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Studi tassiani 2020

È in distribuzione il numero 68, annata LXVIII, relativa al 2020 della rivista Studi tassiani, curata dal Centro Studi Tassiani.

Il volume ospita interventi di Giacomo Vagini, Guido Baldassarri, Davide Colussi, Federica Alziati, Anna Scattola, Alessio Panichi e relazioni riguardanti le Giornate tassiane 2018 e 2019.

Consulta il sommario in pdf.

Il volume è disponibile in Biblioteca versando un rimborso di € 12,00.

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Antonio Cesari e le Bellezze della Commedia dantesca

Verona è città dal destino dantesco, lo ha dimostrato a più riprese nel corso della sua storia, dai tempi dell’ospitalità accordata da Cangrande all’esule fiorentino in anni decisivi per la redazione delle tre cantiche della Commedia e fino alla celebre Lectura Dantis promossa un sessantennio fa dal Centro Scaligero dedicato al poeta. Un ruolo significativo il centro sull’Adige l’ha, inoltre, rivestito nel corso del Settecento, quando Verona divenne uno dei poli più importanti del panorama tipografico italiano, dando alle stampe testi centrali del tardo Medioevo e dalle alterne fortune editoriali durante la prima Età moderna. Tra gli autori principali coinvolti in questa operazione di recupero del panorama culturale italiano spicca la figura di Dante, quando intellettuali e commentatori come Scipione Maffei e Giuseppe Torelli contribuirono a questa temperie, vòlta anche alla riscoperta del padre della lingua nazionale. Pienamente partecipe di questo clima fu Antonio Cesari (1760-1828), sacerdote e traduttore, ma anche acuto linguista e conoscitore raffinato del dettato dantesco. Si può, anzi, dire come la dedizione di Cesari all’Alighieri non possa essere disgiunta dalla nascente questione della lingua.

Antiporta e frontespizio dell’edizione veneziana del 1832 della Dissertazione sopra lo stato presente
della lingua italiana
di Cesari, originariamente pubblicata nel 1810 e in grado di suscitare
vivaci reazioni tra letterati del prestigio di Manzoni e Leopardi

Oltre a comporre una Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana, in anni coevi Cesari promosse una ripubblicazione con corpose aggiunte del Dizionario della Crusca, che vide così nuovamente le stampe a Verona tra il 1806 e il 1811. Distintosi nel frattempo quale brillante chiosatore di singoli passi danteschi per amici e corrispondenti, l’oratoriano veronese optò per una lingua armoniosa e raffinata, ricalcando i principi cinquecenteschi di Bembo e affondando la ricerca del lessico e della sintassi nella poesia dantesca come nella prosa di Boccaccio, di Sacchetti e dei novellieri minori del XIV secolo. Divenuto egli stesso scrittore di storielle e brevi racconti, le sue idee presero a circolare in ambienti letterari sempre più vasti, veicolate anche dal tardivo ricorso alla forma dialogica, una tipologia letteraria congeniale a Cesari nella stesura di una prima prova didascalica, Le Grazie, pubblicata nel 1813 e in cui sulla scorta del De oratore ciceroniano l’autore inscenò una disquisizione in tre parti sul tema della «ottima lingua», ambientata in una villa veneta alla fine del Settecento. Singoli luoghi danteschi trovano spazio nell’opera, anticipando il grande sforzo enciclopedico che vedrà il letterato cimentarsi universalmente con Dante nel decennio successivo.

Frontespizio de Le Grazie, prima prova letteraria in forma di dialogo del Cesari nel 1813, e copertina della seconda edizione della Ragione del bello poetico illustrata con esempi di Dante, impressa a Verona nel 1824

Agli albori degli anni Venti, infatti, prese le mosse il progetto di un commento completo e destinato a evidenziare le Bellezze della Commedia di Dante Alighieri, come riporta il titolo sin dalla prima edizione veronese, in cui si esplicita l’avvenuta stampa a dirette spese dell’autore. La forma prescelta è nuovamente quella del dialogo, nel quale sviluppare una guida completa fra le pieghe dei canti danteschi, frutto di un non facile assemblaggio di qualche decennio di analisi critica di singoli loci interni al poema. L’ideazione dell’opera risale all’inverno tra il 1820 e il 1821, nell’ambito del Giornale sulle scienze e lettere del Veneto, per il quale Cesari ideò una celebrazione di Dante quanto a lingua, a poesia e a eloquenza e compose un contributo proemiale e un primo discorso inerente l’Inferno. Abbandonata questa prima sede di pubblicazione per divergenze redazionali, il religioso fece circolare manifesti agli amatori di Dante nei quali promise l’imminente realizzazione di un piano a sé stante. Nell’arco del triennio 1824-1826 vennero così alla luce i tre volumi delle Bellezze, seguiti a breve distanza da un autonomo Indice delle cose notevoli, strumento della cui utilità Cesari dovette avvedersi già componendo il dialogo undecimo, conclusivo, del primo volume.

Frontespizio e dorso dei tre volumi delle Bellezze della Commedia di Dante Alighieri
di Antonio Cesari nella prima edizione veronese 1824-1826

Sullo scorcio del XVIII secolo, in casa di Giuseppe Torelli, l’autore colloca le discussioni sull’Inferno di tre amici, cui associa Girolamo Pompei per le cantiche successive. I sodali veronesi necessitano di alcuni giorni di ristoro tra un regno dantesco e l’altro, per quanto dai loro scontri retorici mai emerga tensione o pathos. Cesari trasformò, dunque, nuovamente la forma dialogo in un veicolo di trasmissione lineare, portavoce di una posizione unica, quella autoriale, incentrata sul primato poetico di Dante, il più perfetto cesellatore di unità tra idea e lingua. In tal senso, il veronese scelse l’impiego del testo dantesco approntato da Baldassarre Lombardi a fine Settecento, basandosi sulla celebre impressione padovana del 1822. L’edizione venne integrata con l’ausilio del codice Bartoliniano fissato da Quirico Viviani a Udine nel 1823 e con il Dante stampato in Roveta nel 1820 da Luigi Fantoni, meritevole di fedeltà al codice Vaticano Latino 3199, ai tempi reputato autografo di Boccaccio. Un supporto addizionale alle scelte testuali di Cesari giunse, infine, dalla consultazione del codice mantovano Capilupi, prestato dal proprietario al religioso e oggi identificabile con il manoscritto 405 della Pierpont Morgan Library di New York.

Frontespizio dell’edizione padovana del 1822 della Commedia curata da Baldassarre Lombardi
e dell’edizione secondo il codice Bartoliniano impressa dal Viviani a Udine nel 1823.
Le opere vennero sottoposte a raffronto con la celebre edizione fantoniana stampata a Rovetta nel 1820

Le Bellezze si strutturano in trentaquattro dialoghi, numero simil-dantesco: undici per ciascuna delle prime due cantiche, dodici quelli per il Paradiso, con un sovrappiù non generato da criterio prestabilito ma da necessità sorta in corso d’opera. Ogni dialogo corrisponde ad altrettante giornate, sulla scorta di una personale interpretazione del modello del Decameron, espediente per una trattazione granitica, incentrata sugli aspetti linguistici del dettato dantesco, con usi e prestiti ricondotti alle auctoritates classiche e a Virgilio in particolare. In questo senso si spiega l’unica frammentarietà insita in questo poderoso commento, data dall’affastellarsi di precisi termini, espressioni o singoli versi: queste sono le unità di misura predilette nello sviluppo di un’analisi filologica che solo a tratti propone argomentazioni riguardo le varianti adottate. Pur digiuna di uno sforzo interpretativo sulla complessità filosofica di Dante, l’opera del Cesari allaccia rapporti con la secolare tradizione del cosiddetto «commento figurato». Numerosi, quindi, sono i passi per i quali gli interlocutori evocano rappresentazioni pittoriche in relazione a passi puntuali della Commedia.

