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Venezia, Dante Alighieri e Aldo Manuzio

Nel Cinquecento il poema di Dante conosce una straordinaria fortuna, documentata da ben trenta edizioni a stampa. Ad Aldo Manuzio (Sermoneta 1449 – Venezia 1515) uno dei più grandi tipografi del suo tempo e il primo editore in senso moderno, il merito della prima edizione del secolo XVI nella serie dei libelli portatiles. Tra i più innovativi contributi di Aldo alla moderna cultura tipografica – la sistemazione della punteggiatura, l’introduzione dell’elegante carattere corsivo disegnato appositamente dall’incisore Francesco Griffo da Bologna, la pubblicazione del catalogo delle proprie edizioni con notizie sugli argomenti trattati nei libri, i titoli dei capitoli e alcuni giudizi sull’opera – va certamente ricordata la produzione editoriale di testi ‘moderni’ affiancata a quella dei classici. Nel 1498, nella dedica alle opere di Poliziano, appare per la prima volta il suo motto festina lente, simboleggiato dall’unione di un’ancora (solidità) con un delfino (velocità).

Questa marca, dopo il 1502, diviene il simbolo universale della qualità editoriale rappresentata dalla perfetta fusione tra il rigore filologico e la raffinatezza della tecnica di stampa.

Nel contesto della lunga e fertile collaborazione con il grande umanista Pietro Bembo (Venezia, 1470 – Roma, 1547) è l’edizione del poema dantesco che viene pubblicato con il titolo di Terze rime. Il testo poetico, derivato dal Codice Vaticano 3199, corre senza interruzioni o commento in una elegantissima relazione tra foglio e stampa. La scelta condivisa da editore e curatore restituisce il poema nella sua purezza liberandolo per la prima volta dall’imponente commento di Cristoforo Landino e «costituisce il fondamento di tutte le altre edizioni dantesche, compresa quella della Crusca che chiude il secolo (Firenze, 1595)». All’eleganza dell’edizione concorrono, insieme al celebre carattere corsivo che corre in trenta righe per pagina e alla mise en page con ampi margini, l’abolizione delle abbreviature, l’uso dei segni di interpunzione e degli accenti e il rigoroso controllo della ortografia della lingua volgare. Privo di introduzioni o presentazioni il testo si apre con l’incipit dell’Inferno.

Al verso della prima carta è posto il sottotitolo esplicativo:  «Lo ‘nferno e ‘l Purgatorio e ‘l Paradiso di Dante Alaghieri».

L’esemplare conservato dalla Biblioteca Civica di Bergamo (Dante, Le terze rime [La divina commedia], Venezia, Aldo, 1502, 165x92x38 mm, segnatura Cinq. 1 1862) qui riprodotto è confezionato in una legatura di riuso in marocchino rosso con decorazioni a secco e in oro eseguita a Venezia nel primo quarto del Cinquecento, taglio dorato e cesellato con due coppie di filetti filigranati lungo i lati.

Nello specchio spicca un nodo cerchiato di tipo moresco entro una coppia di motivi orientaleggianti.

La seconda ‘Aldina’

Aldo Manuzio muore a Venezia il 6 febbraio del 1515 e la guida della tipografia viene assunta dal suocero Andrea Torresano. Nel 1515, nella stamperia veneziana di Manuzio, viene prodotta una seconda edizione del poema di Dante. Il testo poetico riprende quello del 1502, con poche correzioni dei refusi di stampa. L’’Aldina’ del 1515, è anche la prima illustrata ad uscire dalla bottega di Aldo: «Impresso in Vinegia alla casa d’Aldo et Andrea di Asola suo suocero nell’anno M.DXV del mese di agosto». L’opera è aperta dalla dedica alla “Valorosa Madonna Vittoria Colonna Marchesa di Pescara»; presenta, al termine del testo, una xilografia a doppia pagina con l’immagine della struttura dell’Inferno e tre diagrammi, sempre xilografici, ed uno schema morale delle anime del purgatorio.

