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Inaugurazione: sabato 29 settembre 2001 ore 16.00
Atrio della Biblioteca 29 settembre – 14 ottobre 2001

A cura della Sezione manoscritti e fondi librari antichi
(Giuseppina Ceresoli, Marta Gamba, Giulio Orazio Bravi)

La Divina Commedia, Venezia, Bernardino Benaglio e Matteo Codecà, 1491, xilografia a piena pagina a c. a1v.

In occasione del LXXV Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri, che si tiene a Bergamo dal 27 al 29 Settembre 2001, La Civica Biblioteca Angelo Mai espone nell´atrio scamozziano le sue più belle edizioni illustrate della Divina Commedia.

Le xilografie degli incunaboli e delle prime cinquecentine (cat. 1,2,3,4,5,6) sono un commento figurato del poema e, per la loro minuziosa aderenza al testo, hanno un valore essenzialmente didascalico. L´edizione del Vellutello del 1544 (cat. 7) rappresenta già, nell´originalità del disegno, una novità rispetto alle edizioni precedenti. Nelle successive edizioni, del Cinquecento e del Seicento, è una monotona ripresa, con marginali modifiche, delle xilografie precedenti. A metà Settecento, nel pieno risveglio di un´editoria raffinata, amante delle belle tavole eseguite secondo il gusto dell´epoca tra l´arcadico e il teatrale, anche il poema dantesco ne risente l´influenza nell´edizione Zatta, Venezia 1757, recante le incisioni di Giuliano Giampiccoli (cat. 8). Ma è nell´Ottocento e nel Novecento che si passa dalla semplice illustrazione del testo dantesco alla sua interpretazione da parte di artisti che, nello stile del momento, traggono ispirazione dalla inesauribile ricchezza della sorgente dantesca per dare espressione alla loro sensibilità e personalità. Luigi Ademolli (cat. 10) e Giacomo Macchiavelli (cat. 11), memori ambedue del Flaxman, rivivono l´esperienza poetica dantesca nei panni dell´accademismo neoclassico; Federico Faruffini (cat. 12) e Gustave Doré (cat. 13) prediligono una lettura romantica, il primo ispirata a una scenografica, passionale teatralità, il secondo a una intensa ricerca di effetti chiaroscurali; Amos Nattini (cat.14) interpreta la Commedia forte di studi michelangioleschi e colmo di esuberante sensualità dannunziana; Salvador Dalì (cat. 16) si immerge nel poema dantesco per dare libero corso a colorite evocazioni fantastiche; Renato Guttuso (cat. 17) vi trova ispirazione per spunti di drammatico verismo espressionista. Da segnalare i buoni tentativi di due artisti locali, Giovan Battista Galizzi (cat. 15) e Attilio Gattafù (cat. 18).

Le edizioni esposte nella mostra provengono, come si rileva dalle antiche note di possesso e dagli ex libris, da persone e luoghi ben noti nella storia della formazione della Civica. Proviene dal lascito del card. Alessandro Furietti, colui che fu l´iniziatore della Biblioteca nel 1764, la bella edizione Zatta del 1757 con le tavole colorate (cat. 9); ai conventi di Bergamo dei Francescani e dei Domenicani sono da ascrivere tre delle più antiche edizioni: un incunabolo (cat.1) e due cinquecentine (cat.5,6); dal colto canonico albinese Marco Moroni, lettore appassionato a metà Cinquecento di testi classici e ebraici, pure per gran parte conservati in Mai, ci proviene l´edizione Vellutello del 1544 (cat. 7); Antonia Suardi Ponti, contessa e bibliofila, non manca in nessuna rassegna di antiche edizioni della Mai: qui è presente con i due libri più rari (cat. 1, 8).

L´esposizione prende in considerazione solo le edizioni a stampa della Commedia, ma, in un´occasione come questa, non si può non ricordare il cosiddetto ´codice Grumelli´, la reliquia dantesca più celebre della biblioteca bergamasca, codice ben noto negli studi, datato 1402 e recante, con il testo, il commento di Jacopo della Lana nella versione latina di Alberico da Rosciate, donato alla Biblioteca nel 1872 dalla nobile famiglia Grumelli Pedrocca. Era giusto che questo codice non mancasse in una esposizione che la Biblioteca Mai dedica al poema dantesco.