Antonio Guarnerino da Padova, Herbe pincte, 1441. Mm 290 x 210 – (MA 592)
Il codice testimonia l’alta considerazione in cui nel Quattrocento si teneva l’erboristeria, coltivata con interesse scientifico, ed è emanazione della cultura medico-famacologica padovana sviluppatasi nell’Università. Un primo esempio di tali conoscenze è l’Erbario Carrarese del 1390 circa, conservato alla British Library di Londra: un riassunto in padovano di un trattato medico arabo, opera dell’eremitano Giacomo Filippo, per conto di Francesco Novello da Carrara.
L’illustratore del nostro codice si firma a f. 44r: Antonio Guarnerino, figlio di Bonaventura da Padova, con l’indicazione della città di Feltre (vivace centro umanistico, ben noto per la produzione di codici) e la data 1441, che colloca quindi l’Erbario della Mai in un’epoca piuttosto precoce.
Guarnerino è stato identificato con un pittore documentato nel 1404 in Castelvecchio e nel Palazzo degli Scaligeri a Verona. La firma è accompagnata da un’immagine dell’autore che si presenta come un botanico (abito ornato da pelliccia, proprio dei medici) e mentre regge una pianta e un coltello (o un pennello).
La prima parte dell’Erbario, contenente il volgarizzamento del De viribus herbarum di Macer Floridus e un estratto de El libro agregà de Serapion, tratta dei rimedi semplici, 74 piante la cui illustrazione, a penna e acquarello, è inserita in piccole scene che sembrano rifarsi alla tradizione dei Tacuina sanitatis, libri miniati lombardi del XIV secolo con suggerimenti per la salute mediante l’uso di erbe, l’alimentazione corretta, il corretto comportamento. Forse in questa parte l’illustratore aveva davanti immagini più antiche alle quali rifarsi, lo stesso Erbario Carrarese, o altri codici trecenteschi, come testimoniano gli elementi della moda esibita, che non corrisponde a quella in voga nell’anno di esecuzione.
La seconda parte del codice riporta grandi disegni di 152 piante, raffigurate con maggiore o minore realismo a seconda della possibilità di una conoscenza diretta da parte del pittore. Si spiega così che le piante montane, come ad esempio la genestrela piçola (primula, f. 47r), il ciclamen (ciclamino, f. 48r), la pulmonaria (polmonaria, f. 48v), la trinitas (erba trinità, f. 108r) e l’eleborus niger (elleboro nero, f. 108v), siano rappresentate con buona aderenza al dato naturale, e talora persino nel loro habitat sullo sfondo di rocce dolomitiche. Altre sono invece riprodotte secondo modelli botanici detti schemata, non naturalistici, in cui le piante sembrano già pressate e pronte per la conservazione in erbario e per lo studio teorico delle loro parti.
L’importanza per la storia della botanica e per la storia dell’arte dell’erbario conservato a Bergamo, come del coevo Codex bellunensis, sempre della British Library, consiste proprio in questo fatto: nel segnare il lento distaccarsi, nella raffigurazione delle piante, dallo schematismo simbolico e astratto medievale, rinnovando l’attenzione per il dato naturale già presente nella cultura tardogotica (si veda con quale mirabile esattezza Gentile da Fabriano raffigura il trifolium pratense nel prato fiorito del Polittico di Valle Romita a Brera) con una più appropriata concezione dello spazio e delle forme, desiderata dall’incipiente gusto rinascimentale. La riflessione maturata in ambito universitario sulle virtù terapeutiche della flora e sull’importanza di sapere riconoscere e descrivere con precisione le piante officinali ebbe modo di esprimersi anche nella volontà di documentarne il vero aspetto attraverso l’immagine dipinta in modo obiettivo ed esatto, possibilmente dal vero.
In linea con l’impostazione dell’Università di Padova, il testo cita spesso autori arabi: il medico Abu Maser al Muchtar ibn Botlan, di Malaga (XI sec.), convertitosi al Cristianesimo e quindi molto celebre in Occidente; il geografo al-Idris e infine il più grande medico arabo, Abdallah ibn Ahmad (XIII sec.), cui si deve l’inventario generale e ufficiale della materia medica (farmacologia, erbe, rimedi semplici).
Sfoglia l’Erbario di Guarnerino sul sito della BDL.
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