Giuseppe Alessandro Furietti (Bergamo, 1684 – Roma, 1764)
Nato a Bergamo da Giovanni e Caterina Terzi (la madre era esponente dei più alti ranghi della nobiltà bergamasca), Alessandro si formò dapprima in città, quindi a Milano, studiando al Collegio Elvetico fondato da San Carlo. Trasferitosi al Collegio Borromeo di Pavia, iniziò gli studi teologici, laureandosi in diritto civile e canonico all’Università di Pavia probabilmente nel 1705, anno in cui fu anche ordinato sacerdote.
Nel 1709 si trasferì a Roma dove ebbe modo di coltivare i suoi interessi di erudito nel campo delle antichità romane e della storia letteraria e dove poté stringere sodalizi culturali con importanti prelati proprietari di grandi biblioteche, come Angelo Maria Querini (fondatore nel 1747 della pubblica Biblioteca Queriniana di Brescia), Domenico Passionei, Alessandro Falconieri. Nel 1710 entrò in Arcadia col nome di Entesto Calameo.
L’impegno del Furietti nella carriera ecclesiastica e nell’approfondimento della pratica del diritto rese preziose alla Curia romana le sue competenze: a soli trent’anni, nel 1715, fu inviato a Malta presso il Gran Maestro dell’Ordine, allo scopo di ottenere aiuti militari per Venezia contro i turchi; godette della stima di Clemente XI e di Innocenzo XIII, che gli conferì la mantelletta prelatizia e l’incarico di referendario di entrambe le Segnature; fu in seguito luogotenente civile del cardinale vicario e dell’uditore della Camera apostolica, infine segretario della Sacra Congregazione del Concilio e della Residenza dei vescovi; Clemente XIII lo elevò al cardinalato nel 1759.
Il Furietti lasciò però un segno profondo anche nella storia della cultura, con importanti recuperi critici relativi alla letteratura fiorita nel territorio di Bergamo. Il suo interesse per Torquato Tasso, che durò tutta la vita, risale al 1720, quando si approntava, a cura di Giovanni Bottari, l’edizione dell’opera omnia del Tasso, cui il Furietti collaborò attivamente trovando lettere inedite presso famiglie bergamasche, rintracciando inoltre, nella biblioteca del Falconieri, le lettere di Maurizio Cattaneo, segretario del cardinale Gian Girolamo Albani e precettore del Tasso. Dopo tre anni di ricerche pubblicò l’edizione delle opere di Gasparino e Guiniforte Barzizza (Roma, 1723), umanisti di Clusone (Bergamo) attivi nel XV secolo, dando prova di un interesse per l’Umanesimo molto in anticipo sul corso della storia letteraria in Italia e fornendo un esempio moderno di edizione, corredata da una biografia basata solo su dati certi e inserita nel contesto storico-culturale del XV secolo. Lavorando insieme a Pietro Calepio e a Pier Antonio Serassi, suo segretario, il Furietti pubblicò inoltre, nel 1747, le opere di Basilio Zanchi (Bergamo 1501-Roma 1558), scrittore del XVI secolo e conservatore della Biblioteca Vaticana. Sempre insieme al Serassi, diede alle stampe nel 1752 le opere e la vita del poeta Marco Publio Fontana (Bergamo ?, 1548 – Desenzano, 1609), su materiali reperiti anch’essi nella biblioteca del Falconieri.
Il prelato bergamasco dedicò poi risorse personali agli scavi nella Villa Adriana di Tivoli, dove rinvenne nel 1737-38 due preziose statue di marmo bigio morato di epoca adrianea raffiguranti due centauri (firmate da Aristeas e Papias di Afrodisia) e il celebre mosaico delle colombe (II sec. d. C.), di cui si interessò anche il Winckelmann, conservati ora ai Musei Capitolini di Roma. Nello studio dei mosaici antichi il Furietti divenne una vera autorità, pubblicando nel 1752 il suo capolavoro, De Musivis, che è tuttora testo di riferimento sul tema. In questo campo dimostrò un’inedita attenzione per la conservazione di ogni frammento quale testimonianza dell’antichità e per l’ampliamento dell’accesso pubblico al patrimonio. Nutrì interesse anche per l’epigrafia, soprattutto bergamasca, organizzando gruppi di ricerca in collaborazione con Ludovico Antonio Muratori, comprando le epigrafi e destinandole al futuro Museo lapidario di Bergamo.
Al Furietti si deve poi una cura particolare per la formazione dei giovani e la ricerca di nuovi talenti negli studi: protesse Pietro Calepio, Pier Antonio Serassi, Mario Lupo, Ferdinando Caccia, crescendo quindi tutta una nuova generazione che in lui trovava un punto di riferimento, aiuto economico, possibilità di nuovi contatti sul piano nazionale, sempre nella piena libertà intellettuale e nel rispetto della personalità di ognuno.
I rapporti fra la città di Bergamo e Roma, che contribuirono molto, grazie al Furietti, a sprovincializzare la cultura locale, avvenivano anche tramite la Nazione bergamasca in Roma, che il cardinale beneficò riorganizzandone il Collegio Cerasoli e ottenendo dal Papa gli edifici di via Pietra e la chiesa annessa che si affaccia su Piazza Colonna, dove ha tuttora sede l’Arciconfraternita dei Bergamaschi, una delle più antiche stabilite in Roma (1539).
Nel 1749 il Furietti promosse a Bergamo la rifondazione dell’Accademia degli Eccitati (antenata dell’attuale Ateneo di Scienze Lettere ed Arti), di cui era socio, invitando gli accademici ad ampliare i loro interessi a discipline scientifiche e storiche, oltre alla composizione poetica.
Il ricordo della città natale non lo abbandonò mai. Gravemente ammalatosi poco dopo la sua nomina a cardinale, morì nel 1764 a Roma e fu sepolto in San Bartolomeo e Sant’Alessandro dei Bergamaschi: nel testamento del 1760 lasciò i suoi libri alla città di Bergamo, perché nascesse una biblioteca pubblica. Questo gesto non fu solo il coronamento di un’indefessa attività di ricerca e di amore per la cultura e per l’istruzione, ma rappresentò momento di slancio e motivo di emulazione che lasciarono una traccia indelebile nella storia di Bergamo.
Visita la mostra dedicata al cardinale Furietti nel 2014 per i 250 anni dalla morte. Leggi le biografie sul Dizionario biografico degli italiani e su Wikipedia.
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