Frontespizio e antiporta del primo volume dell’edizione delle Bellezze della Commedia
di Dante Alighieri
impressa dalla tipografia Silvestri di Milano nel 1845

Senza le cure dell’autore, l’opera venne integralmente ristampata in sei tomi già nel biennio 1826-1827 a Napoli. Nel 1845 giunse un’edizione milanese, impressa in quattro volumi dalla tipografia Silvestri; altre furono proposte a Parma e nuovamente a Napoli, a riprova dell’importanza conservata da un lavoro che suscitò ampie discussioni nel variegato mondo letterario del tempo. Le idee avanzate da Cesari trovarono, pertanto, terreno fertile di discussione, suscitando dissenso in Monti – oltreché in singoli passi di Manzoni e Leopardi -, ma anche adesione e incoraggiamento in Pindemonte, Foscolo e nel giovane Rosmini. Quella percorsa dal chierico veronese era la strada giusta, in vista della modernità dantesca sprigionatasi poi con il Risorgimento. Ben significativo è il fatto che Cesari incontrò la morte nel corso di un viaggio presso Ravenna, dove sua intenzione era di rendere omaggio a Dante, alla sua divina naturalezza, nel tentativo – come avrebbe scritto Tommaseo – di por mano al ristoramento della lingua. Suggello più recente all’importanza dell’opera è giunto con la ripubblicazione nell’ambito dell’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi del 2003, quando il curatore Antonio Marzo ha sottolineato l’immeritato oblio riservato dal Novecento alle Bellezze, una dimenticanza dettata da sensibilità altra, ma ancora in grado di accendere la curiosità e le intuizioni critiche di studiosi e appassionati.

Copertina del volume riassuntivo degli Scritti danteschi redatti da Cesari e raccolti per cura
di Giuseppe Guidetti nel 1917. Un ritorno completo agli studi sull’opera dantesca del Cesari si è avuto
solo con la pubblicazione meno di venti anni fa dell’Edizione Nazionale delle Bellezze

I tre volumi dell’edizione veronese delle Bellezze della Commedia (Inferno) sono consultabili in Biblioteca con segnatura Salone.P.Fila.VIII.22-24; per l’edizione milanese Silvestri (Inferno), con l’aggiunta di un quarto volume con l’Indice delle cose notevoli, si rimanda alla collocazione EXCAV.1.3250/1-4.

Tra le altre opere del Cesari si segnalano la Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana (versione digitale, segn. EXCAV.1.974), il dialogo Le Grazie (versione digitale, segn. Sala.2ª.A.9.retro.23) e la Ragione del bello poetico illustrato con esempi di Dante (versione digitale, segn. Salone.P.8.4.5). Altri testi inerenti la corrispondenza e la novellistica e alcuni saggi storico-critici incentrati sulla figura del religioso veronese sono disponibili alla lettura presso la Biblioteca.

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Le edizioni tascabili della Divina Commedia nell’Ottocento

«Dante Alighieri è certo un gran genio: fors’anco è il più gran genio del mondo. Leggete dalla prima all’ultima le sue opere, studiate le sue prose e le sue poesie. […] Dante Alighieri è tutta un’epoca, tutta una letteratura, tutta una nazione, tutto un secolo, tutta una generazione. Egli arresta il corso dei tempi barbari, accende la fiaccola della scienza, illumina e risveglia l’Europa, e suscita in essa il sacro fuoco della civiltà e delle lettere.» (dalla Vita di Dante, in La Divina Commedia di Dante Alighieri, Firenze, Guigoni, 1860)

Dante è oggetto di culto per i patrioti e i poeti dell’Ottocento. L’uso politico e culturale dell’opera dantesca caratterizzò la prima metà del secolo, sulla spinta degli ideali della Rivoluzione francese, che – come ha scritto Carlo Dionisotti – «portò la letteratura italiana in piazza e ne fece l’insegna di una religione civile e nazionale, e che per altro verso trasformò il quadrumvirato dei poeti maggiori (Dante, Petrarca, Tasso e Ariosto) in un principato dantesco». L’Alighieri venne considerato dagli intellettuali dell’epoca il padre della lingua italiana, ideale fautore di lunga data di quell’Unità tanto auspicata e politicamente conseguita solo nel 1861. Come spesso ricordato, fatta l’Italia si dovevano fare gli italiani: e poiché ogni popolo che voglia farsi nazione ha bisogno di miti su cui fondare la propria identità, l’Alighieri venne assunto come riferimento supremo cui attribuire, non senza fondamento, la nascita della lingua comune, a tutti gli effetti nazionale. Dante divenne simbolo di un’Italia a venire che, secondo i promotori del Risorgimento, dall’opera e dalla dolorosa esperienza di vita del suo maggior poeta avrebbe dovuto trarre esempio per il proprio riscatto.

L’editoria fu influenzata da questo fervore. Dal 1791 in poi furono pubblicate moltissime edizioni della Commedia e si assistette a una concitazione mai vista in precedenza, con scelte editoriali anche molto divergenti, modulate a seconda del destinatario e delle forze economiche a disposizione. Questa drastica evoluzione del sentore nazionale intorno al sommo poeta fu incisivamente riepilogata da Cesare Balbo nella sua Vita di Dante: «Nello snervato e torpido Seicento uscirono solo tre edizioni della Divina Commedia: un’edizione di Dante bastava al consumo di 33 anni, ossia di un’intera generazione; nel secolo seguente il bisogno era più di 10 volte maggiore; l’età vivente ormai ne divora una ristampa ogni sei mesi.»

Particolare e notevole diffusione ebbero le edizioni tascabili, pubblicate in collane a basso prezzo nate per soddisfare l’esigenza di un pubblico colto ma senza particolari pretese di natura critica o filologica. Come sottolineò Nicolò Bettoni, tipografo per la prima edizione bresciana del 1807 dei Sepolcri di Ugo Foscolo, in prefazione alla sua stampa della Commedia dantesca del 1828: «Una ben fornita libreria è un vero tesoro per chi sa gustare i piaceri dello spirito, giacché gli ottimi libri sono altrettanti maestri ed amici della gioventù. […] Finalmente è innegabile, che in mezzo a tale sterminato numero di libri, le buone edizioni degli ottimi sono tuttavia a tal prezzo, che un uomo di mediocre fortuna non può di tutte farne l’acquisto. Egli è perciò, che molti e molti giovani, benché studiosissimi, sono mancanti di una necessaria suppellettile di libri. Ora ad essi principalmente è mio divisamento di offrire la novella Libreria Economica, persuaso, sì come sono, che ben pochi siano costituiti in tali angustie familiari, da non poter impiegare in libri la tenuissima somma di cinquanta centesimi in ogni settimana.»

