Il testo contiene un commento ad Aristotele del filosofo e teologo Paolo Nicoletti, meglio conosciuto come Paolo Veneto (Udine, 1369 – Padova, 1429), considerato fra gli intellettuali italiani più significativi del Quattrocento, in particolare per gli studi di logica, per i suoi commenti ad Aristotele, per l’insegnamento universitario e per la sua attività di diplomatico. Frate eremitano dapprima nel convento di Santo Stefano a Venezia, studiò a Oxford e trascorse poi gran parte della sua vita a Padova. Il Commento agli Analitici Posteriori di Aristotele risale al 1406.
L’esemplare della Mai presenta ancora molti elementi legati alla tradizione dei manoscritti: lo specchio di scrittura su due colonne, che lascia ampio spazio ai margini inferiore ed esterno; l’uso frequente delle abbreviature, le iniziali decorate, l’alternanza di azzurro e rosso nei segni di paragrafo, la tecnica di realizzazione delle miniature a foglia d’oro.
L’apparato decorativo, di buona qualità, è riconducibile all’ambiente ferrarese: la grande iniziale O («Omnis») di f. 2r si avvicina ai capilettera della Bibbia di Borso d’Este, come tipici della miniatura ferrarese di tardo Quattrocento sono le finissime trame a filigrana e l’inserto naturalistico nel bas de page, con una lepre che corre entro un paesaggio, su fondo di cielo azzurro.
L’esemplare è inoltre dotato di legatura di riutilizzo della fine del secolo XV, eseguita probabilmente nell’Italia centrale. Si tratta di una legatura su assi, sui quali sono stati applicati i piatti di una legatura in marocchino nocciola, decorato a secco e in lega d’oro. Vi troviamo fasci di filetti concentrici, parzialmente incrociati e una coppia di cornici decorate con barrette diritte e curve; lo specchio è caratterizzato da una coppia di nodi di tipo moresco.
L’incunabolo appartenne alla libreria dei fratelli Piatti, costituita in gran parte con esemplari provenienti dai conventi bergamaschi soppressi. Essa fu messa all’asta alla fine dell’Ottocento e acquistata dalla bergamasca Antonia Suardi Ponti. Tale libreria confluì nei primi decenni del Novecento nel fondo Giuseppe Locatelli, che pervenne quindi alla Biblioteca Civica nel 1958.
Sfolgia l’incunabolo con il testo di Paolo sul sito della BDL.
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