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Gaetano Donizetti ebbe sempre una grande ammirazione per Dante: basti pensare alla lettera, inviata al suo allievo Adelson Piacezzi il 9 gennaio 1844, per ringraziarlo di avergli inviato in dono un prezioso esemplare della Divina Commedia del 1497: «Di qual gemma mi hai fatto tu possessore! Ho amato sempre (se non sempre compreso) Dante, ma col tuo dono raddoppiasti l’affetto e la venerazione». All’esemplare in questione, conservato presso la Biblioteca Donizetti, è già stata dedicata una puntata di … a riveder le stelle.
Nel 1826 maturò in lui l’idea di mettere in musica dei versi tratti dalla Commedia. Fu attratto, in particolare, dal canto XXXIII dell’Inferno, dedicato alla celebre truce vicenda del Conte Ugolino della Gherardesca.

Lo spunto gli fu suggerito dalla presenza a Napoli, città nella quale Donizetti si era da poco stabilito, del celebre basso Luigi Lablache, peraltro già ingaggiato per l’esecuzione della sua opera Elvida che venne rappresentata al Teatro San Carlo la sera del 6 luglio dello stesso anno.
Per Donizetti la scelta di mettere in musica questo canto dantesco era anche legata ad un importante antecedente: l’Ugolino, una cantata-lamento per voce di soprano e archi, di Nicolò Zingarelli, noto docente di composizione e direttore del Conservatorio di Napoli. Donizetti ideò, su questo testo, una composizione per basso e pianoforte che piacque molto a Lablache, tanto che entrò stabilmente a far parte del repertorio del cantante. Gioachino Rossini, con la consueta ironia che lo caratterizzava, non mancò di criticare la scelta di Donizetti: «Ho udito che a Donizetti è venuta la melanconia di mettere in musica un canto di Dante. Mi pare questo troppo orgoglio: in un’impresa simile credo che non riuscirebbe il Padre Eterno, ammesso ch’egli fosse maestro di musica» (Giuseppe Radiciotti, Rossini, II, Tivoli 1927-29, pp. 321-2). La composizione venne pubblicata a Napoli da Bernardo Girard e, più tardi, a Milano da Giovanni Ricordi. La Raccolta Donizettiana presso la Biblioteca Donizetti è fornita di un esemplare dell’edizione Ricordi risalente al 1843, quindi all’ultimo periodo di piena attività del compositore bergamasco.

Un’occasione artisticamente più impegnativa si presentò nell’estate del 1836, quando Donizetti ricevette la proposta di mettere in musica un’opera sul soggetto di Pia de’ Tolomei, su libretto appositamente scritto da Salvatore Cammarano, ai più noto per essere stato anche il librettista di Lucia di Lammermoor.

Salvatore Cammarano, Pia de’ Tolomei, libretto per musica, Milano, Gaspare Truffi, 1839

Il personaggio di Pia de’ Tolomei compare nel Canto V del Purgatorio fra i ‘morti per forza’, essendo stata uccisa dal marito dopo aver commesso adulterio. L’argomento era già noto al compositore attraverso il dramma teatrale di Giacinto Bianco, con lo stesso titolo, andato in scena a Napoli presso il Teatro dei Fiorentini il 19 aprile 1836, lavoro a sua volta derivato da un poemetto in ottave di Bartolomeo Sestini, patriota pistoiese, edito nel 1822.
La prima rappresentazione assoluta dell’opera avvenne a Venezia, al Teatro Apollo, il 18 febbraio 1837, con interpreti d’eccezione quali Fanny Tacchinardi-Persiani, Rosina Mazzarelli, Antonio Poggi e Giorgio Ronconi: malgrado il cast, il debutto dell’opera suscitò giudizi discordi da parte del pubblico e della critica. Pertanto, non contento dell’esito, Donizetti rimise mano alla partitura realizzandone una seconda versione, andata in scena nel Teatro di Senigallia il 31 luglio dello stesso anno, alla quale ne seguì una terza, rappresentata al Teatro San Carlo il 30 settembre 1838. L’opera venne riproposta anche in seguito in alcune altre città, con un successo lusinghiero, dopo di che scomparve dal repertorio per oltre un secolo. Fu ripersa solo nel 1967, a Siena, sull’onda lunga della cosiddetta Donizetti Renaissance – e successivamente, in forma di concerto, nel 1978 a Londra.
La Biblioteca Donizetti possiede gli esemplari delle due edizioni relative alla riduzione per canto e pianoforte, pubblicate intorno al 1837, a Napoli da Bernardo Girard e a Milano da Giovanni Ricordi. In particolare l’esemplare dell’edizione napoletana, che riporta l’indicazione di «riduzione originale dell’autore», proviene dal fondo librario Bindo Missiroli, direttore artistico del Teatro Donizetti dal 1930 al 1962 e ideatore del ‘Teatro delle Novità’, fortunata rassegna di opera contemporanea da lui avviata nel 1937 e conclusasi nel 1973. Il fondo Missiroli costituisce il nucleo più significativo della Biblioteca storica del Teatro Donizetti o dello Spettacolo.

Gaetano Donizetti, Pia de’ Tolomei, riduzione originale dell’autore per canto e pianoforte, Napoli, B. Girard, 1837

L’interesse di Donizetti nei confronti di Dante emerge anche da altre fonti meno note. In una lettera indirizzata a Giovanni Ricordi in data 5 settembre 1835, il compositore scrisse: «La mia Francesca da Rimini non è più stata finita, e mi sembra strano che tu voglia e ne faccia conto, quando la mia poca volontà di seguitarla è divenuta da te, che dopo tante preghiere non volesti mai rifare l’Ugolino come io lo feci incidere in Napoli». Il musicista bergamasco aveva quindi l’intenzione di mettere in musica anche la sanguinosa vicenda legata alla storia d’amore fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini narrata nel Canto V dell’Inferno. Alla Bibliothèque Nationale di Parigi si conserva, a questo proposito, un manoscritto autografo incompleto, che riporta una composizione per canto e pianoforte, che ha come incipit «O anime affannate, venite a noi parlar», tratto appunto da questo canto della Commedia. Esso dovette essere particolarmente caro a Donizetti se ancora nel 1843 vi attinse il famoso verso «Amor ch’a nullo amato amar perdona», al fine di creare un poetico e significativo omaggio musicale per voce e pianoforte a Giovannina Basoni, la nobildonna che, assieme alla madre, lo ospiterà a Bergamo nel proprio palazzo dall’ottobre 1847 all’aprile del 1848, fornendogli un’affettuosa assistenza durante gli ultimi dolorosi mesi della sua vita.
Il manoscritto autografo della composizione è conservato nella Raccolta Donizettiana della Biblioteca Gaetano Donizetti.