Dell’esemplare della Biblioteca Angelo Mai, colpisce la legatura di riuso, dell’ultimo quarto del secolo XVI, eseguita in Germania. La pelle di scrofa che ricopre le assi smussate è decorata a secco da una cornice a rotella, con medaglioni provvisti di testine entro fogliami. Nello specchio, due doppie bande di candelabre e una doppia banda di catenelle verticali. Uno dei fermagli è integro. Il taglio è spruzzato di bianco e blu.

Dante col sito, et forma dell’Inferno tratta dalla istessa descrittione del poeta: Lo ‘nferno e ‘l Purgatorio e ‘l Paradiso di Dante Alaghieri, impresso in Vinegia, nelle case d’Aldo et d’Andrea di Asola suo suocero, nell’anno 1515 del mese di agosto.
La carta a1r reca il titolo: Dante; la carta a1v reca il titolo: Lo ‘nferno e ‘l purgatorio e ‘l paradiso di Dante Alaghieri. 175x108x40 mm, collocazione Cinq.1.2112.

Sfoglia in versione digitale l’edizione del 1502 sul sito della MDZ, Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.

Sul sito Gallica l’edizione del 1515, digitalizzata dalla Bibliothèque nationale de France.

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Graduatorie del Bando Servizio Civile Universale 2020

Sono pubblicate sul sito di ANCI Lombardia le graduatorie dei progetti del Bando per la selezione di operatori volontari del Servizio Civile Universale (scadenza 17 febbraio 2021).
L’avvio dei progetti avverrà presumibilmente il 25 maggio 2021.
Le graduatorie e la data di avvio indicata sono da considerarsi provvisorie fino alla conferma del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale (art. 5 del bando).

Scarica le graduatorie relative ai Comuni della Provincia di Bergamo.

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Premio Tasso 2022

Il Centro di Studi Tassiani ha bandito per l’anno 2022 un premio di € 1.000,00 da assegnarsi a un contributo critico, storico o linguistico e filologico sulle figure e sulle opere di Bernardo e Torquato Tasso. I contributi, cui si richiede carattere di originalità, rigore scientifico e di essere inediti, dovranno pervenire al Centro Studi entro il 31 gennaio 2022.

Tutte le informazioni dettagliate sul sito del Centro di Studi Tassiani, dal quale è possibile scaricare il bando completo.

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La Biblioteca a casa tua

Dal 23 novembre 2020 è attivo La Biblioteca a casa tua, il servizio gratuito di prestito a domicilio dei libri della Biblioteca Mai.

Possono accedere al servizio i cittadini residenti o domiciliati nel Comune di Bergamo e iscritti alla Biblioteca che abbiano compiuto i 70 anni o si trovino in condizioni di fragilità.
Vengono prestati 3 volumi per ogni richiesta, una richiesta al mese. Il pretito dura 30 giorni.
I libri sono consegnati previo appuntamento in un giorno specifico della settimana.
La restituzione può avvenire in occasione della successiva riconsegna o di altro appuntamento.
Restano sempre disponibili i box per le restituzioni all’esterno delle biblioteche Antonio Tiraboschi, Luigi Pelandi e di Colognola.

Per inoltrare richiesta scrivere a info@bibliotecamai.org, oppure compilare il form presente nella home page del sito o alla pagina Chiedi alla Biblioteca.
Chi non dispone di posta elettronica, può telefonare durante gli orari di apertura al numero 035/399431.

Le consegne sono eseguite dal personale della Cooperativa Eda Servizi Srl – che già fornisce alcuni servizi di apertura e di front office nelle biblioteche comunali cittadine – nel rispetto delle norme e delle misure di sicurezza previste per il contrasto al contagio da Covid-19.

Scarica la brochure con tutte le informazioni.

Consulta il catalogo per cercare il tuo libro, oppure scopri alcune novità sullo scaffale in linea.

