testo della Divina Commedia, trascrivendo ogni singolo verso su una scheda e ottenendo così un totale di 14.233 schede (numero dei versi del poema) su ognuna delle quali fu anche perforato il numero di riferimento del verso; questo lavoro impiegò «2 perforatrici per una settimana» e il sistema IBM 7090-1041 per elaborare i dati «non ha impiegato più di 9 ore!». L’elaborazione si svolse in più fasi successive, per le quali fu necessario eseguire un totale di 19 programmi.

Fu scelto di presentare il testo così come uscito dalla macchina, che per i calcolatori IBM tipo 1401 prevedeva solo lettere maiuscole; per poter impaginare l’opera, i tabulati usciti dal calcolatore furono fotografati e ridotti al 47% delle dimensioni originali (59% per il testo delle Cantiche).

Significativa e singolare la scelta di presentare le riproduzioni dei tabulati con una rilegatura di pregio in pelle con impressioni a secco sul piatto anteriore e impressioni in oro sul dorso con autore e titolo, ad ‘ornamento’ degli scaffali delle biblioteche fisiche cui l’opera era destinata.

Il volume è diviso in due parti: la prima (pp. 1-205) è data dal testo della Divina Commedia che inizia, contro ogni norma e consuetudine tipografica, in pagina pari: questa scelta ha lo scopo di presentare sempre un intero canto in due pagine a fronte.

La seconda parte è data dalle Concordanze (pp. 207-725), cui seguono Lessico alfabetico, Indice delle frequenze in ordine decrescente, Lessico latino e Lessico provenzale, Indice dei nomi propri, Rimario, Indice dei capoversi, Lessico inverso, Indice degli omografi.

Marco Pecoraro, in un articolo pubblicato in Lettere italiane nel 1966, recensisce i due grandi lavori pubblicati nel 1965 sulle Concordanze, quello italiano a cura di Tagliavini e quello della Società Dantesca americana pubblicato dalla Harvard University Press, riconoscendo all’edizione italiana «un carattere prettamente scientifico» che «gioverà senza dubbio agli specialisti che in essa troveranno un ricco materiale – privo per di più di gravi incoerenze o inesattezze – che potrà essere utilizzato, con proficui effetti, per qualsiasi ricerca di carattere linguistico e filologico».

La Biblioteca Mai conserva una copia di quei volumi prodotti dal 7090, che fortunatamente per noi oggi possono ancora essere letti perché ‘fissati sulla carta’ (segnatura: G 4 957).

Il volume proviene dalla biblioteca della Scuola superiore di giornalismo e mezzi audiovisivi, scuola biennale di specializzazione post-laurea, fondata nel 1961 su iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con il concorso del Comune di Bergamo, sotto la direzione del prof. Mario Apollonio; la scuola ha avuto sede nel Palazzo Suardi in piazza Vecchia a Bergamo sino al 1967, quando venne trasferita a Milano, dove ancora oggi è in funzione con il nome di Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Della Scuola superiore di giornalismo e mezzi audiovisivi la Biblioteca Angelo Mai conserva anche circa 50 testate di quotidiani nazionali ed esteri con consistenza dagli anni ‘60 agli anni ‘80 del Novecento, oggi depositate in un magazzino esterno e aggregate al patrimonio della Biblioteca alla chiusura della Scuola superiore di Giornalismo e mezzi audiovisivi.

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La Divina Commedia… con brevi e chiare note, 1826

Tra le edizioni italiane della Commedia pubblicate nel primo Ottocento e conservate in Biblioteca, spicca l’edizione in tre tomi stampata a Bologna nel 1826 dai tipografi arcivescovili Luigi Gamberini e Gaspare Parmeggiani che, a detta di alcuni bibliografi, riprodurrebbe, con frontespizio aggiornato, l’edizione, sempre bolognese ma più datata, del 1819-1821. Acquisiti dalla Biblioteca nel 1865 con il legato testamentario dei F.lli Carlo e Giuseppe Bravi, i tre volumi sono conservati alla segnatura storica del Salone (P.9.2), rilegati in unico tomo.