Le parole del Bettoni riassumono tutte le motivazioni che inducevano gli editori a tentare l’avventura commerciale delle collane economiche: preso atto del rinnovato interesse per Dante, ma anche delle condizioni economiche disagevoli di buona parte della popolazione italiana, gli editori si ingegnarono per offrire pubblicazioni dantesche a prezzi e in formati accessibili ai più. Malgrado le innovazioni tecniche che consentirono di meccanizzare il processo di composizione a mano e di abbassare il costo del processo di lavorazione della carta, ricavata ora dalla pasta di legno anziché dagli stracci, la sfida si presentò in tutte le sue difficoltà. Oltre ai rischi connessi all’accoglienza da parte dei lettori e all’impatto della concorrenza, si trattò di offrire a prezzi modici e in formato ridotto un libro corposo e dal testo oltremodo complesso. A Bettoni va riconosciuto il merito di essere stato tra gli iniziatori dell’editoria popolare, con le sue collane economiche formate da volumi che egli stesso descrisse «nitidamente impressi in candida carta sopraffina, con gentili caratteri, con accuratissima scrupolosa correzione». Tuttavia, nelle sue edizioni della Commedia, come in molte altre pubblicate nella prima metà dell’Ottocento, dai bassanesi Remondini o dai patrioti milanesi Borroni e Scotti, mancano note filologiche e sovente non viene esplicitato nemmeno il nome del curatore: in definitiva, lacunoso o mancante è qualsiasi corredo ai versi danteschi.

Dopo gli anni Sessanta dal XIX secolo, la situazione mutò, con un graduale ma significativo slittamento della retorica risorgimentale verso l’applicazione di un ben più sobrio lavoro erudito, affinato dal metodo storico. Le edizioni post-unitarie presentarono maggiore scrupolo filologico. Degno di nota è il caso di Giambattista Giuliani, curatore de La Commedia di Dante Allighieri raffermata nel testo giusta la ragione e l’arte dell’autore pubblicata da Le Monnier nel 1886. Pur basandosi sul testo approntato dall’Accademia della Crusca, egli premette alle cantiche un Discorso sopra alcune Varianti introdotte nel Testo della commedia senza l’autorità dei codici e delle stampe, dove dichiara di essersi imposto di addentrarsi «nelle opere del poeta e degli autori a lui familiari, cercando di desumere il suo concetto di Ragione e di Arte. […] Le varianti furono scelte tra quelle che più si avvicinavano ai criteri da me scelti; l’ortografia è scelta tra quella accreditata dall’Accademia della Crusca,» Sulla soggettività di questi criteri molti in seguito avrebbero espresso non poche perplessità.

Persino La Divina Commedia con postille e cenni introduttivi del Prof. Raffaello Fornaciari pubblicata da Hoepli nel 1919, dichiaratamente basata su commenti autorevoli, presentò ampi margini di soggettività. Stando al curatore, «tanto il testo quanto le postille hanno a fondamento tre delle più recenti e stimate edizioni della Divina Commedia; quelle curate da T. Casini, da G. L. Passerini, e da G. A. Scartazzini (riveduta da G. Vandelli). Ma il commentatore vi si è attenuto con quella sua libertà e varietà che il suo criterio ed i suoi particolari studi gli consigliavano, considerato ancora che questa non ne poteva essere un’edizione critica.»

Una peculiarità pure accomuna tutte queste pubblicazioni, vale a dire una precisa attenzione alla carta e al carattere di stampa. Gli editori cercarono di pubblicare prodotti che, nonostante il formato ridotto, fossero godibili e soprattutto leggibili. Caso da manuale la collezione Diamante pubblicata a partire dal 1857 dall’editore fiorentino Gaspero Barbèra e curata da un giovane Giosuè Carducci. Chiamata così proprio per via del Diamant Antiqua, uno dei più piccoli e nitidi caratteri tipografici esistenti, l’operazione tipografica riscosse un notevole successo tra il pubblico dell’epoca, con tirature iniziali da 1.500/2.000 esemplari, spesso seguite da ristampe di ulteriori 1.000/1.500 copie. La collana fu pubblicata in due versioni, con un’edizione semplice, con copertina in carta e priva di fregi, e un’ulteriore stampa, sobria ma elegante, con rilegatura in cartoncino rigido e costola con caratteri in oro, presto trasformata in oggetto del desiderio di molti lettori. Nelle sue Memorie, a proposito della collezione Diamante, Barbèra ricordò che «non sarebbe agevole descrivere il fanatismo, che produsse in Italia e fuori questa collezione, che dai più si comprava come un trastullo, un ninnolo da tenere o da regalare. Certamente più d’una volta mi avvidi che questi volumettini facevano concorrenza ai venditori di oggetti da regalo.»

La collezione Diamante generò numerose imitazioni. Tra le più famose la Piccola Biblioteca italiana edita dal 1883 dalla casa editrice Sansoni di Firenze: come già la Diamante e la Libreria Economica, anche questa collana si distinse per la dovizia di cure nella stampa e venne inaugurata con una prima uscita dantesca. Presentando l’iniziativa, infatti, Guido Biagi ebbe a dire: «Poichè ci piacque inaugurare la Piccola Biblioteca Italiana nel nome glorioso di Dante, restava che scegliessimo della Divina Commedia la lezione più corrispondente all’indole della nostra raccolta.»

Nonostante l’auspicio espresso da molti editori nelle edizioni della Commedia, non si hanno notizie dettagliate sulla diffusione di questi testi in ambito scolastico: gli studenti furono tra i clienti privilegiati a cui gli stampatori si rivolsero, consapevoli dell’importanza di fornire strumenti adeguati e a prezzi accessibili a quella sia pur esigua parte della popolazione che aveva accesso all’istruzione secondaria. Tra molte prefazioni corse l’auspicio che i testi venissero adottati o suggeriti a scopo di studio. Nella nota dell’editore Sansoni annessa alla Divina Commedia di Dante Alighieri novamente annotata da G. L. Passerini nel 1897, ad esempio, si legge: «Per queste opportune migliorie, onde la presente ristampa si avvantaggia su quante edizioncine della Commedia si sono fin qui pubblicate, spero vogliano gli studiosi preferirla alle volgari sconciature che corron per le mani de’ giovani delle nostre scuole.»

Anche l’instancabile Ulrico Hoepli, a proposito della sua Divina Commedia curata dal Fornaciari in edizione minuscola ad uso delle letture pubbliche e delle scuole annotò come «la nuova edizioncina Hoepliana della Divina Commedia potrà servire principalmente ai frequentatori delle pubbliche Letture dantesche, non parrà disadatta neppure alle scuole, dove la brevità dell’insegnamento, raccomandata da Orazio, e la piccola mole dei libri tornano sempre gradite ai maestri e agli scolari.»

La Biblioteca Mai possiede numerose edizioni tascabili della Divina Commedia, provenienti spesso da donazioni private, a dimostrazione della grande diffusione di queste collane presso il pubblico.

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Il Salotto della satira. Terza puntata

È disponibile sul canale YouTube della Biblioteca la terza puntata del Salotto della satira, le conversazioni di Paolo Moretti attorno alla mostra L’Assiette au beurre. L’immagine satirica della Belle Époque.

Dopo la conversazione con Maria Elisabetta Manca, con approfondimenti sul Fondo Paolo Moretti per la satira politica e sui contenuti della mostra, la conversazione con Carlo Salvioni sul tema Il Risorgimento nella satira, il terzo incontro vede la partecipazione di Massimo Castellozzi in dialogo con il curatore dell’esposizione sul tema I giornali satirici di trincea.

La mostra è visitabile fino al 19 dicembre durante gli orari di apertura della Biblioteca. Vengono inoltre offerte visite guidate gratuite in occasione delle aperture straordinarie, le ultime domeniche del mese, nell’ambito dell’iniziativa #maididomenica. Prossimo appuntamento il 28 novembre.

Ricordiamo che il 16 novembre si svolge in Biblioteca e in diretta streaming sul canale YouTube la Giornata di studio Assiette au beurre e Belle Époque.