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La Divina Commedia, Padova, 1726-27

Alcune edizioni settecentesche della Commedia si distinguono per la specifica attenzione rivolta alla tradizione esegetica e all’ecdotica del Poema.
Tra queste, l’edizione padovana del 1726-27 che si annuncia ragguardevole già nel titolo: La Divina Commedia di Dante Alighieri già ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca, ed ora accresciuta di un doppio Rimario, e di tre Indici copiosissimi per opera del Signor Gio[vanni] Antonio Volpi […] il tutto distribuito in tre volumi.

Prediletta dagli Accademici per la lezione esatta e completa del testo, grazie al corredo del rimario e degli indici, fu ritenuta una delle migliori imprese della celebre tipografia Volpi-Cominiana che si distinse, a Padova, nella prima metà del Settecento, per la produzione di testi classici molto corretti e tipograficamente curati. Diretta da Giuseppe Comino per conto dei fratelli Giannantonio e Gaetano Volpi, l’officina si avvaleva infatti sia della grande cultura dei Volpi (il primo, professore di filosofia, lettere greche e latine nello Studio padovano ed esponente della scuola filologica di quell’università; il secondo, bibliofilo erudito), sia dell’alto grado di professionalità e della sensibilità estetica di Giuseppe Comino, sia della collaborazione degli intellettuali del tempo quali Anton Federico Seghezzi e Pier Antonio Serassi.

La stampa cominiana della Commedia è distribuita in tre tomi: nel primo sono comprese le tre Cantiche; Le vite di Dante e del Petrarca scritte da Lionardo Aretino «cavate da un manuscritto antico della Libreria di Francesco Redi, e confrontate con altri testi a penna»; il Catalogo di molte delle principali edizioni che sono state fatte della Divina commedia di Dante Alighieri «disposto per ordine di cronologia, e arricchito di qualche osservazione da G[iannantonio] V[olpi]».

La tipografia Volpi-Cominiana contrassegnò le proprie stampe con due differenti marche tipografiche. La prima, usata nell’edizione della Commedia, raffigura un contadino che scava in profondità tra le rovine: chiara allusione all’intento di Giannantonio Volpi di riportare alla luce i testi nella loro versione corretta, ma anche richiamo alla passione archeologica fiorita durante il XVIII secolo. Il motto che figura nel cartiglio riprende un aforisma oraziano: «Quidquid sub terra est in apricum proferet aetas» (Tutto ciò che è sotto terra, tornerà alla luce col tempo; EpistoIe, 6, 24).

Nel secondo tomo, si trova il Rimario di tutte le desinenze de’ versi della Divina commedia di Dante Alighieri «ordinato ne’ suoi versi interi co’ numeri segnati in ciascun terzetto; i quali citano distintamente i capitoli dell’Inferno, del Purgatorio, e del Paradiso. Opera già pubblicata in Napoli l’anno 1602 da Carlo Noci, presso Gian-Jacopo Carlino, ed ora notabilmente migliorata, arricchita d’un indice delle sole rime, e in tutto corrispondente al testo de’ signori accademici della Crusca».

Del 1727 è infine il Volume terzo che abbraccia i soliti argomenti, e le allegorie sopra ogni canto del poema di Dante Alighieri; e di più tre indici ricchissimi, «che spiegano tutte le cose difficili, e tutte l’erudizioni di esso poema, e tengono la vece d’un’intero comento; composti con somma diligenza dal sig. Gio. Antonio Volpi».

I tre volumi sono di fattura e di aspetto pregevoli: stampati in carta chiara e fina con filigrana ben visibile, sono impreziositi da un ritratto di Dante inciso a bulino da Michael Heylbroeck (Gand, 1635 – Brescia, 1733) su disegno di Michelangelo Cornale; anche le prime pagine di ciascuna cantica hanno fregi e iniziali decorate.