L’edizione si apre con una Vita di Dante scritta da Paolo Costa, letterato, poeta e filosofo ravennate (1771-1836). A quanto si legge nell’Enciclopedia Dantesca, questa biografia, apprezzata dall’accademico della Crusca Fruttuoso Becchi con le parole: «Va ella innanzi a tutte [le precedenti biografie] così per l’energia dello stile come per la profondità dei pensieri», ebbe un’ottima fortuna editoriale e fu riproposta per anni in edizioni successive. Costa è inoltre autore delle «brevi e chiare note» che accompagnano le terzine dantesche e delle appendici che corredano ogni cantica.

Se l’aspetto fisico dei libri può illuminarci riguardo al valore, al prestigio, alla grandezza di un autore – come ha insegnato lo storico Lucien Febvre – questa edizione bolognese è degna testimone del padre della letteratura italiana e del suo capolavoro. Infatti, la preziosità bibliografica di questa stampa della Commedia si deve proprio alla sua particolare bellezza formale, ottenuta grazie a scelte tipografiche eleganti e raffinate. Le pagine, in formato importante (in-4° grande, di 33 cm) e in carta velina bianchissima, accolgono l’opera di Dante in una mise en page di rara nitidezza: al margine destro figurano le brevi note redatte da Paolo Costa; al margine sinistro sono indicati i nomi dei luoghi e la condizione delle genti; a precedere ogni canto, sono apposti una tavola in rame che illustra un contenuto specifico o un personaggio del canto stesso e l’argomento composto in terza rima da Gaspare Gozzi, con funzione riassuntiva. Infine, i gruppi testuali di ciascuna pagina sono stampati in caratteri differenti per tipo e grandezza, in ragione della loro funzione, e tale accorgimento rende tanto più dinamica la pagina e agevole la scelta del lettore.

Questa edizione bolognese è nota con l’appellativo di ‘Macchiavelliana’ poiché fu curata dall’abate Filippo Macchiavelli con lo scopo di far conoscere gli intagli su rame dello zio Giovanni Giacomo Macchiavelli (Bologna, 1766 – Roma, 1811). E’ infatti arricchita da 101 tavole già «inventate ed intagliate» dall’artista tra il 1806 e il 1807. Giuliano Mambelli, bibliografo e redattore degli Annali di bibliografia dantesca, scrive che in questa edizione i rami di Macchiavelli furono ritoccati per ordine della Curia, «onde toglierne la nudità» e registra come nella Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna ne esista un esemplare con tavole doppie, ossia con le incisioni originali e con i rami ritoccati.

Ugo Foscolo espresse apprezzamento per il corredo iconografico della ‘Macchiavelliana’. Nella sua edizione londinese della Commedia (Rolandi, 1843), precisamente nelle Notizie e pareri diversi intorno a forse duecento codici, e alla serie delle edizioni della Commedia di Dante, paragonando queste tavole a quelle dell’edizione di Firenze, stampata all’insegna dell’Ancora nel 1819 (pure in-folio e in carta velina), delle prime scrisse che «hanno più vita, e più maestria d’arte che non quei piazzosi che adornano l’edizione fiorentina».

Nell’illustrazione è raffigurato un passaggio del canto III del Paradiso: nel Cielo della Luna, dove risiedono le anime di coloro che, senza colpa, mancarono ai voti fatti, Dante incontra Piccarda Donati.

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Danthe alighieri fiorentino, 1497

Delle quindici edizioni della Commedia dantesca venute alla luce nel XV secolo a partire dal 1472, risulta di particolare interesse quella di grande formato (in folio) pubblicata a Venezia nel 1497 da Pietro Quarengi, della quale si conserva un esemplare presso la Biblioteca Donizetti (segnatura: Museo Donizettiano VI 3° 15): La Commedia, comm. Cristoforo Landino; Credo che Dante fece quando fu accusato per eretico all’inquisitore.

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L’edizione è corredata da novantasette illustrazioni in xilografia che si trovano solitamente all’inizio di ogni canto, ad eccezione delle tre presenti a piena pagina.

La xilografia, incisione su legno che lasciava in rilievo il disegno da inchiostrare e imprimere sulla pagina, costituì la tecnica prevalente di illustrazione del libro a stampa dalle origini alla seconda metà del Cinquecento.

