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La Divina Commedia dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche

Tra le edizioni di pregio della Divina Commedia possedute dalla Biblioteca, si impone all’attenzione una pubblicazione bergamasca riccamente illustrata: è una Commedia stampata nel 1934 dalle Officine dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche. Fondato a Bergamo nel 1893 l’Istituto ebbe un ruolo di eccellenza nel panorama editoriale e tipografico italiano grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie della riproduzione a stampa (litografia, cromolitografia, fotolitografia, ecc.) e all’alta specializzazione nella poligrafia artistica. Con il contributo dei maggiori studiosi contemporanei si distinse anche per la raffinata cura dei testi. Tratto distintivo delle pubblicazioni dell’IIAG furono proprio l’equilibrato rapporto tra testo e immagine, sempre di alto profilo, e una notevole capacità produttiva e commerciale.

La Divina Commedia, esposizione, testo e varianti di edizioni e codici insigni a cura di Nicola Zingarelli; tavole illustrative da opere antiche e moderne ordinate e commentate da Paolo D’Ancona – questo il titolo completo – è un’opera esemplare della qualità tecnologica e delle scelte metodologiche dell’Istituto: le Cantiche sono precedute da due lunghe prefazioni: Esposizione e La Divina commedia e le arti figurative, intercalate da tavole con ritratti di Dante Alighieri. La cura degli apparati paratestuali e la selezione delle opere dei maestri del passato e degli illustratori contemporanei sono affidate a due accademici di grande prestigio: il grande linguista e filologo Nicola Zingarelli, e lo storico dell’arte Paolo d’Ancona.

Il volume è arricchito da 62 illustrazioni e 177 tavole fuori testo, in nero e a colori, recanti illustrazioni tratte da miniature, incisioni e dipinti antichi e recenti, di cui 17 a colori applicate su carta spessa, e da una xilografia a due legni di Adolfo De Carolis.

Il testo è impaginato in due colonne: a sinistra le terzine dantesche in caratteri di grande leggibilità, a destra, in caratteri più piccoli, le differenze lessicali presenti nei testi presi come riferimento per l’opera (edizioni aldine, l’edizione critica di Karl Witte del 1862, l’edizione condotta da Luigi Fantoni sul codice Vaticano latino (Vat. Lat. 3199) pubblicata a Rovetta nel 1820, ed altre).

Sfogliando il sontuoso volume in 4°, legato in tela con titoli in oro al piatto e al dorso e con il taglio superiore spruzzato in oro, riconosciamo: Giotto, Sandro Botticelli, Jan Van der Straet (detto Giovanni Stradano), Federico Zuccari, John Flaxman, Luigi Ademollo, Francesco Scaramuzza, Gustave Doré, solo per citare i più rappresentati. A margine delle illustrazioni sono riportati il titolo dell’opera, il luogo nel quale è conservata, l’eventuale testo da cui è tratta l’immagine e, in calce a destra, i versi del poema raffigurati. Le illustrazioni coeve, rispecchianti il gusto dell’epoca, sono create da autori come Giovanni Battista Galizzi ed Ebba Holm. L’editore si autocita in alcune tavole illustrate da Luigi Markò, tratte da Emporium, aprile 1922.

Le tavole sono riprodotte da fotografie dai più importanti laboratori fotografici specializzati in riproduzioni artistiche e in gran parte provengono dalla Società Fotografica Alinari che è stata la prima ditta ad essere ammessa al servizio dei più importanti musei del mondo, costituita a Firenze nel 1852.

Il volume è stato depositato in Biblioteca nel 1934 in virtù della legge sul Deposito legale (all’epoca Diritto stampa), che obbliga gli editori ad inviare una copia di ogni opera pubblicata alla Biblioteca provinciale deputata alla conservazione.

La Divina Commedia / Dante Alighieri ; esposizione, testo e varianti di edizioni e codici insigni a cura di Nicola Zingarelli ; tavole illustrative da opere antiche e moderne ordinate e commentate da Paolo D’Ancona. – Bergamo : Istituto italiano d’arti grafiche, stampa 1934. – XXXII, 368 p., [1], 177 c. di tav. : ill. ; 35 cm.
Collocazione: Sala 21 G 5 20.

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The Divine Comedy of Dante Alighieri

Nell’Ottocento Dante fu oggetto di una grande riscoperta da parte dei letterati inglesi e in quel secolo numerose furono le edizioni della Divina Commedia pubblicate nel Regno Unito. L’autore della prima traduzione organica in inglese della Divina Commedia fu Henry Boyd che, dopo aver pubblicato a Dublino nel 1785 l’Inferno, diede alle stampe nel 1802 a Londra The Divina Commedia of Dante Alighieri, consisting of the Inferno, Purgatorio and Paradiso tradotto in versi inglesi, con saggi preliminari, note e illustrazioni; più che di una traduzione, tuttavia, si trattava di una parafrasi, strutturata su sestine dallo schema metrico «AABCCB», in cui il capolavoro dantesco viene opportunamente rielaborato e diluito.

