CIVICA BIBLIOTECA “ANGELO MAI” – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO
Mostra a cura di Giulio O. Bravi, Maria Giuseppina Ceresoli
e Francesco Lo Monaco
Bergamo, Civica Biblioteca “Angelo Mai” 21 novembre – 29 dicembre 2002
La mostra è visitabile negli orari di apertura della Biblioteca
1. I manoscritti.
Entrati a far parte del fondo manoscritti della Civica Biblioteca a poco più di trent’anni di distanza l’uno dall’altro, doni il Calepinus (MAB 39) della contessa Marianna Calepio, nel 1854, e il “Dizionario latino – volgare” (MAB 38) di Francesco Salvi, nel 1886 (dopo che era stato da questo acquistato a Firenze, nel febbraio dello stesso anno, a un’asta di Franchi & C.), i due manoscritti calepiniani della Biblioteca “Mai” avevano, sino alla seconda metà del XVIII secolo, condiviso origine e conservazione nell’ambito della biblioteca del convento cittadino dedicato a Sant’Agostino. E nella fondazione agostiniana li aveva descritti e inventariati, nel 1767, quell’instancabile ordinatore di archivi e biblioteche che fu Tommaso Verani, assegnando loro i numeri d’ordine 24 (MAB 38) e 25 (MAB 39) nella IX scansia della biblioteca.
Per quanto riguarda MAB 38, il “Dizionario latino – volgare”, si tratta di un manoscritto composto, in parte datato al 1511-1512, che rappresenta il progetto di un volgarizzamento (parziale) del Dictionarium ad uso dei confratelli ignari di latino, come recita la nota , in latino, apposta nel margine inferiore del f. 1r: «Richiesto dai fratelli che con me vivono nel cenobio e specialmente da coloro che non conoscono la lingua latina, che io volessi per utilità degli inesperti, di cui è infinito il numero, scrivere un libro piuttosto in volgare che in latino, in cui fossero tradotte le formule, specialmente quelle che si leggono più di frequente in chiesa, sebbene a lungo mi rifiutassi, non solo perché mi pareva una fatica inutile, ma anche perché la mia età avanzata mi aveva reso quasi cieco, nonostante tutto ciò mosso non solo dalle preghiere ma anche dalla bramosia di imparare di chi mi chiedeva, ho creduto di esaudire il loro desiderio giacché ho visto che si tratta di un’opera di carità, che tutto sopporta. Prego dunque tutti coloro che ricaveranno qualche frutto da questa mia fatica che si ricordino di me e per me innalzino all’Altissimo preghiere, quando nono sarò più in questo mondo». Il progetto, se mai concluso da Ambrogio, comunque non giunse alle stampe.
Del MAB 39 il Verani, nell’imprescindibile strumento per gli studi calepiniani che sono i suoi due articoli apparsi nel “Nuovo giornale de’ letterati d’Italia” del 1783, faceva sapere che «il vero originale del Calepino (il riferimento è a MAB 39) … in que’ tempi (vale a dire quando lo vide il Facciolati, all’inizio del ’700) stavasi tutto sciolto, e forse disperso in varii angoli della Biblioteca, e mal in arnese, non essendo molti anni passati, che mano benefica lo fece pulitamente legare, come ora si vede». Le non perfette modalità di conservazione, oltre, probabilmente, alle vicende ‘biografiche’ del manoscritto devono essere all’origine di alcuni danni materiali subiti dal codice, quali tracce d’umidità e di sporco nonché la perdita di fascicoli. Difatti a fronte di un’iniziale consistenza di 95 fascicoli, attualmente il manoscritto MAB 39 ne consta di soli 82, per altro rilegati con non pochi errori di dislocazione. Il codice è stato vergato da una mano principale riconoscibile, con ogni probabilità come detto, in quella di Ambrogio Calepio stesso; a essa si affiancano due mani ricorrenti, per l’aggiunta di alcuni lemmi o l’integrazione di voci già esistenti, e forse altre due più sporadiche.
