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Tutte le opere di Dante, Fabbri, 1963

Il 15 novembre 1963 Giuseppe Ungaretti (autore della prefazione alla collana) e Dino Fabbri presentano nella sala convegni della Società Dante Alighieri di Roma la Divina Commedia, prima parte della serie con la quale i Fratelli Fabbri pubblicano in dieci volumi, tra il 1963 e il 1965, tutta l’opera di Dante in occasione del settecentesimo anniversario dalla nascita.

La pubblicazione, dichiaratamente «destinata al popolo… dotti e indotti», è stata distribuita in 176 fascicoli settimanali attraverso il canale delle edicole: questa scelta ha garantito un vasto successo da parte di un pubblico eterogeneo, non necessariamente abbiente ma affamato di cultura, al quale è stata offerta una edizione di valore scientifico e con un apparato iconografico di qualità.

La collana ottiene un grande successo commerciale, supportato da un sapiente investimento pubblicitario che comprende anche l’appuntamento fisso serale di Carosello.

I volumi I-VI, pubblicati nel 1963, contengono il testo della Divina Commedia corredato dal riassunto, introduzione critica e commento di ogni canto a cura di Emilio Alessandro Panaitescu e F. Baronio Gambino; ogni volume è completato da indici: analitico, delle illustrazioni e generale; nel vol. VI Paradiso è pubblicata anche la bibliografia e la cosmografia dantesca.

I volumi VII-X, pubblicati nel 1965, comprendono VII Vita nova e Rime, VIII Convivio, IX De vulgari eloquentia. Monarchia e X Epistole.

La paginazione dei 6 volumi della Divina Commedia è caratterizzata da un riassunto del canto (della lunghezza di circa mezza pagina), seguito dall’introduzione critica (1 pagina).

Il testo dantesco è evidenziato al centro della pagina; in basso il commento dei versi, lontano dall’eccessiva erudizione ma valido aiuto alla comprensione del canto.

La peculiarità dell’edizione è data dalle grandi illustrazioni a colori tratte da testi manoscritti e da grandi cicli pittorici, frutto di una campagna fotografica effettuata in Italia e all’estero, che ha reso disponibili «opere d’arte tanto pregevoli quanto raramente riprodotte, o addirittura del tutto inedite», come sottolineato dai Fratelli Fabbri in una loro intervista.

Tra le riproduzioni si segnalano miniature da manoscritti posseduti dalla nostra biblioteca: De arte amandi di Ovidio, MA 61 (già Delta 1.34) f. 1r per Paradiso, pag. 119; Ars demonstrativa, MA 365 (già Delta 7.5) f. 5v per Inferno pag. 172.

La Biblioteca Angelo Mai conserva una edizione completa di quest’opera (alla segnatura FUMAG 4 592/1-10) che fa parte del Fondo Alberto Fumagalli, donato nel 2012.

Guarda tutte le puntate di … a riveder le stelle.

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Bando di Servizio Civile Universale 2020

E’ pubblicato sul sito del Servizio Civile ANCI Lombardia il Bando di Servizio Civile Universale 2020. Gli aspiranti operatori volontari potranno presentare domanda di partecipazione entro il 15 febbraio 2021, con le modalità indicate nel sito.

I progetti presentati dalla Biblioteca Mai prevedono il coinvolgimento di un massimo di sei volontari. Tutte le informazioni dettagliate su www.scanci.it.

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…a riveder le stelle. La prima edizione della Vita nuova

«Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e gli occhi no l’ardiscon di guardare».

Questa celeberrima quartina apre il sonetto che Dante colloca nel ventiseiesimo capitolo della Vita nuova, opera parte in prosa e parte in versi, scritta prevalentemente fra il 1283 e l’inizio degli anni Novanta ripercorrendo l’esperienza autobiografica dal primo incontro con Beatrice – avvenuto nel 1274, quando il poeta aveva nove anni – all’8 giugno 1290, data di morte di lei. In questo sonetto il sommo poeta rappresenta Beatrice come l’incarnazione di un miracolo d’amore, che dona una beatitudine così intensamente dolce da risultare inarrivabile.