Iscrivetevi al nostro canale per ricevere informazioni sui prossimi video pubblicati. Potete seguirci anche su Facebook e Instagram.

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Gaetano Donizetti e Dante Alighieri

Gaetano Donizetti ebbe sempre una grande ammirazione per Dante: basti pensare alla lettera, inviata al suo allievo Adelson Piacezzi il 9 gennaio 1844, per ringraziarlo di avergli inviato in dono un prezioso esemplare della Divina Commedia del 1497: «Di qual gemma mi hai fatto tu possessore! Ho amato sempre (se non sempre compreso) Dante, ma col tuo dono raddoppiasti l’affetto e la venerazione». All’esemplare in questione, conservato presso la Biblioteca Donizetti, è già stata dedicata una puntata di … a riveder le stelle.
Nel 1826 maturò in lui l’idea di mettere in musica dei versi tratti dalla Commedia. Fu attratto, in particolare, dal canto XXXIII dell’Inferno, dedicato alla celebre truce vicenda del Conte Ugolino della Gherardesca.

Lo spunto gli fu suggerito dalla presenza a Napoli, città nella quale Donizetti si era da poco stabilito, del celebre basso Luigi Lablache, peraltro già ingaggiato per l’esecuzione della sua opera Elvida che venne rappresentata al Teatro San Carlo la sera del 6 luglio dello stesso anno.
Per Donizetti la scelta di mettere in musica questo canto dantesco era anche legata ad un importante antecedente: l’Ugolino, una cantata-lamento per voce di soprano e archi, di Nicolò Zingarelli, noto docente di composizione e direttore del Conservatorio di Napoli. Donizetti ideò, su questo testo, una composizione per basso e pianoforte che piacque molto a Lablache, tanto che entrò stabilmente a far parte del repertorio del cantante. Gioachino Rossini, con la consueta ironia che lo caratterizzava, non mancò di criticare la scelta di Donizetti: «Ho udito che a Donizetti è venuta la melanconia di mettere in musica un canto di Dante. Mi pare questo troppo orgoglio: in un’impresa simile credo che non riuscirebbe il Padre Eterno, ammesso ch’egli fosse maestro di musica» (Giuseppe Radiciotti, Rossini, II, Tivoli 1927-29, pp. 321-2). La composizione venne pubblicata a Napoli da Bernardo Girard e, più tardi, a Milano da Giovanni Ricordi. La Raccolta Donizettiana presso la Biblioteca Donizetti è fornita di un esemplare dell’edizione Ricordi risalente al 1843, quindi all’ultimo periodo di piena attività del compositore bergamasco.

Un’occasione artisticamente più impegnativa si presentò nell’estate del 1836, quando Donizetti ricevette la proposta di mettere in musica un’opera sul soggetto di Pia de’ Tolomei, su libretto appositamente scritto da Salvatore Cammarano, ai più noto per essere stato anche il librettista di Lucia di Lammermoor.

Salvatore Cammarano, Pia de’ Tolomei, libretto per musica, Milano, Gaspare Truffi, 1839

Il personaggio di Pia de’ Tolomei compare nel Canto V del Purgatorio fra i ‘morti per forza’, essendo stata uccisa dal marito dopo aver commesso adulterio. L’argomento era già noto al compositore attraverso il dramma teatrale di Giacinto Bianco, con lo stesso titolo, andato in scena a Napoli presso il Teatro dei Fiorentini il 19 aprile 1836, lavoro a sua volta derivato da un poemetto in ottave di Bartolomeo Sestini, patriota pistoiese, edito nel 1822.
La prima rappresentazione assoluta dell’opera avvenne a Venezia, al Teatro Apollo, il 18 febbraio 1837, con interpreti d’eccezione quali Fanny Tacchinardi-Persiani, Rosina Mazzarelli, Antonio Poggi e Giorgio Ronconi: malgrado il cast, il debutto dell’opera suscitò giudizi discordi da parte del pubblico e della critica. Pertanto, non contento dell’esito, Donizetti rimise mano alla partitura realizzandone una seconda versione, andata in scena nel Teatro di Senigallia il 31 luglio dello stesso anno, alla quale ne seguì una terza, rappresentata al Teatro San Carlo il 30 settembre 1838. L’opera venne riproposta anche in seguito in alcune altre città, con un successo lusinghiero, dopo di che scomparve dal repertorio per oltre un secolo. Fu ripersa solo nel 1967, a Siena, sull’onda lunga della cosiddetta Donizetti Renaissance – e successivamente, in forma di concerto, nel 1978 a Londra.
La Biblioteca Donizetti possiede gli esemplari delle due edizioni relative alla riduzione per canto e pianoforte, pubblicate intorno al 1837, a Napoli da Bernardo Girard e a Milano da Giovanni Ricordi. In particolare l’esemplare dell’edizione napoletana, che riporta l’indicazione di «riduzione originale dell’autore», proviene dal fondo librario Bindo Missiroli, direttore artistico del Teatro Donizetti dal 1930 al 1962 e ideatore del ‘Teatro delle Novità’, fortunata rassegna di opera contemporanea da lui avviata nel 1937 e conclusasi nel 1973. Il fondo Missiroli costituisce il nucleo più significativo della Biblioteca storica del Teatro Donizetti o dello Spettacolo.

Gaetano Donizetti, Pia de’ Tolomei, riduzione originale dell’autore per canto e pianoforte, Napoli, B. Girard, 1837

L’interesse di Donizetti nei confronti di Dante emerge anche da altre fonti meno note. In una lettera indirizzata a Giovanni Ricordi in data 5 settembre 1835, il compositore scrisse: «La mia Francesca da Rimini non è più stata finita, e mi sembra strano che tu voglia e ne faccia conto, quando la mia poca volontà di seguitarla è divenuta da te, che dopo tante preghiere non volesti mai rifare l’Ugolino come io lo feci incidere in Napoli». Il musicista bergamasco aveva quindi l’intenzione di mettere in musica anche la sanguinosa vicenda legata alla storia d’amore fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini narrata nel Canto V dell’Inferno. Alla Bibliothèque Nationale di Parigi si conserva, a questo proposito, un manoscritto autografo incompleto, che riporta una composizione per canto e pianoforte, che ha come incipit «O anime affannate, venite a noi parlar», tratto appunto da questo canto della Commedia. Esso dovette essere particolarmente caro a Donizetti se ancora nel 1843 vi attinse il famoso verso «Amor ch’a nullo amato amar perdona», al fine di creare un poetico e significativo omaggio musicale per voce e pianoforte a Giovannina Basoni, la nobildonna che, assieme alla madre, lo ospiterà a Bergamo nel proprio palazzo dall’ottobre 1847 all’aprile del 1848, fornendogli un’affettuosa assistenza durante gli ultimi dolorosi mesi della sua vita.
Il manoscritto autografo della composizione è conservato nella Raccolta Donizettiana della Biblioteca Gaetano Donizetti.

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Il Salotto della satira. Seconda puntata

È disponibile sul canale YouTube della Biblioteca la seconda puntata del Salotto della satira, le conversazioni di Paolo Moretti attorno alla mostra L’Assiette au beurre. L’immagine satirica della Belle Époque.
Dopo la prima conversazione con Maria Elisabetta Manca, con approfondimenti sul Fondo Paolo Moretti per la satira politica e sui contenuti della mostra, ora è la volta di Carlo Salvioni, che dialoga con il curatore dell’esposizione sul tema Il Risorgimento nella satira.