Difficile assegnare una cronologia precisa al codice MAB 39, che appare come un voluminoso manoscritto di lavoro, anche se dati emersi da un’analisi esterna possono condurre alla formulazione di alcune ipotesi. Innanzitutto c’è da notare che il manoscritto mostra chiari segni di passaggio in un’officina tipografica e di sosta sui banchi di un compositore: si tratta di tracce materiali (macchie e sporco) oltre a indizi più precisi che possono essere fatti risalire a fasi di composizione di pagine per la stampa. Difatti sui margini del codice sono rintracciabili, dal f. 89v al f. 745v, dieci indicazioni di segnature a registro (in sei casi anche con indicazione del numero del foglio) cui corrisponde a testo un marcatore di interruzione. A tali indicatori si affiancano peraltro numerosi segni di divisione del testo per tutta l’estensione del codice, senza tuttavia ulteriore indicazione più precisa di foglio e/o registro. Nella totalità delle dieci indicazioni rilevate la segnatura a registro e, quando segnalato, il numero del foglio trovano corrispondenza nell’edizione del Dictionarium del Calepio stampata a Venezia da Bernardino Benaglio nel 1520. Tale edizione venne condotta, secondo quanto affermato dall’editore stesso, sulla scorta del manoscritto archetypus fatto pervenire allo stampatore dalla comunità di Sant’Agostino di Bergamo, attraverso la mediazione di Bartolomeo Solza, a seguito di un contratto stipulato nel gennaio del 1517 (o 1518?) per una nuova edizione del dizionario di Ambrogio Calepio da realizzare sulla base di una nuova redazione del Calepinus curata da Ambrogio tra il 1502 e il 1509, e che il frate voleva dedicare al Generale dell’Ordine degli Agostiniani Egidio da Viterbo. A possibile ulteriore conferma dello stretto rapporto tra MAB 39 e l’impresa che condusse all’edizione Benaglio 1520 è anche la presenza come ‘braghetta’, vale a dire come rinforzo della piegatura, del fascicolo 69 del manoscritto di un frammento del f. 231v (parte finale delle rr. 1-3 e piccolo frammento della r. 4 della colonna A + rr. 1-3 e frammenti della r. 4 della colonna B) di tale edizione: evidente riutilizzo di un possibile scarto di stampa per rafforzare una piegatura che forse mostrava delle fenditure, o comunque dei danni.
Francesco Lo Monaco
(Università degli Studi di Bergamo)
2. Le edizioni a stampa. Grande è stata la fortuna editoriale del Dizionario latino di Ambrogio Calepio. Uscito per la prima volta a Reggio Emilia nel 1502, è stato poi ripubblicato da molti editori e in varie città europee a un ritmo impressionante: circa un’edizione ogni quindici mesi sino al 1779, anno dell’ultima edizione avvenuta a Padova presso la Stamperia del Seminario.
Albert Labarre, autore della bibliografia del Calepino, che a tuttoggi resta la base di ogni ricerca sulla fortuna editoriale del dizionario (Bibliographie du Dictionarium d’Ambrogio Calepino, 1502-1779, Baden-Baden 1975), ha descritto nel suo catalogo 211 edizioni dopo aver interpellato 400 biblioteche di tutto il mondo. La Biblioteca di Stato di Monaco di Baviera è quella che ne possiede il numero più alto, 81. La Civica Biblioteca di Bergamo, patria dell’autore, conservandone 48, fa parte di una elettissima e ristrettissima cerchia di biblioteche europee, una decina, che ne possiedono da 35 a 50 edizioni.
La collezione conservata a Bergamo (48 edizioni per un totale di 52 esemplari) si è formata soprattutto grazie alla munificenza di benemeriti donatori.
Nella catalogazione dei libri della Biblioteca del 1820, la prima a noi conosciuta e di cui ci sono rimasti i registri (la Biblioteca venne aperta nel 1768), condotta dal bibliotecario Agostino Salvioni, troviamo annotate tre edizioni del Calepino (Venezia 1513, Basilea 1538, Padova 1741), pervenute in Biblioteca quasi sicuramente a seguito delle soppressioni dei conventi, un fatto certo per almeno l’edizione basileese che reca l’antica nota di possesso del Convento di Santo Spirito.
