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Jacobus de Zocchis, Canon omnis utriusque sexus de poenintetia et remissione, Padova, Bartolomeo da Valdezochio e Martinus de Septem Arboribus, 1472 – (Inc. 3.244)

Il testo è uno dei primi incunaboli realizzati a Padova, dove la stampa venne introdotta da Bartolomeo da Valdezocco (o Valdezochio), che collaborava con Martino detto «de septem arboribus», nativo probabilmente della Slesia, allora territorio prussiano, e giunto a Padova forse dalla città di Milano. Figlio di un prestigioso dottore in legge e giurisperito egli stesso, Bartolomeo introdusse l’arte della stampa in una città universitaria come Padova, che fino al 1471 si era avvalsa delle stamperie di Venezia, ed ebbe un ruolo assai importante nello sviluppo della cultura letteraria padovana del secondo Quattrocento. Nel 1472 vide la luce per i tipi di Bartolomeo il primo libro a stampa padovano, un’edizione princeps della Fiammetta del Boccaccio, e subito dopo un’edizione importantissima delle Rime di Petrarca. La produzione della stamperia si rivolse poi ad alcuni testi di docenti dell’Università padovana, come avviene per questo testo del canonista ferrarese Jacopo de Zocchi, che insegnò a Padova dal 1429 al 1457, anno della sua morte.

Lo Zocchi fu uno dei giuristi più autorevoli del primo Quattrocento, dottore sia in diritto canonico che in diritto civile, docente assai apprezzato presso l’Ateneo padovano, che accoglieva studenti non solo dall’Italia e da Venezia, ma anche dalla Germania. Fra i suoi allievi si annoverano molti vescovi, come Ermolao Barbaro il Vecchio e Johannes Hinderbach, poi vescovo di Trento. Stimato consulente anche di Borso d’Este, lo Zocchi era in contatto con importanti personalità della cultura scientifica e umanistica padovana. Inoltre la sua vita è connotata da una forte devozione: parte della sua eredità, compresi i suoi libri, furono lasciati infatti al Monastero di Santa Giustina. Conosciamo poi i suoi legami di amicizia con l’eremita Nicolò da Fiesso e i rapporti con Alberto da Sarteano, seguace di san Bernardino da Siena ed esponente dell’Osservanza francescana, che lo Zocchi appoggiava.

L’esemplare di questo raro incunabolo posseduto dalla Biblioteca Mai presenta il primo foglio miniato, con decorazione aggiunta a ‘personalizzare’ l’esemplare stesso: nel margine superiore l’Annunciazione, nell’iniziale O («Omnis») il Vir dolorum con i simboli della passione, a sinistra un fregio d’acanto, a destra il martirio di San Sebastiano con il sole e la luna, in basso San Bernardino da Siena che predica da un pulpito e sorregge il monogramma raggiato IHS.

Se la decorazione appare, dal punto di vista artistico, di livello mediocre, risulta invece di interesse la sua iconografia, in linea con le inclinazioni spirituali dello Zocchi, che cita San Bernardino nel suo testamento ed esprime come principi fondanti la povertà e l’imitatio Christi.

Sfoglia l’incunabolo sul sito della Biblioteca Digitale Lombarda.

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