La Biblioteca Mai conserva i tre volumi della Divina Commedia in lingua inglese editi dalla casa editrice MacMillan e Co., fondata a Londra nel 1843 e tuttora in attività: essi provengono dalla stessa collezione privata ma appartengono a due edizioni diverse.
Le prime due Cantiche, Hell e Purgatory tradotte da Charles Eliot Norton, insegnante e critico letterario statunitense, sono state pubblicate a Londra nel 1891: presentano solo la prosa in lingua inglese, tradotta dal testo di Karl Witte, con poche note esplicative a piè pagina per scelta del curatore che «vuole evitare di distrarre l’attenzione del lettore dalla narrazione». Nell’introduzione Norton spiega così la decisione di non tradurre la Commedia in poesia: «Le condizioni del verso nelle diverse lingue variano così ampiamente da rendere qualsiasi traduzione versificata di una poesia una riproduzione imperfetta dell’archetipo. È come uno specchio imperfetto che rende solo una somiglianza parziale in cui le caratteristiche essenziali sono sfocate o distorte. […]. Nessuna poesia in nessuna lingua è più informata di vita ritmica della Divina Commedia; eppure, tale è la sua straordinaria distinzione, nessuna poesia ha una sostanza intellettuale ed emotiva più indipendente dalla sua forma metrica».

La terza Cantica The Paradise of Dante Alighieri è invece stata curata e tradotta da Arthur John Butler, professore di lingua e letteratura italiana all’University College di Londra; pubblicata in prima edizione nel 1885, è stata successivamente edita nel 1891 sia a Londra sia a New York. Come Norton, anche Butler traduce la Commedia in prosa, ma l’opera presenta sostanziali differenze: il testo inglese è corredato dai corrispondenti versi in italiano tratti dal Codex Cassinensis; in calce alle rime sono riportate le differenze lessicali tra il Codice ed altre edizioni, in particolare «Le prime quattro edizioni della Divina Commedia letteralmente ristampate per cura di G. G. Warren Lord Vernon», le due Edizioni Aldine e l’edizione critica di Karl Witte; a piè pagina vi sono note molto articolate riferite al testo in italiano; il volume, infine, si chiude con un utile Glossario.

L’esemplare della Mai, proviene dalla libreria del sacerdote bergamasco Domenico Donizetti, giunta alla Biblioteca Civica per volontà testamentaria il 30 dicembre del 1896. Dotto letterato e docente di filosofia e lingue straniere nel Regio Istituto Tecnico di Bergamo, Donizetti raccolse secondo i suoi contemporanei una ‘libreria poliglotta’ per la quantità di edizioni straniere collezionate in ogni ambito del sapere.
I tre volumi sono rilegati in pelle verde e recano sul dorso titolo e autore incisi in lettere dorate, i due tomi Hell e Purgatory hanno il taglio superiore dorato. Le pagine di questa Divine Comedy conservano le glosse a matita che il professor Donizetti appose con l’intento di migliorare o correggere la traduzione. Sui frontespizi di tutti i volumi si legge una nota a matita del libraio Ulrico Hoepli con il prezzo in lire italiane, mentre sull’ultimo foglio di guardia o al verso della coperta posteriore è chiaramente leggibile il costo in sterline.

  • The Divine Comedy / translation by Charles Eliot Norton. – London : Macmillan, [18..]. – 3 volumi ; 20 cm.
    I. Hell . – London : Macmillan, 1891. – XXVI, 193 p. ; 20 cm. Collocazione: Gall. Cass. 3 F 4 9/1
    II. Purgatory. – London : Macmillan, 1891. – IX, 216 p. ; 20 cm. Collocazione: Gall. Cass. 3 F 4 9/1
  • The Paradise of Dante Alighieri / translation and notes by Arthur John Butler. – London : Macmillan, 1891. – XVI, 430 p. ; 20 cm. Collocazione: Gall. Cass. 3 F 4 10

Su Internet Archive sono disponibili versioni digitali di entrambe le traduzioni.