La Vita nuova venne definitivamente organizzata nel suo contenuto e nella sua sequenza fra il 1292 e il 1294 ed ebbe una vasta circolazione soprattutto dalla metà del Trecento come attestato dalla presenza di decine di manoscritti dell’epoca contenenti l’opera completa o parziale.
Giovanni Boccaccio, considerato l’iniziatore della filologia italiana, allestì egli stesso alcuni manoscritti di opere dantesche. In due di essi inserì proprio la Vita nuova: si tratta del manoscritto Toledano 104.6 conservato nell’Archivio e Biblioteca Capitolare di Toledo in Spagna e del manoscritto Vaticano Chigiano LV 176 della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Anche nell’era del libro a stampa l’opera ha conosciuto un buona diffusione editoriale.
La Biblioteca Mai ha la fortuna di possedere ben due esemplari della prima edizione, anche se parziale, della Vita nuova, di piccolo formato, pubblicata a Venezia nel 1527 dagli eredi del celebre editore Filippo Giunta.

L’opera è contenuta in un’antologia di componimenti di diversi autori (Dante, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, Guittone d’Arezzo) dal titolo Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani in dieci libri raccolte nella quale la Vita nuova è proposta con ampio spazio dato alla parte poetica rispetto a quella in prosa.

Si tratta, comunque, dell’unica edizione di interesse filologico, utile quindi, in mancanza di fonti autografe, alla ricostruzione di un testo che sia il più possibile vicino alla volontà dell’autore.
Basti pensare che l’edizione successiva, la prima integrale dell’opera (l’Editio princeps), uscì solo nel 1576 a Firenze per l’editore Bartolomeo Sermartelli, ma in una versione purgata, in linea con i dettami della Controriforma, per evitare l’inclusione nell’Indice dei libri proibiti: ecco che, ad esempio, vengono qui eliminate le allusioni al Padre Eterno ritenute blasfeme.

I due esemplari della Biblioteca Mai, con coperta in carta pressata rivestita in pergamena, hanno come collocazione ‘Cinquecentine 1.1919 e 2.920’. Quest’ultimo esemplare fece parte della biblioteca femminile circolante di Antonia Suardi Ponti, la nobildonna che nel 1897 aprì in città una biblioteca destinata a fornire libri in prestito alle donne bergamasche alle quali, in quegli anni di fine Ottocento, non era consentito l’ingresso alla Civica.
La provenienza è attestata dall’ex-libris presente al verso del piatto anteriore che contiene il motto «Leggere le buone opere e osservarle».

Sfoglia on line l’intera edizione in Google Libri.

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Biblioteca aperta

La Biblioteca è aperta anche in questo periodo, in base al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2021 che, all’articolo 3, comma 4, lettera m), prevede la sospensione «dei servizi al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura […] ad eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione […]».

La Mai offre infatti su prenotazione i servizi di prestito e di consultazione in sede, oltre a garantire la consulenza da remoto e la realizzazione delle riproduzioni su richiesta.
Vedi tutte le informazioni e le modalità operative alla pagina dedicata.

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Giorno della Memoria 2021

Dal 2013, nella ricorrenza del Giorno della Memoria, il 27 gennaio di ogni anno la Biblioteca Mai propone nell’Atrio e nel Salone Furietti mostre librarie, letture, musiche dal vivo, spettacoli all’insegna della commemorazione e del ricordo. L’attuale pandemia, che non consente la presenza di pubblico in sede, ha dirottato l’impegno della Biblioteca e dell’Amministrazione comunale di Bergamo verso iniziative che si svolgono prevalentemente on line.