Siamo certi che alla data del 1820 vi era già in Biblioteca anche una quarta edizione, che è per noi, sotto il punto di vista della rarità e preziosità bibliografica, la più importante, vale a dire l’edizione princeps del Calepino, Reggio Emilia 1502. Ma il fatto che l’esemplare fosse mutilo della prima carta non permise allora l’esatta identificazione dell’opera, che il bibliotecario Salvioni provvide comunque, ritenendola un incunabolo, a collocare nella sezione appositamente dedicata alle prime opere a stampa.
Possiamo seguire, passo a passo, il costante incremento della collezione, a partire dal primo nucleo registrato nel 1820, consultando in parallelo l’archivio della Biblioteca, che ci documenta sui doni e i lasciti, e le registrazioni catalografiche dei vari pezzi entrati progressivamente a far parte della collezione, individuabili cronologicamente sia per mezzo delle mani dei bibliotecari che le hanno approntate sia per le varie forme (volumi, registri, schede mobili) adottate nel corso del tempo. Le risultanze di questa indagine conoscitiva ci permettono di dire, per sommi capi, che nel 1845, anno in cui la Biblioteca, lasciati gli ambienti vicini al Duomo, venne collocata nel prestigioso Palazzo della Ragione, i Calepini erano passati da 4 a 10. Se teniamo conto che per tutto il Novecento sono solo tre le edizioni acquisite, si nota come la parte di gran lunga più consistente della collezione sia pervenuta nella seconda metà dell’Ottocento. E’ questo un riscontro che vale non solo per la collezione dei Calepini ma per la stragrande maggioranza dei fondi e delle raccolte della Biblioteca di Bergamo. E’ nella seconda metà dell’Ottocento che si assiste ad una vera e propria entusiasmante gara tra le famiglie più ragguardevoli e colte di Bergamo per far grande la Biblioteca della loro città.
Nel 1898 il bibliotecario Angelo Mazzi, in occasione di una profonda ristrutturazione delle sale di consultazione e dei cataloghi, diede anche un nuovo ordinamento e una nuova collocazione alla collezione dei Calepini. Essi furono collocati a scaffale aperto, come allora si usava fare con tutte le opere della Biblioteca, nella Loggia del Salone al di sopra del palchetto contrassegnato dalla lettera U, e furono disposti in rigoroso ordine cronologico d’edizione. La segnatura “Salone Loggia U sopra” è stata modificata in anni recenti in “Sala 21 K.8”, ma la collezione è rimasta unita, ad eccezione dei pezzi cinquecenteschi finiti negli anni Settanta del ‘900 nella Raccolta delle Cinquecentine.
La collezione della Civica Biblioteca di Bergamo, oltre che per la quantità dei pezzi, si segnala anche per la qualità bibliografica. La presenza della prima edizione del 1502 conferisce ovviamente alla collezione un capo di nobiltà. Manca purtroppo l’edizione di Venezia del 1520, rivista, corretta e aggiornata da Ambrogio Calepio prima della sua morte, e ritenuta pertanto quella su cui basare il giudizio storico. Buona e variegata la presenza delle edizioni veneziane, parigine, lionesi e basileesi, che hanno marcato in modo significativo, per qualità di stampa, innovazioni e aggiornamenti, la storia editoriale del dizionario del frate bergamasco.
Giulio Orazio Bravi – Maria Giuseppina Ceresoli
(Civica Biblioteca “Angelo Mai”)
1.
Un volgarizzamento del Calepino ad uso della comunità conventuale.