A corredo del testo dantesco, l’edizione contiene il commento di Cristoforo Landino, reso evidente dalla carattertistica mise en page, ereditata dalla tradizione dei manoscritti basso medievali, che prevede il testo dell’autore principale al centro, circondato a gabbia dal ricco commento.

Cristoforo Landino fu un umanista fiorentino del Quattrocento che pubblicò per la prima volta il suo commento alla Commedia nel 1481. L’interpretazione letterale e allegorica sono qui affiancate e precedute da un lungo proemio ricco di informazioni sulla storia civile e culturale fiorentina nelle sue diverse manifestazioni. Il commento di Landino ebbe una grande fortuna fino a tutto il Cinquecento.

Personaggio degno di nota è anche l’artefice di questa edizione: Pietro di Giovanni de Quarengi (Petrus de Quarengiis) che iniziò la sua attività di stampatore a Venezia nel 1492 presentandosi con il nome di «Petrus Bergomensis»: era infatti originario di Palazzago, paese della provincia di Bergamo. L’Incunabula Short Title Catalogue riporta ben 61 sue edizioni con 479 esemplari segnalati nelle biblioteche di tutto il mondo. La sua attività continuò poi fino al 1517.

Un altro spetto che rende questo esemplare particolarmente prezioso è dato dalla legatura antica in assi di legno con rivestimento in cuoio a rinforzo del dorso e strisce trasversali in pelle decorata in oro. Le tracce dei fermagli per le bindelle con aggancio sul piatto posteriore ne attestano la produzione italiana.

L’incunabolo della Biblioteca Musicale ha un rilievo tutto particolare, in quanto appartenne a Gaetano Donizetti, il quale, come compositore, si interessò a Dante mettendo in musica, fra l’altro, il canto del Conte Ugolino (XXXIII dell’Inferno) e un’Ave Maria creduta per lungo tempo opera di Dante e pubblicata proprio nell’edizione in questione in aggiunta alla Commedia.

Il prezioso incunabolo fu regalato al grande musicista da un suo allievo, Adelson Piacezzi, un magistrato colto, amante dei libri, patriota, la cui famiglia era originaria di Piazza Brembana. La donazione avvenne nel 1844, come attesta la lettera di ringraziamento che lo stesso Donizetti inviò a Piacezzi da Vienna il 9 gennaio 1844.

Alla morte di Donizetti l’esemplare passò al nipote Andrea, quindi al di lui figlio Giuseppe. Di quest’ultimo ci rimane un biglietto autografo che attesta la donazione «alla gloriosa città di Bergamo» avvenuta il 20 luglio 1912.

Sfoglia una versione digitale dell’incunabolo sul sito delle Stanford Libraries.

Adelson Piacezzi è ricordato oggi solo per aver donato a Donizetti questo prezioso incunabolo dal quale, come detto, il musicista trasse il testo di un’Ave Regina Vergine Maria, offertorio per due voci femminili e orchestra d’archi, messa in musica per la cappella imperiale austriaca («Ho fatta l’Ave Maria di Dante con accompagnamento di quartetto a due voci (Sop. e Cont.). La si va ad eseguire nel primo Concerto Spirituale in Quaresima», scrive da Vienna Gaetano Donizetti ad Antonio Dolci, in una lettera del 29 gennaio 1844). Donizetti, riconoscente, oltre ai ringraziamenti epistolari inviò a Piacezzi anche un insolito omaggio musicale:

«Dal 1815 – al 1844 –
Nel 1815 io maestrino di cembalo, tu mio allievo.
[pentagramma con notazione]
Nel 1844 tu Consigliere di Giustizia, io M.o de’ concerti
di S. M. l’Imp. d’Austria. –
Salve Adelson Piacezzi
il tuo Donizetti»

Originario della Valle Brembana, anche se nato a Bergamo il 19 gennaio 1798, Piacezzi ebbe modo di frequentare in gioventù Donizetti e, per un breve periodo, fu suo allievo dilettante di pianoforte: oltre all’omaggio donizettiano appena citato, a conferma di ciò esiste anche una sinfonia per pianoforte solo scritta nel 1815 dal giovane Donizetti poco prima di partire per Bologna e a lui dedicata.