Ricordiamo che la mostra è visitabile fino al 19 dicembre durante gli orari di apertura della Biblioteca. Vengono inoltre offerte visite guidate gratuite in occasione delle aperture straordinarie, le ultime domeniche del mese, nell’ambito dell’iniziativa #maididomenica. Prossimo appuntamento il 31 ottobre.

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Sitografia dantesca

Le celebrazioni per il 700°anniversario della morte di Dante Alighieri sono state occasione per aggiornare i contenuti, specie con riguardo alla multimedialità, di “storici” siti – istituzionali o legati a progetti – da anni impegnati nella divulgazione e promozione delle opere di Dante.
A questi si sono aggiunti siti legati a nuovi progetti, con particolare attenzione alla digitalizzazione e alla didattica.

L’elenco che presentiamo non ha pretese di esaustività. Le poche note di commento ai siti sono tratte dai siti stessi. Dove presenti, sono state segnalate le pagine contenenti “sitografie”.

Società Dantesca Italiana


Fondata a Firenze nel 1888, la Società Dantesca Italiana promuove e contribuisce a divulgare manifestazioni ed iniziative che abbiano lo scopo di tener vivo il culto di Dante, padre della lingua e della letteratura italiana. Cura e incoraggia la pubblicazione di opere sulla vita, sui tempi e sugli scritti di Dante agevolando la collaborazione tra studiosi ed enti con analoghe finalità. Tra le pubblicazioni, l’Edizione Nazionale delle Opere di Dante e la rivista sociale Studi Danteschi. Sono efferte on line alcune letture su YouTube.

danteonline


Sito web dedicato a Dante, alla sua biografia, al suo tempo, alla sua opera, con ampia raccolta di manoscritti consultabile in rete. A cura del comitato scientifico della Società Dantesca Italiana, il sito è composto da sei sezioni:

  1. Consultazione delle Opere: tutte le opere di Dante, 35 edizioni di diversi autori con possibilità di confronto tra loro, traduzioni in inglese.
  2. Codici: elenco delle collocazioni dei manoscritti danteschi nel mondo, molti di essi consultabili online.
  3. Cronologia dantesca: Firenze, la letteratura, l’arte e la politica ai tempi di Dante, esplorabili lungo una linea temporale.
  4. La vita di Dante Alighieri: gli eventi che hanno caratterizzato la vita del poeta in tre versioni: estesa, ridotta e multimediale.
  5. Monarchia Digital Edition 2019: tutti i manoscritti della Monarchia con la possibilità di seguire il farsi dell’Edizione critica curata da Prue Shaw: recensio, collatio, stemma codicum, apparati, trascrizioni.
  6. Bibliografia dantesca: la più ricca fonte internazionale di consultazione online per gli studiosi con quasi 30.000 testi catalogati.

IDP Illuminated Dante Project


IDP nasce in seno al gruppo di ricerca di Filologia Italiana dell’Università di Napoli “Federico II” e si propone di allestire un archivio online e un database codicologico e iconografico di tutti gli antichi manoscritti della Commedia di Dante provvisti di immagini che intrattengano relazioni col testo del poema.
Il progetto ha costituito un corpus di circa 280 manoscritti datati e databili tra il XIV e il XV secolo e conservati in biblioteche, musei, archivi pubblici e privati nazionali e internazionali. I codici posseduti dalle biblioteche statali d’Italia (circa la metà del corpus) sono riprodotti con i protocolli dell’International Image Interoperability Framework (IIIF).
IDP non è solo il più grande archivio digitale di codici miniati della Commedia di Dante, ma – allo stato attuale – il più grande archivio in assoluto di codici danteschi, con libero accesso a specialisti, lettori appassionati, e curiosi del mondo di Dante. E’ organizzato in sei sezioni: Collezione, Soggetti, Mappa, Persone, Tipologie decorative, Testo.

Vivadante


Organizzato da: Comune di Ravenna, Istituzione Biblioteca Classense, MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna. È provvisto di una pagina di sitografia.

Internet Culturale


Nella sezione Protagonisti della letteratura, tre percorsi dedicati a Dante Alighieri

  1. Biografico: vita di Dante inquadrata e storicizzata nel contesto dei principali avvenimenti della storia a lui contemporanea
  2. Testuale: descrive le strutture formali, i principali snodi tematici e le complesse vicende della trasmissione manoscritta e della sistemazione editoriale dell’articolata produzione dantesca
  3. Tematico, in 5 sezioni dedicate 1) alla geografia dantesca; 2) all’influenza esercitata sulla poesia dantesca dagli auctores della tradizione classica e cristiana e mediolatina, nonchai complessi rapporti che Dante intreccia con i letterati suoi contemporanei; 3) ai nuclei fondamentali della riflessione ideologica e poetica di Dante; 4) ad alcuni lettori e critici d’eccezione, antichi e moderni; 5) agli strumenti bibliografici fondamentali per un approccio scientificamente fondato all’opera di Dante (vedi Condordanze e sitografia).

Dartmouth Dante Project (DDP)


Database di testo completo ricercabile contenente più di settanta commenti sulla Divina Commedia di Dante. Viene offerto anche uno spazio di lavoro digitale personalizzabile. Sito in inglese.

The world of Dante


Strumento di ricerca multimediale destinato a facilitare lo studio della Divina Commedia attraverso un’ampia gamma di offerte. Queste includono un testo italiano codificato che consente ricerche e analisi strutturate, una traduzione in inglese, mappe interattive, diagrammi, musica, un database, una cronologia e una galleria di immagini. Sito in inglese.

Digital Dante


Raccolta di testi e risorse online relativi alla Divina Commedia, ospitata dal Dipartimento di italiano della Columbia University e dal suo Center for Digital Research and Scholarship.
Oltre a un’edizione digitale del poema (edizione originale Petrocchi, traduzioni Longfellow e Mandelbaum) Digital Dante include un commento di Teodolinda Barolini, immagini digitalizzate delle prime edizioni a stampa della Columbia’s Rare Books and Manuscripts Library, esiti delle borse di studio sulle interpretazioni artistiche di Dante, indagini sonore e musicologiche su Dante e il suo mondo. Sito in inglese.

Dante Society of America


Fondata nel 1881, la Dante Society of America ha la mission di incoraggiare lo studio e l’apprezzamento del tempo, della vita, delle opere e dell’eredità culturale di Dante Alighieri.
Pubblica la rivista annuale Dante Studies e una rivista elettronica di note critiche (Dante Notes). Nel 2017 ha stretto una partnership formale con la Società Dantesca Italiana per collaborare alla produzione di una nuova versione bilingue della Bibliografia Dantesca Internazionale / International Dante Bibliography. Sito in inglese.

Comedìa 2021


A cura di Luigi Spagnolo, Università per gli stranieri di Siena, contine e una pagina di sitografia.

Ministero della Cultura – 2021 l’anno di Dante


Le celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri sono un appuntamento al quale l’Italia è arrivata preparata. Il Comitato Nazionale, presieduto dal professor Carlo Ossola, è stato istituito nel 2017 e ha valutato, nel corso del suo operato, centinaia di iniziative proposte da enti, istituzioni, artisti e associazioni culturali. Attraverso la selezione delle più meritevoli, è stato articolato un programma denso e di qualità, con eventi in ogni settore delle arti: letteratura, poesia, teatro, musica, danza, arti plastiche. Importante anche il lato scientifico, con molti convegni di rilievo internazionale, e divulgativo e di ricerca, con diverse mostre in Italia e all’estero…

Ministero della Cultura – In viaggio con Dante


La discesa nei cerchi dell’Inferno, la risalita attraverso le cornici del Purgatorio con l’arrivo al Paradiso Terrestre e, infine, l’ascesa ai cieli del Paradiso. È questo l’incredibile itinerario che nel 2021 il Ministero della cultura propone con la campagna digitale “In viaggio con Dante”, promossa in occasione dell’anno in cui si celebrano i settecento anni dalla morte del Sommo Poeta. Un percorso nel mondo ultraterreno della Divina Commedia attraverso le opere di archivi, biblioteche e musei dello Stato tra disegni, incisioni, illustrazioni, dipinti, ritratti, frontespizi, libri, documenti, miniature e sculture…

Dante 2021


Progetti finanziati e patrocinati dal Comitato nazionale per la Celebrazione del 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.