Leggere e ascoltare la storia. Libri e musiche della Shoah nella Biblioteca Angelo Mai, propone sul sito un’ampia bibliografia e fornisce una piccola guida all’ascolto di brani musicali inerenti il mondo ebraico e le vicende della persecuzione.

Le vetrine virtuali consentono la visione delle novità librarie acquisite dalla Mai nell’ultimo anno sul tema della Shoah; offrono il riepilogo dei brani musicali eseguiti in Mai nelle ricorrenze degli anni passati, con il collegamento alle versioni liberamente disponibile per l’ascolto in rete; un’ampia bibliografia, non esaustiva, di opere disponibili in Biblioteca per il prestito e la consultazione e un breve elenco di opere di e su Primo Levi, figura centrale e imprescindibile per la conoscenza e l’approfondimento dei temi legati alla Shoah.

Scarica il pieghevole con tutte le iniziative organizzate dal Comune di Bergamo.

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…a riveder le stelle. Opere, Zatta, 1757-1758

Tra il 1757 e il 1758 dai torchi del tipografo, calcografo, editore e libraio veneziano Antonio Zatta, con privilegio dell’eccellentissimo Senato, esce una splendida edizione illustrata e commentata che raccoglie in cinque tomi tutte le Opere di Dante. I primi tre volumi contengono La Divina Commedia di Dante Alighieri. Con varie annotazioni, e copiosi rami adornata, dedicata alla Sagra Imperial Maestà di Elisabetta Petrowna, Imperatrice di tutte le Russie, ecc., dal Conte Don Cristoforo Zapata de Cisneros; il quarto volume, diviso in due tomi, contiene Prose, e rime liriche edite ed inedite di Dante Alighieri, con copiose ed erudite aggiunte. Delle 112 illustrazioni che ornano questa edizione, ben 106 si trovano nei tre volumi della Commedia.

Nel primo volume è presente un’antiporta (la pagina con figure spesso allegoriche che precede il frontespizio) incisa a piena pagina con l’ambasciata di Dante ai Veneziani; il frontespizio è stampato in rosso e in nero ed è seguito da un ritratto dell’imperatrice russa e da un sonetto a lei dedicato; la prefazione è accompagnata da un ritratto di Dante mentre il capitolo sulla Vita del poeta è chiuso dall’illustrazione del suo sepolcro a Ravenna.

L’opera di Dante è in questa edizione basata sulla lezione dell’Accademia della Crusca e corredata da un ricco apparato di testi, commenti, spiegazioni e note che ben rappresentano la nuova attenzione riservata al poeta nel Settecento.

Il catalogo degli associati all’impresa, stampato nelle ultime pagine, riporta i nomi delle più influenti famiglie veneziane (Bragadin, Contarini, Corner, Foscarini, Gritti, Loredan, Morosini, Soranzo, Venier…) e di un socio dell’Accademia fiorentina degli Apatisti che dal 1635 raccoglieva studiosi della scienza, della letteratura e dell’arte che ambivano, come gli Accademici della Crusca, all’affermazione e alla divulgazione del fiorentino come lingua ufficiale della cultura italiana.

La dedica alla zarina ci dice che il nome e l’opera di Dante cominciavano a esser noti in Russia nella seconda metà del secolo: questa edizione, certamente pervenuta a Pietroburgo alla corte di Caterina, rappresenta un testimone importante nella tradizione della Divina Commedia nella cultura letteraria di quel Paese.

Antonio Zatta, per la prima edizione illustrata dell’Opera omnia di Dante si rivolge ai maggiori artisti del tempo ai quali affida i disegni per le incisioni: Gaetano Zompini, Francesco Fontebasso, Gaspare Diziani ed altri della bottega di Sebastiano Ricci.
La Biblioteca Angelo Mai conserva una edizione completa di quest’opera (alla segnatura Sala 24 B 8.19 /1-5) che fa parte della ricca collezione libraria di Francesco Gallicciolli, donata nel 1907, ancora oggi collocata nelle scaffalature originali.