DIZIONARIO LATINO – VOLGARE
<1511 giugno 27 – 1512 maggio 22 (fascicoli 2-14)>
Cart.; ff. I, 221, I’; numerazione moderna a matita; 1-1110, 126, 1310, 149, 158, 1610, 178, 186, 1910, 208, 2110, 226, 232, 2410; richiami (ad esclusione dei fascicoli 1, 14, 15, 17-24); segnatura a registro nei fascicoli 15 (a1-4) e 17 (c1-4); in-folio; 315 [32 (215) 73] × 220 [29 (64) 22 (63) 42] (ff. 1-11), 312 [30 (222) 60] × 220 [30 (64) 22 (64) 40] (ff. 12-117), 315 [20 (260) 35] × 215 [10 (65) 20 (70) 50] (ff. 118-142), 320 [25 (240) 55] × 215 [17 (63) 14 (71) 48] (ff. 143-221); rr. 59 / ll. varie (ff. 1-117), rr. 2 / ll. varie (ff. 118-142), rr. 45 / ll. varie (ff. 143-150), rr. 2 / ll. varie (151-221) ; rigatura mista a colore (ff. 1-117, 143-150), a colore (ff. 118-142, 151-168, 175-221) e per plicatura del foglio (ff. 169-174).
Spazio riservato a f. 12r.
Legatura moderna (sec. XVIII: 1767-1783?) in cuoio, con i piatti impressi. Sulla costola, nella parte superiore, in lettere dorate impresse: AVTOGRAPHVM / P. AMBROSII / CALEPINI. Nella parte inferiore, in inchiostro nero, la segnatura all’interno della biblioteca del convento di Sant’Agostino, assegnata da Tommaso Verani nel riordino del 1767: IX. / <24>.
Manoscritto composto, organizzato già comunque nell’ambito della comunità agostiniana di Bergamo, presenta un primo fascicolo (testualmente autonomo) scritto dalla stessa mano principale del codice MAB 39, con ogni probabilità riconoscibile in quella di Ambrogio Calepio, mano che stende un’interessante nota a f. 1r in cui vengono spiegate le ragioni del volgarizzamento (parziale) del Dictionarium ad uso dei confratelli ignari di latino. Dal fascicolo 2 al fascicolo 24 si susseguono due altre mani, di cui la prima attiva, con una certa ricorrenza, anche nel manoscritto MAB 39. A questa mano si devono anche quattro date, che scandiscono fasi di lavoro, ai ff. 101v (Finis die 27 iunii 1511: chiusura del fascicolo 10), 102r (Initium die 28 iunii 1511: apertura del fascicolo 11), 112r (Initium huius fuit die penultima octobris 1511: apertura del fascicolo 12) e 134r (die 22 maii 1512: apertura del fascicolo 14).
MAB 38 (Delta IX 21) ff. 1r (riproduzione), 101v-102r
2.
Manoscritto autografo della seconda redazione del Calepino.
CALEPINUS ante 1509 – 1510
Cart.; ff. I, 824, I’; 18, 2-310, 412, 5-6710, 688, 69-7510, 766, 77-8210; richiami ai fascicoli 18 (f. 180v), 46 (f. 460v), 70 (f. 680v), 78 (f. 774v); fascicoli 1-6 numerati in cifre arabiche nell’angolo inferiore destro; segnatura a registro; in-folio; 327 [30 (202) 95] × 217 [20 (162) 8 / 27] (rilievo su f. 38r), 334 [45 (220) 69] × 231 [25 /10 (155) 10 / 41] (ff. 661-688: rilievo su f. 663r); rr. 45 / ll. varie; rigatura con tabula, eccetto che nei ff. 691-696, che presentano una rigatura precedente mista a colore (315 [30 (222) 63] × 211 [20 (65) 20 (70) 31]; rr. 59 / ll. varie).
Spazi riservati; iniziali riservate (ff. 399v, 788v); iniziali intarsiate (ff. 427v, 591r); segni di paragrafo in inchiostro (in rosso a f. 15v).
Legatura moderna (sec. XVIII: 1767-1783?) in marocchino rossiccio, con i piatti impressi. Sulla costola, nella parte superiore, in lettere dorate impresse: AVTOGRAPHVM / P. AMBROSII / CALEPINI. Nella parte inferiore, in inchiostro nero, la segnatura all’interno della biblioteca del convento di Sant’Agostino, assegnata da Tommaso Verani nel riordino del 1767: IX. / 25.