RAI Cultura – In viaggio con Dante


Cento volte 12 minuti, uno per ogni canto della Divina Commedia.

… e infine…

notizie bibliografiche relative alle edizioni dantesche presenti in Italia sono reperibili nell’OPAC SBN Nazionale; i manoscritti sono censiti nel catalogo Manus on line; riproduzioni digitale sono rintracciabili, per esempio, grazie al portale Europeana; i testi delle opere dantesche sono disponibili in LiberLiber; e-book sono offerti in prestito tramite MLOL. Sempre utile una visita a Culturaitalia, l’aggregatore nazionale del patrimonio culturale italiano.

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La Divina Commedia nel commento di G. A. Scartazzini

Tra le più longeve e fortunate nella storia della critica dantesca, la Divina Commedia Scartazzini-Vandelli viene riproposta da oltre un secolo con indiscussa fedeltà per il testo, l’apparato critico e le soluzioni grafiche adottate tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Dare conto delle origini, delle evoluzioni e delle puntuali ristampe di questo testo impone uno scavo nella biografia intellettuale dell’uomo da cui scaturì la celebre edizione pubblicata da Ulrico Hoepli, per la prima volta nel 1893. Il grigionese Giovanni Andrea Scartazzini nacque a Bondo, in val Bregaglia, nel 1837. Quello che ben più tardi Michele Barbi avrebbe definito uno dei dantisti più operosi acquistò presto confidenza con i versi danteschi, letti presso il focolare domestico ancor prima di intraprendere gli studi teologici a Basilea e a Berna conclusisi nel ministero di pastore riformato, esercitato in borghi a ridosso degli alpeggi svizzeri, dove la Commedia dantesca gli rimase compagna fedele, seconda per costanza alla sola Bibbia, nutrimento del suo apostolato.

Studioso instancabile, Scartazzini mutò più volte posizione, corresse e ampliò la propria visione attorno all’opera del sommo poeta. In merito al proprio lavoro ebbe a esternare il piccol vanto di aver architettato uno spoglio sistematico, onnipervasivo al punto da spaziare tra il Trecento più coevo a Dante e l’edizione romana della Commedia curata da Baldassarre Lombardi nel 1794. Gli scritti scartazziniani su Dante recano, dunque, oltre cinque secoli di esegesi al proprio seguito, senza contare gli innumerevoli riferimenti biblici, la teologia cristiana medievale e, su tutto, san Tommaso e la sua Summa. Insegnante per un periodo presso la Scuola Cantonale di Coira, Scartazzini operò nel pieno bilinguismo; duplice, pertanto, anche la sua scrittura, sensibile alla ricezione in area tedesca dei contenuti della tradizione letteraria italiana. Oltre a occuparsi di Dante, infatti, tra il 1871 e il 1883 il pastore grigionese curò due edizioni della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e una del Canzoniere di Francesco Petrarca per l’editore Brockhaus di Lipsia, fedele compagno di strada nelle iniziative editoriali dello studioso in Germania. Nel 1869 Scartazzini entrò a far parte della Deutsche Dante-Gesellschaft, la società dantesca sorta pochi anni prima attorno a Karl Witte e sotto l’egida di re Giovanni di Sassonia, traduttore della Commedia in lingua tedesca. Di lì a poco Scartazzini si sarebbe cimentato nella complessa opera di raccolta e organizzazione del materiale poi confluito nel commentario allegato all’editio maior, ancora una volta lipsiense, della Divina Commedia, edita a partire dal 1874 in quattro volumi, dedicati alle tre cantiche dantesche con l’aggiunta di un quarto di Prolegomeni, una lettura propedeutica riguardo la vita e le opere dell’Alighieri.

Il frontespizio dei quattro volumi che costituiscono l’editio maior della Divina Commedia commentata da Scartazzini, edita a Lipsia dall’editore Brockhaus tra il 1874 e il 1890.

In concomitanza con l’uscita del Purgatorio nel 1875, Scartazzini fece ritorno a casa, chiamato a esercitare le proprie mansioni spirituali a Soglio, dove nel 1880 gli avrebbe fatto visita Ulrico Hoepli. Da questo incontro scaturì, anzitutto, la pubblicazione dei due volumi dedicati a Dante in Germania, tra il 1881 e il 1883, opera nella quale l’autore spazia da un profilo storico-critico della letteratura dantesca alemanna ai risultati più recenti della filologia e dell’assiduità letteraria. Seguirono a breve distanza due manualetti dedicati alla Vita e alle Opere di Dante, testi che segnalano la precocità di una tendenza divulgativa volta a intercettare interesse e studio tra i banchi di scuola e tra gli appassionati digiuni di accademismo. Questi libri di piccolo formato tascabile vennero compattati in seconda edizione nel volume Dantologia, di una decina d’anni successivo. Nel 1884 Scartazzini dovette lasciare le terre natali e si stabilì a Fahrwangen, in Argovia. Qui trascorse gli ultimi diciassette anni di vita, approntando l’editio minor della sua Divina Commedia e redigendo tra il 1896 e il 1899 un’Enciclopedia Dantesca, vero e proprio dizionario dedicato alla vita e alle opere di Dante, in tre volumi e per quattro tomi complessivi, con l’ultimo volume affidato più tardi da Ulrico Hoepli alle cure di Antonio Fiammazzo nel 1905.

Il frontespizio del primo volume di Dante in Germania edito nel 1881 da Hoepli, come la successiva manualistica qui esemplificata dalle copertine del tascabile dedicato alla Vita di Dante e della riassuntiva Dantologia del 1894.
Chiude il frontespizio del primo volume dell’Enciclopedia Dantesca.

Terminata la stampa dell’editio maior della Commedia con il quarto volume del 1890, Scartazzini e Hoepli maturarono il proposito di trasfondere i contenuti poderosi accumulati nell’edizione tedesca in una nuova versione, agile e manuale, del poema dantesco. Nacque in questo modo la benemerita edizione hoepliana con il commento dello studioso svizzero, nell’intento lungimirante di allargare la platea dei lettori, uscendo dagli angusti ambiti delle università del tempo. Il testo si impose come modello di presentazione dei versi di Dante, rispondendo a una precisa vocazione didattica di Scartazzini. In capo a ogni canto, infatti, il curatore appose una scheda riassuntiva che non funzionasse da semplice argomento, ma ricordasse per profondità le rubricae degli antichi chiosatori amanuensi. I canti vennero inoltre suddivisi in episodi, corredati da un paratesto che descrive lo svolgimento degli eventi, anticipando gruppi di note contenenti più specifici rimandi culturali per gruppi di terzine. Questo schema efficace era stato inaugurato già nell’edizione lipsiense, e più precisamente a partire dal XXV canto del Purgatorio, ma trovò nel volume hoepliano la sua più netta realizzazione, con l’aggiunta di elementi indicativi del titolo, della materia, del luogo e della porzione dei versi contenuti nella sottostante pagina.