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Le edizioni venete del 1529

La Biblioteca Angelo Mai conserva esemplari delle tre importanti edizioni venete di opere di Dante Alighieri pubblicate nel 1529:

L’amoroso Conuiuio di Dante, con la additione, & molti suoi notandi, accuratamente reuisto & emendato. – MDXXIX (Impresso in Vinegia : per Nicolo di Aristotile detto Zoppino, 1529).
Si tratta della seconda edizione del Convivio stampata per la prima volta a Firenze nel 1490 da Francesco Bonaccorsi. Collocata alla segnatura CINQ.1.762, la copia bergamasca proviene dal Fondo di Monsignor Giuseppe Locatelli che fu Direttore della Biblioteca dal 1927 al 1937.

Dante De la volgare eloquenzia. Giovanni di Boccaccio da Certaldo, ne la vita di Dante. Appresso gia vicino a la sua morte compose un libretto in prosa latina, il quale si intitulò. De vulgari eloquentia; E come che per lo detto libretto apparisca lui havere in animo di distinguerlo, e di terminarlo in quattro libri, o che piu non ne facesse da la morte soprapreso, o che perduti siano li altri, piu non ne appariscono, che i dui primi. – [Vicenza : Tolomeo Gianicolo] (Stampata in Vicenza : per Tolomeo Ianiculo da Bressa, 1529 del mese di Genaro). Segnatura CINQ.5.886.

Questa è l’editio princeps della traduzione italiana del De vulgari eloquentia. Il testo dantesco è reso nella forma data dal curatore Gian Giorgio Trissino (Vicenza, 1478 – Roma, 1550). I caratteri impiegati sono corsivi, latini e greci, secondo l’ortografia tipica del Trissino, che scelse di utilizzare le ‘ε’ e ‘ω’ (minuscole greche) per distinguere i suoni aperti della ‘e’ e della ‘o’, certe varianti tipografiche di lettere latine (j, ƒ, v) e certe lettere altrimenti inutili (ç, k), in modo da rappresentare adeguatamente – a suo giudizio – tutti i suoni della lingua italiana.

Comedia di Danthe Alighieri poeta diuino: con l’espositione di Christophoro landino: nuouamente impressa: e con somma diligentia reuista & emendata: & di nuouissime postille adornata. – [Venezia : Giunta, Lucantonio <1.>], 1529 (Stampato in Venetia : per Iacob del Burgofranco, pauese. Ad instantia del nobile messere Lucantonio giunta, fiorentino, 1529 a di XXIII di genaro).

Di questa edizione del poema dantesco sono presenti nella Biblioteca Mai due esemplari, ambedue appartenuti un tempo alla Biblioteca del Liceo di Bergamo e oggi collocate alle segnature CINQ.6.1110 e CINQ.6.1111. Quest’ultima conserva la legatura originale in marocchino marrone del genere ‘a losanga-rettangolo’ caratteristica dell’Italia settentrionale. L’edizione si basa sul Commento landiniano alla Commedia. La bella edizione è stampata in folio con carattere romano e illustrata con tre xilografie a piena pagina, 96 vignette e numerose iniziali silografiche animate e ornate che riprendono i legni dell’edizione realizzata, sempre a Venezia, da Bernardino Benagli e Matteo Codecà nel 1491.

Il lettore è accolto dal frontespizio in rosso e in nero, che presenta Dante come «divino», inquadrato da due cornici figurate con effigi di poeti: a sinistra sono le effigi di cinque grandi poeti latini (Virgilio, Orazio, Ovidio, Lucrezio e Terenzio), a destra quelle di cinque grandi poeti italiani (Dante, Petrarca, Boccaccio, Pietro Aretino e Bernardo Accolti, conosciuto come Unico Aretino). Nel margine inferiore un’altra xilografia nella quale sono rappresentate, ai lati del giglio giuntino impresso in rosso, le nove muse.

Al verso della prima carta è impresso un ritratto di Dante a piena pagina, il primo ad adornare un’edizione della Commedia. Nel frontespizio dell’esemplare CINQ.6.1110 è ben leggibile la nota di possesso apposta da frate Giovan Battista da Brescia dell’ordine dei Predicatori.

Le tre grandi xilografie a piena pagina sono poste all’inizio di ogni cantica, la prima è inquadrata dalla stessa cornice del frontespizio, ma raffigurante altri poeti latini al posto dei volgari e con il motto «Sustine et abstine» in sostituzione del giglio giuntino.

Sfoglia la versione digitale dell’esemplare della Comedia conservato alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna.

Qui è consultabile De la volgare eloquenzia digitalizzata dalla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.

Sempre della Biblioteca Nazionale austriaca la versione digitale de L’amoroso Conuiuio.