Questo voluminoso manoscritto, che in origine doveva essere formato da 95 fascicoli, stando a un’indicazione annotata a f. 71r, e quindi oggi acefalo, mancante e mutilo, è stato vergato da una mano principale riconoscibile, con ogni probabilità, in quella di Ambrogio Calepio stesso. A essa si affiancano due mani ricorrenti, per l’aggiunta di alcuni lemmi o l’integrazione di voci già esistenti, e forse altre due più sporadiche.
Il codice mostra inoltre chiare tracce di passaggio in un’officina tipografica, che alcuni indizi parrebbero indicare in quella di Bernardino Benaglio, dalla quale uscì la seconda edizione del Calepino, nel marzo del 1520.
MAB 39 (Delta IX 22)
Un marcatore per il compositore
Sul margine sinistro del foglio sono riportati un numero di foglio e la corrispondente segnatura a registro (261 / A pa) ai quali corrisponde a testo un marcatore di interruzione. Tali indicazioni hanno piena corrispondenza nella stampa veneziana di Bernardino Benaglio (Venezia, 1520) tra il f. 260v ( R xv) e il f. 261r (f. A ir), come si può vedere dalla riproduzione del foglio di tale stampa esposta accanto al manoscritto.
MAB 39 f. 690v
Venezia, Bernardino Benaglio, 1520 ff. 260vB [=(R xv)] -261rA [=(f. A ir)]
3.
Prima edizione del Calepino a stampa. L’esemplare, mutilo della prima carta, è anticamente appartenuto ai conventi agostiniani di Almenno e Nembro.
1502. Reggio Emilia, Dionigi Bertocchi.
Calepinus. Ad librum. Mos est putidus: & nouus repertus: ingens materia ut queat uideri: praeclarusque liber: bonusque totus: versus addere nominis probati: mentitis titulis: rubore nullo: oscurisque uiri: rudisque uatis: Auctor sic quasi tunc: bonusque fiat. Nullis mobile ueritas: fidesque est. Iis demptis liber exeas aperta in uulgus facie: fauore nullo: et graiis galeatus: & latinis nam: credas: alii magis: quam ipse quaerent auxilium: petas ab illis. Sed si flatus olet: proba: legasque. – (Impressum Rhegii lingobardiae : industria presbyteri Dionysii Berthochi impressoris, 1502). – [444] c. ; 2°.
Cinq 6 579
4.
Prima fortuna europea del Calepino: l’edizione parigina dell’Ascensio.
1509. Parigi, Josse Bade.
F. Ambrosii Calepini Bergomatis professionis Eremitanae Dictionarium ex optimis quibusque authoribus: Nonio Marcello: Festo Pompeio … Nullo fere vocabulo cornucopiae praetermisso studiose collectum: & ab Ascensio diligenter recognitum atque impressum. Calepinus ad librum… – (Impressum in academia parisiense : opera et accuratione Ascensiana, anno salutis nostrae 1509 pridie natalis diui Ioannis Baptistae). – [408] c. ; 2°.
Cinq 7 104
5.
Venezia e Vienna: un’edizione del Calepino stampata a Venezia e finanziata da un Viennese.
1513. Venezia, Alessandro Paganini per Leonhard Alantsee.
Ambrosius Calepinus bergomates professor deuotissimus ordinis Eremitarum sancti Augustini: Dictionum latinarum: & graecarum interpres perspicacissimus: omniumquae Cornucopiae vocabulorum insertor sagacissimus: ita: vt in vnum coegerit volumen Nonium Marcellum: Festum Pompeium: Marcum Varronem: Seruium Donatum … Calepinus ad librum. Mos est putidus… Iacobus Felicianus Regazola, studiosis… – (Venetiis: impensis Leonardi Alantsee Viennensis : typis vero Alexandri de Paganinis Brixiensis, 1513 quartodecimo Kalendas Iulias). – 326 c. ; 2°.
Cinq 7 105
6.
Un Calepino da bisaccia, piccolo capolavoro tipografico piemontese.