Gli esemplari della Mai recano il timbro di appartenenza al Liceo di Bergamo (oggi Liceo Sarpi), che testimonia l’acquisizione dell’opera, avvenuta a metà Ottocento, a seguito del decreto emanato dal governo austriaco nel 1825 che ordinava il passaggio delle biblioteche scolastiche a quelle pubbliche; sono rilegati in pergamena e si offrono al lettore con tagli rifilati e spruzzati in blu.

Sfoglia i tre volumi conservati dalla Harvard University, disponibili in versione digitale sul sito della HathiTrust Digital Library: vol. 1, vol. 2, vol. 3.

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25 aprile Festa della Liberazione

I quotidiani locali L’Eco di Bergamo e Il Giornale del Popolo del 27 aprile 1945 restituiscono, anche nella loro impaginazione, le ore convulse che seguono il 26 aprile, giorno in cui le colonne partigiane entrano in Bergamo.
L’Eco titola «Bergamo nelle mani dei patrioti» e pubblica il proclama del Comitato di liberazione affisso sui muri della città e dei paesi della provincia.
Il Giornale del Popolo (leggilo in versione digitale sul sito della Biblioteca Digitale lombarda) esce in edizione straordinaria con il titolo «L’Italia affrancatasi dai suoi oppressori riafferma il suo diritto alla libertà, alla indipendenza, alla eguaglianza»
Brevi trafiletti danno conto dei combattimenti militari sui vari fronti e della situazione nelle città del Nord Italia.

Il Comitato di liberazione, preso possesso della Prefettura, provvede immediatamente all’insediamento delle autorità provvisorie provinciali e cittadine, nominando l’Avv. Ezio Zambianchi Prefetto della Provincia di Bergamo e l’Avv. Antonio Cavalli Sindaco di Bergamo.

A fronte della straordinarietà degli eventi fa da contraltare la vita quotidiana che pure deve continuare. Un esempio è fornito dal Registro delle delibere del Consiglio Comunale, che scandisce l’ordinaria attività amministrativa del Comune di Bergamo.
Se il Podestà di Bergamo delibera per l’ultima volta proprio il 25 aprile 1945 su temi quali le «concessioni di aumento periodico di stipendio» e lo «stato degli utenti pesi e misure», le sei delibere immediatamente successive del 30 aprile 1945 a firma del Sindaco hanno oggetto «Liquidazioni e pagamento di spese su fondi a calcolo» (cinque) e «Diritti di segreteria esatti nel mese di aprile» (una).
In questa apparente normalità, la caduta del regime fascista è testimoniata visivamente nel registro dalle 6 pagine bianche che separano le delibere del Podestà (che terminano a p. 305) da quelle del Sindaco (la cui numerazione ricomincia da pagina 1).

Del 7 maggio 1945 la prima delibera che testimonia la Liberazione, con il conferimento della cittadinanza onoraria al Conte Manfred Czernin – «Maggiore Manfredi» – rappresentante del Comando Superiore Alleato in Bergamo e tra i protagonisti delle operazioni che dal marzo 1945 culminarono poi nella resa di Bergamo.

Il lento ritorno alla normalità è testimoniato anche da due documenti conservati nell’archivio della Biblioteca Civica:

– datato 2 maggio 1945 l’Inventario degli oggetti trovati nel Ricovero pubblico allestito nei sotterranei del Palazzo Nuovo (sede della Biblioteca Civica): oltre all’«armadietto di pronto soccorso» utile in un rifugio antiaereo, spicca la presenza di tre lampadine elettriche, una delle quali subito restituita al legittimo proprietario;

– datato 17 maggio 1945, l’ordine di servizio a firma di Antonio Zambianchi ai capi reparto e ai capi servizio: «il saluto romano e l’uso del voi, introdotti dal sepolto regime fascista, sono aboliti».