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La Commedia in cartoline, illustrate da Razzolini

Alla fine dell’Ottocento il pittore e miniatore toscano Attilio Razzolini, coadiuvato da giovani artisti del tempo (Jacopo Olivotto, Alessandrelli, Silvio Bicchi, Pochini e Tetti), illustrò i cento canti della Divina Commedia con altrettante cartoline realizzate con la tecnica rinascimentale della miniatura su pergamena. Ogni cartolina si presentava in formato doppio: sul verso si trovavano la scritta «Cartolina Postale Italiana», il riquadro per l’affrancatura e le righe per scrivere il nome del destinatario; ornavano la composizione un medaglione incastonato da un fregio col giglio di Firenze, con l’icona di Dante per i canti dell’Inferno, di Virgilio per quelli del Purgatorio e di Beatrice per quelli del Paradiso; nell’altro riquadro del verso vi era lo spazio bianco per scrivere la missiva. Nei due riquadri del recto si trovavano le illustrazioni e il testo dei canti, arricchiti da capilettera fregiati in rosso, blu e oro.

Queste cartoline furono riprodotte nel 1902 per i tipi della Alfieri & Lacroix di Milano e allora utilizzate per inviare saluti o brevi notizie. Nello stesso anno la casa editrice pubblicò l’intera raccolta di cartoline in forma di volume: ne risultò una particolarissima edizione in-24° oblungo (cm 14 x 19 circa), composta da 106 pagine litografate, non numerate, in cartoncino rigido telato, riproducenti per ovvi motivi editoriali solo il recto delle cartoline con il testo e le illustrazioni.

Il poema dantesco è introdotto da uno splendido frontespizio miniato; altrettanto decorata è la pagina che introduce ogni cantica.

I canti sono illustrati da bellissimi fregi e sontuosi capilettera: una vignetta miniata completa la composizione. Il testo è trascritto secondo l’Antica Vulgata in caratteri gotici del Quattrocento ed è disposto su quattro colonne. I versi sono impreziositi da iniziali ornate in rosso, blu e oro che richiamano le miniature medioevali. L’edizione è ovviamente priva di note e di commenti, data l’originale destinazione d’uso delle miniature come cartoline, materiale effimero per eccellenza.

La legatura editoriale è in piena pergamena con unghiature ai piatti e legacci (rimasto un solo legaccio in camoscio) con taglio superiore dorato; la copertina presenta al piatto un titolo in nero, rosso, blu ed oro; le pagine in spesso cartone attaccate su onglets.

Il volume rappresenta un esempio di adesione anche dell’editoria al gusto eclettico ispirato al revival medievale e rinascimentale diffuso a cavallo tra Otto e Novecento.

La Biblioteca Mai ha acquisito un esemplare di questa edizione nel 2017, dono della signora Fulvia Pedrinoni Arzuffi. Una nota di possesso indica la provenienza dalla biblioteca dell’Avvocato Giuseppe Battistelli (Collocazione: G 1 17033).

Sfoglia una versione digitale del volume, disponibile su Internet Archive.

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Venezia, Dante Alighieri e Aldo Manuzio

Nel Cinquecento il poema di Dante conosce una straordinaria fortuna, documentata da ben trenta edizioni a stampa. Ad Aldo Manuzio (Sermoneta 1449 – Venezia 1515) uno dei più grandi tipografi del suo tempo e il primo editore in senso moderno, il merito della prima edizione del secolo XVI nella serie dei libelli portatiles. Tra i più innovativi contributi di Aldo alla moderna cultura tipografica – la sistemazione della punteggiatura, l’introduzione dell’elegante carattere corsivo disegnato appositamente dall’incisore Francesco Griffo da Bologna, la pubblicazione del catalogo delle proprie edizioni con notizie sugli argomenti trattati nei libri, i titoli dei capitoli e alcuni giudizi sull’opera – va certamente ricordata la produzione editoriale di testi ‘moderni’ affiancata a quella dei classici. Nel 1498, nella dedica alle opere di Poliziano, appare per la prima volta il suo motto festina lente, simboleggiato dall’unione di un’ancora (solidità) con un delfino (velocità).

Questa marca, dopo il 1502, diviene il simbolo universale della qualità editoriale rappresentata dalla perfetta fusione tra il rigore filologico e la raffinatezza della tecnica di stampa.

Nel contesto della lunga e fertile collaborazione con il grande umanista Pietro Bembo (Venezia, 1470 – Roma, 1547) è l’edizione del poema dantesco che viene pubblicato con il titolo di Terze rime. Il testo poetico, derivato dal Codice Vaticano 3199, corre senza interruzioni o commento in una elegantissima relazione tra foglio e stampa. La scelta condivisa da editore e curatore restituisce il poema nella sua purezza liberandolo per la prima volta dall’imponente commento di Cristoforo Landino e «costituisce il fondamento di tutte le altre edizioni dantesche, compresa quella della Crusca che chiude il secolo (Firenze, 1595)». All’eleganza dell’edizione concorrono, insieme al celebre carattere corsivo che corre in trenta righe per pagina e alla mise en page con ampi margini, l’abolizione delle abbreviature, l’uso dei segni di interpunzione e degli accenti e il rigoroso controllo della ortografia della lingua volgare. Privo di introduzioni o presentazioni il testo si apre con l’incipit dell’Inferno.