Laureatosi in legge all’Università di Pavia nel 1819, Piacezzi fu nominato Consigliere dell’I. R. Tribunale Provinciale di Lodi, ove svolse con successo attività di magistrato. Sposatosi a Verona nel 1830 con Angela Auregio (Verona, 1805 – Bergamo, 1868) ne ebbe quattro figli. Molto operoso nella vita culturale della sua città adottiva sia come organizzatore di eventi, sia come cronista sulla stampa locale, Adelson fu attivo anche in campo patriottico. La pubblicazione di un suo libello intitolato Un pensiero sulla dominazione austriaca in Italia, avvenuta a Lodi nel 1848, gli costò il prestigioso posto di lavoro: nell’agosto del 1850 fu infatti sollevato dal pubblico servizio da parte del Ministro di Giustizia austriaco. Un successivo scritto edito a Milano nel 1863 col titolo Riflessioni sui doveri civili proposte al popolo italiano, è invece opera altamente morale ed educativa e ben lontana, quindi, dal carattere ‘ribelle’ del fascicolo che gli costò la perdita del posto di lavoro. Fu un po’ il suo canto del cigno: Adelson morì nella sua città natale due anni dopo, nel 1865.

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Nasce a Bergamo il Bosco della memoria

L’Amministrazione comunale di Bergamo ha adottato un progetto pensato dall’Associazione Comuni Virtuosi, che vedrà la luce il prossimo autunno presso il Parco della Trucca: un Bosco della memoria, con il compito di ricordare le vittime del Covid-19. L’idea alla base dell’iniziativa è quella di creare un luogo vivo, altamente simbolico, capace di accogliere la memoria e al contempo costruire uno spazio di comunità, dove realizzare iniziative culturali, didattiche e ricreative pensate per il mondo della scuola, ma anche per tutti i cittadini che vorranno far crescere il bosco.

Il progetto prevede la piantumazione di circa 130 alberi da frutta, 70 da bosco, 90 piccoli alberi e 450 arbusti. Verranno realizzati camminamenti interni alle isole alberate e alcune sedute, per consentire alle persone che faranno visita al bosco di fermarsi in raccoglimento. Quegli stessi spazi saranno anche i naturali punti di riferimento per l’organizzazione di eventi e iniziative pensate per valorizzare il bosco.

Per sostenere parte dei costi di realizzazione del bosco è stata attivata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso.

Guarda il video ufficiale che promuove la campagna. Leggi il comunicato stampa.

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Tutte le opere di Dante, Fabbri, 1963

Il 15 novembre 1963 Giuseppe Ungaretti (autore della prefazione alla collana) e Dino Fabbri presentano nella sala convegni della Società Dante Alighieri di Roma la Divina Commedia, prima parte della serie con la quale i Fratelli Fabbri pubblicano in dieci volumi, tra il 1963 e il 1965, tutta l’opera di Dante in occasione del settecentesimo anniversario dalla nascita.

La pubblicazione, dichiaratamente «destinata al popolo… dotti e indotti», è stata distribuita in 176 fascicoli settimanali attraverso il canale delle edicole: questa scelta ha garantito un vasto successo da parte di un pubblico eterogeneo, non necessariamente abbiente ma affamato di cultura, al quale è stata offerta una edizione di valore scientifico e con un apparato iconografico di qualità.

La collana ottiene un grande successo commerciale, supportato da un sapiente investimento pubblicitario che comprende anche l’appuntamento fisso serale di Carosello.

I volumi I-VI, pubblicati nel 1963, contengono il testo della Divina Commedia corredato dal riassunto, introduzione critica e commento di ogni canto a cura di Emilio Alessandro Panaitescu e F. Baronio Gambino; ogni volume è completato da indici: analitico, delle illustrazioni e generale; nel vol. VI Paradiso è pubblicata anche la bibliografia e la cosmografia dantesca.

I volumi VII-X, pubblicati nel 1965, comprendono VII Vita nova e Rime, VIII Convivio, IX De vulgari eloquentia. Monarchia e X Epistole.

La paginazione dei 6 volumi della Divina Commedia è caratterizzata da un riassunto del canto (della lunghezza di circa mezza pagina), seguito dall’introduzione critica (1 pagina).