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La Commedia illustrata da Attilio Gattafù

Negli anni 1989-1991 la casa editrice Grafica e arte di Bergamo, all’interno della Collana «Grandi opere» di Grafica e Arte di Bergamo illustrate dai Maestri contemporanei, dà alle stampe La Divina Commedia, illustrata con cento tavole a colori di Attilio Gattafù.

«Due caratteri di grande interesse distinguono lo stile di Grafica & Arte: un respiro internazionale, la visione dei paesi e dell’arte e della storia, e insieme un profondo afflato lombardo». Questo stile si riverbera nella scelta dell’illustratore, Attilio Gattafù, diplomato all’Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida di Achille Funi e Trento Longaretti ed «erede di una tradizione di artisti-artigiani completi, capaci di affrontare con competenza qualsiasi tecnica», che mirano a «modernizzare, per quanto possibile e compatibile, una storia antica ed inserirla nel nostro contesto quotidiano. Un’interpretazione figurata assolutamente nuova e veritiera nella sua potenza evocativa e fantastica».

L’edizione è basata sulla ricostruzione del testo curato da Giorgio Petrocchi in La Commedia secondo l’antica vulgata, edizione nazionale a cura della Società Dantesca italiana, pubblicata a Milano tra il 1966 e il 1967.
L’opera, in 3 volumi rilegati in tela con scritte in oro al piatto e al dorso, sovraccoperta figurata per ciascun tomo, è stata stampata in «1200 esemplari, di cui i primi 200 ‘Ad Personam’ rilegati in pelle; gli esemplari dal n. 1 al n. 100 con altre particolari caratteristiche indicate su ogni esemplare speciale con colophon a parte». Tutti i volumi sono stati stampati con carta vergata filigranata Corolla Book avorio appositamente fabbricata per quest’opera dalle Cartiere Fedrigoni, per i testi; con cartoncino patinato opaco Phoenix-Imperial delle Cartiere Scheufelen di Lenningen (Germania Federale) per le cento tavole a colori.

Ogni volume inizia con un breve saggio critico che contestualizza le illustrazioni di Attilio Gattafù: a firma Marco Lorandi Le illustrazioni di Attilio Gattafù per l’Inferno di Dante; a firma Amanzio Possenti Il Purgatorio interpretato da Gattafù: quando il colore diventa speranza e Il Paradiso nelle tentazioni cromatiche e terrestri del pittore Attilio Gattafù.
Gabriella Pomaro della Società Dantesca cura i Cenni bio-bibliografici di Dante Alighieri, la Cronologia delle opere, la Struttura complessiva della Divina Commedia (nel volume Inferno), la struttura delle Cantiche e l’introduzione di tutti i Canti; ogni volume si chiude con l’Indice dei canti e delle tavole.

Il pregio dell’operazione editoriale è comprovato anche dalla scelta di stampare solo le pagine dispari (cioè a destra): questo vale per la presentazione, i saggi critici, i canti che si sviluppano su 4 pagine e sono preceduti da un breve commento (10-20 righe circa) e gli indici dei canti e delle tavole; solo le tavole a colori a piena pagina (destra) recano sul verso le terzine cui si riferiscono.

La Biblioteca Angelo Mai conserva una edizione completa di quest’opera alla segnatura G 5 262/1-3. L’esemplare posseduto dalla Biblioteca «è il numero f.c.» (fuori commercio) in quanto pervenuto quale «Omaggio di Grafica e Arte di Bergamo di Emilio e Marco Agazzi».

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La Commedia, Brescia, 1487

Le testimonianze a stampa della Commedia conservate nella Biblioteca Angelo Mai consentono un viaggio attraverso la «varia fortuna» dell’opera dantesca (come dettato dal titolo del celebre saggio di Carlo Dionisotti). Uno sguardo all’insieme del catalogo storico, mostra alla lettera A ben due cassettini intestati ad “ALIGHIERI” che conservano le schedine compilate dai pazienti bibliotecari a partire dal 1896 e registrano le opere a stampa di e su Dante acquisite dalla Biblioteca sino all’anno 1977.