1521. Trino (Vercelli), Bernardino Stagnino.
Ambrosius Calepinus Bergomensis professor deuotissimus ordinis Eremitarum sancti Augustini obseruantiae: Dictionum latinarum: & graecarum interpres perspicacissumus: omniumque Vocabulorum insertor acutissimus: ita vt quicquid exquisitioris eruditionis reconditum in Nicolai Peroti Cornucopie. – [Trino : Bernardino Stagnino] (Impressum in oppido Tridini dominij illustrissimi & inuictissimi, domini d. Bonifacij Marchionis Montisferrati : per no. virum Bernardinum Iolitum alias de ferrarijs dictum stagninum, 1521 die X Aprilis.). – 389, [1] c. ; 4°.
Cinq 5 107
7.
Il Calepino e il cammino morale verso la vera felicità in un frontespizio basileese.
1538. Basilea, Johann Walder.
A. Calepini Bergomatis Eremitani, dictionarium. – Basileae : apud Ioannem Walder, 1538 (Basileae : apud Ioan. Valderum, 1538). – [578] c. ; 2°.
Cinq 7 107
8.
Il Calepino e le chiavi della sapienza in un frontespizio lionese.
1540. Lione, Sebastien Gryphius.
Ambrosii Calepini Bergomatis lexicon, multo, quam vspiam hactenus excusum fuerit, locupletius. – Luguduni : apud Seb. Gryphium, 1540 (Luguduni : apud Sebastianum Gryphium, 1540). – 2246 col. ; 2°.
Cinq 7 108
9.
Un’elegante edizione aldina proveniente dai nobili Sottocasa.
1542. Venezia, Paolo Manuzio.
Ambrosii Calepini dictionarium multarum dictionum additione et explanatione locupletatum, multisque item vindicatum ab erroribus, qui lectorem latinae linguae peritum offendere potuissent. – Venetiis : Paulus Manutius Aldi f., 1542 (Venetiis : apud Aldi filios, mense Augusto., 1542). – 495, [1] c. ; 2°.
Cinq 7 109
10.
Un lettore cinquecentesco annota in volgare alcuni lemmi di un Calepino.
1546. Lione, Sebastien Gryphius.
Ambrosii Calepini dictionarium, post omnes omnium editiones, tanta denuo uocum accessione auctum, eadue cura, iudicioque recognitum, ut praeterea quicquam in eo desiderare nemo merito aut possit, aut debeat. – Lugduni : apud Seb. Gryphium, 1546 (Lugduni : Sebastianus Gryphius excudebat, 1546). – [792] c. ; 2°.
Cinq 7 166
11.
Un’edizione ridotta del Calepino in volgare ad opera di Lucio Minerbi.
1553. Venezia, A San Luca al segno del Diamante.
Il dittionario di Ambrogio Calepino dalla lingua latina nella volgare breuemente ridotto. Per lo signor Lucio Minerbi gentilhuomo romano, a commune vtilita delli studiosi giouani, et di chiunque altro, che della lingua volgar si diletta. – [Venezia] : a san Luca al segno del Diamante, 1553. – [1], CCXXXIIII [i.e. 235] c. ; 2°.
Cinq 6 47
12.
Lo studente Franciscus de Vescinellis di Cividate al Piano annota sul suo Calepino il proprio corso di studi, con nomi di maestri e compagni.
1555. Venezia, Johann Gryphius.
Ambrosii Calepini dictionarium, nunc demum post omnes editiones, quae hactenus in lucem prodierunt, ab infinitis pene, quibus refertum erat, mendis, quam accuratissime repurgatum: atque innumeris uocibus summa cum diligentia ita adauctum & locupletatum … Addidimus enim non solum Latinarum, Graecarumque dictionum maximam copiam, uerum etiam Latinis, Graecisque uocibus, Italicas adiecimus interpretationes: … – Venetiis : Ioan. Gryphius excudebat, 1555 (Venetiis: Ioan. Gryphius excudebat, 1555). – 499, [1] c. ; 2°.
Cinq 7 112
13.
Plurilinguismo nel Calepino. Un esempio: Lat. libellus; Fr. un livret, petit livre; Ital. libretto; Ted. ein büchlin; Spa. librillo.