Al verso della prima carta è posto il sottotitolo esplicativo:  «Lo ‘nferno e ‘l Purgatorio e ‘l Paradiso di Dante Alaghieri».

L’esemplare conservato dalla Biblioteca Civica di Bergamo (Dante, Le terze rime [La divina commedia], Venezia, Aldo, 1502, 165x92x38 mm, segnatura Cinq. 1 1862) qui riprodotto è confezionato in una legatura di riuso in marocchino rosso con decorazioni a secco e in oro eseguita a Venezia nel primo quarto del Cinquecento, taglio dorato e cesellato con due coppie di filetti filigranati lungo i lati.

Nello specchio spicca un nodo cerchiato di tipo moresco entro una coppia di motivi orientaleggianti.

La seconda ‘Aldina’

Aldo Manuzio muore a Venezia il 6 febbraio del 1515 e la guida della tipografia viene assunta dal suocero Andrea Torresano. Nel 1515, nella stamperia veneziana di Manuzio, viene prodotta una seconda edizione del poema di Dante. Il testo poetico riprende quello del 1502, con poche correzioni dei refusi di stampa. L’’Aldina’ del 1515, è anche la prima illustrata ad uscire dalla bottega di Aldo: «Impresso in Vinegia alla casa d’Aldo et Andrea di Asola suo suocero nell’anno M.DXV del mese di agosto». L’opera è aperta dalla dedica alla “Valorosa Madonna Vittoria Colonna Marchesa di Pescara»; presenta, al termine del testo, una xilografia a doppia pagina con l’immagine della struttura dell’Inferno e tre diagrammi, sempre xilografici, ed uno schema morale delle anime del purgatorio.

Dell’esemplare della Biblioteca Angelo Mai, colpisce la legatura di riuso, dell’ultimo quarto del secolo XVI, eseguita in Germania. La pelle di scrofa che ricopre le assi smussate è decorata a secco da una cornice a rotella, con medaglioni provvisti di testine entro fogliami. Nello specchio, due doppie bande di candelabre e una doppia banda di catenelle verticali. Uno dei fermagli è integro. Il taglio è spruzzato di bianco e blu.

Dante col sito, et forma dell’Inferno tratta dalla istessa descrittione del poeta: Lo ‘nferno e ‘l Purgatorio e ‘l Paradiso di Dante Alaghieri, impresso in Vinegia, nelle case d’Aldo et d’Andrea di Asola suo suocero, nell’anno 1515 del mese di agosto.
La carta a1r reca il titolo: Dante; la carta a1v reca il titolo: Lo ‘nferno e ‘l purgatorio e ‘l paradiso di Dante Alaghieri. 175x108x40 mm, collocazione Cinq.1.2112.

Sfoglia in versione digitale l’edizione del 1502 sul sito della MDZ, Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.

Sul sito Gallica l’edizione del 1515, digitalizzata dalla Bibliothèque nationale de France.

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Graduatorie del Bando Servizio Civile Universale 2020

Sono pubblicate sul sito di ANCI Lombardia le graduatorie dei progetti del Bando per la selezione di operatori volontari del Servizio Civile Universale (scadenza 17 febbraio 2021).
L’avvio dei progetti avverrà presumibilmente il 25 maggio 2021.
Le graduatorie e la data di avvio indicata sono da considerarsi provvisorie fino alla conferma del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale (art. 5 del bando).

Scarica le graduatorie relative ai Comuni della Provincia di Bergamo.

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Premio Tasso 2022

Il Centro di Studi Tassiani ha bandito per l’anno 2022 un premio di € 1.000,00 da assegnarsi a un contributo critico, storico o linguistico e filologico sulle figure e sulle opere di Bernardo e Torquato Tasso. I contributi, cui si richiede carattere di originalità, rigore scientifico e di essere inediti, dovranno pervenire al Centro Studi entro il 31 gennaio 2022.

Tutte le informazioni dettagliate sul sito del Centro di Studi Tassiani, dal quale è possibile scaricare il bando completo.