Versioni digitali dell’edizione sono reperibili in Google Books, Gallica e Internet Archive.

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…a riveder le stelle. Frammenti

E’ noto come, nonostante l’assenza dell’autografo, dopo la morte di Dante il testo della Commedia conosca una subitanea e ampia diffusione in Italia, soprattutto in ambito centro–settentrionale, testimoniata dalle molte copie manoscritte integrali e dal rapido successo di poemi allegorico-didattici liberamente ispirati all’esempio dantesco.
Il grande numero di manoscritti pervenuti sino a noi (oltre 800) alimenta ancora oggi intensi cantieri di lavoro che vedono impegnati i filologi nello studio sia dei codici che contengono il testo completo, sia dei molti frammenti.

Tra questi si annoverano i due Frammenti in pergamena che il catalogo informatico dei manoscritti della Biblioteca Angelo Mai, consultabile nel Censimento dei manoscritti delle biblioteche italiane MANUS on line, registra alla segnatura Cassaforte 4.3.

Databili al XIV secolo, i due fogli, scritti al recto e al verso, hanno dimensioni molto simili (mm 361 x 265 e mm 363 x 260) e sono redatti in una bella scrittura gotica in inchiostro bruno su 24 righe, con segni di paragrafo in inchiostro rosso. Il testo è disposto su una sola colonna e appartiene alla Commedia, precisamente all’Inferno, con i versi da 76 a 123 del canto XXIX e i versi da 64 a 111 del canto XXX. I due fogli mostrano macchie e scritte spurie e soprattutto segni e pieghe che raccontano l’utilizzo come coperte di un altro libro. Era questa una pratica diffusa sin dal medioevo in tutta Europa: il costo della pergamena e la sua resistenza ne facevano un materiale perfetto per essere posto a protezione dei fascicoli legati a formare un codice.

 

Nel nostro caso, i due fogli manoscritti formavano la coperta del celebre Erbario di Guarnerino da Padova, un codice cartaceo, illustrato con erbe e ricette fito-officinali, redatto a Padova da Guarnerino e datato 1441. I due fogli vennero staccati per dotare il codice di Guarnerino di una legatura più robusta. Fortunatamente il Bibliotecario di Bergamo, in considerazione dell’importanza del testo e della qualità del frammento manoscritto, decise di conservare adeguatamente i fogli, dotandoli di una legatura moderna e redigendo una nota ancora oggi ben leggibile:

Alighieri Dante
Divina Commedia Inferno
Due frammenti dei canti XXIX e XXX
Membranaceo del Secolo XIV

La pergamena serviva di coperta a due trattati, entrambi del XV secolo: il primo sulle virtù delle erbe, con intercalate figure nel testo, ma solo in parte, perché più numerosi sono gli spazi liberi lasciati in bianco; il secondo rappresenta le sole erbe in più grandi proporzioni accompagnate dai loro nomi. Il primo è scritto in dialetto veneto, a dimostrazione che doveva essere usato dagli studenti che frequentavano l’Università di Padova. In testa al secondo libro vi è un ritratto a figura intera, sopra il quale è scritto: «Iste herbe pincte sunt per me magistrum Antonium Guarnerinum filium olim Bonaventura de Padua et fuerunt pincte ad honorem et invidia Sancye (sic) trinitatis patris filii et spiritus sancti (rasura) in millesimo quatuorcentesimo quadragesimo primo decimo octavo julii in (rasura) in civitate feltrina».

La descrizione e le note del Guarnerino forniscono preziose informazioni anche sui nostri frammenti: i due fogli danteschi provenivano certamente da un codice che circolava nell’Italia settentrionale ed in particolare nell’area veneta. Sappiamo dai documenti che un Antonio Guarnerino pittore era tra gli artisti che decorarono il Castelvecchio di Verona. La nota (posta alla carta 44 dell’Erbario) ci conferma che Guarnerino era di Padova e che si trovava a Feltre quando nel 1441 completò il lavoro di illustrazione del codice.

