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Dall’errore alla menzogna

Atrio scamozziano
29 gennaio – 28 febbraio 2022

Prendendo spunto dalla celebrazione del Giorno della Memoria 2022, la Biblioteca Mai propone una breve esposizione di opere legate al concetto di ‘razza’ e alla sua evoluzione storica, dall’originario errore che ha indotto la scienza alla suddivisione dell’homo sapiens in sottoscpecie, fino alla menzogna propagandistica tragicamente sviluppatasi nel Novecento e ancora non del tutto estinta. Accompagna l’esposizione una rassegna di alcune opere sul tema della Shoah acquisite dalla Biblioteca negli ultimi due anni.

La mostra è visitabile durante gli orari di apertura della Biblioteca. Prossimamente disponibili sul sito il catalogo e la bibliografica delle opere esposte.

Presentazione

Il termine ‘razza’, secondo il Grande dizionario italiano dell’uso diretto da Tullio De Mauro, è attestato in Italia dal secolo XV, probabilmente originario dall’antico francese haraz, allevamento di cavalli.
La diversità morfologica tra differenti popolazioni umane è stata sempre oggetto di interesse. Nel V secolo a.c. Erodoto descrive nella sua opera le tipologie delle genti allora conosciute, a volte con dettagli fantasiosi. Nel I secolo d.c. Plinio il Vecchio, nella sua Storia naturale, esprime stupore per la singolarità degli individui, tra i quali non è possibile trovarne due identici, ed attribuisce tale ricchezza e varietà, con felice intuizione, ai differenti ambienti e climi nei quali i popoli erano vissuti.
L’idea di una diversità originaria delle popolazioni si radica nel mondo occidentale tramite il racconto biblico: in Genesi, 10, i tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet rappresentano i tre popoli distribuiti sulla terra, uno dei quali, composto dai ‘figli di Cam’, meritorio di maledizione e di sudditanza perpetue.
L’interesse per le caratteristiche morfologiche umane avvia nel Rinascimento gli studi di fisiognomica e la definizione di quattro tipi psicologici (collerico, sanguigno, flemmatico, malinconico) associati all’aspetto esteriore. A tale impostazione teorica Carlo Linneo, padre della moderna biologia, riconosce il proprio debito, postulando, nella sua classificazione degli esseri viventi del 1735, la suddivisione della specie umana in sottospecie chiamate ‘varietà’, termine sostituito con ‘razza’ da George Louis Buffon nel 1749.
Nonostante l’incompatibilità con la teoria evoluzionistica di Charles Darwin, nell’Ottocento fioriscono i tentativi classificatori di ‘razze umane’ basati su osservazioni empiriche prive di scientificità, che aprono la strada a teorie gerarchiche di supremazia e inferiorità, capaci di giustificare schiavitù e colonialismo a spese dei popoli più indifesi, fino alla teorizzazione del ‘razzismo’.
Nell’anno 1938 in Italia le teorie razziali si palesano in tutta la loro portata attraverso la rivista propagandistica La difesa della razza, il Manifesto degli scienziati razzisti e la promulgazione delle leggi razziali da parte del governo presieduto da Mussolini, teorie che danno impulso agli stermini perpetrati ai danni delle ‘razze’ e delle minoranze identificate come nemiche.
La moderna biologia, sorretta dagli studi genetici, antropologici e neurologici, ha ormai sgomberato il campo da ogni concetto di distinzione razziale nell’homo sapiens e il termine ‘razza’ è stato relegato all’uso proprio, riferito alle specie animali. Esso, tuttavia, permane ancora in alcune abitudini linguistiche, eredi di secoli di errori pseudo-scientifici, e si manifesta nel mondo in focolai di culture non ancora affrancate da storici pregiudizi.