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La Divina Commedia, Padova, 1726-27

Alcune edizioni settecentesche della Commedia si distinguono per la specifica attenzione rivolta alla tradizione esegetica e all’ecdotica del Poema.
Tra queste, l’edizione padovana del 1726-27 che si annuncia ragguardevole già nel titolo: La Divina Commedia di Dante Alighieri già ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca, ed ora accresciuta di un doppio Rimario, e di tre Indici copiosissimi per opera del Signor Gio[vanni] Antonio Volpi […] il tutto distribuito in tre volumi.

Prediletta dagli Accademici per la lezione esatta e completa del testo, grazie al corredo del rimario e degli indici, fu ritenuta una delle migliori imprese della celebre tipografia Volpi-Cominiana che si distinse, a Padova, nella prima metà del Settecento, per la produzione di testi classici molto corretti e tipograficamente curati. Diretta da Giuseppe Comino per conto dei fratelli Giannantonio e Gaetano Volpi, l’officina si avvaleva infatti sia della grande cultura dei Volpi (il primo, professore di filosofia, lettere greche e latine nello Studio padovano ed esponente della scuola filologica di quell’università; il secondo, bibliofilo erudito), sia dell’alto grado di professionalità e della sensibilità estetica di Giuseppe Comino, sia della collaborazione degli intellettuali del tempo quali Anton Federico Seghezzi e Pier Antonio Serassi.

La stampa cominiana della Commedia è distribuita in tre tomi: nel primo sono comprese le tre Cantiche; Le vite di Dante e del Petrarca scritte da Lionardo Aretino «cavate da un manuscritto antico della Libreria di Francesco Redi, e confrontate con altri testi a penna»; il Catalogo di molte delle principali edizioni che sono state fatte della Divina commedia di Dante Alighieri «disposto per ordine di cronologia, e arricchito di qualche osservazione da G[iannantonio] V[olpi]».

La tipografia Volpi-Cominiana contrassegnò le proprie stampe con due differenti marche tipografiche. La prima, usata nell’edizione della Commedia, raffigura un contadino che scava in profondità tra le rovine: chiara allusione all’intento di Giannantonio Volpi di riportare alla luce i testi nella loro versione corretta, ma anche richiamo alla passione archeologica fiorita durante il XVIII secolo. Il motto che figura nel cartiglio riprende un aforisma oraziano: «Quidquid sub terra est in apricum proferet aetas» (Tutto ciò che è sotto terra, tornerà alla luce col tempo; EpistoIe, 6, 24).

Nel secondo tomo, si trova il Rimario di tutte le desinenze de’ versi della Divina commedia di Dante Alighieri «ordinato ne’ suoi versi interi co’ numeri segnati in ciascun terzetto; i quali citano distintamente i capitoli dell’Inferno, del Purgatorio, e del Paradiso. Opera già pubblicata in Napoli l’anno 1602 da Carlo Noci, presso Gian-Jacopo Carlino, ed ora notabilmente migliorata, arricchita d’un indice delle sole rime, e in tutto corrispondente al testo de’ signori accademici della Crusca».

Del 1727 è infine il Volume terzo che abbraccia i soliti argomenti, e le allegorie sopra ogni canto del poema di Dante Alighieri; e di più tre indici ricchissimi, «che spiegano tutte le cose difficili, e tutte l’erudizioni di esso poema, e tengono la vece d’un’intero comento; composti con somma diligenza dal sig. Gio. Antonio Volpi».

I tre volumi sono di fattura e di aspetto pregevoli: stampati in carta chiara e fina con filigrana ben visibile, sono impreziositi da un ritratto di Dante inciso a bulino da Michael Heylbroeck (Gand, 1635 – Brescia, 1733) su disegno di Michelangelo Cornale; anche le prime pagine di ciascuna cantica hanno fregi e iniziali decorate.

Gli esemplari della Mai recano il timbro di appartenenza al Liceo di Bergamo (oggi Liceo Sarpi), che testimonia l’acquisizione dell’opera, avvenuta a metà Ottocento, a seguito del decreto emanato dal governo austriaco nel 1825 che ordinava il passaggio delle biblioteche scolastiche a quelle pubbliche; sono rilegati in pergamena e si offrono al lettore con tagli rifilati e spruzzati in blu.

Sfoglia i tre volumi conservati dalla Harvard University, disponibili in versione digitale sul sito della HathiTrust Digital Library: vol. 1, vol. 2, vol. 3.

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La Commedia illustrata da Attilio Gattafù

Negli anni 1989-1991 la casa editrice Grafica e arte di Bergamo, all’interno della Collana «Grandi opere» di Grafica e Arte di Bergamo illustrate dai Maestri contemporanei, dà alle stampe La Divina Commedia, illustrata con cento tavole a colori di Attilio Gattafù.