La scorsa dei cataloghi ci restituisce per la Commedia cinque edizioni quattrocentesche, tredici del secolo XVI, un solo testimone seicentesco, quattordici pubblicazioni nel Settecento e centinaia di edizioni a partire dal diciannovesimo secolo.

Le edizioni stampate nei secoli XVI e XVII sono inoltre registrate rispettivamente nei fondamentali repertori di Luigi Chiodi: Indice degli incunaboli della Biblioteca Civica di Bergamo, Bergamo, Tip. Secomandi, 1966 e Le cinquecentine della Biblioteca civica “A. Mai” di Bergamo, Bergamo, Biblioteca civica, 1974. Oggi tutte le edizioni del Cinquecento e una grande parte di quelle dei secoli successivi sono accessibili attraverso il catalogo in linea SBN nel quale è in corso di versamento anche il catalogo delle edizioni quattrocentesche. Per queste ultime, la Biblioteca partecipa anche al grande progetto internazionale MEI (Material Evidence in Incunabula): un database progettato specificamente per registrare e ricercare i dati materiali (note di possesso, decorazione, legatura, postille, timbri, prezzi) dei libri stampati nel XV secolo, collegato al Incunabula Short Title Catalogue (ISTC) della British Library e coordinato dal CERL (Consortium of European Research Libraries).

Editorialmente Dante nasce dopo Petrarca e Boccaccio le cui opere, rispettivamente il Decameron e il Canzoniere, erano state date alle stampe nel 1470.

Le prime tre edizioni a stampa della Commedia vedono la luce nello stesso anno, il 1472: entro la fine del XV secolo ne saranno realizzate quindici. La prima edizione esce l’11 aprile del 1472, a Foligno: di essa, secondo ISTC, si conservano oggi solo quaranta esemplari. Nel colophon (oltre alla data e al luogo) sono indicati i nomi degli stampatori: Johannes Numeister, tedesco di Magonza ed Evangelista Mei, abitante della città. Quest’ultimo è stato identificato da alcuni con il mecenate Emiliano Orfini, da altri con il tipografo Evangelista Angelini. A distanza di qualche mese dall’impresa folignate, escono l’edizione veneziana dello stampatore Federico de’ Conti (sette gli esemplari superstiti) e quella mantovana, della quale sono ad oggi note quindici copie, per i torchi di Georg e Paul Butzbach.

Le edizioni quattrocentesche sono caratterizzate da una ricorrente mise en page che prevede il testo poetico al centro, circondato a gabbia dal commento.

La più antica tra le edizioni della Commedia conservate in Biblioteca Mai è quella uscita a Brescia il 31 maggio del 1487 dai torchi di Bonino de Bonini, tipografo di origini dalmate, con il commento di Cristoforo Landino. L’edizione bresciana, in folio, è ornata da sessantotto xilografie a piena pagina, di non eccelsa fattura ma di grande impatto, inscritte in cornici decorative che affiancano il testo (pur con alcuni equivoci) fino al I canto del Paradiso. Alle 68 xilografie corrispondono in realtà sessanta matrici, tutte della stessa dimensione pari a 206 x 121 millimetri. Lo studioso Giancarlo Petrella, che ha analizzato la decorazione di questa edizione, ha individuato come «in 8 canti si riscontrano palesi ed eclatanti casi di riuso». Interessante e curiosa la scelta, presente solo nelle prime xilografie, di prevedere che il lettore potesse inserire il nome dei personaggi raffigurati dall’incisione in appositi cartigli lasciati vuoti.