Il testo dantesco è evidenziato al centro della pagina; in basso il commento dei versi, lontano dall’eccessiva erudizione ma valido aiuto alla comprensione del canto.

La peculiarità dell’edizione è data dalle grandi illustrazioni a colori tratte da testi manoscritti e da grandi cicli pittorici, frutto di una campagna fotografica effettuata in Italia e all’estero, che ha reso disponibili «opere d’arte tanto pregevoli quanto raramente riprodotte, o addirittura del tutto inedite», come sottolineato dai Fratelli Fabbri in una loro intervista.

Tra le riproduzioni si segnalano miniature da manoscritti posseduti dalla nostra biblioteca: De arte amandi di Ovidio, MA 61 (già Delta 1.34) f. 1r per Paradiso, pag. 119; Ars demonstrativa, MA 365 (già Delta 7.5) f. 5v per Inferno pag. 172.

La Biblioteca Angelo Mai conserva una edizione completa di quest’opera (alla segnatura FUMAG 4 592/1-10) che fa parte del Fondo Alberto Fumagalli, donato nel 2012.

Guarda tutte le puntate di … a riveder le stelle.

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Bando di Servizio Civile Universale 2020

E’ pubblicato sul sito del Servizio Civile ANCI Lombardia il Bando di Servizio Civile Universale 2020. Gli aspiranti operatori volontari potranno presentare domanda di partecipazione entro il 15 febbraio 2021, con le modalità indicate nel sito.

I progetti presentati dalla Biblioteca Mai prevedono il coinvolgimento di un massimo di sei volontari. Tutte le informazioni dettagliate su www.scanci.it.

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…a riveder le stelle. La prima edizione della Vita nuova

«Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e gli occhi no l’ardiscon di guardare».

Questa celeberrima quartina apre il sonetto che Dante colloca nel ventiseiesimo capitolo della Vita nuova, opera parte in prosa e parte in versi, scritta prevalentemente fra il 1283 e l’inizio degli anni Novanta ripercorrendo l’esperienza autobiografica dal primo incontro con Beatrice – avvenuto nel 1274, quando il poeta aveva nove anni – all’8 giugno 1290, data di morte di lei. In questo sonetto il sommo poeta rappresenta Beatrice come l’incarnazione di un miracolo d’amore, che dona una beatitudine così intensamente dolce da risultare inarrivabile.

La Vita nuova venne definitivamente organizzata nel suo contenuto e nella sua sequenza fra il 1292 e il 1294 ed ebbe una vasta circolazione soprattutto dalla metà del Trecento come attestato dalla presenza di decine di manoscritti dell’epoca contenenti l’opera completa o parziale.
Giovanni Boccaccio, considerato l’iniziatore della filologia italiana, allestì egli stesso alcuni manoscritti di opere dantesche. In due di essi inserì proprio la Vita nuova: si tratta del manoscritto Toledano 104.6 conservato nell’Archivio e Biblioteca Capitolare di Toledo in Spagna e del manoscritto Vaticano Chigiano LV 176 della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Anche nell’era del libro a stampa l’opera ha conosciuto un buona diffusione editoriale.
La Biblioteca Mai ha la fortuna di possedere ben due esemplari della prima edizione, anche se parziale, della Vita nuova, di piccolo formato, pubblicata a Venezia nel 1527 dagli eredi del celebre editore Filippo Giunta.

L’opera è contenuta in un’antologia di componimenti di diversi autori (Dante, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, Guittone d’Arezzo) dal titolo Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani in dieci libri raccolte nella quale la Vita nuova è proposta con ampio spazio dato alla parte poetica rispetto a quella in prosa.

Si tratta, comunque, dell’unica edizione di interesse filologico, utile quindi, in mancanza di fonti autografe, alla ricostruzione di un testo che sia il più possibile vicino alla volontà dell’autore.
Basti pensare che l’edizione successiva, la prima integrale dell’opera (l’Editio princeps), uscì solo nel 1576 a Firenze per l’editore Bartolomeo Sermartelli, ma in una versione purgata, in linea con i dettami della Controriforma, per evitare l’inclusione nell’Indice dei libri proibiti: ecco che, ad esempio, vengono qui eliminate le allusioni al Padre Eterno ritenute blasfeme.