«Due caratteri di grande interesse distinguono lo stile di Grafica & Arte: un respiro internazionale, la visione dei paesi e dell’arte e della storia, e insieme un profondo afflato lombardo». Questo stile si riverbera nella scelta dell’illustratore, Attilio Gattafù, diplomato all’Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida di Achille Funi e Trento Longaretti ed «erede di una tradizione di artisti-artigiani completi, capaci di affrontare con competenza qualsiasi tecnica», che mirano a «modernizzare, per quanto possibile e compatibile, una storia antica ed inserirla nel nostro contesto quotidiano. Un’interpretazione figurata assolutamente nuova e veritiera nella sua potenza evocativa e fantastica».

L’edizione è basata sulla ricostruzione del testo curato da Giorgio Petrocchi in La Commedia secondo l’antica vulgata, edizione nazionale a cura della Società Dantesca italiana, pubblicata a Milano tra il 1966 e il 1967.
L’opera, in 3 volumi rilegati in tela con scritte in oro al piatto e al dorso, sovraccoperta figurata per ciascun tomo, è stata stampata in «1200 esemplari, di cui i primi 200 ‘Ad Personam’ rilegati in pelle; gli esemplari dal n. 1 al n. 100 con altre particolari caratteristiche indicate su ogni esemplare speciale con colophon a parte». Tutti i volumi sono stati stampati con carta vergata filigranata Corolla Book avorio appositamente fabbricata per quest’opera dalle Cartiere Fedrigoni, per i testi; con cartoncino patinato opaco Phoenix-Imperial delle Cartiere Scheufelen di Lenningen (Germania Federale) per le cento tavole a colori.

Ogni volume inizia con un breve saggio critico che contestualizza le illustrazioni di Attilio Gattafù: a firma Marco Lorandi Le illustrazioni di Attilio Gattafù per l’Inferno di Dante; a firma Amanzio Possenti Il Purgatorio interpretato da Gattafù: quando il colore diventa speranza e Il Paradiso nelle tentazioni cromatiche e terrestri del pittore Attilio Gattafù.
Gabriella Pomaro della Società Dantesca cura i Cenni bio-bibliografici di Dante Alighieri, la Cronologia delle opere, la Struttura complessiva della Divina Commedia (nel volume Inferno), la struttura delle Cantiche e l’introduzione di tutti i Canti; ogni volume si chiude con l’Indice dei canti e delle tavole.

Il pregio dell’operazione editoriale è comprovato anche dalla scelta di stampare solo le pagine dispari (cioè a destra): questo vale per la presentazione, i saggi critici, i canti che si sviluppano su 4 pagine e sono preceduti da un breve commento (10-20 righe circa) e gli indici dei canti e delle tavole; solo le tavole a colori a piena pagina (destra) recano sul verso le terzine cui si riferiscono.

La Biblioteca Angelo Mai conserva una edizione completa di quest’opera alla segnatura G 5 262/1-3. L’esemplare posseduto dalla Biblioteca «è il numero f.c.» (fuori commercio) in quanto pervenuto quale «Omaggio di Grafica e Arte di Bergamo di Emilio e Marco Agazzi».

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La Commedia, Brescia, 1487

Le testimonianze a stampa della Commedia conservate nella Biblioteca Angelo Mai consentono un viaggio attraverso la «varia fortuna» dell’opera dantesca (come dettato dal titolo del celebre saggio di Carlo Dionisotti). Uno sguardo all’insieme del catalogo storico, mostra alla lettera A ben due cassettini intestati ad “ALIGHIERI” che conservano le schedine compilate dai pazienti bibliotecari a partire dal 1896 e registrano le opere a stampa di e su Dante acquisite dalla Biblioteca sino all’anno 1977.

La scorsa dei cataloghi ci restituisce per la Commedia cinque edizioni quattrocentesche, tredici del secolo XVI, un solo testimone seicentesco, quattordici pubblicazioni nel Settecento e centinaia di edizioni a partire dal diciannovesimo secolo.

Le edizioni stampate nei secoli XVI e XVII sono inoltre registrate rispettivamente nei fondamentali repertori di Luigi Chiodi: Indice degli incunaboli della Biblioteca Civica di Bergamo, Bergamo, Tip. Secomandi, 1966 e Le cinquecentine della Biblioteca civica “A. Mai” di Bergamo, Bergamo, Biblioteca civica, 1974. Oggi tutte le edizioni del Cinquecento e una grande parte di quelle dei secoli successivi sono accessibili attraverso il catalogo in linea SBN nel quale è in corso di versamento anche il catalogo delle edizioni quattrocentesche. Per queste ultime, la Biblioteca partecipa anche al grande progetto internazionale MEI (Material Evidence in Incunabula): un database progettato specificamente per registrare e ricercare i dati materiali (note di possesso, decorazione, legatura, postille, timbri, prezzi) dei libri stampati nel XV secolo, collegato al Incunabula Short Title Catalogue (ISTC) della British Library e coordinato dal CERL (Consortium of European Research Libraries).

