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Omaggio a Vincenzo Orelli nel 250° della nascita

Atrio della Biblioteca 17 dicembre 2001 – 9 gennaio 2002

Lunedì, martedì, giovedì, venerdì: 8.30-18.30

Mercoledì e sabato: 8.30-12.30

Vincenzo Orelli fu tra i più operosi artisti ticinesi che lavorarono nella provincia bergamasca.

Ritratto di Guiniforte Barzizza, databile entro il 1783, olio su tela, cm 81×57,5. (Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai, Salone Furietti)

Se si volesse delineare una geografia della sua attività, dovremmo tracciarla da Carvernago a Vilminore, da Bonate a Casnigo, da Villa D´Adda a Grumello de´ Zanchi, da Treviolo a Oltre il Colle, per citare solo alcune località in cui ancora oggi possiamo ammirare i risultati della sua lunga presenza artistica.

Figlio d´arte, nasce a Locarno dal pittore Giuseppe Antonio nel 1751 e viene battezzato come Francesco Saverio Angelico.

Gia dal 1759 la famiglia Orelli è presente in Bergamo – anche se Giuseppe Antonio continua a tornare per lavoro nel Ticino – e dal 1772 Francesco Saverio, che verrà chiamato e si firmerà sempre Vincenzo Angelo, inizia a lavorare con il fratello Baldassarre, quadraturista, a Cavernago.

Da quel momento, e ininterrottamente fino alla morte avvenuta a Bergamo nel 1813, Vincenzo Orelli è impegnato in commissioni di soggetto sacro, che conduce a termine in tutta la provincia bergamasca, e in decorazioni di soggetto profano nei palazzi della città, tra cui palazzo Locatelli e palazzo Pezzoli in via Salvecchio.

Poco più che ventenne, Orelli entra in contatto con l´élite culturale di Bergamo, opera per il conte Giacomo Carrara, predispone le incisioni di tavole d´anatomia per l´amico medico e poeta Celestino Astori, che muore nel 1777, è citato da Andrea Pasta.

I protagonisti della vita culturale e artistica dell´ultimo Settecento, come Pasta e Astori, sono tutti legati all´Accademia degli Eccitati, istituzione che ebbe origine nel XVII secolo e fu rinnovata e rinvigorita nel XVIII secolo da personaggi dello spessore e del valore di Mario Lupo, di Pierantonio Serassi, di Lorenzo Mascheroni, di Maironi da Ponte, per citare solo alcuni.

Il sodalizio di Orelli con gli Eccitati nasce presto e durerà a lungo, ed anche se mancano al momento elementi documentari che dichiarino e chiariscano i contatti, sono i ritratti che il pittore eseguì per gli accademici o a nome dell´Accademia a testimoniare la coesione e la fiducia che l´artista riscuoteva nell´ambiente.

 

Per la prima volta, in occasione della ricorrenza dei 250 anni dalla nascita dell´artista, sono presentati i cinque ritratti, riproducenti i volti di Gasparino e Guiniforte Barzizza, Gregorio Barbarigo, Giuseppe Celestino Astori, Pierantonio Serassi, riconosciuti alla mano di Vincenzo Angelo Orelli da Renzo Mangili. Le cinque tele ornavano prima l´Accademia degli Eccitati e dopo l´Ateneo, nato dalla legge napoleonica del 1810 che fondeva in un´unica istituzione le antiche accademie degli Eccitati e degli Arvali.

Per la prima volta sono esposti per testimoniare – insieme alla rara attività del pittore come ritrattista, al suo cimento in un genere di rappresentazione finalizzata al culto della memoria e dell´esempio – la ricomposizione di una piccola parte dell´espressivo patrimonio dell´Ateneo che, alludendo alle glorie patrie, si poneva quale perenne segno di rievocazione e ammonizione per la cultura bergamasca.

Il patrimonio, disperso per le vicende dell´istituzione nel primo Novecento, costituto oltre che da ritratti pittorici, da busti marmorei e da medaglioni celebrativi, è per la maggior parte conservato presso la Biblioteca Angelo Mai.

Nell´occasione della ricorrenza della nascita del pittore, proprio nella Biblioteca Civica di Bergamo, ai ritratti nati per l´Ateneo si accostano le incisioni, dedicate a personaggi pubblici variamente legati alla città (Giuseppe Antonio Rubbi, Andrea e Giuseppe Pasta, il Vescovo Dolfin, il Podestà Barzizza), o inserite in opere dell´importanza del Codex Diplomaticus di Mario Lupo, incisioni tutte realizzate su disegni di Vincenzo Orelli, quali ulteriori testimonianze della sua viva e costante presenza nella società e nella cultura della Bergamo del XVIII secolo.

Maria Mencaroni Zoppetti