La pregevolissima copertina dell’editio minor impressa da Ulrico Hoepli nel 1893 con relativo frontespizio.

Di questa prima edizione venne realizzata un’ulteriore stampa in quattro tomi, relativi alle cantiche dantesche e al rimario, con indice dei nomi propri e delle cose notabili.

Giovanni Andrea Scartazzini si spense nel 1901, non prima di aver sottoposto due volte a revisione la sua Commedia hoepliana, tra il 1896 e il 1899, e dopo aver atteso a una nuova edizione dell’Inferno edito da Brockhaus nel 1900. L’eredità italiana, volta a non snaturare il messaggio didascalico del testo impresso a Milano, venne raccolta da Giuseppe Vandelli, filologo allievo di Pio Rajna e successivo curatore di un nuovo canone per l’edizione della Commedia in occasione del cosiddetto Dante del Centenario promosso nel 1921. Il dantista modenese associò il proprio nome a quello di Scartazzini a partire dalla quarta edizione promossa da Hoepli nel 1903, quando anche il rimario venne perfezionato con l’intervento di Luigi Polacco. Da questo momento in poi Vandelli dedicherà venticinque anni di impegno al rinnovo della proposta scartazziniana, con un particolare occhio di riguardo alle scuole. Un nuovo punto di svolta nella costante revisione al testo venne offerto nel 1929, quando l’opera venne data alle stampe per la decima volta specificando l’impiego del nuovo testo critico decretato dallo stesso curatore e accolto dalla Società Dantesca Italiana.

Il frontespizio dell’edizione del 1903, quarta per ordine e per la prima volta curata da Giuseppe Vandelli.
A lato il frontespizio della diciottesima edizione del testo, pubblicata nel 1964, alla vigilia del celebre centenario dantesco dell’anno successivo.

Anche per Gabriele d’Annunzio il testo diverrà il mio Dante scolastico, fittamente postillato e conservato presso la biblioteca del Vittoriale. Il preciso richiamo a un’impronta didattica fece del commento scartazziniano un modello da imitare per le edizioni scolastiche della Commedia, un sottogenere rigoglioso, sorto nell’ambito della dantistica proprio nei primi decenni del Novecento. A richiamarsi all’impostazione offerta al volume hoepliano fu anche Natalino Sapegno, sulla cui editio minor per le scuole, mediata da guide paratestuali, si sarebbero formate diverse generazioni di studenti e appassionati dalla metà del Novecento. La Scartazzini-Vandelli avrebbe influito anche sui successivi testi approntati da Siro Chimenz, per UTET negli anni Sessanta, e da Umberto Bosco e Giovanni Reggio, curatori nel 1979 presso l’editore fiorentino Le Monnier di una Commedia ad uso scolastico ancora molto gettonata. Una menzione a sé stante in termini di prestigio merita l’edizione del commento scartazziniano-vandelliano dato alle stampe dalle Lettere a Firenze tra il 1978 e il 1980, con le celeberrime illustrazioni di Gustave Doré e la prefazione del Presidente della Società Dantesca Italiana Francesco Mazzoni.

Nel 2011 l’editore Hoepli ha promosso l’ennesima ristampa di un testo giunto alla ventunesima edizione e che già un secolo addietro, nel 1910, poté definirsi un successo editoriale, con una vendita di oltre 16000 copie, numero ben ragguardevole per il mercato librario del tempo. Guglielmo Gorni ha definito l’edizione Scartazzini-Vandelli della Commedia quale paradigma di continuità nell’esegesi del poema, un testo dunque duraturo quanto gli auspici e gli elogi che lo hanno accompagnato in questo ultracentenario cammino. In occasione dell’attuale anniversario dantesco la terra di origine ha dedicato allo studioso grigionese una mostra monografica intitolata Giovanni Andrea Scartazzini. Dantista, teologo, pubblicista, presso il Museo Etnografico Ciäsa Granda di Stampa, in Bregaglia, a 120 anni dalla scomparsa di questo illuminato chiosatore di montagna, tra il Nord e il Sud delle Alpi, lontano da biblioteche e grandi istituzioni, in una sorta di esilio patrio che molto rivela, come scrisse Mazzoni, della grandezza e della solitudine di Scartazzini.

Per quanto attiene le numerose stampe della Divina Commedia con il commento di G. A. Scartazzini presenti in Biblioteca, ci limitiamo a segnalare quella del 1893, la prima hoepliana, con segnatura Galleria Cass. III E 4 8 e Excav. 1 3699/1-4, e quella del 1903, dove viene fissato il nuovo canone al testo approntato da Giuseppe Vandelli, con segnatura Sala 24 Y 6 19. Per una consultazione più prossima a noi si indica l’edizione con segnatura Sala 40 Z 3 41. Versione digitale
L’edizione lipsiense Brockhaus in quattro volumi della Divina Commedia con il commento scartazziniano è consultabile in Biblioteca con segnatura Sala 2 Picc. 7 1-4. Versione digitale (Inferno)
I due volumi dell’opera Dante in Germania editi da Ulrico Hoepli tra il 1881 e il 1883 sono consultabili in Biblioteca con segnatura Salone P 4 5-6. Versione digitale (Parte Prima)
I due manualetti Hoepli dedicati alla Vita di Dante e alle Opere di Dante sono consultabili in Biblioteca con segnatura Sala 34 W 1 313/1-2; compattati nella seconda edizione intitolata Dantologia. Vita e opere di Dante Alighieri con segnatura Sala 34 W 1 18. Versione digitale (Opere di Dante)
L’Enciclopedia Dantesca promossa da Scartazzini e conclusa da Fiammazzo presso Hoepli in tre volumi per quattro tomi complessivi è consultabile in Biblioteca con segnatura Cons. F 2 13/1-4. Versione digitale (Volume I. A-L)
Per la vita e l’operato di G. A. Scartazzini si segnala la biografia dedicatagli da Reto Roedel per la casa editrice Elvetica di Chiasso nel 1969, consultabile in Biblioteca con segnatura Sala 40 L 1 103.

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Premio Internazionale Giacomo Quarenghi 2020

Sabato 16 ottobre alle ore 17.00, nella Sala Consiliare del Municipio di Bergamo – Palazzo Frizzoni, si terrà la cerimonia di consegna della VI Edizione del Premio Internazionale Giacomo Quarenghi, conseguito dalla Fondazione Tchoban di Berlino.

Alessandro De Magistris del Politecnico di Milano terrà la Laudatio della Fondazione premiata, a cui seguirà da parte del Presidente della Fondazione, Sergei Tchoban, la Lectio Magistralis, sul tema: The Dialogue in Drawing through the Centuries. Architectural Drawings of Italy and Russia.
Ai presenti sarà distribuito il testo in traduzione italiana.

La cerimonia si svolgerà nel rispetto delle normative anticovid: mascherina, mantenimento della distanza, accesso alla Sala Consiliare consentito a non più di quaranta persone; si consiglia pertanto la prenotazione scrivendo a segreteria@osservatorioquarenghi.org.
La ripresa video della cerimonia sarà disponibile sul canale YouTube di Osservatorio Quarenghi a partire dalle ore 17.00 di lunedì 18 ottobre.

Scarica la locandina dell’evento.