1570. Lione?
Ambrosii Calepini dictionarium, quanta maxima fide ac diligentia fieri potuit accurate emendatum, multisque partibus cumulatum. Adiectae sunt latinis dictionibus, Hebraeae, Graecae, Gallicae, Italicae, Hispanicae & Germanicae. Accesserunt insignes loquendi modi, lectiores etymologiae, opposita, translationes, adagia ex optimis quibusque auctoribus decerpta. Quid praeter caeteras haec nostra editio proferat, cognosces, lector, e proxima epistola. – 1570. – [4], 1374, [2] p. ; 2°.
Cinq 7 382
14.
Un’edizione basileese del Calepino con traduzione dei lemmi in undici lingue.
1616. Basilea, Sebastian Henricpetri.
Ambrosii Calepini dictionarium vndecim linguarum, iam postremo accurata emendatione, atque infinitorum locorum augmentazione, collectis ex bonorum autorum monumentis, certis & expressis syllabarum quantitatis notis, omniumque vocum significationibus, flosculis, loquendi formis, proverbialibus sententiis, caeterisque ad latini sermonis proprietatem, elegantiam, & copiam pertinentibus rebus, quanta maxima fide ac diligentia fieri potuit, ita exornatum, vt hactenus studiosorum usibus accomodatius non prodierit. Respondent autem Latinis vocabulis, Hebraica, Belgica, Graeca, Hispanica, Gallica, Polonica, Italica, Vngarica, Germanica, Anglica… – Basileae (Basileae : per Sebastianum Henricpetri, anno salutis nostrae recuperatae 1616). – [8], 1582, [2], 302, [2] p. ; 2°.
Sala 21 K 8 29
15.
Ritratto dell’autore al frontespizio in un’edizione proveniente dai Cappuccini di Iseo e di Cividino.
1622. Venezia, Giovanni Guerigli.
F. Ambrosii Calepini bergomensis Ord. Erem. S. Augustini dictionarium septem linguarum, hac in nostra editione septima nouissimis infinitarum pene vocum additionibus, innumerisque circa loca geographica censuris, tam ad dictionarium latinum, quam ad italicum spectantibus ita ad finem illustratum vt vtriusque linguae scriptoribus ad perfectam vtilitatem vix quidquam desit. Ab admodum R.P.F. Philippo Ferrario Alexandrino alias Ordinis Seruorum Generali vigilantissimo… Hinc Paulii Manutii additamenta suo quaeque nomini inserta… Insuper Henrici Farnesii Eburonis… appendiculae duae… – Venetiis : apud Io. Guerilium, 1622. – [4], 476 c. ; 2°.
Sala 21 K 8 23
16.
Edizione lionese dedicata al consigliere del Re di Francia Hubert de Chaponay, con privilegio di stampa del Re.
1634. Lione, Jacques Cardon.
Ambrosii Calepini dictionarium, quanta maxima fide ac diligentia accurate emendatum, & tot recens factis accessionibus ita locupletatum, vt iam thesaurum linguae latinae quilibet polliceri sibi audeat. Adiectae sunt Latinis dictionibus Hebraeae, Graecae, Gallicae, Italicae, Germanicae, Hispanicae, atque Anglicae; Item notae, quibus longae, aut breues syllabae dignoscantur. Praeter alia omnia, quae in hunc usque diem fuerunt addita, praecipue a Ioanne Passeratio… accesserunt etiam insignes loquendi modi, lectiores etymologiae, antitheta, translationes, emendationes, adagia ex optimis quibusque auctoribus decerpta… – Lugduni : sumptibus Iacobi Cardon, 1634. – 2 v. ([12], 902, [2]; 815, [1] p.) ; 2°.
Sala 21 K 8 33-34 (esposto il I volume)
17.
Verso il Lexicon totius Latinitatis: il Calpino con gli aggiornamenti di Iacopo Facciolati, maestro del Forcellini.
1726. Padova, Stamperia del Seminario.
Septem linguarum Calepinus. Hoc est lexicon latinum, variarum linguarum interpretatione adjecta in usum Seminarii Patavini. Editio altera emendatior. – Patauii : ex typographia Seminarii : apud Joannem Manfrè, 1726. – [12], 578, [2], 594, 30, 110 p. ; 2°.
Sala 21 K 8 26