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Jacopo da Balsemo, Statuta Bergomi 1453. Mm 365 x 270 – (Sala I D 9.8).

La Biblioteca conserva 47 esemplari di Statuti della Città di Bergamo dal 1248 al 1493. Nel 1856 il Consiglio comunale depositò presso la civica biblioteca, allora in Palazzo della Ragione, gli antichi statuti fino ad allora conservati nell’archivio municipale, i quali vennero riuniti nella Sala I, insieme ai testi giuridici. Il codice qui illustrato è appartenuto senza dubbio fin dall’origine al Comune di Bergamo, era disponibile alla consultazione e fu usato fino al 1491, quando si approntò un’edizione a stampa. Di questa destinazione pubblica il manoscritto porta tutte le caratteristiche di ufficialità, come il costante ripetersi dello stemma cittadino, in oro e vermiglio, all’inizio delle dieci Collationes, le serie di norme che regolavano la vita della Città, con relative sanzioni, sia sul piano pubblico che privato. Il testo reca poi la ratifica, sottoscritta dal notaio cancelliere, da parte dell’autorità emanante lo Statuto, il vicepodestà Andrea Leon, divenuto podestà nel 1454. Furono in seguito aggiunti documenti relativi alla donazione del Luogo Pio voluto da Bartolomeo Colleoni nel 1466, il Testamento di Colleoni (in Malpaga, il 26 ottobre 1475) e una copia della ducale di Giovanni Mocenigo ai rettori di Bergamo con la quale si prediligono le figlie dei soldati nell’assegnazione della dote elargita dal Pio Luogo Colleoni (1480).

La decorazione miniata si concentra al f. 1r: l’iniziale P («Primo») è istoriata con l’immagine di Maria e il Bambino tra san Vincenzo e sant’Alessandro, i protettori della Città, insieme alla Vergine, cui è dedicata la chiesa principale; un fregio nel margine superiore, a foglie d’acanto, include la figura di Dio Padre, invocato nel testo per il benessere di Venezia e di Bergamo, mentre nel margine inferiore fogliame, frutti e fiori formano volute che incorniciano, a sinistra, lo stemma oro e vermiglio del Comune di Bergamo, a destra il leone rampante, stemma di Andrea Leon.

Il codice è stato restaurato nel 2019, con importanti interventi che hanno riguardato la pulitura dei fogli, la ricucitura dei fascicoli e, in particolare, la legatura originaria in assi lignee, modificata nella seconda metà dell’Ottocento.

Il miniatore è Jacopo da Balsemo, che qui offre la prima prova con data certa di una produzione vastissima, alla direzione di una bottega che fu attiva per mezzo secolo e fu legata alle principali istituzioni cittadine, in posizione che sembrerebbe ‘monopolistica’ (cfr. anche la serie dei Corali per Santa Maria Maggiore, iniziata proprio in questi anni). Formatosi probabilmente in ambito milanese nel quinto decennio del XV secolo, alla lezione appresa a Milano, in particolare dal Magister Vitae Imperatorum, il Balsemo rimarrà sostanzialmente fedele senza particolari evoluzioni stilistiche, ripetendo un apparato decorativo elegante, connotato dalle tipiche infiorescenze carnose, e da una narrazione pacata, talora corsiva, ma non priva di delicati accenti e comunque in grado di prestarsi in modo versatile alle più diverse occorrenze: libri liturgici, statuti (uno commissionatogli dal giureconsulto Antonio Bonghi intorno al 1480 e recante un bel ritratto del committente), cartografie.

Sfoglia lo Statuto sul sito della BDL.

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