Editorialmente Dante nasce dopo Petrarca e Boccaccio le cui opere, rispettivamente il Decameron e il Canzoniere, erano state date alle stampe nel 1470.

Le prime tre edizioni a stampa della Commedia vedono la luce nello stesso anno, il 1472: entro la fine del XV secolo ne saranno realizzate quindici. La prima edizione esce l’11 aprile del 1472, a Foligno: di essa, secondo ISTC, si conservano oggi solo quaranta esemplari. Nel colophon (oltre alla data e al luogo) sono indicati i nomi degli stampatori: Johannes Numeister, tedesco di Magonza ed Evangelista Mei, abitante della città. Quest’ultimo è stato identificato da alcuni con il mecenate Emiliano Orfini, da altri con il tipografo Evangelista Angelini. A distanza di qualche mese dall’impresa folignate, escono l’edizione veneziana dello stampatore Federico de’ Conti (sette gli esemplari superstiti) e quella mantovana, della quale sono ad oggi note quindici copie, per i torchi di Georg e Paul Butzbach.

Le edizioni quattrocentesche sono caratterizzate da una ricorrente mise en page che prevede il testo poetico al centro, circondato a gabbia dal commento.

La più antica tra le edizioni della Commedia conservate in Biblioteca Mai è quella uscita a Brescia il 31 maggio del 1487 dai torchi di Bonino de Bonini, tipografo di origini dalmate, con il commento di Cristoforo Landino. L’edizione bresciana, in folio, è ornata da sessantotto xilografie a piena pagina, di non eccelsa fattura ma di grande impatto, inscritte in cornici decorative che affiancano il testo (pur con alcuni equivoci) fino al I canto del Paradiso. Alle 68 xilografie corrispondono in realtà sessanta matrici, tutte della stessa dimensione pari a 206 x 121 millimetri. Lo studioso Giancarlo Petrella, che ha analizzato la decorazione di questa edizione, ha individuato come «in 8 canti si riscontrano palesi ed eclatanti casi di riuso». Interessante e curiosa la scelta, presente solo nelle prime xilografie, di prevedere che il lettore potesse inserire il nome dei personaggi raffigurati dall’incisione in appositi cartigli lasciati vuoti.

Secondo gli studiosi, l’edizione bresciana del 1487 può essere considerata come il primo riuscito tentativo a stampa di illustrare l’intero poema dantesco dopo l’esperimento dell’edizione fiorentina del 1481 in cui solo i primi 19 canti dell’Inferno sono accompagnati da altrettanti rami incisi da Baccio Baldini su disegni attribuiti a Sandro Botticelli. La Biblioteca Angelo Mai conserva questa edizione in tre esemplari (collocati alle segnature Inc. 1. 204, Inc. 4. 25, Inc. 1. 187). Il volume con segnatura Inc. 4. 25 è stato donato alla Biblioteca nel 1868 dalla nobile signora Giuseppina Camozzi nata Mancini, moglie di Giacomo Camozzi.

L’esemplare qui riprodotto, conservato alla segnatura Inc. 1. 204, è caratterizzato da una legatura ad assi di legno, probabilmente in origine coperte da marocchino rosso, sui quali sono ben evidenti le tracce dei fermagli con dorso in pelle.

Sul foglio di guardia è ben visibile l’ex libris di Antonia Suardi Ponti dal cui fondo l’opera proviene. Nel margine superiore dello stesso foglio, in inchiostro bruno, si legge una nota di possesso manoscritta nel secolo XVI: «Sum ftris Augustinii Tertij Berg.» Della stessa mano sono le note a margine poste in tutta l’opera. Il volume appartenne dunque a Agostino Terzi, teologo e predicatore bergamasco dell’ordine dei francescani. Nato a Bergamo il 6 aprile 1507, dopo essere entrato ad 11 anni nel Convento di San Francesco, celebra la sua prima messa il 5 giugno 1525 e il 28 febbraio 1535 consegue il dottorato in Teologia.

Per la visione di tutte le tavole si rimanda allo studio di Giancarlo Petrella, Dante Alighieri, Commedia, Brescia, Bonino Bonini, 1487. Repertorio iconografico delle silografico il cui il pdf è liberamente accessibile, scaricabile, stampabile sul sito del Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca (CRELEB) dell’Univesrità Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia.

Sfoglia l’esemplare dell’incunabolo digitalizzato dall’Accademia della Crusca.