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Commento alla Divina Commedia d’Anonimo fiorentino del secolo XIV

Nel 1860 a Bologna fu fondata la “Commissione per i Testi in Lingua” dall’allora governatore delle Province dell’Emilia, Luigi Carlo Farini, e dal Ministro della Pubblica Istruzione, Antonio Montanari. L’associazione culturale nasce con lo scopo di ricercare i caratteri di una lingua italiana unitaria attraverso codici ed edizioni rare del Trecento e Quattrocento: l’intento viene tuttora perseguito – unitamente alla promozione di studi letterari e linguistici di grande valenza filologica – con la pubblicazione di due collane storiche, la «Scelta di curiosità letterarie inedite o rare» e la «Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della lingua».

Proprio in quest’ultima collana, tra il 1866 e il 1874, viene pubblicata l’unica edizione a stampa ad oggi esistente del raro Commento alla Divina Commedia d’Anonimo Fiorentino, a cura di Pietro Fanfani, storico, patriota e filologo impegnato nella difesa dell’integrità e della purezza della lingua italiana, necessario collante per l’unità nazionale.

Collocabile tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, questo commento in volgare è giunto a noi trasmesso da almeno quattro manoscritti (due dei quali contengono il solo Inferno, un terzo l’Inferno e il Purgatorio e l’ultimo parte del Purgatorio e il Paradiso). I più completi sono il Codice Riccardiano 1013 e il Riccardiano 1016, custoditi presso l’omonima biblioteca di Firenze: Fanfani si è basato soprattutto sul secondo, che contiene Inferno e Purgatorio; il manoscritto 1013 riporta invece un parziale commento al Purgatorio e il commento completo del Paradiso, versioni “toscanizzate” di un altro famoso commento, quello di Iacopo della Lana bolognese.
L’attribuzione del testo è stata molto controversa: Pietro Fanfani ha atteso alla pubblicazione del Commento convinto che fosse integralmente dell’Anonimo, confessando poi nella prefazione all’ultima Cantica di aver constatato durante gli studi il debito dell’Anonimo verso Della Lana per il Paradiso e parzialmente anche per il Purgatorio. Costretto quindi a rinunciare alla pubblicazione dell’appendice filologica annunciata nel primo volume, Fanfani afferma: “Questa edizione doveva avere anche uno spoglio filologico; ma la stessa ragione dell’essere [il Commento] per quasi due terzi conforme al commento detto Laneo, mi ha sconsigliato dal farlo, trovandosi, ed abbondantissimo, nella edizione del Della Lana fatta dallo Scarabelli. Si contenti dunque il lettore di avere per l’Inferno, e per quasi mezzo il Purgatorio, un bel commento originale dell’Anonimo fiorentino; e per il rimanente il commento Laneo più corretto, e con qualche variazione. E viva felice.”

L’attribuzione è stata oltremodo complicata dalla mancanza di notizie su questo autore: l’appellativo “fiorentino” è stato attribuito da Fanfani e deriva dall’uso e dal senso di parole toscane nel testo; ma soprattutto dalle numerose notizie di toponomastica, folklore e onomastica fiorentina che costituiscono il tratto più caratteristico del Commento. Carattere originale e prevalente in tutta l’opera è l’interesse per la storia, anzi, per la cronaca cittadina documentata sia dal ricorso a testi romanzati e popolari, sia dalle testimonianze tratte dalla citatissima Nuova Cronica di Giovanni Villani, che compare in 42 luoghi dell’Inferno e in 22 del Purgatorio.

Di grande importanza per gli studiosi sono le (poche) chiose in cui l’Anonimo cita la Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi di Dino Compagni che rappresentano l’unica testimonianza, nelle prime decadi del Quattrocento, della circolazione manoscritta dell’opera, scoperta solo nel 1324 dopo la morte dell’autore e, come noto, lungamente celata nell’archivio familiare in ragione dei duri giudizi su personaggi e potenti contemporanei.

Alle cronache fiorentine riportate nel Commento ha sicuramente attinto Giovacchino Forzano, librettista del Gianni Schicchi di Giacomo Puccini: l’opera prende spunto dal breve episodio del XXX canto dell’Inferno – ispirato ad un fatto realmente accaduto ad un membro della famiglia Cavalcanti – dove il protagonista viene condannato come “falsatore di persone”. Da segnalare come nel libretto vengano citati particolari presenti solo nel testo dell’Anonimo (la beneficenza di Buoso per guadagnarsi un posto in paradiso, l’occultamento del cadavere, il timore di essere scoperto che frena la ribellione di Simone, ‘la cappellina’, ‘l’opera di Santa Reparata’, ‘la migliore mula di Toscana’, ecc.) che il Forzano sfrutta ampiamente ed efficacemente nell’opera.

Nonostante la maggior parte degli studiosi concordi nel designare il Commento un “centone” – cioè un testo composto da un collage di frasi di autori od opere diversi, unite a formare un’opera originale – non si può non riconoscere all’Anonimo originalità nell’organizzare le fonti esegetiche pregresse, consultate e riportate in modo più ampio rispetto ad autori precedenti: oltre a Iacopo Alighieri, al Lana, all’Ottimo (Andrea Lancia), l’Anonimo conosce infatti Pietro Alighieri, Guido da Pisa, le Esposizioni sopra la Comedia del Boccaccio, il Commento di Benvenuto da Imola. Rispetto a questi precedenti commentatori, le sue note presentano un maggior numero di citazioni classiche, con versi di Lucano, Orazio, Ovidio, Valerio Massimo, Tito Livio e soprattutto Virgilio, considerato dall’Anonimo l’ispiratore della Commedia dal punto di vista sia letterario sia allegorico; particolare attenzione nelle chiose viene dedicata anche alla mitologia, che offre spunto a frequenti e amplissime divagazioni. Queste citazioni classiche si ritrovano soprattutto dal manoscritto, nel quale compaiono anche le note in lingua latina non riportate nella edizione a stampa da Fanfani che, condizionato dalla difficoltà delle citazioni dense di abbreviazioni, sceglie il volgarizzamento dell’Anonimo.
L’Anonimo autore dimostra non comune conoscenza delle fonti romanze, con particolare riguardo per testi letterari oggi da noi conosciutissimi: il Decameron di Boccaccio, varie opere di Petrarca (Epistole, De Vita solitaria, la canzone Italia mia, citazioni dai Rerum vulgarium fragmenta), sonetti di Guinizelli e Cavalcanti e soprattutto il Tresor di Brunetto Latini. L’Anonimo padroneggia perfettamente l’intera opera di Dante (i rinvii ad altre parti della Commedia ne sono una prova) e soprattutto le sue opere minori: nel canto XXIII del Purgatorio compare la più antica testimonianza indiretta della tenzone poetica tra Dante con Forese Donati, i cui sonetti sono contenuti nelle Rime.

Nonostante questi caratteri distintivi, l’Anonimo fiorentino non ha finora avuto grande influenza nella tradizione di commento dantesca, soverchiato dalle figure di Boccaccio, di Benvenuto da Imola, di Francesco da Buti, suoi più illustri predecessori. Questo Commento è quindi a tutt’oggi l’unica edizione a stampa pubblicata: i tre volumi si compongono del solo commento in volgare, a cui il curatore fa precedere il testo dei canti, corredati da note in calce per una maggiore completezza e comprensione.

 

Commento alla Divina Commedia d’anonimo fiorentino del secolo 14., ora per la prima volta stampato / a cura di Pietro Fanfani. – Bologna : Gaetano Romagnoli, 1866-1874. – 3 volumi ; 24 cm.
COLLOCAZIONE: Salone Cass. III L 2 10-12

Tomo I
Tomo II
Tomo III

Riccardiana 1013
Jacopo della Lana, Commento alla Commedia
Riccardiana 1016
Anonimo fiorentino, Commento all’Inferno e al Purgatorio