I due esemplari della Biblioteca Mai, con coperta in carta pressata rivestita in pergamena, hanno come collocazione ‘Cinquecentine 1.1919 e 2.920’. Quest’ultimo esemplare fece parte della biblioteca femminile circolante di Antonia Suardi Ponti, la nobildonna che nel 1897 aprì in città una biblioteca destinata a fornire libri in prestito alle donne bergamasche alle quali, in quegli anni di fine Ottocento, non era consentito l’ingresso alla Civica.
La provenienza è attestata dall’ex-libris presente al verso del piatto anteriore che contiene il motto «Leggere le buone opere e osservarle».

Sfoglia on line l’intera edizione in Google Libri.

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Biblioteca aperta

La Biblioteca è aperta anche in questo periodo, in base al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2021 che, all’articolo 3, comma 4, lettera m), prevede la sospensione «dei servizi al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura […] ad eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione […]».

La Mai offre infatti su prenotazione i servizi di prestito e di consultazione in sede, oltre a garantire la consulenza da remoto e la realizzazione delle riproduzioni su richiesta.
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…a riveder le stelle. Opere, Zatta, 1757-1758

Tra il 1757 e il 1758 dai torchi del tipografo, calcografo, editore e libraio veneziano Antonio Zatta, con privilegio dell’eccellentissimo Senato, esce una splendida edizione illustrata e commentata che raccoglie in cinque tomi tutte le Opere di Dante. I primi tre volumi contengono La Divina Commedia di Dante Alighieri. Con varie annotazioni, e copiosi rami adornata, dedicata alla Sagra Imperial Maestà di Elisabetta Petrowna, Imperatrice di tutte le Russie, ecc., dal Conte Don Cristoforo Zapata de Cisneros; il quarto volume, diviso in due tomi, contiene Prose, e rime liriche edite ed inedite di Dante Alighieri, con copiose ed erudite aggiunte. Delle 112 illustrazioni che ornano questa edizione, ben 106 si trovano nei tre volumi della Commedia.

Nel primo volume è presente un’antiporta (la pagina con figure spesso allegoriche che precede il frontespizio) incisa a piena pagina con l’ambasciata di Dante ai Veneziani; il frontespizio è stampato in rosso e in nero ed è seguito da un ritratto dell’imperatrice russa e da un sonetto a lei dedicato; la prefazione è accompagnata da un ritratto di Dante mentre il capitolo sulla Vita del poeta è chiuso dall’illustrazione del suo sepolcro a Ravenna.

L’opera di Dante è in questa edizione basata sulla lezione dell’Accademia della Crusca e corredata da un ricco apparato di testi, commenti, spiegazioni e note che ben rappresentano la nuova attenzione riservata al poeta nel Settecento.

Il catalogo degli associati all’impresa, stampato nelle ultime pagine, riporta i nomi delle più influenti famiglie veneziane (Bragadin, Contarini, Corner, Foscarini, Gritti, Loredan, Morosini, Soranzo, Venier…) e di un socio dell’Accademia fiorentina degli Apatisti che dal 1635 raccoglieva studiosi della scienza, della letteratura e dell’arte che ambivano, come gli Accademici della Crusca, all’affermazione e alla divulgazione del fiorentino come lingua ufficiale della cultura italiana.

La dedica alla zarina ci dice che il nome e l’opera di Dante cominciavano a esser noti in Russia nella seconda metà del secolo: questa edizione, certamente pervenuta a Pietroburgo alla corte di Caterina, rappresenta un testimone importante nella tradizione della Divina Commedia nella cultura letteraria di quel Paese.

Antonio Zatta, per la prima edizione illustrata dell’Opera omnia di Dante si rivolge ai maggiori artisti del tempo ai quali affida i disegni per le incisioni: Gaetano Zompini, Francesco Fontebasso, Gaspare Diziani ed altri della bottega di Sebastiano Ricci.
La Biblioteca Angelo Mai conserva una edizione completa di quest’opera (alla segnatura Sala 24 B 8.19 /1-5) che fa parte della ricca collezione libraria di Francesco Gallicciolli, donata nel 1907, ancora oggi collocata nelle scaffalature originali.

Versioni digitali dell’edizione sono reperibili in Google Books, Gallica e Internet Archive.