Leggi la presentazione dell’iniziativa … a riveder le stelle.

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…a riveder le stelle

All’inizio del 2021, rievocare il verso conclusivo della prima cantica della Commedia di Dante Alighieri ha una doppia valenza: augurio per un anno di rinascita e introduzione alle celebrazioni dei settecento anni dalla morte del Poeta, al quale sono dedicate molteplici eventi a livello sia nazionale sia internazionale.

La Biblioteca Mai partecipa alla ricorrenza con l’iniziativa «… a riveder le stelle»: Dante negli esemplari della Biblioteca Civica Angelo Mai, una mostra virtuale di 50 esemplari tra le centinaia di opere dantesche conservate.

La selezione spazia tra manoscritti, quali l’importantissimo Codice Grumelli con il testo della Commedia e il commento di Jacopo della Lana tradotto dal volgare in latino da Alberico da Rosciate, pubblicazioni a stampa del ‘400 e del ‘500, edizioni splendidamente allestite ed illustrate dal Settecento al Novecento, stampe popolari celebrative del ‘900, e le più recenti edizioni critiche.

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Aperture natalizie 2020

Durante le festività natalizie, come di consueto, la Biblioteca chiude al pubblico nei giorni festivi e nelle due vigilie di Natale e Capodanno, 24 e 31 dicembre.
Resterà chiusa eccezionalmente anche sabato 2 gennaio.

Con la speranza di un 2021 migliore, il personale della Biblioteca rivolge un caro saluto a tutti i frequentatori dell’istituto e del sito web.

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Una preziosa acquisizione per la Biblioteca e la Città

E’ stato approvato qualche giorno fa lo schema di convenzione di comodato al Comune di Bergamo del Codice Baruffaldi, uno dei più preziosi manoscritti cartacei tassiani del secolo XVI, dichiarato di interesse storico dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1964, che contiene i testi della Gerusalemme liberata e dell’Aminta di Torquato Tasso.

La famiglia Borletti, custode del Codice, ha manifesto la volontà di conferire in comodato per 99 anni il manoscritto al Comune di Bergamo perché venisse messo a disposizione degli studiosi presso la Biblioteca Civica Angelo Mai che, com’è noto, conserva il più grande patrimonio librario esistente al mondo relativo a Bernardo e a Torquato Tasso.
La Mai è infatti anche sede del Centro Studi Tassiani, riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha tra i propri Soci i più illustri accademici studiosi dei Tasso.

Il Codice Baruffaldi è stato affidato al Comune di Bergamo, per la sua conservazione presso la Mai, dopo parere pienamente favorevole della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia che ha approvato la sottoscrizione del contratto di comodato pluriennale e la contestuale consegna del bene.
La Biblioteca, per facilitarne la consultazione da parte degli studiosi e per tutelare l’originale, realizzerà a breve una copia digitale del Codice, provvederà alla redazione di una scheda descrittiva da porre a catalogo e, sempre in accordo con la Soprintendenza, curerà un intervento conservativo sulla legatura.
In accordo con il Centro di Studi Tassiani verrà avviata una campagna di studio che verrà affidata a filologi, codicologi e studiosi del collezionismo librario settecentesco.

In occasione della consegna del Codice, la signora Ilaria Borletti Buitoni ha inoltre voluto omaggiare la Biblioteca con un raro esemplare a stampa dell’Aminta, pubblicato a Parma nel 1793 « co’ tipi bodoniani», che andrà ad arricchire ulteriormente la Raccolta Tassiana.

Il gesto della donatrice e dei suoi familiari è segno di straordinaria liberalità e di grande civismo nel più puro spirito del mecenatismo culturale.
La gratitudine della Città e del mondo degli studi è immensa.