Secondo gli studiosi, l’edizione bresciana del 1487 può essere considerata come il primo riuscito tentativo a stampa di illustrare l’intero poema dantesco dopo l’esperimento dell’edizione fiorentina del 1481 in cui solo i primi 19 canti dell’Inferno sono accompagnati da altrettanti rami incisi da Baccio Baldini su disegni attribuiti a Sandro Botticelli. La Biblioteca Angelo Mai conserva questa edizione in tre esemplari (collocati alle segnature Inc. 1. 204, Inc. 4. 25, Inc. 1. 187). Il volume con segnatura Inc. 4. 25 è stato donato alla Biblioteca nel 1868 dalla nobile signora Giuseppina Camozzi nata Mancini, moglie di Giacomo Camozzi.

L’esemplare qui riprodotto, conservato alla segnatura Inc. 1. 204, è caratterizzato da una legatura ad assi di legno, probabilmente in origine coperte da marocchino rosso, sui quali sono ben evidenti le tracce dei fermagli con dorso in pelle.

Sul foglio di guardia è ben visibile l’ex libris di Antonia Suardi Ponti dal cui fondo l’opera proviene. Nel margine superiore dello stesso foglio, in inchiostro bruno, si legge una nota di possesso manoscritta nel secolo XVI: «Sum ftris Augustinii Tertij Berg.» Della stessa mano sono le note a margine poste in tutta l’opera. Il volume appartenne dunque a Agostino Terzi, teologo e predicatore bergamasco dell’ordine dei francescani. Nato a Bergamo il 6 aprile 1507, dopo essere entrato ad 11 anni nel Convento di San Francesco, celebra la sua prima messa il 5 giugno 1525 e il 28 febbraio 1535 consegue il dottorato in Teologia.

Per la visione di tutte le tavole si rimanda allo studio di Giancarlo Petrella, Dante Alighieri, Commedia, Brescia, Bonino Bonini, 1487. Repertorio iconografico delle silografico il cui il pdf è liberamente accessibile, scaricabile, stampabile sul sito del Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca (CRELEB) dell’Univesrità Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia.

Sfoglia l’esemplare dell’incunabolo digitalizzato dall’Accademia della Crusca.

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Ripristino della consultazione in sede in ‘zona arancione’

A partire dal lunedì 12 aprile, con il passaggio della Regione Lombardia da ‘zona rossa’ a ‘zona arancione’, la Biblioteca ripristina il servizio di consultazione in sede, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 14, provvisoriamente limitato a quattro postazioni ubicate in Sala Periodici, per consentire l’ultimazione dei lavori di manutenzione del Salone Furietti.

Restano invariati gli altri servizi: prestito su prenotazione con ritiro in sede; prestito a domicilio per gli iscritti residenti nel Comune di Bergamo che abbiano compiuto i 70 anni di età o che si trovino in condizioni di fragilità; consulenza da remoto e riproduzione digitale.

La riapertura del sabato è prevista a partire dall’8 maggio.

Leggi le informazioni dettagliate e le modalità operative alla pagina dedicata.

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Dantis Alagherii Opera omnia

Dantis Alagherii Opera Omnia è il titolo di due volumetti in edizione economica che fanno parte della collana Libri Librorum, serie dedicata ai testi di letteratura straniera pubblicati in lingua originale a Lipsia dal 1921 al 1923.

L’idea della collana venne allo scrittore ed editore austriaco Stefan Zweig, quando si rese conto che l’importazione di libri stranieri per poter leggere i classici nelle versioni originali, sarebbe stata problematica a causa dell’altissima inflazione subita dalla moneta tedesca ed austriaca dopo la Prima Guerra Mondiale. Zweig consigliò quindi l’editore Anton Kippenberg, della Insel Verlag di Lipsia, di pubblicare una collana ‘Orbis Literarum’, con testi di letteratura straniera in lingua originale accessibili al grande pubblico; la collana sarebbe stata suddivisa in tre serie: Libri Librorum (dedicata ai testi voluminosi), Bibliotheca Mundi (con testi di medio formato ed antologie poetiche) e Pandora (per novelle, racconti brevi, miscellanee di poesie). Il programma editoriale rispondeva in questo modo ai desideri di cultura di una ampia fascia di intellettuali:

«Per il tedesco colto che non ha mai perso il suo legame spirituale con le culture europee, nemmeno nelle ore di guerra, è diventato quasi impossibile ottenere libri dall’estero» (Insel-Verlag zu Leipzig : Orbis Literarum. Advertising IV 439, 1921)

La collana Libri Librorum è caratterizzata dal formato tascabile (8°) per rendere agevole la lettura e dall’utilizzo di carta da stampa sottile per ridurre i costi di produzione e vendere le opere ad un prezzo accessibile. Tutte le edizioni riportano sulla copertina la marca dell’editore – una nave mossa dalle onde dell’oceano racchiusa in un cerchio che richiama un’isola (Insel in tedesco) appositamente progettata per questa serie da Walter Tiemann – con le parole «LIBRI LIBRORUM» in rilievo in oro. I libri sono per lo più rilegati in lino monocolore e flessibile, con sovracoperte monocolore.

Purtroppo la collana non ebbe il successo previsto e furono pubblicati solo sette titoli, due dei quali a notevole distanza dalle prime uscite. I due volumi dedicati a Dante, messi in vendita al costo di 70 milioni di marchi, pari a circa 2,80 dollari USA o a 18 franchi svizzeri, sono stati tra le opere più richieste dell’editore rimanendo disponibili in catalogo almeno fino al 1940.

I due volumi presentano l’Opera Omnia di Dante senza commento, ad esclusione di una breve introduzione tratta dal libro La poesia di Dante di Benedetto Croce, edito a Bari nel 1911.

Il primo volume riunisce la Commedia e l’opera poetica in volgare del Poeta, stampati seguendo l’edizione critica di Edward Moore (Tutte le opere di Dante, Oxford del 1904), con i testi stampati su due colonne; il secondo volume comprende la prosa in volgare, le opere latine, e le lettere come documenti politici e personali. L’opera è completata da un indice con i riassunti dei canti della Divina Commedia con a corredo un epilogo di Heinrich Wengler, che illustra da quali edizioni siano stati tratti i testi pubblicati e quali le scelte linguistiche adottate. Scrive infatti Wengler:

«Al lettore sorpreso di vedere che il nostro testo della Vita Nuova presenti un carattere molto più ‘antico’ che le altre parti dell’opera italiana, e che, magari, le poesie della Vita nuova offrano una versione differente da quella data nel Canzoniere, sia detto per ispiegarci: Non gli sarà forse cosa gradita il sentire come in un eco lontano ma non meno distinto, la voce del Poeta? E se non abbiamo potuto rievocar quell’eco in altre opere per mancanza, finora esistente, di testi critici, abbiamo però stimato dover mantenere certe oscillazioni e cosidette irregolarità nella dizione, quali si mostrano specialmente nel Convivio del Fraticelli, e non seguire la dicitura corretta, ma rigida, del testo da noi scelto. A chi presterà attenzione osserverà […] come certe parole varino in pù modi, p.e. vertù accanto a virtù, vertute, vertude, virtute, virtude; propio e proprio, riverente e reverente. A nostro parere tali varianti contengono appunto la melodia, la vita della frase. […] fidandoci dell’esimio dantista [Fraticelli, autore del testo critico del Convivio, N.d.R.], preferiamo le sue variazioni all’uniformità del Moore».

I due volumi posseduti dalla Biblioteca Angelo Mai provengono dalla biblioteca personale di Antonio Locatelli (Bergamo 1895-Lechemti, Etiopia, 1936), aviatore, direttore della Rivista di Bergamo e appassionato viaggiatore. Durante il suo giro del mondo, durato circa due anni, Locatelli ha documentato con centinaia di fotografie i luoghi visitati e ha collezionato libri e riviste dei paesi ove ha soggiornato. La sua raccolta libraria è stata donata alla Biblioteca Civica, insieme al fondo fotografico, dalla sorella Rosetta nella seconda metà degli anni Ottanta del Novecento.